L’artista si scaglia contro una retrospettiva dedicata all’arte cinese…
Hayward Gallery
I BODY ME – I LOVE ME – Pipilotti Rist all’Hayward Gallery
A me gli occhi, a me il corpo. Porgo le dita ed i polpastrelli sulle palpebre dei miei occhi stanchi e inizio a massaggiarli lentamente con moti rotatori. La mente inizia a rilassarsi, i muscoli del viso si distendono, accenno un sorriso. Tutto intorno il buio totale m’illumina dentro. Ecco ci sono: io con tutta me stessa, insieme, dentro e fuori. Questi due mondi sono finalmente entrati in contatto. Apro gli occhi e scopro cosa mi ha indotto a vivere questa fantastica esperienza. Sono all’interno dell’Hayward Gallery. Ho di fronte a me i poemi audiovisivi di Pipillotti Rist: trenta lavori dagli anni ’80 fino ad oggi.
Proiezioni sul pavimento, proiezioni sui muri, schermi ed oggetti che galleggiano. Fin dall’inizio della sua carriera Pipillotti cambia radicalmente l’approccio al nostro modo di percepire l’esperienza del movimento delle immagini; lo fa concentrando tutta la sua attenzione sul corpo. Il corpo è un paesaggio e lei ci incoraggia a rapportarci ad esso come se ci rapportassimo alla natura, guardando i nostri valori fisici e a liberarli dai taboo culturali e sociali. Celebrare il nostro corpo appunto: usare i nostri valori fisici in una nuova positiva luce, incoraggiandoci a non essere timidi.
Le mutande di Pipilotti Rist invadono il Tamigi

Tremate, tremate Pipilotti Rist è tornata! Il geniale e caleidoscopico folletto dell’arte contemporanea, dopo il successo del suo primo lungometraggio Pepperminta ha in mente una nuova diavoleria che verrà presentata dal 28 ottobre 2011 al 15 gennaio 2012. Si tratta di una delle più grandi retrospettive dedicate all’artista che vedrà la presenza di oltre 30 opere dagli anni ’80 in poi, ospitate presso i prestigiosi spazi della Hayward Gallery di Londra.
Vista l’importanza dell’evento l’artista svizzera ha deciso di tener fede alla sua ecletticità, architettando un’installazione senza precedenti che non mancherà di divertire il pubblico. Pipilotti Rist ha infatti intenzione di appendere ad un filo da biancheria oltre 300 paia di mutande bianche, questo insolito bucato sarà installato nei pressi della riva sud del fiume Tamigi. Le mutande avranno tre misure diverse e saranno illuminate da una bizzarra scultura luminosa che prende il nome di Hip Lights (hip in inglese significa “anca”, ma anche “all’ultima moda”).
Tracey Emin affila le armi per la sua nuova, incredibile mostra
Tremate, tremate, Tracey Emin è tornata. La scapestrata ragazzaccia della generazione Young British Artists non ha intenzione di cedere il passo alle sue più giovani colleghe e tra dichiarazioni battagliere e azioni sconsiderate ci sarebbe tanto materiale da scrivere interi libri a lei dedicati.
Comunque sia la celebre artista sta scaldando i motori per la sua nuova mostra in programma alla Hayward Gallery di Londra dal titolo Love is What You Want che aprirà le porte il prossimo 18 maggio e rimarrà in visione fino al 29 agosto. Si tratta della più grande retrospettiva mai organizzata sul lavoro di Tracey Emin con opere degli inizi fino ad arrivare ai giorni nostri. L’artista stessa ha confermato la presenza di alcune nuove installazioni in larga scala oltre che di dipinti, fotografie, neon, lavori su carta e su tessuto.
British Art Show 7, la noia è servita

Dal momento della sua nascita nel 1979 il British Art Show, anche noto come BAS, ha contribuito all’escalation della Union Jack, contribuendo inoltre a lanciare in tutto il mondo il fenomeno della generazione Young British Artists (YBA). Va detto infatti che questa piattaforma quinquennale ed itinerante (la mostra infatti va in tour nelle più importanti città del Regno Unito) nata con l’obiettivo di scoprire i nuovi talenti dell’arte contemporanea britannica, ha presentato al grande pubblico, nel 1984, gente come Paula Rego, Barry Flanagan, Tony Cragg, Antony Gormley.
L ‘edizione del 1990 è stata invece impreziosita dalla presenza di nomi quali Rachel Witheread, Fiona Rae, Mona Hatoum, Julian Opie e Gary Hume. E questo è niente in confronto alla storica edizione del 1995 con i talenti YBA del calibro di Sam Taylor-Wood, Damien Hirst, Douglas Gordon, Chris Ofili e Tacita Dean. Insomma non è peccato affermare che il BAS ha letteralmente scritto un capitolo dell’arte contemporanea internazionale.
Quando l’artista supera il critico
Molti sono concordi nel definire le figure del critico e del curatore d’arte contemporanea come l’unico mezzo per presentare, avvalorare e spiegare l’opera di un determinato artista. Questo potrebbe suonare bene per personaggi come Pierre Restany, Harald Szeemann, Germano Celant o Achille Bonito Oliva che di fatto hanno accentrato diverse forze creative, coniando nuove avanguardie ed hanno partorito nuove architetture per l’esegesi dell’opera alimentando il mito e la mitopoiesi. Inoltre non è un mistero che artisti come Maurizio Cattelan avrebbero di certo meno appeal senza gli scritti di altrettanti Massimiliano Gioni del caso.
La scrivente, in qualità di critico e curatore d’arte contemporanea, è però fermamente convinta che in moltissimi casi l’artista riesce a superare il critico, rendendo superfluo il ruolo ed il bisogno di quest’ultimo. A riprova del fatto basti citare i Paragraphs on Conceptual Art redatti dal grande Sol LeWitt per comprendere quanto un artista sia in grado di divenire il più grande teorico di se stesso.
Antony Gormley nudo sui tetti di New York
I cittadini di New York che nei prossimi mesi avvisteranno degli uomini nudi sui tetti dei palazzi della città non dovranno allarmarsi e chiamare la polizia e non dovranno nemmeno pensare di essere stati colti da un’allucinazione collettiva perché in realtà le loro visioni saranno frutto di un’opera d’arte contemporanea.
L’artista inglese Antony Gormley, reduce dal chiacchieratissimo successo londinese della sua installazione One And Other al quarto plinto di Trafalgar Square (dove fra l’altro abbiamo avuto modo di vedere alcune scenette con nudità sia maschili che femminili), ha infatti deciso di installare 31 sculture raffiguranti se stesso privo di abiti nei dintorni del Madison Square Park. La manifestazione partirà il prossimo 26 marzo 2010 e si concluderà il 15 agosto 2010.
Londra trasferisce il museo all’aeroporto
Portare l’arte nei luoghi non deputati all’arte è una pratica talmente diffusa che oramai vedere installazioni, dipinti e video in giro per la città non stupisce più nessuno. Nell’ultima decade le opere d’arte sono regolarmente uscite dai consueti spazi delle gallerie per invadere magazzini, capannoni, snodi ferroviari ed aeroporti, nel tentativo di avvicinare i cittadini all’arte contemporanea o semplicemente per soddisfare i pruriti avanguardisti di sindaci, assessori e curatori.
In tempi recenti è lecito citare lo strano caso del GATE Termini Art Gallery, spazio espositivo allestito presso l’Ala Mazzoniana della Stazione Termini di Roma che nella passata amministrazione aveva ospitato una manciata di eventi tra cui Il Caravaggio della Regina dalle tenebre alla luce. Come lavorava Caravaggio, mostra del 2006 che ospitò la Vocazione dei santi Pietro e Andrea opera inedita del grande maestro.
Walking in My Mind camminando nella mente dell’artista
La fortunata serie di summer exhibition della Hayward Gallery di Londra rilancia la recente tradizione di invitare famosi e promettenti artisti di tutto il mondo, trasformando così la galleria in un unico spazio espositivo interno ed esterno. Quest’anno dieci artisti sono stati selezionati per esporre opere che indagano sui meccanismi interni della mente e cioè emozioni, pensieri, memorie e sogni, il tutto rappresentato in tre dimensioni.
Un interessante tema che invita i visitatori ad esplorare i processi creativi degli artisti e getta luce sul momento creativo stesso. La mostra presenta al pubblico sia opere recenti che meno recenti dei seguenti artisti: Charles Avery (UK), Thomas Hirschhorn (Svizzera), Yayoi Kusama (Giappone), Bo Christian Larsson (Svezia), Mark Manders (Olanda), Yoshitomo Nara (Giappone), Jason Rhoades (USA), Pipilotti Rist (Svizzera), Chiharu Shiota (Giappone) e Keith Tyson (UK).