Il mondo dell’arte contemporanea è talmente variegato che a passar davanti ad una galleria nel giorno dell’opening ci si potrebbe meravigliare di fronte alla bizzarria della fauna che lo popola. Già, che ci crediate o no esistono i “tipi da mostra”…
Il mondo dell’arte contemporanea è talmente variegato che a passar davanti ad una galleria nel giorno dell’opening ci si potrebbe meravigliare di fronte alla bizzarria della fauna che lo popola. Già, che ci crediate o no esistono i “tipi da mostra”…
Qui in Italia il rapporto tra internet ed addetti ai lavori del settore dell’arte contemporanea non è dei migliori. Mi spiego meglio, spesso e volentieri le capacità professionali di un giornalista, di un curatore o di un artista sono al centro di chiacchiere poco edificanti che si sviluppano all’interno di portali internet, forum ed altre realtà via etere. Queste discussioni da bar dello sport sono oramai divenute il pane quotidiano per tutti quei bravi ragazzi che non trovano di meglio da fare che sputare i loro rancori e le loro frustrazioni in faccia al mondo intero.
Molti sarebbero portati a pensare che gli addetti ai lavori non siano particolarmente rispettati dal pubblico ma questo pubblico è in realtà costituito da altri addetti ai lavori wannabe, persone che solitamente cercano di entrare all’interno di un sistema ma per mancanza di capacità non riescono ad emergere.
Il dorato mondo dell’arte contemporanea ha i suoi vizi ed i suoi tic. Ovviamente elencare ognuna di queste consuetudini sarebbe un’impresa impossibile. Oggi però vorremmo provare a stilare una piccola lista di frasi ricorrenti, un piccolo compendio di retorica da addetti ai lavori che puntualmente potrete ascoltare ad un qualunque vernissage avrete voglia di presenziare. Ma bando alle ciance e via con la lista:
– “Basta con la solita galleria d’arte. Ora il futuro è aprire uno spazio che agisca in modo diverso, multifunzionale ed a supporto degli artisti”
– “La mia è una ricerca sulla memoria”
– “Bisogna fare sistema”
– “Questa fiera va rinnovata”
C’era una volta la galleria d’arte contemporanea in pieno centro, vale a dire ubicata nel quartiere più sofisticato e ricco della città. Una galleria bene in vista, situata in una strada dove solitamente passano ricche signore annoiate e rampolli d’alta società. Fino a poco tempo prima della crisi la nostra galleria andava benone e riusciva anche a partecipare a molte fiere d’arte contemporanea sparse per l’italico stivale.
I suoi artisti vincevano premi importanti ed il sistema li coccolava con le sue finte speranze. In seguito sono giunti i tempi delle vacche magre e la nostra galleria, per sbarcare il lunario, ha deciso di spostarsi in un’area periferica, uno di quei quartieri un tantino popolari che qualcuno definisce art district senza nemmeno sapere perché.
Spingersi oltre i propri limiti, superare le barriere che occludono la propria visione per gettarsi in sperimentazioni ardite e soprattutto “senza rete”. Queste caratteristiche dovrebbero essere punti fondamentali per chi ha deciso di intraprendere la carriera d’artista. L’artefice dell’opera non può mai accontentarsi di ciò che ha ma deve per forza di cose pretendere di più, sfidare la perfezione all’imperfetto e tentare di scrivere il suo nome nel grande libro della storia dell’arte.
Ma questo processo richiede sangue, sudore e soprattutto voglia di mettersi continuamente in gioco, sfidando opinioni e condizioni avverse. Tutto questo vi sembra frutto di un romanticismo demodé? Vi sembrano questi obiettivi impossibili da realizzare? Beh allora dovreste prendere in considerazione l’ipotesi di cambiar indirizzo.
Voi, proprio voi che state leggendo le mie parole in questo esatto momento. Sono sicura che fra di voi c’è un altissimo numero di giovani artisti, giovani giornalisti, giovani galleristi, giovani curatori e giovani critici. Sto parlando di gente che ha deciso di intraprendere una dura scalata sul ripido monte della scena dell’arte, gente che ha studiato e si è laureata o magari è divenuta maestro d’arte o ancora ha preso parte ad un costosissimo master.
Sto parlando di gente che mangia pane e arte da quando ricorda di avere dei ricordi, che la mattina si sveglia e la prima cosa che fa è aprire un magazine d’arte, che non si perde una mostra nella sua città, che quando va in vacanza non dimentica mai di visitare musei e gallerie locali e molte volte viaggia proprio in funzione dell’arte. Sono le stesse persone che lottano per entrare in una scuderia di qualche galleria che venda le loro opere senza specularci sopra, che lavorano come assistenti di galleria, scrivono tonnellate di articoli e curano mostre su mostre.
Chi sono i curatori d’arte contemporanea attivi in Italia? Quali sono i loro compensi base e che contratti hanno? Gli assistenti di galleria hanno ferie e malattie pagate? Quale contratto nazionale stabilisce i loro diritti ed i loro doveri? Al di là delle liste create da magazine del settore, esiste un albo degli addetti ai lavori del settore del contemporaneo?
Quali sindacati esistono, quali associazioni, quali tariffari? Al di là di qualche sparuta unione nazionale, tutte queste figure professionali di fatto non hanno nessuna regolamentazione. Nessuna legge significa che alcuni professionisti o presunti tali (pochi a dire il vero ma ve ne sono) possono chiedere compensi astronomici, magari anche gabbando le tasse.
I meccanismi nascosti all’interno del sistema dell’arte contemporanea sono vari e spesso poco comprensibili. Quello che però salta all’occhio è un certo comportamento diffuso da parte di pubblico ed addetti al settore che molto spesso si bassa sullo screditamento del lavoro altrui o comunque su di un negativismo imperante. Noi di Globartmag abbiamo raccolto una serie di frasi che avrete sicuramente udito almeno una volta se siete avvezzi all’arte contemporanea ed alla sua scena. Eccovi quindi uno stream of consciousness da far invidia pure al povero Joyce:
“Quel critico è un pagato, quell’artista è raccomandato, il direttore di quel museo è un incompetente, i concorsi d’arte sono truccati e la giuria vota solo gli artisti che conosce quindi butterete i vostri soldi se deciderete di partecipare, quell’artista italiano che ha fatto una mostra all’estero non vale nulla, la biennale fa schifo, alla fiera non si è venduto nulla, gli artisti italiani copiano da quelli stranieri, la pittura è morta, i pittori adesso fanno i video artisti, i video artisti adesso fanno i pittori, ho iscritto la mia galleria ad una fiera e mi hanno fatto pagare una cauzione poi non mi hanno selezionato e si sono tenuti i soldi,