Tagliamo qualche museo per far respirare i musei

Dalle nostre parti l’arte contemporanea sembra un tantino in affanno. Difficile raggranellare i fondi per organizzare mostre dignitose in spazi pubblici, anzi a dirla tutta è già sin troppo difficile tenerli in piedi questi sacrosanti spazi pubblici. Ed allora cosa fare per tentare di sbarcare il lunario e finanziare al meglio i poli culturali del nostro martoriato stivale? La risposta giusta potrebbe suonarvi un tantino polemica, visto che una ricetta ideale sarebbe quella di chiudere qualcuno di questi hub culturali.

Chissà quanti di voi saranno sul punto di sguainare la spada al solo udir tali scellerate parole. Eppure, signori miei, se i soldi non si trovano bisogna organizzare bene le cose, bisogna innanzitutto concentrare gli sforzi sui grandi musei nazionali che già da diverso tempo non ospitano mostre di caratura internazionale. In seguito, come si era già detto, bisognerebbe tagliare qualche testa.

Il fundraising non esiste

Il fundraising è la soluzione a tutti i tuoi problemi, il fundraising ti salverà. Esistono scuole, festival, corsi e master per il fundraising, esistono esperti, agenzie  e quanto altro. Tutti ti ripetono le stesse cantilene:“Attuare tutte le strategie utili per incontrare le esigenze dello sponsor”, “mirare al cuore del brand con il matching, un nuovo metodo per fare networking”, “liberate le vostre energie e adottate tutti gli strumenti a vostra disposizione”.  

Ma il fundraising in realtà è un meccanismo ben più semplice di questi automatismi lessicali. Un soggetto chiede soldi per un dato progetto e lo sponsor sborsa i quattrini. Facile no? Mica tanto, anche perché se ognuno di noi bussasse alla porta di una grande azienda e chiedesse i soldi per un suo grande progetto la povera azienda fallirebbe nel giro di pochi giorni.

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