Arriva il MOCA…di Montecatini

320mila euro di cui 180mila di fondi europei giunti tramite la regione ed ecco che anche dalle nostre parti sorge il MOCA. Ovviamente non stiamo parlando del celebre museo losangelino capitanato dal volpone Jeffrey Deitch ma di un nuovo polo nostrano situato a Montecatini, vale a dire il Montecatini Contemporary Art.

A Los Angeles vogliono la testa di Jeffrey Deitch

Ulteriore svolta al negativo nel giallo MOCA. Come ben ricorderete il museo è stato negli ultimi giorni al centro giorni di numerose polemiche dopo l’ingiusto licenziamento di Paul Schimmel, curatore capo del museo in carica da oltre 22 anni. Schimmel ha innescato una girandola di eventi che fanno capo ad un unico responsabile, vale a dire Jeffrey Deitch.

La scellerata gestione di Deitch, che di fatto ha trasformato il MOCA in una galleria privata ultrapop, non accenna a cambiare di una virgola.  Il museo losangelino ha infatti già messo in programma una mostra chiamata Fire in the Disco, vale a dire una retrospettiva ragionata sulla storia della disco couture sul suo impatto sull’arte.

John Baldessari, Barbara Kruger, Catherine Opie e Ed Ruscha abbandonano il Board del MOCA di Los Angeles

La terribile vicenda del MOCA di Los Angeles continua a peggiorare, generando reazioni a catena a non finire. Come ben ricorderete a causa dei continui fraintendimenti con il  volpone Deitch, il povero Schimmel (che come ricordiamo vanta  un’esperienza ventennale nel ruolo di curatore capo del MOCA di Los Angeles) era stato prontamente allontanato dal board guidato dal magnate Eli Broad.

Successivamente il MOCA non aveva dato spiegazioni alla stampa, salvo poi salvarsi in corner con un comunicato stampa a dir poco ridicolo. Questo spregevole comportamento era stato prontamente criticato dalla stampa di settore (e non) e molti critici si erano scagliati contro la premiata ditta Broad – Deitch. In questi ultimi giorni alcuni grandi artisti, membri del comitato direttivo del MOCA, hanno deciso di abbandonare la nave.

Il MOCA e le mostre-discoteca

 

Il licenziamento di Paul Schimmel da curatore capo del MOCA di Los Angeles, giunto dopo 20 anni di onorata carriera, ha gettato sinistre ombre sui vertici della prestigiosa istituzione. Secondo alcune voci interne, Schimmel non ha mai completamente digerito la programmazione del direttore Jeffrey Deitch e questi non ha fatto altro che porre fine agli attriti liberandosi del problema alla radice.

La scellerata gestione di Deitch, che di fatto ha trasformato il MOCA in una galleria privata ultrapop, non accenna a cambiare di una virgola.  Il museo losangelino ha infatti già messo in programma una mostra chiamata Fire in the Disco, vale a dire una retrospettiva ragionata sulla storia della disco couture sul suo impatto sull’arte, sulla moda e sulla musica in generale.

La critica si scaglia contro Deitch

La brutta vicenda tra Jeffrey Deitch ed il curatore capo del MOCA, Paul Schimmel continua  imperterrita a generare un nugolo di polemiche. Come ben ricorderete, Schimmel era stato vittima di un defenestramento decisamente barbaro. A causa dei continui fraintendimenti con il  volpone Deitch, il povero Schimmel (che come ricordiamo   vanta  un’esperienza ventennale nel ruolo di curatore capo del MOCA di Los Angeles) era stato prontamente allontanato dal board guidato dal magnate Eli Broad.

Successivamente il MOCA non aveva dato spiegazioni alla stampa, salvo poi salvarsi in corner con un comunicato stampa a dir poco ridicolo. Ebbene , a queste dichiarazioni che nascondono una palese ipocrisia, hanno risposto alcuni professionisti del settore, vediamo ad esempio cosa pensano dell’intera faccenda due voci d’eccezione come Tyler Green e Christopher Knight .

Paul Schimmel e l’oscuro licenziamento dal MOCA

Molti di voi penseranno che il pasticciaccio del MAXXI sia un affare squisitamente italiano o romano che dir si voglia. La realtà è che i valzer di poltrone e i defenestramenti di personaggi scomodi non sono un nostro diritto riservato. Anche all’estero infatti vengono perpetrate barbarie molto simili a quelle del nostro belpaese.  Parliamo quindi del MOCA, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, guidato da quel volpone di Jeffrey Deitch che di nefandezze ne ha già una sporta piena, basti pensare alla censura al murale di Blu ed altre storie simili.

 Questa volta il caso in questione è il bizzarro licenziamento del curatore capo della prestigiosa istituzione, vale a dire Paul Schimmel. Quest’ultimo è da 22 anni alla direzione dello staff curatoriale del MOCA, praticamente una sorta di Alex Ferguson alla guida del Manchester United. Tra Schimmel e Deitch non è mai corso buon sangue ed alla fine il grande “vecchio” del board del museo, Mr. Eli Broad ha deciso di far fuori il curatore.

Il MOCA inaugura un nuovo portale tutto dedicato alla Land Art

La Land Art è francamente difficile da fruire. Di certo esiste un numero impressionante di  documenti, fotografie, filmati e quanto altro ma per ammirare al meglio un’opera di Land Art bisogna per forze di cose recarsi sul posto. Impossibile dire di conoscere Spiral Jetty di Robert Smithson senza essersi recati nello Utah, come non si può affermare di conoscere il Roden Crater di James Turrell o City di Michael Heizer senza averli prima vissuti in prima persona.

Eppure, grazie ad internet possiamo superare molti problemi legati allo spazio ed al tempo. A realizzare il web site che mancava sulla Land Art ci ha pensato il sempre spumeggiante MOCA, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, capitanato dal volpone Jeffrey Deitch. Il museo ha infatti lanciato un megaportale tutto dedicato a questa meravigliosa tecnica artistica, in occasione della mostra Ends Of The Earth: Land Art to 1974 un grande evento che si è aperto lo scorso 27 maggio  e che rimarrà in visione fino al prossimo 3 settembre.

Ancora censure per il MOCA di Los Angeles

Vi ricordate dell’assurdo caso di censura operato dal MOCA di Los Angeles ai danni del nostro caleidoscopico street artist Blu? Beh sembra che la prestigiosa istituzione capitanata dal volpone Jeffrey Deitch sia particolarmente affezionata alle censure, visto che negli ultimi giorni ne ha perpetrata un’altra ai danni di un giovane artista,  ma andiamo per gradi. All’inizio di questo mese l’artista Chris Silva è stato invitato a partecipare ad un evento inserito all’interno della mostra Transmission LA, la jam interdisciplinare sponsorizzata da Mercedes – Benz e curata da Mike D, scoppiettante rapper dei Beastie Boys (di recente orfani del compiando MCA, alias Adam Yauch).

La mostra ha riscosso numerosi consensi da parte della stampa specializzata, cosa che ha ribadito il grande fiuto di Mike D per la creatività in genere. Le cose per Chris Silva non sono però andate per il verso giusto. L’artista doveva partecipare in una sezione intitolata BYOB, Bring Your Own Beamer, che in italiano suonerebbe come Porta il tuo proiettore, un evento con proiezioni di più di 40 artisti installate per tutto lo spazio del museo dalle 20 alle 22 dello scorso 5 maggio.

Marina Abramovic e il gala del MOCA, un video riaccende le polemiche

Marina Abramovic è una delle nostre artiste predilette e molto spesso il suo nome compare su queste pagine, che ne narrano le impavide gesta. A volte pero’ anche i grandi commettono dei piccoli errori ed anche la nostra Marina ha fatto un capitombolo proprio verso la fine del 2011. Parliamo dell’affaire MOCA e della performance che l’artista ha organizzato per il grande gala ospitato dalla prestigiosa istituzione guidata dal volpone Jeffrey Deitch. Sono stati in molti a schierarsi contro la performance che ha di fatto aperto il vaso di pandora dei lavoratori dell’arte.

Performers costretti ad azioni estenuanti e pericolose senza la benché minima copertura assicurativa e paghe al di fuori dell’umana decenza, questa formula esplosiva ha infiammato gli animi dei professionisti del settore e persino Yvonne Rainer si è scagliata contro la “povera” Marina. In seguito è arrivato il rifiuto di Sarah Wookey, una performer balzata agli onori della cronaca per merito di una lettera dove venivano elencate le “barbarie” perpetrate dall’organizzazione dell’evento.

Il peggio del 2011 – parte prima

Eccoci giunti come di consueto al nostro diario di bordo del peggio dell’arte contemporanea di questo 2011. Noi come al solito ci auguriamo di non dover assistere più a questi infausti episodi ma del resto il mondo (dell’arte) è bello perché e vario. Largo quindi alla nostra hit list che verrà pubblicata in due puntate:

1 Padiglione Italia alla Biennale di Venezia – Il Vittorione Nazionale© si è impegnato duramente per screditare il buon nome del nostro sistema agli occhi del mondo. Basta guardare la lista dei partecipanti alle prossime manifestazioni internazionali (Whitney Biennial e Triennale del New Museum in testa) per rendersi conto che ormai gli italiani sono divenuti una specie in estinzione. Per il 2012 L’oracolo consiglia di cambiar nome al Padiglione Italia, magari in Padiglione U.S.A. o quanto altro. Almeno sarà un’altra nazione ad esser derisa.

2 Le disavventure di Ai Weiwei e quelle dei Voina – il governo cinese non ha di certo fatto una gran bella figura imprigionando e seviziando il coraggioso Ai e di rimando anche quello russo non ha voluto esser da meno, offrendo tante belle barbarie ai due componenti dei Voina. Per il 2012 L’oracolo consiglia prudenza a chi decide di intraprendere la carriera artistica, almeno trovatevi un buon avvocato.  

Sara Wookey accusa Marina Abramovic ed il MOCA

La serata di gala organizzata dal MOCA di Los Angeles con tanto di performance progettata da Marina Abramovic è tornata nuovamente sulle prime pagine dei maggiori magazine di arte contemporanea. Artinfo ha infatti pubblicato una lunga lettera scritta dalla performer Sara Wookey la quale si è rifiutata di partecipare alla performance organizzata dalla celebre artista.

Vorremmo qui di seguito pubblicare le parti salienti della lettera, evitando ulteriori commenti e lasciando così al nostro affezionato pubblico il diritto di giudicare su alcune consuetudini dell’establishment artistico. Comportamenti ampiamente diffusi anche nel nostro belpaese. Ecco il testo della lettera:

“Il 7 novembre ho partecipato ad un’audizione per la performance di Marina Abramovic al gala annuale del Museum of Contemporary Art di Los Angeles. L’ho fatto perché volevo essere coinvolta nel progetto di un’artista che ho seguito con interesse per moltissimi anni. Alle selezioni hanno partecipato 800 persone ed il mio nome è stato inserito nella lista dei 200 selezionati, in particolare il mio ruolo era quello di rimettere in scena la celebre opera Nude with Skeleton (2002) di Marina Abramovic sopra i tavoli del gala.

Marina Abramovic e Pasolini accusati di sevizie

Marina Abramovic la conosciamo tutti ed è lecito affermare che questa grande artista occupa ed occuperà un ruolo preponderante all’interno della storia dell’arte di tutti i tempi. A volte però anche i mostri sacri vengono criticati o attaccati, fa parte del gioco ed anche la grande “nonna della performance art”, come lei stessa ama definirsi, non può certo essere indenne dalle critiche.

Ma andiamo per gradi, come ogni anno il MOCA di Los Angeles guidato dal volpone Jeffrey Deitch ha deciso di organizzare il suo Annual Gala, sarebbe a dire uno degli eventi più attesi di questo autunno. In precedenza il Gala ha visto militare tra le sue fila gente come Lady Gaga ma quest’anno il ruolo di direttore creativo è stato affidato proprio alla mitica Marina. Per l’occasione l’artista ha deciso di mettere in piedi una performance basata su Salò o le 120 giornate di Sodomia, opera del nostro grande Pier Paolo Pasolini.

Deitch e Schimmel, lotte di potere al MOCA

Il mondo dell’arte contemporanea non è certo definibile come un paradiso terrestre popolato da persone che si aiutano a vicenda e che perseguono unite gli stessi interessi in nome della creatività e della cultura. Sin troppo spesso invidie, risentimenti, problemi di natura economica ed altre questioni personali minacciano il corretto svolgimento di un evento, screditano le reputazioni degli artisti o semplicemente precludono a molti i benefici di cui godono i soliti pochi.

Per dare un poco la misura di quanto precedentemente affermato, potrebbe risultare utile leggere quanto scritto di recente da Paul Klein sull’Huffington Post riguardo una baruffa al MOCA, Museum of Contemporary Art, Los Angeles diretto da Jeffrey Deitch: “La mostra di Theaster Gates, in visione al MOCA è veramente potente ma totalmente fuori luogo se paragonata all’altro evento attualmente ospitato nelle grandi sale della celebre istituzione. Più del 90 percento della superficie espositiva è occupato da una gloriosa mostra intitolata Under the Black Sun: California Art 1974-1981.

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