Roma: tour conTEMPORANEO in una città in continua trasformazione

E’ possibile visitare 5 siti capitolini in tre ore e mezza in un tour conTEMPORANEO? E’ ciò che è accaduto sabato 22 ottobre nella seconda edizione di TEMPORANEO arte contemporanea nella città in evoluzione, rassegna dedicata all’arte contemporanea organizzata da IMF Foundation e Nomas Foundation. Interrompere la visione quotidiana di un zona presente nel tessuto urbano attraverso l’intervento di giovani artisti è l’obiettivo dell’evento. Installazioni realizzate in spazi industriali recuperati o in nuove stratificazioni architettoniche che diventano nuovi centri propulsori, ponendo l’accento su Roma come città in continua trasformazione.

Il giro inizia all’Auditorium Parco della Musica. Nel giardino che costeggia il retro dei tre scarabei di Renzo Piano emerge They are Lucky to be Bourgeois Hens II (2009, legno, vernice, elettricità, galline circa 550 x 150 cm) del giovane Petrij Halilaj (Skenderaj, Kosovo 1986). Egli ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera, ma ora vive e lavora tra Mantova, Berlino e Kosovo. Il suo shuttle di legno, simbolo dell’aspirazione umana a conquistare lo spazio, è in realtà un pollaio, i cui abitanti sono animali dotati di ali ma incapaci di volare. Ricordi e memorie della terra d’origine sono al centro del suo lavoro: le galline sono state i suoi compagni di giochi in un’infanzia trascorsa in mezzo alla guerra. L’opera, progettata da Petrij, è stata materialmente costruita a Runik, in Kosovo, dai suoi amici e parenti.

TEMPORANEO, Arte contemporanea nella città in evoluzione

Giunta alla sua seconda edizione, Temporaneo è una rassegna di arte contemporanea, che intende creare interruzioni nel tessuto urbano attraverso opere di giovani artisti internazionali esposte in importanti luoghi pubblici della Capitale, in cui sono stati effettuati recuperi industriali o nuove stratificazioni architettoniche. Gli interventi spostano l’attenzione dalla Roma storica, monumentale, a una città che ha la forza di cambiare e modificarsi.

L’intervento pensato da Giorgio Andreotta Calò per il Ponte della Musica intende ragionare sulla sottile, eppure evidente, linea che separa l’alto dal basso creando, in contrasto all’asse orizzontale del ponte, una nuova linea verticale di collegamento, su cui disporre queste due polarità tipiche della civiltà contemporanea, che si richiamano, si negano e si ribaltano continuamente. Nel suono prodotto dal suo strumento e nel racconto del suo vissuto, sarà un violinista tzigano ad incarnare queste posizioni. La trasmissione simultanea delle due tracce audio, lungo un ideale asse verticale, intende mettere in comunicazione coloro che passeggiano sul nuovo ponte e lo scenario in transizione del cantiere sottostante.

NOMAS FOUNDATION DIARY 2011/2012

Nomas Foundation di Roma inaugura la sua nuova stagione artistica con un programma articolato di mostre e appuntamenti, di cui vi anticipa date, protagonisti, luoghi e contenuti.

21 settembre – 18 novembre 2011 | OPENING 20 settembre 2011 | La visione di Carlo, Vizi di forma una mostra di Rosalind Nashashibi in collaborazione con Peep-Hole (Milano).
 La prima personale dell’artista inglese in Italia, è declinata nelle due sedi come due parti di un dittico che prendono rispettivamente i sottotitoli Vizi di Forma e Sacro e Profano. In mostra, il film inedito Carlo’s Vision ed un’installazione fotografica. Carlo’s Vision (2011) è un cortometraggio in 16 mm, girato a Roma nel quartiere di Torpignattara, a partire da un episodio di Petrolio, romanzo incompiuto di Pier Paolo Pasolini.

Hans Schabus a Firenze da Base/Progetti per l’arte

BASE / Progetti per l’arte presenta la mostra di Hans Schabus dal titolo “Mamma mia” pensata appositamente per l’occasione (dal 18aprile al 5 giugno 2011).  In questo progetto l’artista propone una riflessone sulla possibilità degli oggetti di uso quotidiano di comunicare la relazione personale che le persone stabiliscono con essi. Questo approccio porta l’artista a mettere in crisi il concetto molto di moda di opera “site specific”, mettendo in evidenza che oggi questo temine non può più riguardare soltanto la relazione formale tra l’opera e lo spazio fisico che la contiene, ma deve comprendere anche il rapporto con il contesto ambientale e sociologico in cui essa si trova ad agire.

L’artista stesso descrive cosÏ il suo contributo per BASE / Progetti per l’arte: “Si tratta di tre opere autonome che stabiliscono una strana relazione tra di loro. La prima opera è un lavoro personale. Si tratta di una mia lettera posta in una cornice. La lettera è un compito che mi ha assegnato la mia insegnante di italiano, poi corretta da lei, in cui cerco di presentarmi e dire chi sono. La seconda opera è un lavoro scultoreo. La forma è quella di un piede di un mammuth in vetroresina, tagliato all’altezza della pancia. Questa opera Ë una continuazione dell’installazione “Klub Europa”, lavoro che ho mostrato all’ultima Biennale di Berlino e che evocava un’esigenza di confronto con il passato e il problema della sua spettacolarizzazione.

La Berlin Biennale 2010 manca il bersaglio

What is Waiting out there, cosa ci aspetta lì fuori è il titolo che la curatrice Kathrin Rhomberg ha scelto per la sesta edizione della Berlin Biennale for contemporary art, manifestazione in visione fino al prossimo 8 agosto. La storia delle passate edizioni ci insegna che la biennale tedesca è un evento decisamente rigoroso e composto anche se questa volta la curatrice ha tentato di sterzare verso lidi un poco più sperimentali mancando però il bersaglio a causa di una tematica troppo larga e dispersiva. Il titolo della biennale riporta alla mente una situazione di attesa ma anche di sospetto e di desiderio di scoperta, queste sono le emozioni che secondo Kathrin Rhomberg l’arte contemporanea del futuro dovrebbe generare nella mente del fruitore.

La curatrice ha quindi tentato di sottolineare ed evidenziare la realtà del presente in relazione ad un’ arte che riesce ad impossessarsene, producendo a sua volta nuove realtà. Le ambizioni della Rhomberg si scontrano però con una proposta artistica frammenta e fragile che si disperde totalmente all’interno del tessuto urbano. La manifestazione infatti, abbraccia l’intera città di Berlino, allargandosi su sei diverse sedi mentre la maggior parte delle opere sono concentrate al KW Institute nel distretto Mitte dove l’installazione di Petrit Halilaj domina l’intera location.

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