Tehching Hsieh, una performance chiamata vita

Parliamo oggi di un artista enigmatico, un vero genio della performance che ha riscritto le regole di tale forma artistica spingendo il concetto di sperimentazione oltre i limiti del tempo e del corpo. Si tratta di Tehching Hsieh, artista la cui presenza è recentemente riapparsarecentemente in occasione di due mostre rispettivamente al MoMa ed al Solomon R. Guggenheim Museum di New York.

Il singolare ed incredibile percorso artistico di Tehching Hsieh artista nato a Taiwan nel 1950 e residente a New York è costituito da un’unica serie di performance della durata di un anno che dal 1978 al 1999 hanno fuso l’attività artistica con la vita reale in un percorso di sofferenza e disciplina. Per meglio comprendere l’operato dell’artista descriveremo nel dettaglio questo straordinario lavoro: One Year Performance 1978-1979 (Cage Piece) In questa performance dal  29 settembre 1978 al 30 settembre 1979 Tehching Hsieh si è volontariamente rinchiuso all’interno di una gabbia di legno ammobiliata solo con un lavabo, un secchio, alcune luci ed un letto singolo. Durante l’anno non ha parlato, scritto, letto o guardato tv o ascoltato la radio. Il notaio Robert Projansky ha presenziato alla performance assicurandosi la presenza dell’artista all’interno della gabbia. Un amico ogni giorno si è recato a portare cibo all’artista pulendo i suoi escrementi e scattando una singola foto per documentare il progetto. La performance era aperta al pubblico almeno due volte al mese.

Il Guggenheim. L’avanguardia americana 1945–1980

Il Guggenheim. L’avanguardia americana 1945–1980 illustra gli snodi principali dello sviluppo dell’arte americana in un periodo di grandi trasformazioni nella storia degli Stati Uniti: un’epoca segnata da prosperità economica, rivolgimenti politici e conflitti internazionali, oltre che da progressi sostanziali in ambito culturale.

La mostra che inaugura il 7 febbraio a Palazzo delle Esposizioni di Roma prende le mosse dagli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti si affermarono come centro globale dell’arte moderna e l’ascesa dell’Espressionismo astratto iniziò ad attrarre l’attenzione internazionale su una cerchia di artisti attivi a New York. A partire da quel momento, nell’arte americana si assiste a una straordinaria proliferazione delle pratiche estetiche più diverse: dall’irriverente entusiasmo della Pop art per l’immaginario popolare fino alle meditazioni intellettualistiche sul significato dell’immagine che caratterizzano l’Arte concettuale negli anni sessanta; dall’estetica scarnificata del Minimalismo alle sgargianti iconografie del Fotorealismo negli anni settanta. Pur producendo opere profondamente diverse tra loro, tali movimenti furono accomunati da un impegno sostanziale ad indagare la natura intrinseca, il senso e le finalità dell’arte.

Mostre in giro per il mondo edizione 2012

Eccoci giunti al consueto appuntamento con le mostre in giro per il mondo previste per i prossimi giorni di questo scoppiettante 2012. Se avete deciso di passare le vostre vacanze all’estero, non perdetevi questi appuntamenti: Dal 6 gennaio all’11 febbraio la galleria David Zwirner di New York city propone al suo pubblico i Date Paintings di On Kawara. Alla mostra saranno presenti 150 opere con le classiche date.

Dal 12 gennaio al 18 febbraio tutte le Gagosian Gallery sparse per il globo ospiteranno invece Mr. Damien Hirst ed i suoi Spot paintings, un evento senza precedenti. Dal 29 gennaio al 9 aprile il MoMa PS1 presenta una panoramica sull’artista californiano Henry Taylor. Dipinti naif realizzati su qualunque supporto da una valigia gettata nella spazzatura ad una scatola di cereali, tutto fa brodo per il magico Taylor. Londra dedica invece, dal 9 febbraio al 27 maggio, una grande retrospettiva al pittore Lucian Freud scomparso nel 2011. Alla National Portrait Gallery saranno presenti i suoi ritratti, prodotti nell’arco di 70 anni di prolifica carriera.

La Rivoluzione siamo noi, Luca Rossi intervista Maurizio Cattelan

Globartmag, in collaborazione e concomitanza con Whitehouse presenta oggi un dialogo senza precedenti tra Luca Rossi e Maurizio Cattelan. Un confronto su dinamiche creative, sociali e di mercato che non ha bisogno di presentazioni:
Luca Rossi: Chi è per te Luca Rossi?
Maurizio Cattelan: Mi sembra quello che firma i fac-simile della dichiarazione dei redditi.
LR: Hai parlato della necessità di recuperare la tua “indipendenza” e quindi di prendere le distanze dal sistema dell’arte, in particolare dal mercato e dalle polemiche. Vorresti rinegoziare il ruolo di artista. Cosa non funziona nel sistema dell’arte?
MC: La vera anomalia del sistema è che il prezzo alto di un’opera è diventato certificato di qualità. Al di fuori di questo tutto è posto sullo stesso piano, mancano punti di riferimento critici rispetto ai contenuti.

130 artisti contro il Guggenheim di Abu Dhabi

Ad Abu Dhabi non è sempre tutto rose e fiori come non sempre i soldi riescono a comprare tutto. Come ben saprete, da diverso tempo la capitale degli Emirati Arabi è concentrata sulla realizzazione del nuovo Guggenheim progettato dal celebre archistar Frank Gehry. L’opulente struttura da 800 milioni di dollari (alla faccia della crisi globale), mira e divenire un vero e proprio punto di riferimento culturale del medio oriente ma come accennato poche righe fa, questo sfarzo e questa cultura hanno già acceso alcune proteste da parte della comunità artistica internazionale.

Sono 130 infatti gli artisti che boicotteranno il museo, mettendo in discussione sin da oggi la futura collezione permanente di un istituzione ancora in costruzione. Tra i partecipanti al boicottaggio svettano nomi assai prominenti quali Harun Farocki, Mona Hatoum, Emily Jacir, Shirin Neshat, Monica Bonvicini, Tania Bruguera, Matt Mullican, Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Rikrit Tiravanija, Hans Haacke e tantissimi altri ancora.

1900-1961. Arte italiana nelle Collezioni Guggenheim

Dal 26 febbraio al 5 giugno 2011 l’Arca di Vercelli ospita la mostra 1900-1961. Arte Italiana nelle Collezioni Guggenheim, a cura di Luca Massimo Barbero. Dopo la trilogia dedicata alla figura di Peggy Guggenheim – che in tre anni ha portato circa 120.000 visitatori a Vercelli, riconoscendole a pieno titolo il ruolo di città d’arte – la rinnovata collaborazione tra Regione Piemonte, Comune di Vercelli e Collezione Peggy Guggenheim di Venezia consentirà di ammirare oltre 40 opere di artisti italiani amati e collezionati dai mecenati americani.

La mostra è un omaggio all’arte italiana del XX secolo, con una selezione di capolavori che descrivono la genesi, la maturazione e gli sviluppi della ricerca artistica d’avanguardia in Italia dal 1900 al 1961. L’allestimento permetterà di osservare come l’arte italiana sia stata recepita, nel corso di questi sessant’anni, dalla critica e dal gusto del collezionismo americano e arricchita da importanti collezioni private, prima fra tutte la Collezione Gianni Mattioli, significativo prestito a lungo termine alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.

A Bologna incontro irripetibile con la regina della performance Marina Abramovic

Venerdì 28 gennaio 2011, alle ore 21 presso l’Aula Magna di Santa Lucia, nell’ambito di ArteFiera 2011, l’Università di Bologna rende omaggio all’artista di fama internazionale Marina Abramovic.

La “regina della performance” presenterà dal vivo, intervistata dal critico d’arte Renato Barilli, il suo ultimo lavoro, Seven Easy Pieces, un film realizzato per il Guggenheim di New York che ha già conquistato i più importanti festival in Israele, Polonia, Australia, Canada, Germania, Giappone, e ora per la prima volta in Italia alla presenza della Abramovic, in cui l’artista reinterpreta cinque celebri performances storiche compiute da Vito Acconci, Jospeh Beuys, Valie Export, Gina Pane, Bruce Nauman, più altre due da lei stessa realizzate.

Youtube Play o Youtube Pay? lo sponsor si compra la mostra

Strane cose succedono al Guggenheim di New York. Pochi giorni fa sono stati infatti annunciati i nomi dei 25 video finalisti del celebre concorso Youtube Play che sono stati poi esposti fino a ieri al museo, trasformato in un enorme videowall. Ora voi direte è che male c’è? dopotutto sembrerebbe un passo verso l’arte democratica, verso l’abolizione dei curriculum e delle spintarelle all’insegna di un “apriamo i luoghi deputati all’arte a chi ne ha le giuste qualità”.

Tutto ciò potrebbe essere anche vero ma il giornalista Tyler Green ci fa giustamente notare qualcosa di limaccioso in tutto ciò. I comportamenti poco chiari del Guggenheim sono iniziati quando nel 2000 Giorgio Armani (si, il famoso stilista) ha deciso di donare 5 milioni di dollari alla fondazione Guggenheim. Come per magia dopo quella donazione il museo ha organizzato una grande retrospettiva al celebre stilista zittendo tutte le critiche con un: “L’idea di una mostra sul percorso stilistico di Giorgio Armani è nata molto tempo prima che si parlasse di una donazione al Guggenheim”, già prima si pensa ad una mostra e dopo come per magia arriva un’ingente donazione, proprio dal protagonista della retrospettiva pensata.

Ancora polemiche sulla mostra di Takashi Murakami mentre si prepara la mostra di Maurizio Cattelan

La reggia di Versailles fatica a contenere l’incredibile estrosità di Takashi Murakami (in mostra fino al prossimo 12 dicembre), presentatosi a Parigi in una veste più castigata del normale che non gli ha comunque evitato un vespaio di polemiche. Più di 12.000 firme sono infatti state raccolte da due differenti gruppi di protesta per fermare la mostra di Murakami che ha così battuto il record di polemiche dell’evento di Jeff Koons nel 2008.

Va detto che nel 2009, in base all’autoregolamentazione di esporre ad anni alterni un artista internazionale ed uno francese, la reggia ha ospitato il francese Xavier Veilhan e non sono stati in molti a lamentarsi. Alla base delle polemiche potrebbe esserci quindi un impeto nazionalista che vorrebbe impedire allo straniero di affiancare le proprie opere alle meraviglie presenti nel prestigioso castello. Qualunque sia la fonte dei dissidi, il prestigioso magazine The Art Newspaper aveva annunciato, la scorsa settimana, una futura chiusura del programma di mostre nella reggia. Tale notizia è stata però smentita dai vertici della prestigiosa istituzione che hanno addirittura rilanciato, ipotizzando una possibile presenza del nostro Maurizio Cattelan nel 2012.

La video arte, You Tube e Vimeo

Lo scorso giugno il Guggenheim Museum di New York aveva lanciato You Tube Play, un concorso di video arte aperto a tutto il popolo della rete, nel tentativo di scoprire e dare visibilità ai nuovi talenti che operano sulle sempre più folte piattaforme video online. Come da copione un fiume in piena di artisti provenienti da tutto il mondo ha risposto alla chiamata, totalizzando l’incredibile numero di 23.000 opere iscritte provenienti da 91 paesi diversi, un vero e proprio record per un concorso d’arte. Questa settimana la giuria si è riunita per selezionare i video finalisti, riducendo l’impressionante numero di presenze a 125.

Prossimamente i video saranno ulteriormente ridotti a 20 e nella serata conclusiva saranno decretati i vincitori. Tra i finalisti c’è anche un videomaker italiano, Giuseppe Peronace che ha presentato il cortometraggio L’Amante. Questo mese New York ha ospitato anche il Vimeo Festival & Awards, altro concorso lanciato dall’agguerrito concorrente di You Tube, segno evidente che le piattaforme online hanno totalmente catalizzato l’attenzione del pubblico e sembrano essere divenute un valido supporto per la fruizione libera delle opere.

Arte o non Arte? difficile capire la differenza

Durante i primi mesi di quest’anno Tino Sehgal aveva fatto svuotare il Guggenheim per proporre una delle sue performance impalpabili, frutto oggettivo di un’arte soggettiva ed immateriale. In quel frangente i visitatori erano stati avvicinati dai performers i quali li invitavano a discutere di varie tematiche, ovviamente i poveri malcapitati non avevano la benché minima idea di cosa stesse succedendo. Successivamente abbiamo avuto modo di assistere alle stravaganti peripezie di Terence Koh non ultima quella di adottare un tenero virgulto che molti pensano sia parte integrante di una sua nuova performance.

Inoltre apprendiamo da Exibart che la brava artista Tania Bruguera ha recentemente sovvertito le regole, sostituendo la sua performance al Madre di Napoli con una conferenza stampa ed aggiungendo in seguito che il cambio non faceva parte di un’azione artistica ma solo di una semplice conferenza. Ovviamente il pubblico confuso ha pensato ad una probabile performance a sorpresa della giovane artista.

New York ed il vivaio dei giovani artisti. Ed in Italia?

Tam Tran è un’artista nata nel 1986, decisamente giovane direte voi. Eppure questo tenero virgulto della scena contemporanea si è già guadagnata l’attenzione di pubblico ed addetti ai lavori grazie alla sua partecipazione alla Whitney Biennial 2010 dove, neanche a dirlo, era la più giovane artista in circolazione. Il prossimo 14 maggio Tam Tran parteciperà ad una mostra al Guggenheim di New York dal titolo A Year with Children 2010 ma a dispetto della sua giovane età l’artista sarà agguerrita come un navigato veterano dell’arte.

All’evento figureranno 120 opere create dagli studenti delle scuole pubbliche d’arte di New York, il progetto fa parte del programma  Learning Through Art initiative e prevede l’intervento di artisti celebri che si confrontano con gli studenti. Gli astri nascenti della mostra si sono rifiutati di rimaner confinati ad una sola tecnica espressima ed hanno creato, disegni, fotografie e dipinti. Alcuni di loro hanno persino utilizzato oggetti di recupero, tessuti e ritagli di giornale come parti integranti di collages ed assemblaggi vari.

Riflessioni sul linguaggio degli anni ’10

Il 2010 per New York, oggi più di ieri, sembra essere l’anno dell’arte contemporanea. I musei della grande mela sono un turbinio di mostre ed eventi artistici che sembrano non finire mai, basti pensare all’attuale mostra di Gabriel Orozco al MoMa, a quella di Roni Horn al Whitney Museum ed a quella di Urs Fischer al New Museum.

Ovviamente questi grandi eventi non hanno mancato di generare commenti positivi e negativi, come la performance di Tino Sehgal attualmente in mostra alla “rotunda” del Guggenheim. Ma al di là dei giudizi personali su ogni singolo artista in mostra va detto che prese d’insieme queste visioni creative, unite ad altri episodi occorsi negli ultimi giorni, mi hanno dato da riflettere sulle ultime tendenze della scena dell’arte contemporanea.

Google e il Guggenheim cercano nuovi designer

C’è tempo fino a domenica 23 agosto per iscriversi online al Google and Guggenheim Design It: Shelter Competition. Designers di professione e semplici appassionati di tutto il mondo possono sottoporre i propri progetti 3-D che dovranno raffigurare nuovi tipi di rifugi e ricoveri.

Fino ad ora più di 200 partecipanti provenienti da oltre 40 nazioni diverse hanno iscritto le loro creazioni che possono essere visionate dal pubblico direttamente sul sito della competizione. Il Solomon R. Guggenheim Museum e Google SketchUp hanno lanciato il concorso agli inizi dell’estate per commemorare il 50esimo anniversario dall’apertura dell’importante museo disegnato dal celebre architetto Frank Lloyd Wright.

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