Nella capitale Ottobre è il mese della Fotografia – Parte 2

L’immancabile Premio IILA per la giovane fotografia latino-americana, arrivato quest’anno alla sua V edizione,  ha proposto il lavoro Reflex Roma di Nicolas Alejandro Sanin, vincitore dello scorso anno, e ha presentato le opere del trionfatore 2012 Alejandro Cartagen. Originario della Repubblica Domenica, Alejandro documenta, attraverso il progetto Los Car Poolers, la tipica pratica degli operai messicani di recarsi a lavoro in gruppo risparmiando tempo e denaro, contribuendo inconsapevolmente alla salvaguardia dell’ambiente.

Ma il crowdfunding funziona veramente?

Nelle nostre pagine abbiamo più volte parlato delle piattaforme di crowdfunding, vale a dire dei siti internet dove è possibile illustrare il proprio progetto che verrà in seguito realizzato grazie a piccole o grandi donazioni da parte del popolo della rete. Grazie a websites com IndieGogo e Kickstarter, l’artista o il creativo squattrinato può presentare un suo progetto e farsi aiutare dagli utenti per la realizzazione dello stesso. In cambio l’artista mette sul piatto una serie di gadgets, stampe o quanto altro in base all’entità economica della sovvenzione di ogni singolo utente.

In Italia il crowdfunding è ancora in via di sviluppo, anche perché l’immaginario collettivo è saldamente ancorato alle vecchie sovvenzioni statali ed al fantomatico “impresario” che prima o poi scoprirà il nostro talento creativo. Eppure anche dalle nostre parti sono comparsi alcuni websites come Cineama ed Eppela, vere e proprie piattaforme di crowdfunding all’italiana che pian pianino stanno aprendo un varco in questa generazione 2.0 del fundraising. Ora però la domanda è la seguente:

La pioggia nel pineto del sistema dell’arte

“Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.”
Perdonatemi l’attacco dannunziano ma questo stralcio rubato da La Pioggia Nel Pineto ben si adatta non solo alla furia degli elementi che in questi ultimi giorni ha bloccato il nostro italico Stivale ma anche al nostro dorato mondo dell’arte contemporanea.

Questo invito al silenzio, all’estraniamento momentaneo per ascoltare i suoni prodotti dalla natura dovrebbe essere preso in considerazione anche da noi addetti ai lavori, sempre pronti a saturare la scena con la nostra cacofonia ideologica. Si parla e si straparla sempre di più e si ascolta sempre di meno, ecco allora che il naturale suono prodotto dall’arte non viene affatto colto.

Aleksandr Sokurov e Faust dal cinema alla video arte


Con Faust, Aleksandr Sokurov chiude in bellezza la sua grande tetralogia fondata sul potere ed i suoi effetti devastanti sulla natura umana. Dopo aver preso in esame le figure di Adolf Hitler (“Moloch”, 1999), Vladimir Lenin (“Il Toro”, 2000) e l’imperatore giapponese Hirohito (“Il Sole”, 2004), il grande regista, autore di Arca Russa (2002), si concentra sul dottor Faust di Goethe che in sostanza contiene tutti i personaggi delle pellicole precedenti e riassume in sé l’essenza della condizione umana.

Nelle mani di Sokurov, la grande leggenda del dottore deluso ed annoiato dalla vita che stringe un patto con il diavolo per ottenere conoscenza e piacere, diviene metafora dell’esistenza stessa in un continuo rotear di macchina da presa e destini, un turbinio perpetuo che costringe i protagonisti ad errare senza una meta all’interno di un universo ottocentesco che pare proiettato all’indietro nel tempo e regala visioni che si accostano ai capolavori di Hieronymus Bosch con frammenti botticelliani in alcune scene dominate dai personaggi femminei.

Quando la crisi cura il curatore

C’è la crisi, c’è la crisi. I grandi colossi bancari perdono colpi in borsa, le casse governative sono sempre più misere, le amministrazioni brancolano nel buio e tagliano i fondi alla cultura. Il bello è che le istituzioni i fondi per la cultura non li vogliono nemmeno, basti pensare a ciò che sta accadendo in queste ultime ore con i soldi promessi da Diego Della Valle per il restauro del Colosseo romano. Il patron della Tod’s avrebbe già versato una prima tranche da 10 milioni a garanzia del pagamento ma la burocrazia ha fermato tutto. Secondo quanto riferisce il Codacons l’Antitrust avrebbe evidenziato una serie di distorsioni della concorrenza nell’affidamento dei lavori a Tod’s. Insomma la situazione di riflesso rischia di guastare la festa anche al nostro beneamato mondo dell’arte contemporanea ed in special modo al settore curatoriale, che notoriamente di fondi ha un disperato bisogno per l’organizzazione di eventi e mostre.

Ed allora, come fare per risolvere questa spigolosa situazione? Niente, poiché la crisi rappresenta un vero e proprio toccasana per il curatore dell’arte contemporanea. Già, la scrivente non è mancante di qualche rotella e non ha nemmeno sviluppato una particolare affezione per il sadismo. Finalmente la “nostra” categoria è giunta ad un’importante banco di prova, finalmente è giunta l’ora di rimboccarsi le maniche e fare quello che da tempo andava fatto.

Artefiera vuole essere Artefiera

Torna Bologna con la sua Artefiera edizione 2012, i motori si accenderanno il prossimo 27 gennaio e la kermesse rimarrà aperta sino al 30. Tra crisi e preoccupazioni contrapposte a sogni e speranze, una delle più grandi e prestigiose fiere dell’arte contemporanea del nostro Belpaese avrà il difficile compito di rinverdire una scena di mercato che nel corso del 2011 è scesa in pista con le marce basse. Bologna è sempre Bologna l’abbiamo detto lo scorso anno e lo ribadiamo anche oggi, ma la concorrenza internazionale  (e nazionale) è sempre più spietata, le fiere si moltiplicano e le selezioni divengono sempre più severe.

Artefiera, tra le tante proposte, si è sempre distinta per la sua versatilità, per la voglia di abbracciare varie realtà multivello e raggiungere così un sempre più vasto bacino di pubblico. Ma la formula vincente al botteghino non sempre si trasforma in un successo di vendite, la massa di pubblico fa contenti gli organizzatori ma sono i collezionisti a render felici i veri protagonisti della fiera vale a dire gli artisti ed i galleristi.

Ed Anche Jerry Saltz accusa il mondo dell’arte

Se Charles Saatchi si è detto deluso dall’attuale mondo dell’arte, il celebre critico Jerry Saltz non può essere da meno ed ha quindi risposto idealmente al dealer con un articolo comparso sul New York Entertainment. Attaccare un sistema in cui fino ad oggi tutti hanno ben mangiato sembra esser divenuto lo sport nazionale degli Artsters di tutto il mondo. A differenza di Saatchi, Saltz se la prende con i musei, accusandoli di essersi trasformati in enormi parchi di divertimento o circhi consumistici, votati allo spettacolo ed al voyeurismo.

L’inizio della fine, secondo il grande critico, è databile attorno al 2008 con l’inaugurazione della mostra theanyspacewhatever al Guggenheim di New York, una sorta di baraccone iperconcettuale intriso di parole e luci con tanto di top stars dell’arte del calibro di Angela Bulloch, Maurizio Cattelan, Liam Gillick, Dominique Gonzalez-Foerster, Douglas Gordon e Carsten Höller.

Bice Curiger poco coraggiosa? Tutta colpa dell’Industrialminimalism

klara liden

Il Padiglione Minestrone Italia di Vittorio Sgarbi è stato accusato da più parti di aver sciorinato una sequela di artisti fuori da ogni sistema canonico. Tra pittori della domenica e qualche povero “buon nome” capitato per sbaglio negli inferi di un allestimento surreale, il Vittorione Nazionale è riuscito a collezionare una sfilza di critiche negative che hanno praticamente affossato definitivamente la nostra arte contemporanea, già reduce da un’edizione 2009 curata da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli non proprio all’altezza delle aspettative.

Dall’altra parte della barricata si stagliano le ILLUMInazioni di Bice Curiger, alcuni critici e riviste di settore hanno definito la mostra della svizzera come una serie di scelte di sistema, troppo simili alle precedenti selezioni dei predecessori Maria Corral e Rosa Martinez (2005), Robert Storr (2007) e Daniel Birnbaum (2009). L’urgenza di rispettare una certa metodologia a volte può costringere all’errore ma è lapalissiano che tra gli orrori di Sgarbi e le misurate emozioni della Curiger esistono dei divari incolmabili che è inutile elencare in questa sede.