I Martedì Critici, dibattiti aperti per capire l’arte contemporanea

Martedì 16 febbraio 2010 dalle 19:00 alle 23:00 Alberto Dambruoso e Micol Di Veroli presentano una nuova serie di appuntamenti artistici in via Carlo Botta, 28 a Roma dove la visione critica diventa una parte fondante insieme a quella dell’artista nella definizione dell’opera esposta.

I martedì critici sono degli eventi unici che si svilupperanno nel corso di una serata e prenderanno vita nello spazio-studio di un critico d’arte. Un contenitore alternativo rispetto alle gallerie, dove non si intende fare mercato bensì apportare una lettura, stimolare delle riflessioni, aprire un dibattito attraverso la presenza attiva degli attori che danno vita all’arte creando così di volta in volta una piattaforma liberamente aperta al pubblico. L’intento è quello di spiegare, documentare, rendere note le poetiche e le direzioni di ricerca degli artisti invitati.

Alcune considerazioni su Elisa Sighicelli e la critica italiana

Finalmente l’arte italiana riesce a varcare i confini del nostro stato, approdando nientemeno che nel dorato tempio dell’arte contemporanea, vale a dire New York City. Portabandiera della nostra creatività è Elisa Sighicelli che ha inoltre partecipato al  discusso Padiglione Italia alla scorsa Biennale Di Venezia. L’artista in questi giorni (fino al 27 febbraio) è in mostra alla Gagosian Gallery di Madison Avenue con un progetto dal titolo The Party Is Over che consta di due video e nove fotografie montate su light boxes. Tra le opere presentate figura anche il video Untitled (The Party is Over), per intenderci quello con i fuochi d’artificio che vanno al contrario.

Ora è da sottolineare il fatto che la mostra da Gagosian sta raccogliendo numerose critiche positive tanto che il celebre magazine d’arte The Brooklyn Rail ha persino dedicato un’ampia ed interessante intervista all’artista redatta dal noto critico John Yau. Tra le domande interessanti poste da John Yau ve n’è una che mi ha letteralmente colpito, Yau avvicina il lavoro sulla luce di Elisa Sighicelli alle ricerche del filmaker sperimentale Stan Brakhage, noto tra l’altro per aver introdotto il concetto di film without a camera (film girati senza cinepresa). Brakhage ha infatti realizzato numerosi films dipingendo la pellicola a mano o graffiato direttamente l’emulsione (il confronto di Yau si riferisce nello specifico al video Mothlight dove Brakhage ha applicato ali di insetti sulla pellicola).

Artefiera Bologna 2010, il meglio visto da GlobArtMag

Michael Johansson

E domenica finalmente la neve è caduta su Bologna, silenziosa e padrona del mondo ha coperto i soliti chiacchiericci su chi ha venduto e chi no, sulla crisi economica, sui vip e sui presunti tali. Già perchè Artefiera ancora una volta ha ritrovato se stessa riconfermandosi come  grande evento che attira ogni anno un sempre più grande bacino di pubblico riuscendo a catalizzare l’intera attenzione della scena artistica italiana. La crisi ha forse spinto i dealers ad una più consona prudenza, ad un porsi dietro i sacchi di sabbia ma con le armi ben affilate. Di sperimentazioni e di cose molto più pacate se ne son viste, in un preciso bilanciamento che non ha mai superato la misura ed ha contribuito ad acuire il successo dell’evento. Vorrei qui di seguito elencare in ordine sparso le offerte gallerie nazionali che più hanno colpito la mia immaginazione, scusandomi se qualcuno è rimasto fuori da questa personalissima lista che non ha il piglio della critica ragionata ma si riallaccia alla libertà propria del pensiero creativo.

Ben pesato e ben pensato lo spazio della Galleria Continua, Loris Cecchini su tutti ma di ottime proposte, da Michelangelo Pistoletto, Hans Op de Beeck e Shilpa Gupta, la galleria di San Gimignano ne ha sfoggiate parecchie. Monumentale sino a sfiorare la bellezza di una mostra museale lo spazio di Lorcan O’Neill di Roma che con l’installazione di Richard Long ha ampiamente rimborsato a tutti il prezzo del biglietto, sugli scudi anche Pietro Ruffo e la prezzemolina Tracey Emin.

Dipende, doppio blitz a Roma sulle dipendenze

 Una fugace immersione all’interno dello sconfinato mare delle dipendenze. Questo è Dipende, doppio blitz di Nero Pop e Napolitano & Petricca a La Porta Blu Gallery di Roma rispettivamente il 13 ed il 18 dicembre. Ogni essere umano ha bisogno di stimoli fisici e psichici, di appigli ideologici, di sostanze che lo tengano in vita e di relazioni mutuali da cui attingere linfa spirituale poichè la natura stessa dell’esistenza non può dirsi completamente autosufficiente.

Si potrebbe sostenere che persino il concetto di volontà sia in realtà una condizione di dipendenza dominata, una spinta alimentata dal disperato bisogno di ottenere un determinato risultato ed appagare il proprio ego. Senza esserne ripugnata, l’esistenza produce continuamente dipendenza ed in essa ripone i suoi intimi momenti di estasi. L’obiettivo del progetto Dipende è quello di analizzare i diversi aspetti della dipendenza riassumendoli in due brevi appuntamenti artistici.

L’importanza del titolo o del non titolo nell’opera d’arte

Nel 1969 Gino De Dominicis nel suo primo periodo di attività creativa produsse una delle sue più famose opere intitolata Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno ad un sasso che cade nell’acqua. L’azione compiuta nella performance è esattamente quella descritta dal titolo che in questo caso diventa essenziale sia per l’intento creativo sia per l’esegesi dell’opera.

Esistono però opere che non hanno un titolo specifico ma lasciano presagire la loro natura senza ostentarla, celandola attraverso un intricato sistema di architetture significanti e di simboli, all’interno dei quali si scopre la natura conscia del loro creatore. La mostra Titled/Untitled, a cura di Alberto Dambruoso e Micol Di Veroli in visione dal 5 dicembre 2009 al 6 febbraio 2010 allo spazio espositivo Wunderkammern di Roma, si propone di indagare la natura conscia od inconscia dell’opera d’arte attraverso la presenza o l’assenza del suo titolo.

Checkpoint Charlie – Another wall comes down

Lunedì 9 novembre 2009 la galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma inaugura la mostra Checkpoint Charlie–Another wall comes down, collettiva di Antonio Bardino, Inés Fontenla,Claudio Martinez e Davide Orlandi Dormino a cura di Micol Di Veroli.

La mostra intende commemorare il ventesimo anniversario dalla caduta del muro di Berlino attraverso il potere dell’arte intesa come veicolo universale in grado di unire popoli, razze e culture diverse. L’evento deve il suo titolo al celebre varco denominato Checkpoint Charlie, posto di controllo del muro di Berlino, una barriera in cemento alta circa tre metri e mezzo che separava Berlino Ovest da Berlino Est e di conseguenza il settore sovietico da quello americano.

La Nuit des Apaches, i fuorilegge invadono Roma

Giovedì 12 Novembre 2009 avrà luogo presso Cantine B.o.x. (sottorenei di Palazzo Donarelli Ricci) a Roma l’apertura della mostra personale di Dave Decat, esponente della nuova scena dell’arte belga, che raccoglie l’eredità della grande cultura fumettistica del Paese, ispirandosi, al contempo, ai pittori della Belle Époque – Steinlen, Lautrec, Dix, Grosz.

Rimasto in penombra, come la maggior parte dei personaggi del suo immaginario sottomondo criminale di inizio secolo, è stato scoperto da alcune riviste che hanno pubblicato i suoi lavori. Da lì prendono avvio mostre, soprattutto nel Nord Europa, e prestigiose collaborazioni, come quella con il marchio Carhartt, per il quale ha ideato due campagne pubblicitarie. Un suo lavoro è presente sul numero 16 di DROME magazine.

La mostra, dal titolo La Nuit des Apaches, ideata e promossa dal’associazione culturale Phlegmatics, affiancata nella curatela da Micòl Di Veroli, presenta per la prima volta in Italia il lavoro di Decat. La personale si comporrà di una serie di opere edite ed inedite – realizzate appositamente per la mostra, tutte contraddistinte da un’estetica dal gusto retrò che associa visioni di epoche lontane allo stile urbano contemporaneo.

Nigredo, l’alchimia creativa

L’alchimia è un ponte sospeso tra esoterismo e filosofia, tra fisica e religione. Una struttura instabile fondata sui suoi stessi simboli intrecciati in mutue relazioni che si rincorrono all’infinito alla ricerca della speranza di una vita eterna, di una salvifica pietra filosofale. Il cardine su cui ruota il processo alchemico è la trasformazione, la volontà di cangiare forme e materiali attraverso tre stadi fondamentali. Il primo stadio di questa trasformazione è la Nigredo, momento cruciale in cui la materia si dissolve e si apre al cambiamento, attimo oscuro e purificatore che Carl Gustav Jung paragonava all’incontro della coscienza con l’inconscio ed al confronto con la propria ombra.

L’arte è per sua natura un’alchimia creativa, un processo di trasformazione della materia e dell’immagine mediante una struttura di simboli poiché l’essere umano è un animale simbolico. La Nigredo dell’arte è il punto d’inizio di una nuova materia immaginifica, di una nuova forma che si apre alla ricerca dell’opera perfetta, vera pietra filosofale di ogni istinto creativo.

La sensibilità dell’orizzonte di Fernando Zucchi

Sabato 3 ottobre 2009, dalle ore 18:30 la galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma inaugura la mostra La sensibilità dell’orizzonte, personale di Fernando Zucchi a cura di Micol Di Veroli.

Nel corso della mostra verranno presentate una serie di opere pittoriche le quali riproducono spaccati di vita contemporanea, paesaggi metropolitani alterati, costantemente immersi in un etereo universo dove oggetti e figure umane si stagliano in primo piano contornandosi di elementi che sembrano sul punto di svanire od in lento apparire. Ogni opera si traduce in un’evanescente fotografia che proviene da un recondito luogo nascosto nella nostra memoria collettiva. Come all’interno di un viaggio a ritroso nei ricordi, i luoghi e le persone appaiono sfuggenti mentre i loro iridescenti contorni reclamano forme e fisicità che si costituiscono fulminee davanti ai nostri occhi per poi ritornare ad uno stato onirico ed impalpabile.

Loverkillerloop, personale di Jessica Iapino alla Dora Diamanti di Roma

Si inaugura oggi alla galleria Dora Diamanti arte contemporanea la mostra Loverkillerloop, personale di Jessica Iapino a cura di Micol Di Veroli.

Artista dal curriculum interdisciplinare, con interessi che vanno dal video al cinema alla fotografia. La sua ricerca consiste in un’indagine sociologica e culturale. Un’analisi introspettiva con uno sguardo alla società contemporanea ritraendone gli aspetti più semplici, più umani di una quotidianità e umanità che non vogliamo vedere. Un’operazione contro un’ipocrisia generale. Attraverso una filosofia di pensiero in costante “costruzione-costrizione”.

Loverkillerloop analizza i delicati meccanismi psichici e sociali che agiscono sull’essere umano. Il modus operandi è netto e deciso nella negazione dei concetti di catalogazione e nella oggettivazione della materia grezza come elemento al di là della materia stessa e quindi inclassificabile. Jessica Iapino pone lo spettatore innanzi ad una profonda riflessione, se si è in grado di assegnare un ruolo od un nome preciso può quindi esistere una condizione al di fuori della nominabilità, una sorta di limbo senza il quale sarebbe inutile sentire il bisogno di etichettare una data cosa. Nell’algida ed anonima aura di tale luogo empirico si muovono i protagonisti del video in stop and motion e delle microambientazioni scultoree.

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