Eppur si muove, la mostra finale del progetto Residenza per Giovani Curatori

 La mostra Eppur si Muove è il frutto di quattro mesi di lavoro dei tre giovani curatori stranieri protagonisti della terza edizione del progetto Residenza per Giovani Curatori: il colombiano Inti Guerrero (1983), l’austriaca Julia Kläring (1978) e la belga Pieternel Vermoortel (1981).

Invitati dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dalla Fondazione Edoardo Garrone a trascorrere un periodo di formazione in Italia, i tre curatori hanno avuto modo, viaggiando per tutta l’Italia, di approfondire la realtà contemporanea, prendendo contatto con artisti, curatori, direttori di museo, galleristi e critici.
I tre curatori hanno viaggiato per l’Italia, da Venezia a Bologna, da Torino a Trento, da Milano a Roma e da Capri a Guarene. La mostra si è inaugurata l’8 maggio a Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d’Alba e riunisce i lavori di dieci artisti italiani che lavorano con la performance, il video, la fotografia e l’installazione.

Stefano Arienti alla galleria S.A.L.E.S. di Roma

Giovedì 7 maggio 2009  la Galleria S.A.L.E.S. di Roma inaugurerà la nuova personale di Stefano Arienti. Contemporaneamente, l’artista presenta la gigantesca installazione Enciclopedia al Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia (8-9 maggio 2009), a cura di Valentina Ciarallo e Pier Paolo Pancotto.

Per questa sua quarta personale alla Galleria S.A.L.E.S., Arienti continua con la sua sperimentazione sui materiali più disparati: vinili, lamiere e stoffe, manipolandoli e modificandoli tramite incisioni e traforature. Arienti crea una specie di officina-trasloco carica di residuale vitalità. L’artista sceglie volutamente delle opere dove il disegno prevale sul colore, con un’incisività che attraversa le materie e gli oggetti: pezzi di automobili rottamate, vecchi dischi, porte di frigoriferi usati e vecchi tappeti.

Torna a Torino, ovvero l’epopea di Adel Abdessemed

Adel Abdessemed nel suo studio di Parigi

Da pochi giorni è stata finalmente riaperta al pubblico alla fondazione Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino la mostra Le ali di Dio dell’artista franco-algerino Adel Abdessemed, classe 1971. La mostra che doveva aprirsi a febbraio è stata per molti giorni al centro di numerose polemiche che erano culminate con la sospensione a data da definirsi dell’intero evento. Pietra dello scandalo il video Trust me che l’artista ha girato nel 2007, all’interno del video immagini certamente forti che ritraggono mucche, maiali, cavalli, cerbiatti e capre soppressi da uno scioccante e secco colpo di martello. L’artista non è nuovo a tali scottanti tematiche visto che nei suoi precedenti lavori ha compiuto ricerche sulla violenza e sul terrorismo.

Francesco Bonami, curatore della mostra già famoso critico ed esperto d’arte, difende il progetto presentato asserendo che ciò che Abdessemed descrive è  «La nuda brutalità del morire, senza alcun sottinteso romantico», ed ancora aggiunge:

“Abdessemed si muove autonomamente dentro le convenzioni del sistema sociale. Portare un leone in giro per strada non credo sia illegale. Confondiamo la parola illegalità con la parola paura. Abdessemed lavora con la paura collettiva o forse contro di essa”.

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