Questo mese a New York

La pioggia di questa strana estate non fa che accentuare la voglia di sole, e come si sa il sole richiama alla mente il tempo delle vacanze. Quindi se siete già in vacanza e se in questi giorni vi trovate negli States, allora cercate di non perdervi queste interessanti mostre che vi proponiamo nel presente articolo.
Il curatore e blogger Olympia Lambert ha aperto le danze di un ambizioso progetto realizzato in collaborazione con il Paterson Arts Council del New Jersey. Si tratta della mostra Escape From New York, evento che riunisce 45 giovani artisti della scena newyorchese ed è aperto al pubblico dal 15 maggio al prossimo 19 giugno 2010.

All’interno dell’agguerrito manipolo figurano anche alcuni protagonisti della Whitney Biennial edizione 2010 come Bruce High Quality Foundation e Kate Gilmore ma la selezione presenta anche artisti emergenti e relativamente sconosciuti che riescono a sorprendere anche i più navigati presenzialismi dell’arte. L’evento si tiene al Fabricolor sulla VanHouten Street di San Paterson nel New Jersey ovviamente.

Kate Gilmore invade le strade di New york

Kate Gilmore ha deciso di oltrepassare i limiti delle sue performance solitarie e decisamente struggenti, optando per un’azione collettiva un poco più allegra e del tutto inusitata. Il progetto prende il titolo di Walk the Walk ed è costituito da una grande piattaforma cubica posta in questi giorni nei pressi di Bryant Park a New York. Sul cubo di legno giallo si trovano sette donne completamente fasciate da un vestito giallo canarino che passeggiano incessantemente avanti ed indietro proprio nelle ore di punta della grande metropoli, riflettendo lo spirito dei marciapiedi trafficati della città.

Il cubo può essere attraversato ed al suo interno è possibile udire una sorta di installazione sonora generata dai passi delle performers.  La colorata opera di Kate Gilmore sembra quasi un monumento ai lavoratori, ai cittadini ed all’energia di una New York sempre in movimento.

Ironia ed arte contemporanea in due mostre a New York

L’ironia è una componente fondamentale nell’arte contemporanea. Se pensate alla creatività di Marcel Duchamp ad esempio è impossibile non notare la forte carica ironica che traspare da ogni sua opera. Eppure Duchamp tramite l’ironia dei Readymades è riuscito ad influenzare intere generazioni artistiche tanto che oggigiorno è possibili ravvisare la sua impronta nella stragrande maggioranza delle opere che vediamo nelle gallerie d’arte contemporanea.

L’ironia è il fulcro della mostra dal titolo Knock Knock: Who’s There? That Joke Isn’t Funny Anymore (traducibile in Toc Toc: Chi è? Questo scherzo non è più divertente) in visione alla Fred Torres Collaborations ed alla Armand Bartos Fine art di New York fino al prossimo 24 aprile. I dealers hanno raggruppato più di 75 opere (iniziando da Duchamp ovviamente) che oltre ad esaminare i meccanismi dell’ironia ma anche i suoi fini. Elana Rubinfeld e Sarah Murkett, rispettivi direttori delle gallerie coinvolte nel progetto, hanno vagliato il lavoro di 400 artisti alla ricerca del tanto sperato sense of humor.

Uno sguardo ai giovani protagonisti della Whitney Biennial 2010

Motori accesi per la 2010 Whitney Biennial in programma al Whitney Museum dal 25 febbraio al 30 maggio. La manifestazione, curata da Francesco Bonami e Gary Carrion-Murayar si preannuncia quest’anno decisamente interessante (vedi nostro precedente articolo) vista la presenza di veterani fino adesso un poco sottovalutati dai grandi giri dell’arte contemporanea e di un agguerrito drappello di giovani artisti. Nel corso degli anni la Whitney Biennial non ha mancato di dividere le opinioni di pubblico e critica, basti pensare al commento del critico del New York Times, Michael Kimmelman che nel 1993 scrisse semplicemente:”Odio la mostra“.

Ovviamente noi puntiamo sul nostro Francesco Bonami, professionista che nel corso della sua carriera ha sbagliato poco o niente. Dicevamo dei giovani artisti e quest’anno in Biennale vi sono ben 15 artisti sotto i 40 anni e vorremmo descriverli succintamente nelle prossime righe. Si parte da Richard Aldrich classe 1975, conosciuto per i suoi dipinti che mescolano strategie minimaliste all’arte di Rauschenberg.

La riscossa delle donne alla Whitney Biennial

Proprio nell’anno delle celebrazioni per i 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, un’altra barriera sociale sembra essere crollata nel mondo dell’arte contemporanea. Scrutando attentamente la lista dei 55 artisti partecipanti alla 2010 Whitney Biennial è facile notare che il 52% è rappresentato da esponenti del sesso femminile.

Insomma sembra che qualcosa si stia muovendo a favore del gentil sesso e per quanto ci riguarda la cosa non può che farci piacere visto la potenza creativa di cui sono dotate le temibili ragazze dell’arte. La presenza di artisti donne è aumentata esponenzialmente nel corso delle ultime edizioni della grande manifestazione, nel 2000 la Whitney Biennial era infatti composta dal 36% di artisti donne mentre nel 2008 le quotazioni erano salite al 40%. Jerry Saltz ha ultimamente intervistato Francesco Bonami,  il curatore della manifestazione, chiedendo il perché di questa super presenza delle donne alla manifestazione: “Io ed il co-curatore Gary Carrion-Murayari non siamo andati alla ricerca di artisti donne perché la loro bravura era davanti ai nostri occhi, è stata una selezione naturale e non un’intenzione. Pensare alla Biennial in questi termini è altamente fuorviante”.

preload imagepreload image