Yoko Ono, antipatica regina dell’arte

Yoko Ono, Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia 2009, artista eclettica e sfuggente che in questi ultimi anni è stata consacrata regina dell’arte contemporanea. La moglie di John Lennon non è mai stata tanto amata come ora, tutti vogliono intervistarla e tutti sono pronti ad applaudirla per la sua brillante e longeva carriera artistica.

Eppure la storia di Yoko Ono con il grande pubblico non è stata sempre rose e fiorì. L’artista è stata negli anni passati letteralmente odiata da milioni di fans dei leggendari Beatles che l’hanno più volte accusata di essere stata l’unica causa della rottura tra i quattro ragazzi di Liverpool. Basta fare un rapido giro su youtube e guardare i commenti zeppi di offese posti sotto ai video che raffigurano la coppia Ono-Lennon. Forse il mondo non è mai riuscito a digerire il quinto membro dei Beatles, che conobbe Lennon nel 1966 quando la sua carriera artistica era in netta ascesa. Ed al momento dell’unione con Lennon nel 1968, Yoko Ono era già una donna determinata in un mondo di uomini, una musa silenziosa dall’estrema carica creativa che l’aveva portata ad unirsi ai primi membri del movimento Fluxus assieme a Joseph Beuys, Dick Higgins, Nam June Paik, Wolf Vostell e La Monte Young. 

Brian Duffy, l’uomo che rivoluzionò il modo di fare immagini di moda

Il Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze inaugura il 12 gennaio la prima retrospettiva completa di Brian Duffy (1933-2010), l’uomo che rivoluzionò il modo di fare immagini di moda. La mostra arriva in prima assoluta in Italia dopo il grande successo ottenuto alla Idea Generation Gallery di Londra. L’ evento è inserito nelle manifestazioni di Pitti Immagine Uomo 81. Celebrato autore di tante immagini della Swinging London e famoso per le sue fotografie a musicisti, attori e modelle, Duffy ha creato il culto del fotografo di moda mettendo se stesso al centro della passerella, insieme a modelle e celebrità.

All’apice della sua carriera, nel 1979, Duffy ha lasciato la fotografia. Ha radunato la maggior parte dei suoi lavori nel giardino dietro casa e ne ha fatto un falò. Faticosamente, dopo anni di ricerca tra gli archivi e le pubblicazioni di tutto il mondo, il figlio Chris ha recuperato 160 fotografie. L’insieme di immagini iconiche, rare e inedite che ne è risultato, offre un vero e proprio catalogo dell’iconografia culturale degli anni ’60 e ’70: dai mitici divi di Hollywood da Michael Caine e Sidney Poitier alle grandi rock star John Lennon, David Bowie e Debbie Harry, dalle bellezze di quegli anni Jean Shrimpton e Joanna Lumley alla leggenda letteraria William Burroughs, e molti altri ancora.

Tornerò…lo promette Yoko Ono

Studio Stefania Miscetti di Roma inaugura il 25 maggio I’ll be back, una nuova mostra dell’artista Yoko Ono, un’installazione appositamente progettata per gli spazi dello Studio Miscetti, dopo 14 anni dalla sua ultima personale a Roma e dalle sue precedenti esposizioni e progetti a cura della galleria: A Piece of Sky, Roma, 1993; Lighting Piece, Firenze, 1995; Smile Event e contemporaneamente The Yoko Ono Film Festival presso il Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1996.

La mostra si compone d’immagini, suoni, sculture e appropriazioni e alterazioni in dialogo con il fervore dei futuristi italiani. “ Era il mio ultimo giorno a Londra, e visitavo la Mostra sul Futurismo alla Tate Modern. All’improvviso il Manifesto del Futurismo colpisce il mio sguardo.(…) Mi si sono riempiti gli occhi di lacrime e non sono più riuscita a proseguire…Sì. Sì. Sì. Vogliamo cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità…Il coraggio, l’audacia, la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia. Proprio così! (…) L’Insonnia Febbrile è il nostro mondo. Tutto sta accelerando. Ma l’arte sta andando nella direzione opposta…verso il cimitero del sonno e l’estasi illusoria. Perché?  Alcune persone si sono persino sentite offese dalla mia energia; hanno confuso l’audacia con l’aggressività e il coraggio con qualcosa da temere. (…)”

Yoko Ono, June ‘09

Changing Channels, quando la televisione diventa arte

La televisione è il nuovo oppio dei popoli. Dalla sua nascita ad oggi il tubo catodico ha cambiato la storia della società moderna organizzando il pensiero comune e dettando stili, linguaggio e comportamenti dello spettatore medio. Nella sua pur breve vita la Tv è riuscita ad anestetizzare le masse, a riscrivere le immagini della storia ed a confondere e mistificare gli eventi politici e sociali ma è innegabile che questa moderna scatola dei sogni ha fornito anche incredibili spunti all’arte contemporanea.

Il rapporto tra televisione ed arte è il tema principale di una nuova mostra dal titolo Changing Channels, Art and Television 1963-1987 che sarà ospitata dal Mumok, Museum Moderner Kunst di Vienna dal 5 marzo al 6 giugno 2010. Dalla metà degli anni ’60, artisti del movimento Fluxus come Nam June Paik, Stan Vanderbeek o Wolf Vostell hanno utilizzato il potere manipolativo e le trasformazioni estetiche dell’immagine elettronica.

Nowhere Boy, La storia di John Lennon nel primo film di Sam Taylor-Wood

Il FIlm si intitola Nowhere Boy ed è l’esordio alla regia ( in un lungometraggio) di Sam Taylor-Wood, celebre e talentuosa artista britannica di cui vi abbiamo già parlato in precedenti articoli. Dopo aver partecipato al Turner Prize nel 1997, dopo aver vinto il premio Illy Caffé come giovane artista alla 47esima Biennale di Venezia e dopo aver eseguito un video ritratto di  David Beckham dormiente, commissionato dalla National Portrait Gallery di Londra, l’eclettica artista ha deciso di tentare la fortuna con il cinema e vista la sua bravura siamo sicuri che il film da lei girato sarà sicuramente interessante.

Del Resto Sam Taylor-Wood non è certo una meteora alcune delle sue opere sono state esposte nei più importanti musei del mondo come il MOMA di New York, la Fondaciò “La Caixa” di Barcellona, il Centre Pompidou di Parigi e la Fondazione Prada di Milano. Nowhere Boy non è quello che si dice il primo tentativo assoluto visto che nel 2008 l’artista ha diretto il cortometraggio Love You More, scritto da Patrick Marber e prodotto da Anthony Minghella, opera che è stata poi presentata in concorso al Festival di Cannes ricevendo critiche favorevoli.

Sean Lennon sulle tracce di mamma e papà

Ci sono immagini che hanno fatto storia, e poi ci sono quelle che provano ad entrarci con la forza: la foto di John Lennon che abbraccia, nudo, Yoko Ono (vestita) cinque ore prima di essere ucciso e scattata dalla celebre fotografa Annie Leibovitz per la copertina di Rolling Stone, è stata ricreata ora dal figlio della coppia, Sean Lennon.

Tra il 1975 e il 1980 John Lennon si ritirò dalla scena pubblica, la sera dell’8 dicembre 1980, alle 22.50, rincasando al termine di un pomeriggio trascorso in studio di registrazione, Lennon fu avvicinato da un venticinquenne squilibrato, di nome Mark Chapman, il quale esplose contro di lui quattro colpi di pistola gridando: «Ehi, Mr. Lennon! Sta per entrare nella storia». Soccorso da una pattuglia di polizia, Lennon perse coscienza durante la corsa verso l’ospedale, dove fu dichiarato morto. Per quanto riguarda le vicende di Yoko Ono vi rimandiamo ad un dettagliato articolo apparso su Globartmag poco tempo fa.

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