Come è andata la fiera? La domanda diventa sempre più incalzante, la cravatta sempre più stretta ed il rivolo di sudore già inizia a solcare la fronte lucida. Il gallerista indeciso si volta a rimirar le opere in mostra sulla parete di cartongesso e non scorge alcun bollino rosso. Un dubbio l’assale, anche l’intervistatore ha notato l’assenza di bollini e di certo non si priverà del piacere di torturare il povero dealer. La risposta rimbalza fra i denti e si bagna tra la saliva ma stenta ad uscire.
mercato
Il tracollo delle fiere italiane
La maggior parte delle fiere d’arte in Italia non hanno un progetto. E’ per questo che il loro appeal è drammaticamente diminuito in questi ultimi anni. Avere un progetto non significa solamente regalare gli stand alle gallerie più prestigiose ed escludere sistematicamente quelle emergenti (trattenendogli però la famigerata quota di “spese di organizzazione”). Prima di tutto bisognerebbe effettuare una reale ricerca sulle gallerie che ambiscono ad entrare in fiera.
Pillole di Frieze parte 2 – Cosa ci è piaciuto

Accantoniamo per ora le nostre diatribe sui collages e parliamo di Frieze nello specifico. Abbiamo senz’altro notato cose positive che andremo ad elencare qui di seguito. La galleria Sgandar di Oslo ha presentato una gigantesca installazione lignea di Oscar Tuazon che ha occupato l’intero stand, opera monumentale decisamente affascinante.
Gagosian apre una nuova galleria a Rio
Il supermarket dell’arte contemporanea ha colpito ancora, Larry Gagosian ha deciso di aprire un nuovo Temporary Showroom a Rio de Janeiro…
Niente diritti di rivendita per gli artisti americani
Chuck Close perde la causa per i diritti di rivendita
Collezionisti under 50
Ecco a voi la prima parte della lista di collezionisti Under 50 lanciata da Modern Painters . Andiamo a vedere chi sono i più giovani collezionisti della scena internazionale:
Mohammed Afkhami
Dubai/New York
Managing partner di MA Partners dmcc, colleziona in prevalenza arte contemporanea del Medio Oriente.
Laura and John Arnold
Houston
John Arnold, il re del gas naturale e sua moglie Laura, vivono in una casa cubista e collezionano prevalentemente arte contemporanea.
Haro Cumbusyan and Bilge Ogut-Cumbusyan
London/Istanbul
I coniugi collezionano prevalentemente video e new media. Si sentono a loro agio con le “nuove tecnologie e tutto quello a cui bisogna attaccare dei cavi” a loro detta.
La top 200 dei collezionisti di ARTnews
Eccoci Finalmente giunti alla fatidica top 200 dei collezionisti più famosi del mondo stilata ogni anno dal prestigioso magazine ARTnews. Se siete artisti ed avete voglia di farvi comprare qualche opera non esistate a contattare questi veri e propri tycoon dell’arte. Noi possiamo solo aggiungere che i collezionisti italiani sono come al solito grandi assenti all’interno di questa lista. Gli unici a comparire sono Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Ma quelli, si sa, sono una conferma.
Shelley Fox Aarons and Philip E. Aarons
New York
Real estate
Contemporary art
Roman Abramovich and Dasha Zhukova
Moscow
Steel, mining, investments, and professional soccer
(Chelsea Football Club)
Modern and
contemporary art
Paul Allen
Seattle
Computer software and sports franchises
Impressionism; Old Masters; modern and contemporary art
María Asunción Aramburuzabala
Mexico City
Beverages and investments
Modern and contemporary art
Art Basel s’inventa la pre-preview
Giusto pochi giorni fa si parlava dell’incredibile appeal di Art Basel, la fiera dell’arte contemporanea made in Switzerland che, a dispetto della crisi, riesce ad attirare un sempre più crescente numero di presenze e (non per ultimo) riesce a piazzare vendite a sei figure. Ovviamente dalle nostre parti questa è pura fantascienza e se in Italia si tende a tagliare, a Basilea la parola d’ordine è: esclusività.
Vista la superpresenza del 2011 di 65.000 unità tra aficionados, collezionisti e addetti ai lavori, a Basel hanno pensato bene di scaglionare le presenze. La kermesse si apre oggi ma in molti sono già riusciti ad ammirare la fiera nei due giorni di preview. Avete letto bene, oltre al normale giorno di preview, Basel ha pensato bene di istituire un’ulteriore giornata di pre-preview.
Come attirare l’attenzione del gallerista
Stanchi delle fiere? Siamo certi che la risposta sia no, ma siamo anche certi che molti di voi saranno stanchi di recarsi alle fiere e non essere presi in considerazione dai galleristi. Già, nelle giornate di fiera i dealers sono tutti impegnati a parlottare con i collezionisti e con i loro preziosi contatti. Ed a noi amantissimi dell’arte contemporanea chi ci pensa? Ecco un pratico vademecum che vi renderà simili ad un collezionista/esperto/addetto del settore in grado di attirare l’attenzione del gallerista.
I galleristi in genere notano solamente due tipi di persone: Chi sembra ricco e chi minaccia di rompergli un’opera. Ovviamente voi dovrete tentare di somigliare alla prima categoria. Vestitevi in modo eccentrico ma non volgare per le donne abitino sgargiante e coda di cavallo, per i maschietti completo con pantalone strizzatissimo e mocassinaccio alla Briatore, una bella barba sarà come la ciliegina sulla torta. Ah, non dimenticate mai gli occhiali, se non avete problemi di vista prendetene un paio fasulli.
Poi ti lamenti che il pubblico non c’è
Il crollo verticale del sistema/arte, culminato con la sostanziale debacle di Roma contemporary, può aiutarci a comprendere cosa andrebbe cambiato, per ritrovare il perduto interesse del pubblico. Innanzitutto bisognerebbe farla finita con il concetto di “tecnico straniero”, lo specialista venuto da oltreconfine che salva baracca e burattini è una bella favoletta da raccontare ai vostri nipoti. Abbiamo ottimi curatori, manager ed addetti del settore anche dalle nostre parti, è preferibile un fallimento tutto italiano ad uno estero profumatamente pagato.
Anche i circoletti finto-minimal intellettuali che organizzano talk (in tutte le lingue tranne che l’italiano) sulla relazione tra Marinus Boezem e la margarina sono giunti ben oltre l’umana sopportazione. Proprio per dar retta a questi intellettuali radical-chic molti galleristi sono stati trascinati nel buco nero del Newindustrialminimalism / Cunsumerism, una pseudo corrente creativa che trova la sua ragion d’essere all’interno di lamiere buttate per terra, pezzi di marmo smussati con cartoline appiccicate sopra, sedie, mobili, piume di pavone e quanto altro.
I big dell’arte contemporanea
Quali sono i più grandi artisti del contemporaneo? Sicuramente ognuno di noi avrà la sua bella risposta dettata dai gusti personale o da una particolare affezione. C’è però un metodo più freddo e preciso per valutare un artista, parliamo ovviamente delle regole di mercato. In base alle ultime aste internazionali, la celebre piattaforma Artnet ha stilato una classifica “gold” con i 20 artisti (10 uomini e 10 donne) che hanno raggiunto quotazioni vertiginose. Parliamo ovviamente di artisti facenti parte della storia dell’arte contemporanea del secondo dopoguerra. Questa classifica può sicuramente aiutarci a comprendere il valore economico di un’opera, fermo restando che quello affettivo e quello storico sono ben altra cosa:
Uomini
1 Mark Rothko, Orange, Red, Yellow (1961) venduta a 86.882.496 dollari
2 Francis Bacon, Triptych (1976) venduta a 86.281.000 dollari
3 Andy Warhol, Green Car Crash (1963) venduta a 72.840.000 dollari
4 Clyfford Still, 1949-A-No.1 (1949) venduta a 61.682.500 dollari
5 Roy Lichtenstein, Sleeping Girl (1964) venduta a 44.882.500 dollari
A che ora è la fine della fiera?
Cronaca di una morte annunciata o periodo di stanca che prima o poi passerà? Difficile a dirsi, ma questo periodo che tutti chiamano “crisi economica” è decisamente molto più complesso di ogni altro periodo di depressione. L’economia c’azzecca fino ad un certo punto, visto che i paurosi scivoloni delle fiere d’arte contemporanea made in Italy non riguardano solo le vendite ma soprattutto le presenze dei collezionisti e del pubblico in generale,in netto ribasso, un calo d’attenzione diffuso da cui bisogna per forza di cose uscire se si vuole sopravvivere.
Roma contemporary è l’ultimo episodio in ordine di tempo di una situazione di stanca generale del mercato, segno evidente che se Roma, Torino, Bologna e Milano vogliono continuare ad esistere si dovrà rivedere l’intera formula fieristica. Così come siamo combinati, la fine è già scritta in questa equazione: meno allure = meno collezionisti / meno collezionisti = meno gallerie/ meno gallerie = meno prestigio/ meno prestigio = meno collezionisti ed il cerchio si chiude.