ALI KAZMA – INTIMACY

Dopo Obstructions, prima personale dell’artista da Francesca Minini, Ali Kazma presenta dal 21 marzo INTIMACY, seconda mostra presso la galleria in cui espone tre lavori video: Taxidermist, Cuisine e Absence. I primi due fanno parte della serie Obstructions che racchiude 17 video attraverso i quali Ali Kazma documenta varie attività umane legate ad aspetti quali produzione, creazione, manutenzione e riparazione indagando la condizione di lavoro dell’uomo, sia esso artigianale che industriale.

I video della serie Obstructions sono stati girati in macelli, fabbriche di jeans, laboratori, acciaierie, importanti aziende, l’artista stesso ha lavorato con macellai, ballerini e artigiani: tutte queste figure, anche se da prospettive diverse, si relazionano in qualche modo con l’uomo e il ‘corpo’. Taxidermist (2010) prosegue questa ricerca attraverso una riflessione sul processo di imbalsamazione. La storia di questo procedimento è molto ricca e affascinante e in essa si può ritrovare il nostro approccio spesso confuso e contraddittorio con la morte e ovviamente con il suo opposto, la vita. Per questo video girato in collaborazione con la Fondation d’Enterprise Hermes per il progetto itinerante H-Box, Ali si è recato a Fuhlendorf in Germania dove ha seguito il lavoro di Dirk Opalka.

Le pagelle di Start Milano – Parte 4

E così siamo giunti all’ultima parte di un progetto più faticoso del previsto. Ecco le pagelle delle gallerie mancanti, le ultime esposizioni che hanno inaugurato in occasione di Start Milano. Se non l’avessi ancora detto abbastanza questa è stata un’avventura personale, ogni giudizio è stato pensato e mai dato per il puro gusto di poterlo scrivere a portata di tutti. Ogni mio pensiero deriva dall’aver visto, aver provato emozioni (o no) e aver vissuto l’arte, con tutto quello che comporta.

Massimo De Carlo – Matthew Monahan | Roland Flexner – VOTO 6+

Nel lavoro di Matthew Monahan la riflessione sulla figura umana non si lascia influenzare da limiti formali o estetici. È un’umanità dissezionata quella che propone, così come esce dalla sua mente la ripropone con materiali grezzi, senza imbellettamenti. Ma la ferocia delle sculture di perde nel riportare gli stessi pensieri sulla carta, corpi a pezzi, collage e grafismi rupestri pongono lo spettatore in quella dimensione ottimale di vicinanza all’arte e di contemporanea estraneità.

Le fotografie di Roland Flexner, invece, raccontano una ricerca di perfezione legata all’imprevedibilità della materia. Giocando con acqua, grafite liquida, carta, fiato riesce a realizzare dei mini paesaggi che attingono all’oriente e all’astrattismo, l’unica variabile che vince su tutte è il tempo. Nella serie al piano terra, la riflessione si spegne in un formalismo estetico un po’ già visto: fotografie di un teschio circondato da fumo, in diversi momenti. Semplicemente immortalando il momento si cerca l’aleatorietà.

La Via Dell’Abbondanza di Jan De Cock

Il 18 marzo Francesca Minini di Milano inaugura la seconda mostra in galleria di Jan De Cock che trasforma lo spazio espositivo nel luogo isolato del suo studio. Il punto di partenza della sua riflessione non è più l’architettura delle istituzioni dell’arte: adesso i volumi scultorei giocano un ruolo primario in modo autonomo, senza relazionarsi con lo spazio che li accoglie.ù

Se per la sua prima mostra in collaborazione con Daniel Buren, Jan De Cock si era ispirato all’architettura razionalista degli anni venti, ora la sua riflessione si sviluppa a partire dai nostri canoni classici che si rifanno al periodo romano: la galleria si trasforma in un sito archeologico. Entrando ci ritroviamo proiettati in una rivisitazione moderna della Via dell’Abbondanza dell’antica città di Pompei: un paesaggio di sculture prende possesso dello spazio in modo giocoso attraverso ritmi di colonne, fontane, templi, timpani. I canoni classici dell’architettura romana vengono reinterpretati dall’artista attraverso le sue forme modulari.

Apre a Milano il LAB- Lambretto Art Project

 Durante gli sfrenati giorni della fiera MiArt e tra gli innumerevoli eventi collaterali si è inaugurato il 18 aprile un nuovo spazio interdisciplinare ideato da Mariano Pichler e dedicato alla cultura contemporanea, LAP – Lambretto Art Project – Osservatorio del contemporaneo.

LAP è stato ricavato da un ex capannone industriale e si propone al pubblico non come una fondazione ma come osservatorio della creatività e del pensiero contemporaneo. Ospiterà progetti interdisciplinari connotati da una forte vocazione sperimentale e di ricerca, accogliendo proposte di giovani artisti e curatori indipendenti, trasversali al mondo dell’arte, del design, del cinema, della grafica e dell’architettura, con un’alternanza di progetti e collaborazioni che si inseriranno nel calendario culturale milanese.

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