La pioggia nel pineto del sistema dell’arte

“Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.”
Perdonatemi l’attacco dannunziano ma questo stralcio rubato da La Pioggia Nel Pineto ben si adatta non solo alla furia degli elementi che in questi ultimi giorni ha bloccato il nostro italico Stivale ma anche al nostro dorato mondo dell’arte contemporanea.

Questo invito al silenzio, all’estraniamento momentaneo per ascoltare i suoni prodotti dalla natura dovrebbe essere preso in considerazione anche da noi addetti ai lavori, sempre pronti a saturare la scena con la nostra cacofonia ideologica. Si parla e si straparla sempre di più e si ascolta sempre di meno, ecco allora che il naturale suono prodotto dall’arte non viene affatto colto.

Aiuto, mio figlio vuol fare l’artista

 Siete giovani e morite dalla voglia di intraprendere la carriera d’artista? Beh le soluzioni qui in Italia non sono poi tante, nello specifico o si comincia da autodidatta e si intraprende una lunga strada costellata da studi ed esperienze in proprio o si frequentano i vari licei, i vari istituti d’arte e le varie accademie sparse sul territorio che vi dovrebbero orientare al meglio nella giungla artistica.

Quest’ultima ipotesi (almeno dalle nostre parti) è in tutto e per tutto simile alla prima, ossia pur avendo intrapreso dei percorsi didattici e formativi, i poveri giovani virgulti devono per forza di cose studiare e far esperienze in proprio. Programmi vetusti e poca malleabilità nell’insegnamento delle varie materie sono infatti delle vere e proprie piaghe che devastano il povero studente.

Parliamo di opere, non di nomi

Quando guardate una mostra, ammirate la valenza delle opere o preferite semplicemente ammirare i nomi degli artisti o peggio ancora i loro curriculum? La risposta a questa domanda dovrebbe essere assai semplice, eppure sembra che non tutti siano in linea con l’affermazione: “l’opera prima di tutto”. Negli ultimi tempi infatti, molti attori dell nostro sistemone artistico nazionalpopolare hanno dimostrato di pensare solo al loro progetto curatoriale, sparando nomi blasonati, piuttosto che osservare da vicino la produzione degli artisti.

Esempio lampante di questa pratica assai deprecabile è l’attuale Padiglione Italia (con relative Biennali diffuse in ogni regione) di Vittorio Sgarbi. Per tener fede al suo progetto, il celebre storico ha di fatto affastellato decine e decine di nomi, creando una sorta di fai da te dell’arte, con artisti lasciati alla loro mercé che hanno trasportato le opere a proprie spese e non hanno avuto nemmeno voce in capitolo per quanto riguarda l’allestimento.

Musei d’Italia, una giungla di regolamenti

CRAA, PAC, PAN, MAN, MART. Se questa piccola lista vi sembra un naturale prolungamento dello Zang Tumb Tumb del Filippo Tommaso Martinetti, possiamo solamente aggiungere che vi siete sbagliati di poco, visto che sempre di arte stiamo parlando. Queste cacofoniche sigle da fumetto si riferiscono infatti (come molti di voi ben sapranno) ai tanti musei e centri per l’arte contemporanea sparsi per l’Italia. Tanti poli culturali ed altrettanti dissimili regolamenti interni che sono per forza di cose subordinati alle varie tipologie di museo.

Ci sono infatti i musei regionali, quelli provinciali, le fondazioni, i musei civici e chi più ne ha più ne metta. Ognuno di questi organismi deve rendere conto ad una diversa amministrazione pubblica che ne stabilisce i regolamenti e stanzia i fondi per la sussistenza stessa dello spazio. Tanto per fare un esempio pratico i Musei regionali sono gestiti più o meno direttamente dall’Assessorato regionale dei Beni culturali. Ovviamente non esiste un regolamento comune ed ogni regione o ogni provincia del caso decide autonomamente.

Arte contemporanea italiana, una scena senza regole

Chi sono i curatori d’arte contemporanea attivi in Italia? Quali sono i loro compensi base e che contratti hanno? Gli assistenti di galleria hanno ferie e malattie pagate? Quale contratto nazionale stabilisce i loro diritti ed i loro doveri? Al di là delle liste create da magazine del settore, esiste un albo degli addetti ai lavori del settore del contemporaneo?

Quali sindacati esistono, quali associazioni, quali tariffari? Al di là di qualche sparuta unione nazionale, tutte queste figure professionali di fatto non hanno nessuna regolamentazione. Nessuna legge significa che alcuni professionisti o presunti tali (pochi a dire il vero ma ve ne sono) possono chiedere compensi astronomici, magari anche gabbando le tasse.

I Padiglioni di Sgarbi? All’estero non se ne parla, ci sono altri “intrighi internazionali”

Nella foto Corban Walker e Emily-Jane Kirwan con a fianco un'opera dell'artista

Vi siete mai chiesti cosa ne pensano all’estero della nostra arte contemporanea? Intanto possiamo assicurarvi che fuori dai nostri confini il mondo intero ci ignora o quasi.  Già, si parla di arte italiana solo per quanto riguarda notizie su furti, o su grandi mostre dei maestri della pittura. Per il resto l’attenzione dei media (almeno in questo periodo) è tutta per la Biennale, ma tutti gli articoli che abbiamo letto non parlano assolutamente del Padiglione Minestrone Italia organizzato da Vittorio Sgarbi. In parole povere le polemiche le facciamo noi in casa ma all’estero non se ne curano neanche.

Il Financial Times ad esempio ha recentemente redatto un articolo che parla delle nazioni “new entries” come l’Arabia Saudita e l’India. Artinfo ha invece pubblicato una guida con alcuni alberghi, ma le sistemazioni ci appaiono molto costose (ammesso che ci sia ancora posto).

Io ho scoperto la Street Art!

Hyperallergic, scoppiettante piattaforma web dedicata all’arte contemporanea made in U.S.A., ha pubblicato in questi ultimi giorni un divertente articolo sulla  mostra di Street art organizzata dal volpone Jeffrey Deitch nel suo MOCA, vale a dire Art in The Streets (in visione fino al prossimo 8 agosto 2011). Come ci fa notare l’irriverente blog, nel 2008 la mostra Street Art al Tate Modern venne annunciata come “la prima grande mostra dedicata alla street art“.

Oggi anche Jeffrey Deitch ribadisce che la sua Art in The Streets è “la prima mostra dedicata alla street culture“. Prendendo spunto da questo articolo, vorrei ricordare al pubblico che persino la mostra Street Art, Sweet Art, curata da Alessandro Riva al PAC, Padiglione D’arte Contemporanea di Milano nel 2007, fu allora definita come “il primo grande evento” di Street art. Anche Vittorio Sgarbi ha più volte dichiarato di aver “sdoganato” per primo questa meravigliosa forma artistica.

Cosa succede nel museo d’arte contemporanea della tua città?

Attenzione, segue dialogo fittizio ma molto probabile:

“Ed il vernissage al museo quando lo facciamo, di Giovedì come di consueto? No meglio il venerdi, anzi meglio il sabato. Anzi no scusate, facciamolo di martedì che fa più radical chic. E poi fatemi il piacere di non chiamarlo vernissage ma opening. Potremmo anche organizzare una sorta di brunch e magari piazzarlo all’interno di una preview per collezionisti e giornalisti.

Poi verso la primavera organizziamo un appuntamento con aperitivo e musica electro, così vengono i giovani. Una bella situazione tipo discoteca avant-garde così facciamo 4000 presenze in un sol colpo e quando mandiamo i comunicati stampa possiamo dichiarare di esser l’istituzione con più visitatori in assoluto.

L’amore…pardon, l’invidia fa girare il mondo

Attenzione, qui di seguito troverete un ipotetico dialogo tra curatore e artista (ma potrebbe anche trattarsi di un dialogo tra gallerista e giornalista etc.ec.). Questa conversazione si ripete di frequente all’interno della scena dell’arte italiana. Se qualcuno intavola con voi una discussione del genere, ditegli di smettere. Per un mondo dell’arte più propositivo e meno astioso:

“Ciao come stai? E’ un bel pezzo che non ti vedo, il lavoro come procede, stai creando qualche nuova opera?”

“Si sono stato impegnatissimo, non ho molto tempo per i vernissage. Sai adesso mi sto preparando per la mia nuova mostra, in quella galleria al centro…”

“Ah si, la conosco benissimo. Pensa che ho anche curato una mostra li, qualche tempo fa. Ottima galleria, poi loro fanno le fiere si muovono bene”

FAI di primavera, apertura di 660 Beni in tutte le Regioni

Siamo tutti fratelli d’Italia, quest’anno ancora più del solito. E siamo tutti pronti a ritrovarci in centinaia e centinaia di luoghi particolari, molti dei quali inaccessibili nel resto dell’anno e aperti eccezionalmente per la Giornata FAI di Primavera, un appuntamento giunto alla 19ª edizione che ha mobilitato fino a oggi più di 6 milioni di persone. Sarà una straordinaria festa di piazza dal carattere e dall’atmosfera unici, una mobilitazione popolare che si lega come nessun’altra al patrimonio artistico, alla cultura, alla natura, all’identità del nostro Paese. E alla nostra storia, proprio mentre si celebra il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia: per festeggiarlo il FAI ha preparato un percorso speciale di “150 luoghi per 150 anni” e la manifestazione è stata inserita nelle celebrazioni ufficiali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La 19ª Giornata FAI di Primavera, sostenuta anche quest’anno da Wind, si svolge sabato 26 e domenica 27 marzo in 260 località in tutte le Regioni, con l’apertura di 660 beni. E’ l’Italia intera che si mette in mostra, in luoghi meravigliosi e inconsueti, pronta ad accogliere centinaia di migliaia di persone. E in questa giornata speciale il FAI non solo apre l’Italia più segreta, ma vuole avvicinare e coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini, affinché partecipino in prima persona alla difesa e alla condivisione delle nostre ricchezze, sempre più minacciate dalla crisi economica e dall’indifferenza.

Il Giovane artista eterno ed il Giovane artista premio

Giovane artista, talento emergente. Etichette sempre più abusate dal sistema, lame a doppio taglio che in molti casi possono ritorcersi contro chi le impugna come luccicanti trofei da offrire al mercato. Il nostro paese è pieno di giovani artisti e gallerie, fondazioni e quanto altro li coccolano per un periodo limitato, nella speranza di trovare al più presto una gallina dalle uova d’oro da spremere a dovere. Essere giovani artisti di talento è però cosa assai ardua, anche se va detto che l’Italia abbonda di figure interessanti destinate a “sfondare”, prima o poi. A far da cornice a questi veraci ed impegnati ricercatori dell’arte vi è però un nucleo di “soliti noti” che tenta di confondere le acque per continuare a vivacchiare all’interno della scena. Questo nucleo è suddiviso in varie categorie che noi prontamente vi offriamo qui di seguito:

Giovane artista premio – si tratta di una categoria che solitamente vince prestigiosi concorsi e residenze messe in palio da blasonate fondazioni. Per qualche tempo il giovane artista premio riesce ad accaparrarsi allori multipli in diverse discipline e nello stesso anno. Trascorso il termine del suo “mandato” è destinato ad infoltire la schiera dei dimenticati ma continuerà a vincere qualche premio  ogni tanto, per sbarcare il lunario.

Ci vieni alla mostra? C’è l’Industrialminimalism che ti piace tanto

Avete mai assistito ad una mostra di Industrialminimalism? Parliamo della nuova avanguardia artistica che va tanto di moda tra gli spazi più cool del momento. Anche nella vostra città ne stanno organizzando una proprio oggi e se uscite di casa potrete vederla, o forse non vederla. Mi riferisco ad una tendenza sconcertante che ha ormai preso alla gola l’intera scena dell’arte nazionale. Il tremendo processo irreversibile dell’Industrialminimalism comincia più o meno così:

Vi recate in una galleria che sembra in bilico tra un magazzino in disuso ed una segheria dei prestigiosi mobilifici della brianza. Il titolo della mostra in programma suona tipo Floating Structures o magari qualche altra paroletta in tedesco che fa molto figo. All’interno della galleria il pubblico, con in mano dei magazine d’arte italiani (rigorosamente scritti in inglese e con articoli sovrasensibili), pilucca ibridazioni gastronomiche in bilico tra il sushi e il caciucco mentre si aggira con aria finto-annoiata-impegnata per tutto lo spazio espositivo. 

30 buoni motivi per amare l’arte contemporanea made in Italy

Commenti nei blogs, articoli sui giornali, chiacchiere tra addetti ai lavori. Tutti contro l’arte contemporanea italiana, tutti pronti a ribadire la lentezza e la vetusta natura del nostro sistema. Eppure amici miei, esistono universi tutti italiani che ci fanno venir voglia amare l’intera manifestazione creativa nazionale. Parliamo di eventi, artisti, istituzioni e quanto altro che persino all’estero ci invidiano e non hanno nulla da invidiare alla più blasonate superpotenze dell’arte. Non ci credete? Ecco 30 buoni motivi per essere fieri della scena dell’arte contemporanea italiana:

1 Le sperimentazioni sonore di Luigi Russolo e quelle di Giacinto Scelsi.
2 Marinetti, Boccioni ed il Futurismo.
3 I tagli di Fontana e i decollage di Rotella
4 La verifica incerta di Grifi e Baruchello
5 L’Art to Abandon di Franco Mazzucchelli
6 La Transavanguardia (costruita o non) di Bonito Oliva che conquista gli U.S.A.
7 Mario Schifano e tutta la Scuola di Piazza del Popolo
8 L’arte emergente che lotta contro tutto e tutti

Il crollo di Pompei anticipa il crollo dell’Italia

In questi giorni un tremendo lutto ha colpito il mondo dell’arte e della cultura nazionale. Ovviamente non stiamo parlando della dipartita di una persona fisica ma della scomparsa della Schola Armatorum di Pompei, la palestra utilizzata dai gladiatori crollata miseramente a causa delle intese piogge tra le 5.30 e le 6 dello scorso 6 novembre. Quindi converrete con noi che per il mondo dell’arte si tratta di un vero e proprio lutto. Il crollo dell’inestimabile architettura ha ovviamente generato il consueto treatrino dello scarica barile all’italiana, tra il Presidente Napolitano che esprime come di consueto la sua indignazione, il sindaco di Pompei Claudio D’alessio che esprime rammarico per un disastro annunciato ed il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi che dichiara “Se avessi la certezza di avere delle responsabilita’ sul crollo della Domus dei gladiatori mi dimetterei senza aspettare un minuto di piu'” e contemporaneamente annuncia altri crolli in tutta l’area degli scavi archeologici.

preload imagepreload image