Jan Fabre alla Biennale con la Pietà di Michelangelo

Dal 1° giugno al 16 ottobre 2011, durante la 54^ edizione della Biennale d’arte di Venezia, la Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia (Sestiere Cannaregio 3599) ospiterà il nuovo evento espositivo di Jan Fabre (Anversa, 1958), dal titolo PIETAS. Curata da Giacinto Di Pietrantonio e da Katerina Koshina, promossa dalla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dal State Museum of Contemporary Art di Salonicco e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, la mostra presenterà cinque grandi sculture in marmo puro e marmo statuario di Carrara dell’artista fiammingo.

Tra queste spicca l’inedita rilettura fatta da Fabre della Pietà di Michelangelo, dal titolo Sogno compassionevole (Pietà V) nella quale il Cristo ha il volto dell’artista stesso e la Madonna ha quello di un teschio, simbolo della morte.  Lungi dal proporre un messaggio blasfemo o semplicemente provocatorio, l’opera rappresenta una ‘scultura-performativa’ che mette in scena i veri sentimenti di una madre che vuole sostituirsi al figlio morto.

Un anno di “ritrovamenti d’arte”

Lo scorso ottobre un polveroso dipinto nascosto per anni dietro un vecchio sofà è stato ritrovato in una casa a Buffalo, New York. Gli esperti hanno dichiarato che si tratta di un dipinto di Michelangelo che potrebbe raggiungere la sbalorditiva cifra di 300 milioni di dollari. Sono ancora in corso gli accertamenti del caso.

A novembre Pierre Le Guennec è andato in pensione. L’uomo circa 40 anni fa aveva svolto alcune mansioni come elettricista e tuttofare per Pablo Picasso nella residenza in Costa Azzurra. In cambio il celebre artista avrebbe pagato l’uomo con circa 271 schizzi e disegni del valore complessivo di 50 milioni di dollari. E’ comunque in corso una battaglia legale con gli eredi di Picasso che accusano Le Guennec di furto delle opere.

Michelangelo, Leonardo e Picasso. Geni e maestri uguali a noi

Si parla sempre più spesso dei grandi maestri dell’arte del passato, forse perchè la loro abilità ed il loro ingegno hanno contribuito a diffondere all’interno della società contemporanea un alone di mistero e magia che spinge ricercatori e scienziati a compiere accurati studi, giungendo a nuove ed affascinanti conclusioni. In questi giorni, girovagando per la rete abbiamo trovato due esempi che ci aiutano a comprendere l’aspetto profondamente umano di artisti che troppo spesso ci appaiono come inarrivabili divinità.

Che Michelangelo avesse uno stile di vita gay friendly non è certo un mistero ed anzi, forse le sue figure umane così definite e perfette sono proprio il risultato di un’ openness  priva di tabù e perbenismo alle naturali diversità del creato. 

Scoperto un nuovo dipinto di Michelangelo: “La pietà perduta”

Se la notizia dovesse essere confermata sarebbe una vera e propria scoperta sensazionale per tutto il mondo dell’arte. Un dipinto non finito raffigurante il Cristo e la Vergine Maria che per diverso tempo è stato in possesso di un ex pilota dell’aviazione che risponde al nome di Martin è infatti l’oggetto di un libro scritto da Antonio Forcellino ed intitolato La Pietà perduta (edito da Rizzoli). Lo stimato restauratore e storico dell’arte sostiene che il dipinto in questione è in realtà un’opera di Michelangelo ed il suo valore sarebbe ben più alto di 118 milioni di dollari.

Forcellino si è imbattuto per la prima volta nella Pietà perduta alcuni anni fa. Da bambini  l’attuale proprietario Martin e suo fratello stavano giocando a tennis dentro casa e ad un tratto la pallina colpì il dipinto rovinandolo. Nove anni fa Martin ha ricevuto in dono dai suoi genitori il dipinto ed ha chiamato Forcellino per una perizia.

Al via la Biennale Internazionale di Scultura di Carrara


Dal 26 giugno al 31 ottobre 2010 si svolge la XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, curata da Fabio Cavallucci, dal titolo Postmonument. Filo rosso di quest’edizione è infatti il tema del monumento, o meglio quel radicale processo di de-monumentalizzazione che nell’ultimo secolo ha svincolato la scultura dalle finalità celebrative ed encomiastiche.

Emblema del potere forte, strumento di controllo e omologazione delle masse, ma anche catalizzatore dei valori dei popoli e tassello insostituibile nella costruzione della memoria collettiva, il monumento diviene bersaglio principale di rivolte e rivoluzioni, per poi essere spazzato via dall’imporsi degli ideali di democrazia e libertà del nostro tempo. Tuttavia, in uno scenario mobile e mutevole come quello attuale, in un clima di fine d’epoca e di riscrittura della storia, accanto alla predominante iconoclastia contemporanea si registra il progressivo riemergere di codici e valori dal passato. Torneremo a riconoscerci in nuovi monumenti?

Robert Mapplethorpe al Museo d’arte di Lugano

Dal 21 marzo al 13 giugno 2010 il Museo d’Arte dedica una straordinaria esposizione all’opera del grande fotografo americano scomparso nel 1989 a soli 42 anni. La mostra “Robert Mapplethorpe. La perfezione nella forma” curata da Bruno Corà, Franca Falletti e Jonathan Nelson è stata realizzata in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation di New York e la Galleria dell’Accademia di Firenze dove si è svolta con enorme successo la prima tappa espositiva.

I curatori hanno selezionato un significativo repertorio di oltre novanta scatti che illustrano la costante ricerca di un’ideale perfezione plastica da parte di Mapplethorpe, ricerca che ha permesso di stabilire un affascinante dialogo tra il fotografo americano e i grandi maestri del Rinascimento, in particolare Michelangelo. In questo senso appaiono significative le seguenti affermazioni dello stesso Mapplethorpe: “se io fossi nato cento o duecento anni fa avrei potuto fare lo scultore, ma la fotografia è un modo più veloce per vedere le cose, per fare scultura” e ancora “Vedo le cose come fossero sculture… dipende da come quella forma sta all’interno dello spazio e credo che questo tipo di approccio derivi dalla mia… formazione storico-artistica”.

il Met si ritrova un Michelangelo dentro casa

Un dipinto del Metropolitan museum di New York da tempo attribuito alla bottega di Francesco Granacci (Villamagna di Volterra, 1469 – Firenze, 30 novembre 1543 pittore italiano del primo periodo del manierismo fiorentino), potrebbe essere invece un’opera di Michelangelo, secondo quanto affermato da Everett Fahy, uno dei più grandi studiosi dell’arte rinascimentale italiana ed ex presidente della sezione pittura europea del Metropolitan. Il dipinto in questione è databile attorno al 1510 ed è intitolato Testimonianza di San Giovanni Battista.

L’opera fu acquistata nel 1970 dall’importante istituzione museale direttamente dalla casa d’aste Sotheby’s di Londra per sole 60.000 sterline ed oggi probabilmente il dipinto potrebbe attestarsi attorno alle 400.000 sterline, ma se si trattasse di una vero dipinto di Michelangelo le sue quotazioni schizzerebbero alla sbalorditiva cifra di 150 milioni di sterline.

Dopo 17 anni Pace e Wildenstein si dividono

I resoconti delle manifestazioni fieristiche nazionali, compresi quelli del Miart 2010 che si è concluso il 29 marzo, parlano di un mercato che sostanzialmente ha retto la grande “botta” della crisi economica.  Le aste internazionali parlano invece di una riduzione della bolla speculativa e di un livellamento delle quotazioni ad una dimensione più umana. L’andamento del mercato dell’arte contemporanea dunque è ancora un grande punto interrogativo.

Un fatto accaduto negli ultimi giorni può darci però alcuni indizi sul reale impatto economico della crisi sul sistema dell’arte. Dopo 17 anni di presenza sul mercato i grandi dealers Pace e Wildenstein, (raccolti sotto il marchio PaceWildenstein) hanno deciso di dividersi: “Non c’era più ragione di continuare a correre uniti, non riusciamo più a scambiarci i clienti come una volta” ha dichiarato Arne Glimcher, dirigente di Pace. Ma nel 1993 l’unione delle due gallerie sembrò un’idea brillante, capace di far confluire i collezionisti in un grande ed unico “punto vendita”.

Caravaggio Super Star, batte anche Michelangelo

Secondo una nuova e buffa scoperta Michelangelo è stato spodestato dall’ipotetico primo posto in classifica in qualità di artista più amato del panorama artistico italiano dopo circa 500 anni. Caravaggio, (che tra accoltellamenti, sfide, donne, gioco d’azzardo e fughe è riuscito anche a creare capolavori assoluti), ha infatti messo fine allo strapotere del grande pittore.

Certo che di queste illazioni non se ne sentiva certo il bisogno ma come si sa, i ricercatori sono sempre all’opera ed ogni tanto sciorinano grandi scoperte come: Leonardo amava il gelato gusto puffo o Tiziano era tifoso della Ferrari. Questa volta  a renderci più dotti sulla storia dell’arte ci ha pensato Philip Sohm, storico dell’arte dell’Università di Toronto. Sohm, negli ultimi 50 anni, ha studiato un congruo numero di cataloghi, libri e pubblicazioni varie scoprendo che Caravaggio nel corso degli anni ha gradualmente superato Michelangelo. Il ricercatore afferma di essere in possesso di grafici e studi che possono provarlo scientificamente. Certo questo cambiamento non significa certo che Michelangelo sia crollato in basso, basta notare quanta gente ogni anno visita la Cappella Sistina a Roma o si reca ad ammirare il David a Firenze.

I Raggi UV riportano alla luce un affresco di Giotto

Importante scoperta di un team di restauratori italiani che durante i loro interventi su alcuni affreschi del Giotto (maestro del 14esimo secolo) sono riusciti a riportare alla luce incredibili colori e dettagli mai visti, presumibilmente occultati da secoli di polvere ed impurità.  Gli affreschi, databili attorno al 1320, fanno parte delle decorazioni delle mura della cappella Peruzzi nella Basilica di Santa Croce a Firenze.

La cappella è stata immortalata dalla regista James Ivory che nel 1985 scelse proprio la magica location per girare una scena del film Camera Con Vista. Nella scena in questione la celebre attrice Helena Bonham Carter interpreta la nobildonna inglese Lucy Honeychurch che nella cappella incontra il suo futuro marito. Gli affreschi di Giotto raffigurano l’ascesa in paradiso di San Giovanni Evangelista e la testa di San Giovanni Battista presentata a Re Erode su di un piatto portato da un soldato Romano. Per riportare alla luce gli sfavillanti colori creati dal grande maestro, i restauratori hanno utilizzato i raggi ultravioletti.

Capezzoli malandrini e Las Vegas censura la street art

 Niente capezzoli, problema sparito. Così hanno pensato tutti gli abitanti di Clark County, una contea del Nevada che contiene la cittadina di Las Vegas, ora che i capezzoli sul murale creato all’esterno dell’Erotic Heritage Museum sono stati coperti con dei piccoli stickers. Il murale in questione riproduce alcune donne nude ed i capezzoli esposti violano un codice della contea che vieta di mostrare su segnali ed insegne l’areola del seno.

Il curatore del museo di Las Vegas, Laura Henkel, ha quindi coperto i seni femminili ma ha precisato che l’opera in questione non è certo un’insegna od un segnale ma una creazione artistica. Questo è il terzo murale ad offendere una comunità che punta sull’industria del sesso come unico mezzo di sostentamento (ironia della sorte). Non è un segreto il fatto che l’area di Las Vegas attrae migliaia di turisti proprio grazie al sesso, agli alcolici ed ai giochi d’azzardo. Senza tutto ciò Las Vegas non esisterebbe ma stranamente quando un artista gioca con queste tematiche qualcuno si offende prontamente.

Lo stato italiano si compra un falso crocifisso di Michelangelo

 Gli sprechi del governo italiano non sono certo una novità, tra infrastrutture lasciate a metà, fantomatici ponti sullo stretto di Messina e siti internet istituzionali come italia.it che chiudono dopo 18 mesi di agonia e milioni di euro per la progettazione non c’è di che lamentarsi. Ovviamente anche la cultura gioca un ruolo fondamentale nel balletto degli sprechi e l’ultima notizia che ci giunge dal mondo dell’arte rappresenta la solita e triste conferma di tutto ciò.  Il governo italiano ha infatti acquistato un anno fa un crocifisso ligneo attribuito a Michelangelo. L’opera è stata comprata da un art dealer di Torino che ha più volte confermato la genuinità della stessa, proveniente da una famiglia fiorentina.

Inizialmente l’opera era stata valutata 15 milioni di euro ma l’affare si è concluso per circa 3 milioni di euro. L’acquisto è stato presentato in pompa magna nel dicembre dello scorso anno, la figura lignea è stata presentata a Papa Benedetto XVI. L’opera è stata poi esposta nelle sale parlamento italiano e successivamente ha girato la nazione in una serie di mostre che hanno attratto migliaia di visitatori. Il governo italiano aveva inoltre intenzione di prestare l’opera di Michelangelo alla National Gallery di Washington e di onorare così il presidente americano Barack Obama. Peccato però che l’opera in questione potrebbe essere falsa.

L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci restaurata al computer

 L’arte del restauro è divenuta negli ultimi anni sempre più precisa e rispettosa delle caratteristiche chimiche dell’opera da ripristinare. Uno dei più famosi ed importanti interventi di restauro del ventesimo secolo fu quello della Cappella Sistina. Gli affreschi di Michelangelo presenti nella cappella ed in particolare quelli della volta e delle lunette, compreso Il Giudizio Universale e La Creazione di Adamo furono oggetto nel corso dei secoli di numerosi interventi ma il più famoso è appunto quelloche si svolse dal 1980 al 1994 il quale ha riportato alla luce colori a dir poco sfavillanti che hanno suscitato clamore ed in certi casi numerose critiche tra gli addetti al settore.

Lo storico James Beck asserì infatti che i restauri non restituivano le vere intenzioni di Michelangelo. Oggi con l’ausilio del computer gli interventi di restauro possono essere pianificati a tavolino mediante la digitalizzazione dell’opera da restaurare. Proprio questa tecnica ha permesso di ricostruire L’Ultima cena di Leonardo da Vinci, celebre affresco che si trova nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Leonardo iniziò a lavorarvi nel 1495 e la completò nel 1498 ma la tecnica usata e l’impiego di materiali organici determinò sin da subito un lento e progressivo degrado.

A Firenze Philip Glass suona per Robert Mapplethorpe

Si è tenuto ieri sera a Firenze un grande concerto di Philip Glass che ha suonato le sue affascinanti composizioni accompagnato dal solo pianoforte, proprio al cospetto del David di Michelangelo alla Galleria dell’Accademia. L’evento è stato organizzato per ricordare il grande fotografo Robert Mapplethorpe le cui opere sono attualmente in mostra al museo per l’evento dal titolo Robert Mapplethorpe-La perfezione nella forma.

Esattamente venti anni fa, Philip Glass suonò in onore del grande fotografo morto di Aids a soli 43 anni, in occasione di un grande concerto tenutosi a New York. Oggi Philip Glass ha nuovamente suonato per omaggiare Mapplethorpe, eseguendo alcuni dei suoi Etudes. Il musicista ha detto di aver composto i pezzi per eseguirli da solo al piano. Il risultato di questi studi è un compendio musicale dinamico e denso di emozioni, una nuvola sonora carica di memorie e visioni sognate e sognanti, alla maniera di Glass.

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