I Velvet Underground sono più famosi di Andy Warhol

 Noi tutti eravamo sicuri del fatto che Andy Warhol fosse l’unica icona capace di ispirare le nuove generazioni artistiche della sottocultura di New York. Pensavamo che la rivoluzione pop del buon vecchio Drella (come erano soliti chiamarlo gli amici unendo Dracula con Cinderella) fosse il motore centrale di ogni manifestazione creativa giovanile. Ed invece ci sbagliavamo perché stando a quanto dichiarato da Bloomberg la band dei Velvet Underground, che fu creata a tavolino proprio da Andy Warhol, ha scavalcato il maestro guadagnandosi una fama ed un’ammirazione ancor più grande dei tempi in cui Lou Reed, Nico e soci imperversavano sui palchi della grande mela con il loro sound grezzo ma innovativo.

In questi giorni Lou Reed assieme alla batterista Maureen ‘Moe’ Tucker ed al bassista Doug Yule saranno protagonisti di una piccola reunion alla New York Public Library esattamente a quarant’anni di distanza dall’uscita del loro Lp di debutto, quello con la banana creata da Andy Warhol in copertina, per intenderci. La stretta connessione tra New York ed i Velvet Underground sarà la tematica principale di questa riunione moderata dal giornalista del Rolling Stone, David Fricke.

Globartmag Letteratura: 50 sfumature di spazzatura

«Perché non ti piace essere toccato?» domando, guardando i suoi occhi dolci grigi. «Perché dentro ho cinquanta sfumature di tenebra, Anastasia». Questo scambio di battute che sembra uscito da un film di James Bond appartiene al caso letterario dell’anno: un libro Harmony con venature porno per casalinghe annoiate. Eppure questa è la letteratura che piace in Italia, anzi nel mondo.  L’autrice, E. L. James (pseudonimo di Erika Leonard, ovviamente se la ride, forte di una trilogia interminabile. Ma come faranno questi pseudo-scrittori a tirar avanti una storia trita e ritrita e per giunta scritta con i piedi? Vediamo cosa ne pensa la rete…

Austin Kleon e i 10 consigli agli artisti

Fare l’artista non è certo cosa semplice. Una formula giusta per il successo non è stata ancora inventata, quindi l’unica via possibile è quella dell’impegno, dello studio e della fatica. Eppure ogni tanto qualcuno ci prova ad elargire consigli, seri o semiseri che siano, noi non possiamo far altro che documentarvi con il beneficio del dubbio.

L’ultimo, in ordine di tempo, a provare a dar consigli è l’artista Austin Kleon che ha praticamente stilato un vero e proprio libro – decalogo zeppo di consigli per i giovani artisti. La pubblicazione prende il nome di Steal like an artist. In men che non si dica i concetti fondamentali del libro hanno cominciato a girare su moltissimi blog

Un libro sui 30 anni di Dan Witz mentre il popolo di internet cancella un’asta

Da qualche tempo è uscito nelle librerie statunitensi In Plain View, monografia che commemora i 30 anni di carriera di uno dei più oltraggiosi e coraggiosi pionieri della street art newyorchese. Parliamo di Dan Witz, artista che ha affascinato e divertito schiere di appassionati d’arte e di semplici passanti con le sue urban actions surreali e del tutto irriverenti. In Plain View copre l’intero arco della carriera dello street artist, negli ultimi tempi artefice di incredibili dipinti mixed media di stampo iperrealista ma comunque segnati da una vena surreale. Il libro edito da Gingko press (reperibile anche su Amazon)  consta di 220 pagine con bellissime fotografie a colori, una pubblicazione imperdibile per tutti gli amanti della street art.

Parliamo ora di aste. Una rarissima maschera d’avorio dell’Africa occidentale, confiscata dagli inglesi durante l’invasione del Benin nel 19esimo secolo secolo del Benin (attualmente Nigeria), è stata ritirata da una vendita all’asta organizzata da Sotheby’s dopo le  proteste online di numerosi utenti della rete.

La Carta e il Territorio, il nuovo romanzo di Houellebecq che fa il verso all’arte contemporanea

Michel Houellebecq è un personaggio che sicuramente conoscerete. In qualità di regista ma soprattutto di scrittore Houellebecq rappresenta quanto di più promettente è in grado di offrire la Francia in questi ultimi tempi. Più volte associato al movimento di Anticipazione Sociale ha prodotto romanzi provocatori e tradotti in varie lingue come Le Particelle Elementari e Piattaforma.

Oggi però vi vorremmo parlare del suo quinto romanzo La Carta e il Territorio pubblicato in Italia da Bompiani il 29 Settembre 2010. Il romanzo in questione è strettamente connesso al mondo dell’arte contemporanea poiché il protagonista, Jed Martin è un artista depresso ed isolato che diviene inaspettatamente ricco e famoso grazie a dei dipinti che ritraggono personaggi celebri come Bill Gates e Steve Jobs o Damien Hirst e Jeff Koons che si dividono il mercato dell’arte. I due artisti vengono inoltre ampiamente descritti e messi alla berlina.

Scoperto un nuovo dipinto di Michelangelo: “La pietà perduta”

Se la notizia dovesse essere confermata sarebbe una vera e propria scoperta sensazionale per tutto il mondo dell’arte. Un dipinto non finito raffigurante il Cristo e la Vergine Maria che per diverso tempo è stato in possesso di un ex pilota dell’aviazione che risponde al nome di Martin è infatti l’oggetto di un libro scritto da Antonio Forcellino ed intitolato La Pietà perduta (edito da Rizzoli). Lo stimato restauratore e storico dell’arte sostiene che il dipinto in questione è in realtà un’opera di Michelangelo ed il suo valore sarebbe ben più alto di 118 milioni di dollari.

Forcellino si è imbattuto per la prima volta nella Pietà perduta alcuni anni fa. Da bambini  l’attuale proprietario Martin e suo fratello stavano giocando a tennis dentro casa e ad un tratto la pallina colpì il dipinto rovinandolo. Nove anni fa Martin ha ricevuto in dono dai suoi genitori il dipinto ed ha chiamato Forcellino per una perizia.

Chi decide cosa è arte e cosa non lo è?

Dieci anni fa alcuni ricercatori americani divisero in due gruppi alcuni bambini di 3 anni. Gli studiosi mostrarono ai giovani pargoli una tela su cui era stata lasciata cadere un’enorme macchia di pittura. Ad un gruppo di bimbi i ricercatori dissero che la macchia era stata provocata da un vasetto di pittura caduta accidentalmente sulla tela. I piccolini si disinteressarono totalmente al dipinto e tornarono ad altre attività. Al secondo gruppo di bambini fu invece detto che quella macchia di colore era stata accuratamente creata per loro. I bambini si interessarono alla tela e cominciarono ad apostrofarla come “il dipinto”.

Per farla breve il secondo gruppo è stato condizionato dal giudizio di un adulto, una persona fidata e competente quindi. Questo esperimento condotto da Paul Bloom e Susan Gelman, dell’università di Yale è oggi il fulcro di un nuovo libro che si interroga sul nostro modo di relazionarci all’arte contemporanea. La pubblicazione dal titolo How Pleasure Works (come funziona il piacere), da poco uscita negli States, asserisce che il puro giudizio estetico non esiste.

SLAM il libro fotografico sulla Lucha Libre messicana

Avete mai sentito parlare di Lucha Libre? Forse questo nome non vi dice poi tanto. Sicuramente però avrete visto su foto e riviste le fantasmagoriche maschere a metà tra il supereroe ed il sadomaso che contraddistinguono questa celebre forma di sport messicano. La Lucha Libre (tradotto in italiano suonerebbe come Lotta Libera) è uno stile di wrestling nato in Messico negli anni trenta e attualmente molto diffuso in tutto il territorio nazionale. La caratteristica principale della lucha libre è lo stile di lotta utilizzato, molto più veloce del classico wrestling; si preferisce di gran lunga l’uso di manovre aeree a scapito della forza fisica, sacrificando spesso il realismo dei match.

Nella Lucha Libre è molto diffuso l’utilizzo delle mascarà ovvero della maschera: la maggior parte dei wrestler messicani, infatti, utilizza una maschera. Questa aiuta a definire la figura dell’atleta e viene spesso messa in palio in match màscara contra màscara: lo sconfitto in match di questo tipo deve consegnare la sua maschera al vincitore e se vorrà rimascherarsi dovrà utilizzare una tenuta completamente diversa. Perdere la propria maschera in uno di questi match viene considerato un grande disonore e solitamente gli organizzatori dello show offrono un premio in denaro ai wrestler per convincerli a perdere una contesa di questo tipo.

Addio a Sebastian Horsley, il dandy crocifisso

L’ultimo dandy, sregolato e provocatorio, ha lasciato questo mondo all’età di 47 anni. Si tratta di Sebastian Horsley, artista visivo, scrittore e poeta inglese che nel 2007 aveva assistito ad una sua ampia retrospettiva alla Spectrum Gallery di Londra. La vita di Horsley è stata un azzardo continuo, giocato fra i problemi famigliari dell’infanzia e gli eccessi di droga, prostitute ed alcol dell’età adulta. La sua esistenza è stata però contraddistinta soprattutto da una forte carica creativa, in molti l’hanno definito un artista mediocre ma Horsley era senza dubbio uno scrittore formidabile.

La sua autobiografia Dandy in the Underworld (2007) fu un vero e proprio successo di pubblico e critica. Nel 2008 all’artista fu negato l’accesso agli Stati Uniti per questioni morali derivanti dall’estrema crudezza della sua letteratura. Il libro ottenne però un tale successo da tramutarsi in adattamento per il teatro, un monologo messo in scena al Soho Theatre e diretto da Tim Fountain. Nel 2000 Horsley balzò agli onori delle cronache per una sua performance estrema tenutasi nelle Filippine.

Robert Colquhoun e Robert MacBryde, gli ultimi bohemienne

Al di là dei protagonisti dell’arte contemporanea, vere e proprie stars capaci di generare fiumi e fiumi di gossip, esiste un folto gruppo di nomi, ormai persi nei meandri della storia. Si tratta di personaggi che hano catalizzato l’attenzione per un certo periodo e poi sono stati dimenticati, con la stessa velocità con cui erano ascesi agli onori delle cronache. Due di questi nomi sono Robert Colquhoun e Robert MacBryde, celebri artisti degli anni ’40 le cui opere sono oggigiorno totalmente scomparsi dalle collezioni pubbliche. Le loro storie descritte oggi in un libro di  Roger Bristow parlano di humor, brutalità, tragedia, farsa ed intenso amore.

I due provenivano dalla classe operaia si conobbero alla Glasgow School of Art in Scozia e da allora furono inseparabili. Da allora divennero celebri come i due Roberts e fu chiaro che l’uno non sarebbe potuto andare avanti senza l’altro. Nel 1941 Colquhoun e MacBryde si trasferirono a Londra ed il loro studio di Notting Hill divenne una sorta di calamita per artisti, poeti ed altri personaggi stravaganti alla stregua di una rudimentale factory di Andy Warhol. Artisti come Lucian Freud, John Minton e poeti come Dylan Thomas e WS Graham, erano assidui frequentatori dello studio dove si tenevano reading di poesia e si tracannavano fiumi di birra.

Graffiti New York, un nuovo libro sulla storia dei writers della grande mela

 Anche se i moderni graffiti sono nati a Philadelphia verso la fine degli anni 60, quando gente come Conrbread e Cool Earl cominciarono a bombardare le metropolitane e le mura cittadine con i loro nomi, New York City sarà sempre universalmente riconosciuta come la patria della graffiti-art. Pionieri come Taki 183 hanno prodotto i loro primi tags proprio sui vagoni della metropolitana della grande mela nei primi anni ’70. In seguito, verso la metà degli anni ’70, una nuova ondata di writers ha iniziato a coprire interi treni metropolitani con opere contraddistinte da un intricato lettering.

Gli anni ’80 poi hanno visto le gallerie d’arte aprire le loro porte a gente come Fab 5 freddy e tanti, tantissimi altri, inutile citare la parabola ascendente di artisti come Keith Haring e Jean Michel Basquiat, fino a giungere all’odierno Banksy. Questa storica scalata, dall’universo underground all’istituzionale mondo dei musei, è ampiamente documentata in un nuovo libro di Eric Felisbret che si intitola semplicemente Graffiti New York.

Polaroids, un libro per Dash Snow tra arte e vita

Della morte del compianto Dash Snow ne abbiamo parlato ampiamente negli scorsi mesi estivi fiino a informarvi sulla sua mostra-camera ardente alla Deitch Projects di New York. Oggi però vogliamo tornar a parlare di questo giovane artista in concomitanza con l’uscita di un libro postumo comprendente una larga parte della sua celebre collezione di Polaroid. Il libro in questione si intitola semplicemente Dash Snow: Polaroids ed ad un’attenta scorsa ci ha suggerito alcune riflessioni.

E’ difficile approciarsi obiettivamente al libro, carico com’è di emozioni e ricordi di una vita troppo breve. Ma chi era veramente Dash Snow? Forse un artista outsider e fuorilegge, il Baudelaire di Downtown (come lo ha definito un critico americano) o forse un ragazzo complicato ma non talentuoso, proveniente da una famiglia ricca. Certo è che Snow è cresciuto tra opere di Rauschemberg e Twombly, sua nonna, Cristophe de Menil è una nobildonna parigina che ha ammassato una delle più grandi collezioni d’arte moderna di tutti gli Stati Uniti.

Quelle opere di Frida Kahlo sono false

Frida Kahlo una volta disse: “ io dipingo la mia realtà personale”
Più di mezzo secolo dopo la sua morte la celebre pittrice messicana che avuto per amanti Leon Trotsky e Josephine Baker e Diego Rivera come marito è al centro di una nuova e scottante controversia in bilico appunto tra realtà e finzione, ma andiamo per gradi. Poco tempo fa la casa editrice Princeton Architectural Press, che pubblicherà a breve una monografia su Frida Kahlo, ha dichiarato di aver scoperto un incredibile archivio segreto contenente opere inedite e diari contenenti piccanti rivelazioni, ardenti desideri e sottili ironie.

Tale collezione che consta di circa 1.200 pezzi sarebbe nelle mani di Carlos Noyola, proprietario di un negozio di antiquariato di San Miguel De Allende in Messico. Noyola afferma che l’archivio Kahlo consta di opere autentiche e che le stesse non saranno messe in vendita. L’antiquario avrebbe acquistato gli oggetti da un avvocato che li aveva precedentemente rilevati da un intagliatore che a sua volta li aveva avuti dalla stessa Frida Kahlo. Il problema è che questa famigerata collezione non è mai stata sottoposta a perizia da un qualsiasi esperto di opere dell’artista messicana.

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