Collezionare in Svizzera senza pagare le tasse

Le tasse sono un argomento scomodo per chiunque, figuriamoci quando si parla di arte contemporanea. Ovviamente, come ogni tipo di compravendita, anche le vendite di opere d’arte devono sottostare alle ferree leggi del sistema fiscale. Ad aggirare l’ostacolo ci si prova in tutti i modi, i dealer vendono sottobanco e gli artisti vendono a studio, lontano dagli occhi indiscreti. Noi siamo certi che gli evasori rappresentino  una piccola parte del nostro sistema ma un articolo recentemente pubblicato da CNBC potrebbe gettare alcune ombre sul versante arte e fisco, lasciando presagire che le pecore nere siano molte ma molte di più.

Il problema è stato sollevato da Pierre Valentin, avvocato specializzato nel mercato dell’arte che ha dichiarato quanto segue: “Molte assicurazioni si sono rifiutate di assicurare opere custodite in Svizzera perché in tale nazione sono conservate troppe opere in poco spazio. Vi sono capannoni stracolmi d’arte.

EMMEOTTO nuova sede

Dalla storica sede di via Margutta, EMMEOTTO si sposta nella prestigiosa location di Palazzo Taverna, aprendo le porte dell’arte contemporanea ad un nuovo modo di intendere lo spazio espositivo.  Dall’interesse per la ricerca artistica, in continua evoluzione e trasformazione, nasce un progetto trasversale in cui convivono differenti linguaggi e modalità espressive, per offrire una galleria che sia un luogo in cui sostare e vivere il tempo dell’esperienza artistica.

EMMEOTTO si arricchisce di un nuovo concetto, quello di living, basato sull’idea di uno spazio che possa accogliere il visitatore, accompagnarlo alla scoperta di una differente fruizione dell’arte, trasformando così la visita bidimensionale tradizionale in un’esperienza immersiva.  L’inaugurazione del nuovo spazio, fissata il 23 maggio 2012, darà il via ad un nuovo ciclo progettuale che mette in comunicazione differenti mondi dalla! pittura, alla fotografia, alla musica, alla performance e all’artdesign, contribuendo alla riflessione sulle più interessanti tendenze dell’arte contemporanea.

Sistema dell’arte contemporanea? Ah ah ah ah ah!

 

Scena dell’arte contemporanea, sistema dell’arte. Chissà quante volte avrete sentito usare queste terminologie all’interno dei discorsi fra addetti ai lavori o magari all’interno degli articoli presenti sui magazine d’arte. Per sistema dell’arte generalmente si intende un vero e proprio indotto costituito da artisti, gallerie, musei, collezionisti, addetti del settore, case d’asta, fiere, fondazioni ed altre realtà legate alle arti visive che contribuiscono al mercato, allo sviluppo ed alla promozione delle stesse.

Per definirlo come tale, un sistema dovrebbe essere strettamente interconnesso, un grande insieme i cui sottoinsieme dialogano incessantemente fra loro, contribuendo al corretto funzionamento dell’intero organismo. Questo succede in altri pianeti, visto che questa connessione reciproca dalle nostre parti è pura fiction.

La nuova moda della galleria d’arte è non essere una galleria d’arte

 

C’era una volta la galleria d’arte contemporanea in pieno centro, vale a dire ubicata nel quartiere più sofisticato e ricco della città. Una galleria bene in vista, situata in una strada dove solitamente passano ricche signore annoiate e rampolli d’alta società. Fino a poco tempo prima della crisi la nostra galleria andava benone e riusciva anche a partecipare a molte fiere d’arte contemporanea sparse per l’italico stivale.

I suoi artisti vincevano premi importanti ed il sistema li coccolava con le sue finte speranze. In seguito sono giunti i tempi delle vacche magre e la nostra galleria, per sbarcare il lunario, ha deciso di spostarsi in un’area periferica, uno di quei quartieri un tantino  popolari che qualcuno definisce art district senza nemmeno sapere perché.

Quando l’arte non paga

I giovani artisti se la spassano, sempre impegnati in scoppiettanti manifestazioni, party dopomostra, relazioni con collezionisti e viaggi in tutto il mondo. In più, vuoi mettere lo charme dell’artista maudit chiuso nel suo studio a creare chissà quale diavoleria? Bene se quanto scritto qui sopra fosse vero, essere artisti sarebbe l’occupazione più ambita del momento ed ogni genitore sarebbe fiero di avere un figlio artista in famiglia.

Purtroppo le cose non stanno esattamente così. Essere giovane artista oggi significa mettersi l’anima in pace per quanto riguarda le future retribuzioni. Già perché a guadagnarci sul serio nel dorato mondo dell’arte sono veramente in pochi, gli altri sono costretti a sbarcare il lunario come possono.

Il futuro che non vogliamo parte 2

Ma tutto questo dura finchè la corrente politica al governo è dalla loro parte, poiché al cambio di guida le teste saltano e via con un altro giro di valzer. Senza contare i nostri ministri ed assessori alla cultura, geni incompresi della burocrazia che puntualmente riescono a trasformare l’arte in un documento amministrativo. Ed allora noi, il nuovo che avanza, l’orda dei trentenni a vita, cosa dovremmo fare? Lottare per riportare in auge la meritocrazia? Scatenare una guerra contro un popolo di ciechi burocrati a cui non interessa la cultura?

 Sarebbe del tutto inutile, sarebbe un sacrificio onorevole ma inutile e anacronistico, proprio come il seppuku del nostro Yukio Mishima. Questo stato ama il nepotismo, la corruzione, l’inciucio ed il potere. Queste caratteristiche sono talmente radicate in noi che quando guardiamo ai successi di un nostro collega ci vien sempre da chiedere da chi è stato raccomandato o aiutato.

L’arte contemporanea ed i polli da spennare

 Leggevo proprio oggi su Repubblica un articolo sulla truffa dei finti casting. Si tratta di un giro da milioni di euro l’anno che incastra puntualmente 100 ragazzi i quali vorrebbero sfondare nel mondo dello spettacolo. Il trucco è semplice, le agenzie di casting si fanno pagare qualche migliaio di euro per iscrivere i giovani nelle loro liste e produrre un book fotografico.

 Poi, promesse a parte, non succede un bel niente. L’italiano si sa è sognatore ed ha le sue manie di protagonismo, tutti vorrebbero essere divi del cinema o star della televisione, far leva su questi sogni da poveri illusi è un gioco da ragazzi. Esistono poi centinaia di case editrici che promettono di farvi diventare i nuovi Dan Brown o Stephen King e voi che da tanti anni avete un libro chiuso nel cassetto non vedete l’ora di farvelo pubblicare.

Il fundraising non esiste

Il fundraising è la soluzione a tutti i tuoi problemi, il fundraising ti salverà. Esistono scuole, festival, corsi e master per il fundraising, esistono esperti, agenzie  e quanto altro. Tutti ti ripetono le stesse cantilene:“Attuare tutte le strategie utili per incontrare le esigenze dello sponsor”, “mirare al cuore del brand con il matching, un nuovo metodo per fare networking”, “liberate le vostre energie e adottate tutti gli strumenti a vostra disposizione”.  

Ma il fundraising in realtà è un meccanismo ben più semplice di questi automatismi lessicali. Un soggetto chiede soldi per un dato progetto e lo sponsor sborsa i quattrini. Facile no? Mica tanto, anche perché se ognuno di noi bussasse alla porta di una grande azienda e chiedesse i soldi per un suo grande progetto la povera azienda fallirebbe nel giro di pochi giorni.

Se Yelp diventa una piattaforma critica

In questi giorni, ad esser precisi lo scorso venerdi, Yelp inc. ha fatto il suo ingresso nel difficile mondo della borsa di Wall Street. Per quanti di voi non lo conoscessero, Yelp è una sorta di social network dove gli utenti possono creare un account personale ed in seguito scrivere delle vere e proprie recensioni sulle attività commerciali ed i servizi delle loro città. In Italia Yelp è stato lanciato verso la fine del 2011 mentre negli States la piattaforma esiste già da diversi anni, vale a dire dal “lontano” 2004.

Dovete sapere che Yelp conta 63 milioni di visitatori unici al mese ed i suoi utenti hanno scritto circa 21 milioni di recensioni. Con un bacino di recensioni così ampio era inevitabile che prima o poi si finisse a parlare di arte contemporanea.

Com’è triste Bologna parte 1

Artribune ha da poco pubblicato alcuni video-bollettini con le opinioni dei galleristi presenti quest’anno ad Artefiera Bologna. Inutile aggiungere che le dichiarazioni rilasciate da alcuni dealers mi hanno lasciata un poco perplessa. Come precisato in seguito dal sempre puntuale magazine, a telecamere spente le opinioni dei galleristi erano un tantino diverse. Di certo a qualcuno la fiera ha giovato ma la maggior parte delle gallerie partecipanti sono tornate a casa con un pugno di mosche, anzi con la sacca piena di biglietti da visita e qualche rimpianto.

La crisi forse non colpirà le fiere d’oltreconfine ma dalle nostre parti il disastro economico si sente eccome ed è inutile continuare con questo negazionismo berlusconiano reiterato da Silvia Evangelisti, l’Italia è ferma, il mercato dell’arte contemporanea non sta attraversando un momento felice e la vetusta formula di Artefiera non regge il passo con i tempi. La recessione arriva inevitabilmente anche a Bologna, dove dopo una preview semideserta ed un venerdì che ha fatto tremare le ginocchia a tutti (colpa anche dei numerosi scioperi nazionali e dei cataclismi naturali), i rimanenti giorni di fiera sono sfilati senza troppe sorprese e senza troppa calca.

Fortuna vuole che quest’anno, a differenza di quelli passati dove le riserve erano blindatissime, l’organizzazione ha deciso di elargire a moltissimi visitatori il biglietto gratuito per tentare di “fare massa”.

Mostri da Mostre

 

L’opening, o se preferite il vernissage, è l’evento principe di ogni mostra d’arte . Impossibile mancare ad un’inaugurazione, specialmente si si tratta di un grande evento in una prestigiosa galleria e gli artisti invitati a partecipare rappresentano quanto di meglio offra la scena del contemporaneo. Eppure l’opening, almeno dalle nostre parti, è spesso il momento meno opportuno per fruire l’arte, vuoi per la ressa di persone che si interpone tra l’occhio e l’opera, vuoi per la presenza di vino e salatini che finiscono sempre col trasportare tutti al di fuori della galleria, ad animare i più disparati chiacchiericci da bar dello sport. E poi durante il vernissage i galleristi tentano giustamente di vendere le opere o crearsi nuovi contatti. Ne consegue che il vernissage è un evento mondano costruito dal mercato per il mercato. Oltre questi insoliti meccanismi, l’opening è riuscito in questi ultimi tempi a produrre una serie di personaggi ancor più bizzarri che la scrivente va ora ad elencare:

Il Non-Salutatore. Solitamente si tratta di un collega/artista/critico/gallerista/giornalista che conoscete bene e con cui vi siete più volte fermati a parlare. All’opening di prestigio questi diviene un completo estraneo, vi guarda e non vi riconosce, se distolto da una personalità importante il Non-Salutatore vi darà sempre le spalle anche se gli ruotate attorno a 360 gradi.

VIP Art fair rilancia con tre nuove fiere esclusivamente online

 

Lo scorso anno c’è stata la grande ed inaspettata inaugurazione, quest’anno si punta al consolidamento. Stiamo parlando della Vip Art Fair, la fiera dell’arte contemporanea esclusivamente online, piattaforma inventata dai volponi della James Cohan Gallery che ha già acceso i motori per il gran ritorno previsto tra circa 22 giorni e qualche ora, stando al cronometrone montato sulla home page del sito ufficiale. L’edizione 2.0 della grande kermesse virtuale partirà il prossimo 3 febbraio, per rimaner nell’etere fino all’8 dello stesso mese. I vertici della fiera sono corsi ai ripari per evitare gli spiacevoli incidenti della passata edizione, vale a dire i cospicui rallentamenti del sito e i malfunzionamenti della chat, strumento vitale per poter contattare la galleria in tempo reale e chiedere delucidazioni sulle opere in vendita.

Tutto sommato la prima edizione non è andata malissimo (problemi di connessione a parte), a riprova di ciò anche quest’anno molte gallerie hanno riconfermato la loro presenza, forti anche del piccolo risarcimento concesso dall’organizzazione. Comunque sia la VIP ha rinverdito il suo team di specialisti, in modo da ovviare ai problemi tecnici.

Il mondo dell’arte schiavo dell’Operazionismo creativo

 

Nan Goldin si riscopre fotografa (senza identità) per il re delle scarpe Jimmy Choo. Ai Weiwei non disdegna la collaborazione con W Magazine. Jerry Saltz è un grande critico ma è anche un giudice del reality show dell’arte Work Of Art, una delle peggiori idee della tv contemporanea. Christie’s da par suo assolda Spiderman e lo fa interagire con una scultura di Louise Bourgeois. Le fiere dell’arte si moltiplicano a vista d’occhio con conseguente bagno di folla ma spesso gli opening si affastellano l’uno sull’altro, creando replicanti inutili. I grandi franchisor come Lisson aprono sedi in ogni parte del globo per attirar più clienti nei loro supermarket dell’arte. La Vip Art Fair, fiera dell’arte esclusivamente online, ritocca la sua piattaforma in occasione dell’edizione 2012.

Queste, in sintesi, le notizie provenienti dal mondo dell’arte contemporanea degli ultimi giorni. Si tratta di eventi che in sostanza superano il concetto di spettacolo ed intrattenimento per lanciarsi sui sentieri inesplorati del nulla totale. La crisi del mondo moderno ha provocato una reazione all’interno dell’artesistema ma questa reazione è in realtà un grande effetto collaterale che minaccia la salute di un mondo ormai esangue.

Le mostre di settembre in giro per il mondo

Per molti le ferie estive sono ormai un ricordo del passato ma c’è chi ha scelto settembre per godersi le vacanze in giro per il mondo. Ebbene per tutti gli aficionados delle vacanze settembrine, ecco a voi una piccola lista di mostre da vedere all’estero. Cominciamo con Edward Kienholz che fino al prossimo 15 gennaio sarà ospitato dal LACMA, Los Angeles County Museum of Art. Alla retrospettiva, dal titolo Five Car Stud 1969-1972 Revisitated, saranno presenti le celebri fotografie che hanno regalato a Kienholz la presenza a Documenta 5 nel 1972. Tempo fino al 19 settembre per ammirare la mostra Paris – Delhi – Bombay, ospitata dal Centre Pompidou di Parigi. Alla grande manifestazione saranno presenti le opere di 50 artisti indiani tra cui Anish Kapoor e Subodh Gupta.

Richard Prince sarà invece il protagonista assolutao della mostra Covering Pollock, ospitata fino al prossimo 17 ottobre dal Guild Hall Museum di East Hampton (NY). Per l’occasione Prince ha creato una serie di opere nuova di pacca, coprendo l’immagine fotografica del grande Jackson Pollock con una serie di immagini di vario tipo. Omer Fast, il grande video artista israeliano, sarà invece ospite al The Model di Sligo (Irlanda) fino al prossimo 27 novembre. Alla sua personale intitolata The Tunnel, saranno presenti 3 grandi video installazioni .

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