Le grandi opere di Oscar Niemeyer

E’ morto alla veneranda età di 104 anni il grande architetto Oscar Niemeyer, uno delle figure di spicco del XX secolo nonché vero e proprio pioniere delle possibilità del cemento armato. Niemeyer ha lungamente collaborato con Le Corbusier ed ha creato edifici riflettono l’uso di forme dinamiche e curve così sensuali che molti ammiratori hanno visto in lui uno scultore di monumenti più che un architetto.

Le meraviglie di Steve Jobs conquistano anche il cinema low budget

 In questi giorni l’America, assieme al resto del mondo, piange uno dei suoi più grandi geni. Steve Jobs (San Francisco, 24 febbraio 1955– Palo Alto, 5 ottobre 2011) il vate, il demiurgo, il filosofo, il grande inventore ma soprattutto il sognatore ha lasciato il suo involucro terreno, lasciandoci in eredità delle scoperte tecnologiche che hanno sostanzialmente cambiato il nostro modo di vivere. Noi di Globartmag siamo certi che questo magazine non esisterebbe senza la visionarietà di Jobs e così anche altre realtà del mondo contemporaneo.

Qualche tempo fa avevamo pubblicato un articolo su tutti i cambiamenti prodotti dalle invenzioni di Jobs all’interno della pratica creativa. Parliamo quindi di cinema ed in particolar modo del genietto del thriller made in corea Park Chan-wook. Come ben ricorderete, il regista è stato autore dell’acclamata trilogia della vendetta che tra il 2002 e 2003 ha riscosso un notevole successo in tutto il mondo, in special modo con le pellicole Lady Vendetta e Old Boy.

La Libia ribelle si affida alla Street Art

La street art è, per vocazione, un medium vicino alla voce del popolo più che a quella delle gallerie e dei templi dell’arte contemporanea internazionale. Certo molti grandi protagonisti della street art hanno ceduto alle lusinghe del sistema ma a noi piace prendere come esempio la manifestazione urbana nuda e cruda, quella che solitamente nasconde un chiaro intento sociale e si propone come valvola di sfogo ad un clima di estrema tensione.

Di questi tempi un nugolo di graffiti e murales di ottima fattura sono spuntati come funghi proprio nei territori libici caduti in mano alle forze ribelli. Mentre a Tripoli l’effige di Muammar Gheddafi campeggia in ogni dove su cartelloni pubblicitari, alberghi e quanto altro a Benghazi ploriferano le caricature del celebre e terribile leader oltre che altre immagini anti-regime ed inneggianti alla democrazia.

Addio a Rammellzee, pioniere della graffiti art

E’ stato pioniere del graffiti writing oltre che un performance ed hip hop artist capace di influenzare celebri rappers come Cypress Hill e Beastie Boys. Stiamo ovviamente parlando del mitico Rammellzee che sfortunatamente si è spento la scorsa domenica all’età di 49 anni, nel quartiere dove aveva sempre vissuto, nel Queens di New York. Rammellzee cominciò la sua carriera di street artist tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 e si fece subito notare per le sue celebri incursioni sui vagoni della metropolitana di Queens, letteralmente invasi dalle sue lettere spigolose e puntute.

La sua fama crebbe velocemente negli ambienti underground, tanto da fargli guadagnare un’apparizione nel celebre documentario Wild Style di Charlie Ahearn. Nel 1983, il suo amico e collega di street art, Jean-Michel Basquiat l’aiutò ad illustrare la copertina del suo singolo di hip hop, intitolato Beat Bop. La traccia divenne una pietra miliare del genere, grazie alle ritmiche ed allo stile fresco ed innovativo del cantante-artista.

Addio a Sebastian Horsley, il dandy crocifisso

L’ultimo dandy, sregolato e provocatorio, ha lasciato questo mondo all’età di 47 anni. Si tratta di Sebastian Horsley, artista visivo, scrittore e poeta inglese che nel 2007 aveva assistito ad una sua ampia retrospettiva alla Spectrum Gallery di Londra. La vita di Horsley è stata un azzardo continuo, giocato fra i problemi famigliari dell’infanzia e gli eccessi di droga, prostitute ed alcol dell’età adulta. La sua esistenza è stata però contraddistinta soprattutto da una forte carica creativa, in molti l’hanno definito un artista mediocre ma Horsley era senza dubbio uno scrittore formidabile.

La sua autobiografia Dandy in the Underworld (2007) fu un vero e proprio successo di pubblico e critica. Nel 2008 all’artista fu negato l’accesso agli Stati Uniti per questioni morali derivanti dall’estrema crudezza della sua letteratura. Il libro ottenne però un tale successo da tramutarsi in adattamento per il teatro, un monologo messo in scena al Soho Theatre e diretto da Tim Fountain. Nel 2000 Horsley balzò agli onori delle cronache per una sua performance estrema tenutasi nelle Filippine.

Mistero risolto: Caravaggio è stato ucciso dalla sua stessa arte

Un mistero lungo lungo 400 anni è stato risolto in questi giorni da un gruppo di esperti delle università di Bologna e Ravenna, guidato dall’esperienza di Giorgio Gruppioni, titolare della cattedra di Antropologia nella Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bologna. Come già vi avevamo illustrato in alcuni precedenti articoli, il team di esperti aveva deciso di intraprendere un’ardua impresa, sarebbe a dire trovare i resti di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, accertare la loro provenienza e scoprire le cause della morte del grande maestro del chiaroscuro.

Nel 1610 Caravaggio, in preda alla febbre per presunte infezioni intestinali, dopo un lungo viaggio per mare, fu lasciato alle cure della locale Confraternita di Porto Ercole che il 18 luglio 1610 certificò la morte avvenuta nel loro ospedale. Le cause della morte rimasero misteriose, molti parlarono di tifo o malaria, mentre diversi libri di storia avanzarono l’ipotesi di un assassinio per questioni politico-religiose.

Ricordando Luoise Bourgeois

Ora che la grande Louise Bourgeois ci ha lasciato saranno in molti a piangere la sua scomparsa. La triste notizia ha fatto in questi giorni il giro del mondo catalizzando l’attenzione di tutti i media del globo, la grande dama dell’arte contemporanea internazionale si è spenta a New York a causa di un attacco cardiaco all’età di 98 anni. Il mondo dell’arte perde dunque uno dei suoi più importanti e poetici protagonisti, un’artista che ha rappresentato un legame diretto con il cubismo, il simbolismo, il surrealismo, l’arte astratta e tutto quello che è accaduto nei decenni a seguire.

Nata a Parigi nel giorno di natale del 1911, sin da bambina Louise Bourgeois ebbe uno spiccato talento per la matematica ed nel corso dell’adolescenza svolse diverse mansioni nel laboratorio di riparazione e vendita di tappezzerie antiche dei genitori. Nel 1938 l’artista si trasferì a New York , dando inizio ad una carriera artistica dagli sviluppi lentissimi. Il successo critico e commerciale arrivò solo negli anni ’70 qunado l’artista era oltre i 60 anni d’età. Nel 1982 il Moma gli dedicò una storica retrospettiva e nello stesso anno Robert Mapplethorpe scattò alcune celebri fotografie che la ritraevano con una scultura di lattice rassomigliante ad un gigantesco fallo. Quella foto, misteriosa, bizzarra ed affascinante, rimase nella storia.

Quando il fotoreportage diventa pornografia della sofferenza

Che comportamento assumete di fronte a fotoreportages che mostrano immagini reali al limite dell’horror puro? Tra immagini di guerra, terremoti, massacri ed incidenti stradali siamo certi che molte persone sono solite distogliere lo sguardo scioccate. Come siamo sicuri che in un secondo momento le stesse persone torneranno a guardare attentamente le disturbanti scene che sfidano ognuno di noi a divenire testimone/voyeur di agghiaccianti realtà.

“Afferrare la morte ed imbalsamarla per sempre è una cosa che solamente le macchine fotografiche possono fare e le fotografie scattate sul campo nel momento della morte (o poco prima di esso) sono le più celebri e le più richieste, basti pensare al miliziano morente di Robert Capa”, scrive Susan Sontag nel suo libro Regarding the Pain of The Others (guardare il dolore degli altri).  Questo significa che le foto sadicamente reali generano in molte persone una sorta di voyeurismo e questo i mass media lo sanno, per questo si ostinano  a farne largo uso.

Tra la galleria di foto dei vincitori del World Press Photo of The Year presente sul sito è possibile visionare una serie di 4 immagini intitolata Stoned to Death, Somalia, 13 December (Ucciso a sassate, Somalia, 13 Dicembre) del fotografo dell’associated press Farah Abdl Warsameh. Quelle immagini sono ancor più scioccanti di qualsiasi altro reportage di guerra. La prima foto mostra la vittima sotterrata fino al collo mentre la seconda mostra un gruppo di uomini che gettano pietre sulla sua testa. La terza foto mostra il prigioniero totalmente insanguinato che viene dissotterrato ed infine l’ultima mostra il povero corpo senza vita martoriato dal gruppo di uomini che così completa il macabro rituale di morte.

Riesumate le spoglie di Caravaggio per indagare sulla sua morte misteriosa

 Michelangelo Merisi da Caravaggio detto appunto Caravaggio è considerato il primo grande esponente della scuola barocca e uno dei più celebrati pittori del mondo. Nel 1610 Caravaggio, In preda alla febbre per presunte infezioni intestinali, dopo un lungo viaggio per mare, fu lasciato alle cure della locale Confraternita di Porto Ercole che il 18 luglio 1610 certificò la morte avvenuta nel loro ospedale. Il giorno successivo, l’artista fu seppellito nella fossa comune ricavata nella spiaggia e riservata agli stranieri, e che oggi è il retroporto urbanizzato di Porto Ercole. Il problema è che le  cause di morte del grande maestro non sono mai state del tutto accertate e a tutt’oggi rappresentano un vero e proprio mistero.

Nel corso degli anni sono state avanzate numerose teorie circa il decesso di Caravaggio. Molti affermano che l’artista fu assassinato per questioni politico-religiose mentre altri sostengono che sia stato colpito da malaria e successivamente sia stato ritrovato morto su di una spiaggia deserta. Alcuni ricercatori sono invece concordi nel ritenere che Caravaggio sia morto di Tifo appunto nel 1610. Certo è che il grande maestro ebbe una vita burrascosa a causa del suo geniale ma irrequieto temperamento. Il fatto più grave della sua vita si svolse a Campo Marzio, la sera del 28 maggio 1606: l’artista si sporcò dell’omicidio di Ranuccio Tommasoni da Terni.

Scomparsa a 74 anni l’artista Jeanne-Claude, moglie di Christo

Terribile lutto nel mondo dell’arte contemporanea, Jeanne-Claude, l’altra metà assieme al marito Christo di un duo che ha creato negli ultimi anni dozzine di ambiziosi e meravigliosi progetti di environmental art tra cui il recente The Gates (2004-2005), un percorso di 37 kilometri attraverso il Central Park di New York, costituito da materiale arancione intervallato da 7 503 portici, alti circa cinque metri e disposti a quattro metri di distanza tra loro, è venuta a mancare lo scorso mercoledì a Manhattan dove abitualmente risiedeva.

Secondo un comunicato diramato dalla famiglia all’Associated Press, Jeanne-Claude avrebbe perso la vita a 74 anni a causa di un aneurisma cerebrale. La celebre artista aveva conosciuto Christo Javacheff a Parigi nel 1958. A quel tempo Christo, profugo di origini bulgare, aveva già sviluppato la celebre tecnica dell’impacchettamento su oggetti di piccole dimensioni. Ma il vero salto di qualità avvenne circa tre anni dopo quando la coppia collaborò alla prima installazione di temporanea di grandi dimensioni ai docks di Colonia.

Addio Nancy Spero

Nancy Spero, artista pioniera e sperimentale nonché fervente promotrice del femminismo in ambito artistico è morta all’University Hospital di New York lo scorso  fine settimana alla veneranda età di 83 anni. La vita dell’artista è stata caratterizzata da una ferrea devozione alla giustizia sociale che la stessa ha messo continuamente in gioco durante la sue pratiche politiche ed artistiche.

Nel 1969 l’artista ha collaborato al varo dell’Art Workers Coalition, un gruppo aperto di artisti, filmakers, scrittori e critici schierato contro la politica di esclusivismo dei musei d’arte contemporanea. Tra i membri della coalizione figurarono importanti nomi del contemporaneo come il gallerista Tony Shafrazi, l’artista minimalista Carl Andre e l’artista concettuale Dan Graham.

Una camera ardente per Dash Snow alla Deitch Project

La mostra in memoria dell’ormai celebre street artist Dash Snow, morto la scorsa settimana di overdose a soli 27 anni, è un evento informale senza titoli pomposi e regolato da un semplice principio: coloro che in vita hanno conosciuto ed apprezzato Snow sono invitati a portare qualcosa in suo ricordo. Questi oggetti saranno esposti in un piccolo spazio alla Deitch Projects di New York. La galleria diverrà così una sorta di cappella, una particolare camera ardente per un artista del tutto particolare.
“Questa non è una mostra con una linea curatoriale” afferma Kathy Grayson, gallery director della Deitch Projects “Qualsiasi tipo di memoria riguardante il compianto artista è ben accetta” e c’è da dire che con una o due eccezioni la gallerista è riuscita ad aggiungere tutti gli oggetti portati dagli amici e dai fan di Dash Snow. Tra le cose rinvenute c’è anche un grande light box di proprietà del collezionista Mark Fletcher.