Lo strano caso del New Museum di New York

Nel 2009 il New Museum di New York ha annunciato una serie di mostre intitolata The Imaginary Museum. Come molti di voli ben sapranno il primo evento espositivo è stato curato da Jeff Koons che ha portato nel museo la collezione del grande collezionista Dakis Joannou. Il greco oltre ad essere uno dei più celebri collezionisti di opere di Jeff Koons è anche il fondatore della Deste Foundation, un centro per le arti contemporanee in Grecia è anche un sostenitore del New Museum.

La mostra curata da Koons ha quindi sollevato un polverone di polemiche per questa sorta di conflitto di interessi fino a che la scorsa settimana la questione etica del New Museum è stata affrontata dal New York Times, da The Art Newspaper e del famoso disegnatore William Powhida che per la copertina del Brooklyn Rail ha creato una mega vignetta intitolata Come il New Museum ha commesso il suicidio mediante la banalità.

Massimiliano Gioni, cronaca di uno sbadiglio annunciato?

La notizia lanciata ieri da Artribune ci lascia uno spiraglio di beneamata speranza per quanto riguarda le sorti della futura Biennale. Massimiliano Gioni (prossimo curatore della prestigiosa kermesse) ha promesso al pubblico dell’arte un “bestiario immaginifico”, insomma una Biennale visionaria ben lontana dai “compitini curatoriali”, parafrasando un’affermazione di Valentina Tanni.

Biennale di Venezia 2013 Brain Storming Burning

Rilancio questa interessante proposta di Luca Rossi che potrete trovare al seguente link:

Ho pensato di proporre un post in continuo aggiornamento che ci accompagnerà fino alla definizione del progetto ufficiale della prossima Biennale di Venezia 2013 curata da Massimiliano Gioni.  L’idea è quella di sviluppare un incessante brain storming su tutte le possibilità progettuali che una mostra come la Biennale potrebbe avere. Da ormai una decina d’anni il format Biennale è diventato un rassicurante standard che deve soprattutto attrarre un certo turismo culturale molto simile all’idea di Luna Park. Senza distogliere l’attenzione dalle esigenze e dai desideri del pubblico, questo nuovo post vorrebbe individuare e argomentare rispetto a possibili alternative. Sono convinto che il format possa diventare il messaggio. Sicuramente il format ha il compito di ottimizzare ed esaltare i contenuti. Al contrario sembra che ogni nuovo curatore ,dell’ennesima Biennale in giro per il mondo, riconfermi pedissequamente il solito-medesimo-format.
Brevemente. Si sceglie un titolo vago e intrigante che possa contenere tutto e il contrario di tutto; poi si stila un’interminabile lista di artisti che hanno operato negli ultimi due anni o che si vorrebbe “recuperare” (per la biennale di venezia si deve invitare almeno un 8-10% di artisti italiani, e quindi si fa una veloce selezione di curriculum vitae pescando fra le gallerie considerate “migliori”). Fatta questa lista molto lunga, si scelgono i lavori e lo spazio da dedicare ad ogni artista rispetto al lavoro specifico e l’importanza dell’artista stesso. E poi si installano i lavori; nel caso della Biennale di Venezia, sempre nello stesso modo, sempre con lo stesso ritmo, sempre negli stessi luoghi. Ogni biennale sembra le declinazione della medesima mostra, potrebbe anche andare ma ci vuole consapevolezza. In ogni caso criticare è fin troppo semplice, servono proposte alternative.

Chiunque può scrivere la propria idea a housewhite1@gmail.com

Family Business, Gioni e Cattelan non pagano

La notizia sembrava decisamente appetibile, anzi una vera e propria occasione da prendere al volo. Dopo il clamoroso successo dell’opening, la nuovissima galleria Family Business gestita nientemeno che dalla coppia più cool dell’arte Massimiliano Gioni e Maurizio Cattelan aveva deciso di lanciare un blogroll all’interno del sito ufficiale.

Il duo aveva quindi lanciato tramite Facebook un open call per trovare il fortunato webmaster, ecco in breve la traduzione dell’annuncio: “Family Business è alla ricerca un blogger cool per il nostro sito! Mandate al Padrino una storia di 150 parole sulla peggiore esperienza a cui vi è capitato di assistere a Chelsea negli ultimi 5 giorni! La Deadline è fissata per questo Sabato 8! Mandate le vostre brutte esperienze a godfather@familybusiness.usE la brutta esperienza da raccontare ci sarebbe pure, ma ironia della sorte ha come protagonisti proprio Cattelan e Gioni.

Maurizio Cattelan in pensione per finta

Mentre il fuoriclasse della curatela all’italiana Massimiliano Gioni si sta ancora godendo la sua nomina a doge della prossima Biennale di Venezia, il suo alter ego Maurizio Cattelan non è certo fermo con le mani in mano. Il buon Cattelan aveva già da tempo annunciato il suo definitivo ritiro dalle scene dell’arte contemporanea, ma il pensionamento anticipato potrebbe essere in realtà l’ennesimo calembour di un artista che ci ha abituato ai repentini colpi di scena.

 Già, poiché l’enfant terrible dell’arte contemporanea avrà forse deciso di cessare la produzione creativa ma di fatto ha spostato i suoi interessi su qualcosa di molto, molto simile. Con l’aiuto dell’onnipresente Gioni, del Bard Curatorial Center e della Anna Kustera gallery, il buon Cattelan ha infatti deciso di aprire nientemeno che una galleria, anzi ad esser precisi uno spazio no profit che prenderà il nome di Family Business.

Orgoglio Italiano: Massimiliano Gioni curerà la Biennale del 2013

La Biennale di Venezia della povera Zia Bice Curiger sarà ricordata (o forse dimenticata) come una delle più tiepide di tutti i tempi, non un successo su scala mondiale come quella di Achille Bonito Oliva ne un fallimento totale come quella di Hans-Ulrich Obrist e Rirkrit Tiravanija bensì una linea ordinata senza troppe emozioni. Del resto sono sempre i primi e gli ultimi ad esser ricordati ma tutto ciò che rimane nel mezzo viene presto dimenticato.

L’unica nota dolente che terrà viva nella nostra memoria il ricordo della 54esima Esposizione internazionale d’Arte è il Padiglione Minestrone Italia™ di Vittorione Nazionale©, un disastro senza precedenti che ha contribuito ad affossare definitivamente la creatività del nostro martoriato Stivale. Eppure la speranza è sempre l’ultima a morire è come avevamo già scritto in un nostro precedente articolo, una volta toccato il fondo non c’è altro da fare che risalire. Ecco quindi che finalmente la Biennale gioca una carta importante che potrebbe gettare una luce di speranza per il versante italiano, già perché in queste ultime ore la prestigiosa kermesse presieduta dal redivivo Paolo Baratta ha nominato nientemeno che Massimiliano Gioni al timone della nave.

Parasimpatico – Postsimpatico = Pippilotti Rist all’ex cinema Manzoni

Ho letto che Pippilotti Rist vuole ritirarsi a cucinare nel Somerset, in Inghilterra, e mi sono sentita un po’ sollevata perché va detto fuori dai denti: questa volta caro Massimiliano Gioni, secondo me e per quel che vale, hai toppato alla grande. Il meccanismo adottato dalla Fondazione Trussardi ormai è noto: ogni anno viene scelto un luogo milanese chiuso al pubblico e lo si riapre installando una mostra di qualche artista di quelli che conosce pure la massaia che segue l’inserto culturale del Tg2. E fin qui tutto bene, anzi benissimo: luoghi suggestivi, riappropriamento della città, arte per tutti e gratuita, nomi prestigiosi…

Ho sempre apprezzato il lavoro svolto  e ne ho sempre scritto con entusiasmo, ma credo che ora sia arrivato il momento di essere coraggiosi e questa mostra è tutto il contrario. Nulla da dire sulla scelta del luogo, tuttalpiù vorrei sapere come mai una sala cinematografica così maestosa e affascinante sia chiusa al pubblico. Marmi, dipinti e decorazioni in ogni dove che non avrebbero bisogno di nessun evento per essere degni di nota, invece sono stati declassati a sfondo per proiezioni. Riflettendo sui motivi che possono aver portato un’artista a mutilare sia le proprie opere che un luogo del genere con un allestimento così irritante è che si aveva il timore di risultare troppo banali a proiettare video arte in un cinema.

Pipilotti Rist trasforma l’ex Cinema Manzoni in un grande organismo vivente

Dal 9 novembre al 18 dicembre 2011 la Fondazione Nicola Trussardi presenta Parasimpatico, a cura di Massimiliano Gioni, la prima grande mostra personale di Pipilotti Rist in un’istituzione italiana. 

A fare da sfondo al nuovo progetto dell’artista svizzera è il Cinema Manzoni, per più di cinquant’anni una delle sale cinematografiche più importanti della città di Milano e chiusa al pubblico dal 2006. Pipilotti Rist è una delle voci più autorevoli e anticonformiste dell’arte di oggi: ha esposto con mostre personali nei più celebri musei del mondo – tra cui il MoMA di New York e il Centre Pompidou di Parigi – e ha preso parte alle maggiori kermesse internazionali, tra cui la Biennale di Venezia, quella di Berlino, Sydney e Lione. Nel 2009 ha partecipato al Festival del Cinema di Venezia con il suo primo lungometraggio Pepperminta.

Visioni fluttuanti, colori vibranti e psichedelici, colonne sonore ipnotiche, sensualità e leggerezza sono alcuni dei principali ingredienti del mondo di Pipilotti Rist, costruito sulla linea di confine tra sogno e realtà. I suoi video lussureggianti e le sue installazioni multimediali esplorano la sessualità e la cultura dei media con un mix giocoso e provocatorio di fantasia e quotidianità, in cui le immagini in movimento trasformano soggetti, temi e luoghi familiari in affascinanti caleidoscopi.

 Per Pipilotti Rist le immagini video sono la proiezione di desideri ed emozioni, una nuova forma di vita organica che lo spettatore può percepire non solo con gli occhi ma anche e soprattutto con il corpo.

A New York l’Asian Contemporary art week

Si inaugura il 21 marzo, a New York, la settima edizione dell’Asian Contemporary art week. La data non è casuale, se da noi coincide col il primo giorno di primavera (o almeno si spera!), in alcuni paesi asiatici inaugura l’inizio del nuovo anno. La rassegna, della durata di dieci giorni, prevede il coinvolgimento di oltre 35 musei e gallerie e si articolerà attraverso conversazioni con artisti, pannelli, proiezioni, presentazioni di libri, mostre, e visite guidate.

Attraverso questa molteplicità di eventi, Asian Contemporary art week si prefigge di far conoscere a livello globale le ultime esperienze artistiche dei paesi asiatici con uno sguardo però rivolto anche verso i grandi nomi che hanno già dato un contributo indispensabile al panorama artistico contemporaneo quali MF Husain e Monir Shahroudy Farmanfarmaian che per altro, prenderanno parte alla serie di discussioni con gli artisti. La selezione degli artisti prevede il coinvolgimento di Afghanistan, Bangladesh, Burma, Cina, India, Indonesia, Iran, Giappone, Kazakhstan e Pakistan e ha suscitato un entusiasmo tale che probabilmente l’iniziativa verrà replicata lungo la West Coast americana.

13 artisti celebrano i 100 anni del Gruppo Trussardi

In occasione del Centenario del Gruppo Trussardi, la Fondazione Nicola Trussardi presenta, una mostra a cura di Massimiliano Gioni, realizzata in collaborazione con la Fondazione Pitti Discovery, che apre i festeggiamenti per i cento anni della Maison Trussardi.

 Prima grande mostra collettiva organizzata dalla Fondazione, 8½ riunisce negli spazi monumentali della Stazione Leopolda di Firenze le opere dei tredici artisti internazionali a cui a Milano, dal 2003 a oggi, la Fondazione Nicola Trussardi ha dedicato ambiziose mostre personali e spettacolari progetti d’arte pubblica.

La mostra inoltre presenta in anteprima in Italia una nuova opera di Maurizio Cattelan.

 Come in una parata carnevalesca, 8½ presenta per la prima volta insieme le opere di Darren Almond, Pawel Althamer, John Bock, Maurizio Cattelan, Martin Creed, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli e David Weiss, Paul McCarthy, Paola Pivi, Anri Sala e Tino Sehgal, artisti che nell’ultimo decennio si sono imposti come alcune delle voci più interessanti e significative del panorama internazionale. 8½ propone un’antologia del meglio della storia recente della Fondazione Nicola Trussardi, ripercorrendo in un lungo piano sequenza i momenti salienti della sua attività che coincide con un importante capitolo della storia dell’arte del nostro tempo.


Anche Art+Auction stila la sua lista dei potenti dell’arte contemporanea

Il mondo dell’arte ama le classifiche, le liste dei potenti, le hit parades di ciò che è più esclusivo dell’esclusivo. A noi queste cose fanno un poco sorridere, sembra quasi che ogni anno sorga la necessità di stilare il libro del Guinness dei primati (e non parliamo delle scimmie). Quindi, puntuali come l’elenco del telefono, le liste dei potenti dell’art scene invadono le prime pagine dei magazine ostentando la loro pretestuosità.

Si capisce che l’arte non ha bisogno di questo ma è innegabile che alcune personalità, nel bene e nel male, hanno in pugno le redini del sistema internazionale. Ecco quindi che Art+Auction ha diramato la sua consueta lista dei potenti denominata Power – the art world people who matter. Tra le tante personalità influenti ci risolleva un poco il fatto di vedere tre italiani posizionati nei ruoli chiave. Il curatore Massimiliano Gioni figura infatti nella sezione Power Curators, Massimo de Carlo è presente nella sezione dei Power Dealers e Fabrizio Moretti in quella denominata Power Of Tradition, dedicata ai dealers di arte antica e moderna.  Purtroppo nella sezione Power Collectors non abbiamo nessuna figura di rilievo, eppure in Italia esistono importanti collezionisti, anche se si sente la mancanza di un novello Giuseppe Panza di Biumo. Di seguito trovate i nomi presenti nelle varie categorie:

Chiamata alle armi per donne guerriere – Matteo Basilé alla Galleria Pack

Pochi giorni fa leggevo un’intervista in cui Massimiliano Gioni faceva notare l’assurda dicotomia che viviamo ogni giorno: da una parte il corpo sovraesposto e le immagini irreali della pubblicità che più scandalizzano più vendono, dall’altra l’arte contemporanea censurata senza discernimento, vedi il caso Cattelan a Milano.

Questione di ruoli diceva. Mi piace pensare che sia una questione di profondità: il marketing vince sul qui ed ora, lavora solo ed esclusivamente in superficie. L’arte invece, se fatta bene, scava, arriva nelle viscere, ci trafigge in profondità, ma allo stesso tempo è fatta di immagini, di gusto, di superfici. Forse per questo diventa più facile attaccare l’arte, oggi così indifesa e da sempre difficile da comprendere.

Artissima 17 volge lo sguardo al futuro ma non dimentica gli artisti degli anni 60

 Artissima presenta l’elenco delle gallerie che da venerdì 5 a domenica 7 novembre 2010 animeranno la diciassettesima edizione della Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea a Torino, diretta da Francesco Manacorda. Nella nuova sede dell’OVAL, Artissima 17 accoglierà in totale 153 gallerie, scelte dai Comitati di Selezione e dai Comitati curatoriali tra i nomi più attuali e di maggior interesse del mercato internazionale dell’arte, suddivise nella tradizionale partizione in sezioni.

La MAIN SECTION, che raccoglie le gallerie più rappresentative del panorama artistico mondiale, sarà composta da 98 gallerie, di cui 50 straniere e 48 italiane. La sezione PRESENT FUTURE, dedicata agli artisti emergenti e alle rispettive gallerie su invito diretto di un Comitato curatoriale internazionale composto da Luigi Fassi (coordinatore), Mai Abu ElDahab, Richard Birkett e Thomas Boutoux, presenterà 15 progetti monografici.

Speciale punto di riferimento per la nuova creatività, la sezione NEW ENTRIES, riservata alle più interessanti giovani gallerie con meno di cinque anni di attività e presenti per la prima volta ad Artissima, ospiterà 28 gallerie provenienti da quattordici paesi: Italia, Dubai, Cile, Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, India, Polonia, Romania, Russia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera.  

Successo per la Gwangju Biennale targata Massimiliano Gioni

Si è aperta finalmente l’attesa edizione 2010 della Gwangju Biennale, manifestazione  coreana che quest’anno è curata da un talento nostrano che ormai è da tempo fuggito dal nostro belpaese. Stiamo ovviamente parlando di Massimiliano Gioni, alter ego di Maurizio Cattelan oltre che curatore di caratura internazionale e punta di diamante del New Museum di New York. Come riportato dal prestigioso magazine internazionale Artinfo e da altri magazines internazionali, la Gwanju Biennale targata Gioni è una manifestazione assai inconsueta, dove è possibile trovare una miscela esplosiva di artisti che vanno da Bruce Nauman fino a Wang Guanyi passando per Pawel Althamer, Roberto Cuoghi e Keren Cytter, Per un totale di 134 presenze provenienti da 28 differenti paesi e 9000 immagini in mostra.

Il tema prescelto “10,000 Lives” verte sulla radice primordiale dell’immagine partendo dall’antica Grecia sino ad arrivare ai giorni nostri. Ovviamente la nostra società è in qualche modo intossicata dal vasto bacino di immagini a sua disposizione quindi la mostra tenta di trovare un punto di raccordo tra questa sovraesposizione alle immagini e le radici classiche delle stesse. In soldoni l’evento si ripropone di mostrare come vengono fatte, distribuite e riciclate le immagini contemporanee attraverso dei casi di studio che spaziano dalle immagini di propaganda alla fotografia commerciale sino alle sculture funerarie ed alle foto di prigionieri, in una sorta di viaggio enciclopedico assai complesso.

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