Maurizio Mochetti allo studio Stefania Miscetti di Roma

Stefania Miscetti è lieta di presentare il progetto ORIZZONTE DEGLI EVENTI: un’installazione di Maurizio Mochetti appositamente ideata e realizzata per la galleria e per gli spazi contigui fino ad uscire all’esterno.  L’opera consiste in un segmento, un raggio laser rettilineo, che compie un “disegno spaziale fotonico”, percorrendo ed oltrepassando senza limiti strutturali i confini degli spazi architettonici, luoghi di ricerca creativa e produzioni artistiche differenziate ed abitate.

Dalla galleria di Stefania Miscetti, agli spazi creativi ed abitativi degli artisti Mochetti e Scaramella, proseguendo in direzione dello studio e abitazione degli architetti e collezionisti Lazzarini e Pickering, il “tragitto” continua ancora attraversando un ultimo spazio, libero e neutro, vuoto e non abitato, preludio silente che precede “l’evasione” all’esterno del raggio che diventa punto di luce, “arrestato” dalla parete frontale degli edifici.

Albert Oehlen alla Gagosian Gallery di Roma

Gagosian Gallery Roma è lieta di annunciare una mostra di recenti disegni di grande formato di Albert Oehlen. La mostra segue un’esposizione di dipinti dell’artista presentata quest’anno presso la Gagosian Gallery a New York.  Per Oehlen l’atto del disegnare, come il dipingere, è di per sè oggetto della sua opera. Tenendo conto delle naturali regole espressionistiche del disegno, l’artista riflette sul segno e il suo opposto, contrapponendo l’intuito gestuale dell’atto in sè ad una artificialità concepita secondo suoi criteri personali.

Impiegando unicamente il carboncino, l’artista traccia linee decise, a volte ricalcandole, sbavandole o cancellandole in parte, fissando così la composizione sull’ampia superficie di carta. Questi lavori di grande formato esprimono una eleganza grezza, fatta di gesti apparentemente casuali–linee intense e vigorose, sbavature e strisciate–e di sporadici momenti di consapevole tregua. Nella sue opere nulla sembra partecipare alla creazione di una chiara dimensione narrativa o leggibilità pittorica, fatta eccezione per i visibili punti d’inizio e fine che ne rafforzano il contenuto.

Tre Mostre al Castello di Rivara

Maurizio Savini e Riikka Vainio: DOMESTIC FOREST

Fino al 23 settembre

“Traccio una casa intorno a me per farla abitare soltanto per un istante” Domestic forest è l’evoluzione o, se vogliamo, la naturale conseguenza di una performance. È un’azione che tenta di edificare uno spazio senza costruire nulla, senza erigere alcun tipo di steccato o recinzione, apparentemente negando lo spazio stesso. È un accampamento. E sebbene tale vocabolo evochi nell’immediato un’idea di trasandatezza e di vita ai margini, non è questa l’intenzione. Ciò che qui si immagina è una planimetria che non verrà mai realizzata in modo permanente, ma che trova invece forma e plasticità nell’esposizione. Un progetto spontaneo e istintivo, disegnato tracciando soltanto una sottile linea bianca, più leggera del solco di un aratro.

 E ciò avendo cura di non modificare e di non spostare nulla. In totale sintonia con lo spazio, Domestic forest è un luogo di aggregazione dove tutti possono intervenire senza ostacoli né barriere, con piena libertà di scegliere e disporre. Un banchetto dove i convitati possono guardare da finestre immaginarie, da angoli nascosti nel nulla.

Il Coreografo Elettronico al Pan di Napoli

L’associazione Napolidanza è lieta di presentare la proiezione del Forward Motion, in occasione della 19ma Edizione del Festival Internazionale di Videodanza Il Coreografo Elettronico, prevista il 19 maggio 2012 al Pan – Palazzo delle Arti Napoli – dalle ore 17,00 alle 21,00.  Il Forward Motion sta attraversando tutto il mondo e ha visto eventi in India, Spagna, Australia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Questa sarà la sua prima proiezione in Italia.

Caratterizzato da film di rottura, storici e seminali, il Forward Motion rappresenta una rassegna itinerante della prolifica produzione di video-danza britannica, che passa attraverso i confini del cinema sperimentale e della danza contemporanea. Coprodotto dal British Council e del Sud Est Dance, con il sostegno di Arts Council England, il Forward Motion promuove il fenomeno della video-danza britannica e mira a coinvolgere i nuovi artisti, i mercati, il pubblico e gli appassionati a questa straordinaria forma d’arte di nicchia.

Nina Könnemann alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma

Dal 25 maggio al 13 luglio sarà aperta al pubblico presso la Fondazione Pastificio Cerere la prima mostra personale in Italia dell’artista tedesca Nina Könnemann. Saranno esposte quattro opere video che ripercorrono la sua produzione artistica dai primi anni 2000 a oggi.  Könnemann esplora momenti di aggregazione collettiva, concentrando di volta in volta il proprio sguardo sui micro-fenomeni che si verificano ai margini di quegli eventi. L’uso della camera a mano permette all’artista di reagire spontaneamente ai movimenti della folla e restituire una testimonianza diretta degli accadimenti che osserva, svelando così gesti minimi, banali e irrilevanti, che ne alterano le narrazioni convenzionali.

L’artista cattura attimi in cui la realtà si dischiude, offrendo un barlume del potenziale sovversivo, anarchico che le manifestazioni della sotto- e controcultura hanno sempre perseguito e i media invece costantemente manipolato e spettacolarizzato. In questo senso, Könneman utilizza il video minandone la sua funzione massmediatica: la realtà è documentata con l’intento di testimoniare l’autogenerazione di realtà parallele.

Alberto Di Fabio alla GNAM di Roma

Da sempre Alberto Di Fabio è impegnato a indagare il mondo naturale, i fenomeni fisici che lo regolano, macro e micro cosmo, attraverso uno speciale uso del mezzo pittorico che prende accenti ora realistici ora astratti, ora ottico/cinetici, ora spirituali. Tale percorso, sviluppato a partire dagli anni Ottanta, ha avuto il sostegno di una larga fortuna espositiva, critica e collezionistica soprattutto a livello internazionale.

La mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna rappresenta la sua prima esposizione personale presso una pubblica istituzione in Italia, per la quale l’artista ha concepito un progetto specifico calibrato sugli spazi di raccordo tra il nucleo più antico e quello più moderno del museo, progettato da Cesare Bazzani, vale a dire il lungo corridoio alle spalle del salone centrale destinato per la prima volta, a un intervento visivo unitario realizzato da un autore contemporaneo.

Roberto Cuoghi alla galleria Massimo De Carlo di Milano

Il 30 maggio 2012 Massimo De Carlo inaugura a Milano la mostra di Roberto Cuoghi dal titolo ZOLOTO. Il motivo guida della terza personale dell’artista alla galleria è la caricatura al proprio lavoro, risultato di un arrovellamento sulle definizioni, sull’inganno dell’apparenza e sugli sconfinamenti tra interiorità ed esteriorità. L’insofferenza che l’artista avverte, di rimbalzo, riguardo ai significati attribuiti al proprio lavoro è in mostra sotto forma di parodia.

I disegni e le opere pittoriche sono personificazioni che volutamente non arrivano a meritare qualifica di autoritratti. Declinazioni possibili dell’autore, ragionamenti e fantasie su scelte non fatte, oppure estensioni di caratteristiche prese una alla volta e sigillate in una dimensione più radicale. Ogni volto è una risposta sotto forma di proiezione, ammissibile o impietosa, oppure autocelebrativa, come la serie che si riferisce a una marca di sigari economici: una puntualizzazione sulla decisione, a ventiquattro anni, di cambiare drasticamente il proprio aspetto in quello di un uomo di mezza età.

Matteo Basilé alla Guidi & Schoen di Genova

Venerdì 18 maggio, alla galleria inaugura Landing, la nuova mostra personale di Matteo Basilé.  C’è chi sogna di dominare il mondo e chi dedica tutta la vita alla creazione di una spada. E se c’è un sogno a cui sacrificare tutti se stessi, c’è anche un sogno simile a una tempesta che spazza via migliaia di altri sogni. Non c’entra la classe, né lo status, e neppure l’età. Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore… fino alla morte. Se si nasce uomini, si dovrebbe desiderare una simile vita. Una vita da martiri spesa in nome di un dio chiamato “sogno”. (Kentaro Miura).

Da sempre viaggiatore che attraversa le geografie umane e terrestri raccontando storie di luoghi e persone di tutto il mondo, attraverso il suo lavoro Matteo Basilé ha nel tempo dato vita alle proprie visioni, riportando il suo immaginario in luoghi reali.

Uno sguardo al passato potrebbe salvare il nostro futuro

Mi trovavo ieri all’Auditorium di Mecenate di Roma, per presenziare all’ormai consueto appuntamento con i Martedì Critici di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli. Ospite della serata Giosetta Fioroni, un nome che (come già detto da Dambruoso) non ha certo bisogno di presentazioni. Una vera e propria eroina in un mondo di uomini, l’unica donna capace di tener testa a tipi tosti come Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Cesare Tacchi, Renato Mambor e così via.

La serata con Giosetta Fioroni si è rivelata piacevole ed estremamente interessante, di cose da raccontare l’artista classe 1932 ne avrebbe parecchie ma il tempo non basta mai. Tra l’esauriente presentazione di Dambruoso e l’analisi del sempre puntuale Tonellli, non vi nascondo che una forte nostalgia si è impadronita del mio animo.

Luciano Romano allo Studio Trisorio di Napoli

Giovedì 16 maggio alle ore 19.00 allo Studio Trisorio, in via Riviera di Chiaia 215, si inaugura una mostra di Luciano Romano dal titolo Lo sguardo obliquo. Sarà esposto il suo ultimo lavoro fotografico che ha come tema le scale, intese come metafora del costante desiderio dell’uomo di tendere all’assoluto e al trascendente, partendo dalla pesantezza e dall’opacità della pietra per mirare alla luminosità del cielo. Per quanto siano grandiose, articolate e imponenti, esse conservano un rapporto intimo e diretto con il nostro corpo che le percorre misurandole col proprio passo.

Le opere di Luciano Romano non descrivono spazi dall’identità definita, ma luoghi dello spirito, possibili zone di passaggio tra la materia e l’anima rese evidenti dal conflittuale alternarsi di luce e ombra. La fotografia è il linguaggio che meglio si adatta a questo processo di trasfigurazione, cattura lo sguardo e lo destabilizza in un imprevedibile gioco combinatorio tra la lucida, geometrica rappresentazione del mondo visibile e la ricorrente visione onirica.

Anna Franceschini alla Ex Elettrofonica di Roma

Venerdì 25 maggio 2012 lo spazio Ex Elettrofonica presenta la prima mostra personale a Roma di Anna Franceschini, a cura di Laura Barreca. The Siberian Girl è il racconto di un viaggio per immagini tra automi, bambole e carillon conservate nel Museo Ca’ da Noal di Treviso, una delle collezioni più significative di piccole meraviglie tecnologiche del passato. Il progetto di Anna Franceschini consiste nella proiezione di quattro film, installati nello spazio della galleria, a ricreare un ambiente immersivo in cui lo spettatore è invitato a cogliere suggestioni di natura diversa, in un continuo rimando tra realtà e finzione.

La singolarità del lavoro di Anna Franceschini è quella di utilizzare il mezzo cinematografico della pellicola come dispositivo evocativo, attraverso quelle modalità di creazione delle immagini in movimento tipiche delle origini del cinema. La visione dei film attraverso procedimenti legati all’analogico, conducono l’osservatore in una dimensione simbolica e fortemente suggestiva. Partendo dalla collezione del museo di Treviso, l’artista elabora un’idea che coniuga la concettualizzazione degli automi e l’idea stessa di cinema, trovando occasione di riflessione nel saggio Werden und Wesen einer neuen Kunst di Béla Balázs, teorico del cinema ungherese, in cui l’autore descrive la prima visita al cinematografo di una giovane ragazza siberiana, appena arrivata a Mosca dalla sua terra sperduta e ancora ignara del fervore tecnologico che animava le metropoli a quel tempo.

Il Design Come Sintomo al Museion di Bolzano

Non v’è dubbio: mai come ora, il design è sintomo della cultura contemporanea. La mano del designer si cela dietro ogni oggetto o superficie della nostra epoca: il design cattura tutto e tutti in una fitta rete di relazioni, più o meno labili, argute allusioni e rimandi di sottesa ironia, divenendo il mezzo con cui la società si manifesta nella sua sostanza, svelando al contempo come vorrebbe essere e palesando il suo sapere, i desideri più incon-fessati, gli aneliti e gli struggimenti repressi, portando in superficie nevrosi e reconditi impulsi psicologici.

Ma la domanda è: cosa rivela esattamente il design? E in che modo? Cosa e come comunica? Qual è l’effetto dei segni nella nostra rapida e spesso automatizzata percezione quotidiana? Il design può parlare o la sua specificità fa in modo che, solo attraverso essa, entriamo emotivamente in rapporto con il mondo?

The Collector’s choice all’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena

Dal 12 maggio al 22 luglio 2012 la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena presenta presso lo storico spazio espositivo dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena un’importante selezione di opere dalla collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo dal titolo significativo “The Collector’s Choice”. Le opere sono state scelte da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, in collaborazione con Filippo Maggia, curatore capo di Fondazione Fotografia di Modena.

La mostra raccoglie oltre 100 opere tra fotografie, video e installazioni rappresentative del percorso di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, collezionista da vent’anni e oggi fondamentale figura di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea in ambito nazionale e internazionale.

Collettiva alla Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea di Milano

Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta la collettiva di Filippo Ciavoli, Alfonso Cannavacciuolo e Pete Keller. L’esposizione conferma la tendenza del gallerista a incentivare la sperimentazione artistica di giovani pittori, prendendo in considerazione esperienze provenienti da contesti e personalità eterogenee. L’audace accostamento dei tre protagonisti segna anche un netto ritorno alla pittura figurativa: “Nell’aria c’è desiderio di identificarsi in qualcosa, di instaurare un dialogo, una sorta di comunicazione anche tra artista e spettatore, come tra gallerista e collezionista” (M. Scognamiglio).

Ed è proprio alla ricerca di un contatto con il reale che si rivolgono le riflessioni dei tre giovani protagonisti della rassegna. Riflessioni che, partendo dal tema figurativo, giungono a risultati profondamente radicati nell’individualità degli artisti, i quali utilizzano materiali, stili, tecniche e ispirazioni completamente differenti tra loro.

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