Le frasi celebri di Robert Hughes

Ieri abbiamo parlato della morte della critica, dimenticandoci fatalmente della morte di uno dei più grandi critici della storia, vale a dire Robert Hughes, scomparso a 74 anni dopo una carriera piena di successi e riconoscimenti. Vista l’imperdonabile dimenticanza pubblichiamo qui di seguito un piccolo elenco delle frasi celebri del grande critico, a voi le perle:

–   Più grande è l’artista più grande è il dubbio. La sicurezza è garantita solo con gli artisti meno talentuosi, come premio di consolazione.

–    Il nuovo lavoro nel mondo dell’arte è quello appoggiarsi al muro ed aspettare di diventare ancor più richiesto e caro

L’obituary poco consono di Franz West sul Guardian

Come molti di voi ben sapranno, il mondo dell’arte contemporanea ha subìto lo scorso 25 luglio una grave perdita. Franz West, uno dei più importanti protagonisti della scena artistica e vera e propria icona della scena austriaca è venuto a mancare a 65 anni dopo aver lottato duramente contro il cancro. “Mi approccio all’arte in maniera seria perché credo sia in contraddizione con gran parte del mondo” disse il grande maestro in una sua nota intervista e forse la contraddizione delle sue forme colorate e polimorfe ha più volte riprogrammato l’essenza stessa del processo creativo.

 Ma la vera contraddizione questa volta è toccata ad uno dei più stimati organi di stampa dell’intero globo vale a dire al prestigioso The Guardian. La testata, commentando la dipartita del grande scultore ha infatti usato queste parole: “L’artista austriaco Franz West, morto ieri notte, è stato un vero e proprio giullare, un provocatore, un creatore di oggetti benigni ma al tempo stesso minacciosi.

I Beastie Boys orfani di MCA

Era il 1986 quando MTV trasmise per la prima volta il video del singolo (You Gotta) Fight for Your Right (to Party). All’interno dello schermo tre irriverenti ragazzetti di Brooklyn

Addio a Lucian Freud

Lucian Freud with Perienne Christian image by David Dawson

La Gran Bretagna piange uno dei suoi artisti più grandi, se non il più grande pittore ancora in vita. Si è spento lo scorso 20 luglio Lucian Freud, maestro indiscusso di un realismo pittorico caratterizzato una profonda analisi psicologica dei soggetti rappresentati. Nel corso della sua lunghissima carriera, Freud (nato l’8 dicembre del 1922) ha contribuito ad abbattere il confine tra artista e modello, rappresentando con crudezza e poeticità gli infiniti aspetti dell’animo umano. Nato a Berlino da un’agiata famiglia di origine ebraica  (nipote del celebre Sigmund Freud) si trasferì a Londra nel 1933 e divenne cittadino britannico nel 1939.

A Londra studiò nella Central School of Art e successivamente al Cedric Morris School of Painting, oltre che alla Goldsmiths University, nota fucina di grandi artisti. Dopo un primo approccio pittorico con il surrealismo, nel 1950 iniziò a comporre ritratti. I suoi dipinti (solitamente nudi) sono caratterizzati da violenti impasti di colore, il pennello viene pulito ad ogni pennellata dando vita a colori continuamente cangianti.

Osama scalza Ai Weiwei ma la Tate conserva i suoi semi di girasole

Come ricorderete, prima della tragedia dell’arresto di Ai Weiwei da parte del governo Cinese, vi avevamo parlato di una nuova opera dal titolo Circle of Animals/Zodiac Heads una sorta di installazione composta da 12 monumentali sculture di bronzo che in sostanza riprende in pieno le sembianze dell’antica la fontana dei 12 segni zodiacali dello Yuangminyuan. L’opera di Weiwei avrebbe dovuto essere inaugurata lo scorso 2 maggio al Grand Army Plaza di New York, proprio di fronte al Plaza Hotel e sarebbe dovuta rimanere in visione fino al prossimo 15 luglio.

Il sindaco di New York Michael Bloomberg ha però messo in standby l’inaugurazione del temporaneo monumento. Ma perché il sindaco ha scelto di prendere una decisione simile? Semplice, a far slittare l’inaugurazione dell’opera di Ai Weiwei è stato proprio Osama Bin Laden, in quello che potremmo definire come l’ultimo grande affronto del celebre terrorista.

Il dipinto di Mandela morto e il Turner da 35 milioni di euro

Un dipinto che raffigura Nelson Mandela morto sul tavolo d’autopsia ha provocato lo scorso sabato un vero e proprio putiferio a Johannesburg in Sud Africa. Il dipinto in questione creato dall’artista locale Yuill Damaso è in realtà una copia della celebre opera di Rembrandt, la Lezione di anatomia del dottor Tulp ed il corpo esangue del celebre presidente di colore è circondato da importanti figure politiche sud africane intente a portare a termine l’autopsia. Damaso ha dichiarato di aver dipinto il quadro come tributo al celebre uomo politico.

L’opera è stata esposta in un centro commerciale di Johannesburg ma sin dalle prime ore della sua mostra l’African National Congress (ANC) ha esposto le sue rimostranze: “Siamo disgustati e stupiti da una tale volgarità. Si tratta di un’opera di cattivo gusto che ed estremamente irrispettosa nei confronti di Mandela” hanno dichiarato i vertici dell’ANC che hanno inoltre tacciato l’opera di razzismo. Per contro Damaso ha dichiarato di non voler assolutamente mancare di rispetto al grande leader: “Il mio dipinto mostra le ossa e la carne di Mandela. Ciò per farci ricordare che prima di tutto egli è un uomo come noi”. A noi il dipinto sembra abbastanza brutto da non richiedere ulteriori commenti.

Arakawa e l’arte contro la morte

Arakawa è stato uno dei più raffinati e poetici artisti dell’epoca contemporanea. Assieme a sua moglie, Madeline Gins, l’artista ha esplorato il concetto di mortalità, creando opere intese a fermare l’invecchiamento ed ingannare la morte. La filosofia personale dei due coniugi prende il nome di Reversibile Destiny (destino reversibile) ed i due hanno cercato di espanderla negli anni all’interno delle loro produzioni, tra libri, poemi, dipinti ed occasionalmente edifici.

La loro più recente opera architettonica è infatti la Bioscleave House di Long Island, un’abitazione del tutto inconsueta dipinta con vernici che spaziano su ben tre dozzine di tinte. La casa possiede un pavimento incredibilmente ripido che forza gli ospiti a rotolare (per così dire) in cucina. I diversi livelli della villa donano una sensazione di spaesamento, come se ci si trovasse in due differenti posti in una sola volta.

E’ Morto Malcolm McLaren, creatore dei Sex Pistols e del Punk

Il mondo dell’arte e della musica piange un mito scomparso all’età di 64 anni. Si tratta di Malcom McLaren, promoter e band manager che ha inventato il punk rock ed ha assemblato dal nulla i caotici e rivoltosi membri dei Sex Pistols, probabilmente la punk band più famosa del mondo capitanata da Johnny Rotten e Sid Vicious. Già dai tempi del college McLaren iniziò a disegnare vestiti del tutto stravaganti, verso la fine del 1968 fu attratto dal movimento artistico Situazionista e dalla figura di Guy Debord, le idee di questo movimento gli fornirono in seguito grande ispirazione per la promozione delle sue bands.

Nel 1971 McLaren e la sua compagna, la celebre stilista Vivienne Westwood, aprirono a Londra un negozio di vestiti chiamato Let it Rock dove la coppia progettava e vendeva abiti in perfetto stile Teddy Boy. Nel 1972 Mclaren si recò a New York per una fiera di moda e conobbe la band dei New York Dolls e diventò il loro manager, dopo pochi mesi la band si sciolse. Dal 1975 Mclaren divenne manager dei Sex Pistols.

Il cinema piange Eric Rohmer, padre della Nouvelle Vague

 Il mondo dell’arte perde un grande maestro, Eric Rohmer il regista francese pioniere della nouvelle vague che ha catturato i cuori dei cinefili di tutto il mondo si è spento ieri all’età di 89 anni. Il cinema di Rohmer ha seguito la sua personale visione: ritrarre l’intimo di ogni personaggio senza aggiungere una drammaticità estranea. Questa particolare caratteristica ha suscitato più volte critiche da parte degli esperti, di registi ed attori, Gene Hackman la grande star di Hollywood ha un giorno dichiarato:”Guardare un film di Rohmer è come guardare la vernice che si asciuga”.

Fu proprio Rohmer a fondare negli anni ’50 la nouvelle vague, movimento cinematografico che riuniva grandi registi come Francois Truffaut, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette e Claude Chabrol. La Nouvelle vague era in primis una cerchia di amici appassionati di cinema che conosceva profondamente il cinema e  molto spesso scriveva di cinema su Cahiers du Cinema, prestigiosa rivista fracese dedicata alle immagini in movimento. Nel 1959 Rohmer decise di girare il suo primo lungometraggio Il segno del Leone ma non ricevette il successo sperato.

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