La Rai taglia Sgarbi, la Curiger può salvare l’Italia dell’arte

Il grande trambusto generato da Vittorio Sgarbi attorno al Padiglione Italia della prossima Biennale Di Venezia sembra non aver mai fine ed anzi dopo le oramai numerose defezioni degli artisti invitati (anche a loro insaputa), il polverone è talmente fitto che non si riesce a capire poi tanto di quello che veramente vedremo a Venezia. Quello che è certo è che Sgarbi ha già incassato un sonoro “no”da parte del pubblico ma stavolta si tratta di quello televisivo.

Già perché la prima puntata dello show  intitolato “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi”, si è tramutata in un lunghissimo e sfiancante monologo-autodifesa che ha letteralmente fatto flop, costringendo i vertici della RAI a sospendere la trasmissione. Che sia questo un segno dell’inizio della fine? Polemiche a parte vorremmo ricordare che oltre alle “meraviglie” che saranno esposte nel Padiglione Italia,  il pubblico internazionale potrà ammirare l’altro volto dell’arte italiana, vale a dire quello vero.

Restauro e conservazione, nuovi problemi per l’arte contemporanea

Il mondo dell’arte dimentica spesso un grande problema legato alla produzione creativa contemporanea sarebbe a dire la conservazione delle opere. Restauro e conservazione sono da sempre questioni spigolose per l’arte ed in passato azioni scellerate hanno procurato danni irreparabili a veri e propri patrimoni dell’umanità. Se si parla di scultura o pittura classica e moderna, le tecnologie a nostra disposizione  ci permettono di intervenire in maniera proficua e soprattutto non aggressiva. Con l’arte contemporanea le cose cambiano,dagli anni sessanta in poi ad esempio molti artisti  hanno fatto largo uso di materiali sintetici come il polistirolo, passando in seguito al più malleabile poliuretano espanso (Michelangelo Pistoletto, Jean Dubuffet, Stefano Arienti).

Parlando di polistirolo, il restauro di opere di Gianni Colombo ha presentato in passato notevoli problemi poiché il polistirolo in circolazione oggigiorno è sostanzialmente diverso da quello di 30 anni fa ed in aggiunta esso deve essere risagomato. Difficile anche il restauro di opere di Land Art come Spiral Jetty di Robert Smithson che sta lentamente affondando nelle acque del Great Salt Lake nello Utah.

Fuoco d’artificio al Castello di Rivoli

In occasione della mostra Gianni Colombo, in corso al Castello di Rivoli fino al 10 gennaio 2010, il Museo presenta il 1 dicembre l’opera Feu d’artifice/Fuoco d’artificio, 1917, di Giacomo Balla (1871–1958). L’artista torinese insieme ai grandi esponenti del Futurismo fu un’ispirazione per Gianni Colombo (1937–1993) e il Gruppo T fondato nel 1959. Nella prima mostra del Gruppo T, il Grande oggetto pneumatico era una scultura gonfiabile che, una volta completamente piena d’aria, tendeva ad espellere letteralmente e giocosamente il pubblico dallo spazio della mostra. Gli artisti scelsero di esporre accanto a questa scultura il Manifesto Tecnico della Scultura Futurista del 1912. Tra gli artisti futuristi figuravano Umberto Boccioni, Luigi Russolo e Giacomo Balla.

Feu d’artifice, concepita da Balla nella propria fase futurista per il Teatro Costanzi di Roma, presenta uno scenario plastico con solidi geometrici realizzati con strutture in legno, coperte da stoffe colorate e dipinte. All’interno di queste l’artista progettò l’inserimento di luci elettriche, da azionarsi ritmicamente, al fine di ottenere effetti di movimento e vitalità. Le varie parti colorate dell’opera “rappresentano – secondo quanto affermò Balla stesso – gli stati d’animo dei fuochi artificiali” e furono ispirate alle musiche di Igor Stravinskij per i balletti russi di Sergej Djagilev.

Al Castello di Rivoli la grande retrospettiva dedicata a Gianni Colombo

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea il 14 settembre inaugura la più importante mostra retrospettiva dedicata all’opera dell’artista italiano Gianni Colombo (Milano, 1937 – Melzo, 1993) protagonista dell’arte cinetica internazionale. La rassegna include circa cento opere per le quali l’artista è diventato noto negli anni Sessanta e Settanta, tra cui una vasta selezione di quadri e sculture mobili, strutture di luce e diversi tra i suoi ambienti più rappresentativi.

Nel mondo dell’arte cinetica sviluppatasi negli anni Cinquanta e Sessanta, Colombo propone una nuova definizione dell’opera d’arte come spazio animato dalla partecipazione attiva dello spettatore. L’artista è in questo precursore di temi che sono oggi al centro del dibattito artistico internazionale.

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