Marina che mi hai fatto di male? – The Abramovic Method – PAC

Ci devo lavorare su questo. Sono uscita dal PAC di Milano con un senso di nausea, Marina Abramovic ha promesso il tempo dell’esperienza e io mi ritrovo con irritazione e irriquietezza. Cosa è andato storto?

Se cercate su Twitter #abramovicmethod trovate i commenti di chi ha vissuto in prima persona il metodo di Marina: entusiasti e privi di un contenuto che vada oltre l’entusiasmo di essersi sentiti parte di un qualcosa che ha valore sociale. Io filosofia l’ho studiata solo alle superiori, ma so che ci siamo già passati, il pensiero umano è capace di superare l’io, questa performance invece riporta ogni pensiero ad una forma di egocentrismo che mi inquieta. Cavie di laboratorio e anche un po’ esibizionisti. Il mio è un problema di fiducia, sia chiaro, e faccio anche un po’ fatica a scriverne pubblicamente, ma Marina ha detto che la cosa migliore è scrivere di quello che si sperimenta in prima persona. Ha anche detto, nel suo italiano spigoloso, che se gli diamo il nostro tempo lei ci da l’esperienza, se non gli diamo il nostro tempo non c’è nulla in cambio. Mi sembra corretto.

ALI KAZMA – INTIMACY

Dopo Obstructions, prima personale dell’artista da Francesca Minini, Ali Kazma presenta dal 21 marzo INTIMACY, seconda mostra presso la galleria in cui espone tre lavori video: Taxidermist, Cuisine e Absence. I primi due fanno parte della serie Obstructions che racchiude 17 video attraverso i quali Ali Kazma documenta varie attività umane legate ad aspetti quali produzione, creazione, manutenzione e riparazione indagando la condizione di lavoro dell’uomo, sia esso artigianale che industriale.

I video della serie Obstructions sono stati girati in macelli, fabbriche di jeans, laboratori, acciaierie, importanti aziende, l’artista stesso ha lavorato con macellai, ballerini e artigiani: tutte queste figure, anche se da prospettive diverse, si relazionano in qualche modo con l’uomo e il ‘corpo’. Taxidermist (2010) prosegue questa ricerca attraverso una riflessione sul processo di imbalsamazione. La storia di questo procedimento è molto ricca e affascinante e in essa si può ritrovare il nostro approccio spesso confuso e contraddittorio con la morte e ovviamente con il suo opposto, la vita. Per questo video girato in collaborazione con la Fondation d’Enterprise Hermes per il progetto itinerante H-Box, Ali si è recato a Fuhlendorf in Germania dove ha seguito il lavoro di Dirk Opalka.

MARINA ABRAMOVIĆ – WITH EYES CLOSED I SEE HAPPINESS

La Galleria Lia Rumma è lieta di presentare la mostra di Marina Abramović With Eyes Closed I See Happiness che si inaugurerà il 20 marzo 2012 nella sede di Milano. La mostra è il secondo dei grandi eventi che l’artista, indiscussa protagonista della Body Art, realizzerà in città. Il giorno precedente al museo PAC avrà infatti inizio The Abramović Method.

Si tratta, in entrambi i casi, di progetti inediti – “un artista non dovrebbe mai ripetere se stesso” si legge d’altronde nel suo “Artist’s life Manifesto” – i primi ad essere presentati dopo la titanica performance The Artist is present tenutasi al MoMA di New York nel 2010, dove per tre mesi, ogni giorno, sette ore al giorno, l’artista si è donata al pubblico rimanendo seduta, immobile e rigorosamente in silenzio, di fronte ad una sedia che non è mai rimasta vuota. Su quella sedia si sono avvicendate migliaia di persone e soltanto attraverso lo sguardo si è dato vita ad uno straordinario flusso di energia.

HangarBicocca si rinnova

HangarBicocca riapre le porte ai visitatori l’11 aprile 2012, dopo una temporanea sospensione delle attività, con spazi rinnovati, una nuova immagine e due originali progetti espositivi: NON NON NON, la prima retrospettiva dedicata agli artisti visivi Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, interpreti indiscussi della cultura artistica del XX e XXI secolo, e una inedita versione della celebre installazione Shadow Play di Hans-Peter Feldmann, artista tedesco tra i più accreditati al mondo.

I quindicimila metri quadrati di HangarBicocca offriranno aree più funzionali per le attività espositive e culturali: dal nuovo spazio dedicato ai bambini alla parete multimediale interattiva, dall’area polifunzionale per workshop e conferenze al rinnovato ristorante-caffetteria. Come luogo di respiro internazionale per la produzione e l’esposizione di arte contemporanea, HangarBicocca si apre maggiormente, dunque, alle esigenze del territorio, con programmi rivolti a un pubblico ampio, da coinvolgere in iniziative collegate all’arte.

Quando la videoarte brilla….di luce propria

arsprima prosegue il proprio sostegno a favore della divulgazione e conoscenza della video arte ospitando alla Nur gallery di Milano a partire dal 21 marzo e per un totale di 3 serate (18 aprile e 23 maggio, sono le date successive) una rassegna a cura di Alessandro Trabucco con 13 video dedicati alla luce di 13 artisti del panorama contemporaneo.

Non a caso si è scelta la tematica della luce per una sala di progettazione e sperimentazione che porta il nome arabo di Nur, che significa appunto “luce”. Gli artisti presenti in rassegna, in ordine di presentazione dei rispettivi video, saranno: Isobel Blank , Elisabetta Di Sopra, Umberto Corni, Jessica Iapino, Leonardo Genovese, Silvia Camporesi, Irina Gabiani, Silvio Giordano, Alessia De Montis, Silvia Serenari, Andrej Mussa, JOYKIX, Francesca Arri.

Marina Abramović torna a Milano con un nuovo lavoro ideato per il PAC

Il PAC di Milano, dal 21 marzo al 10 giugno 2012, è lo spazio espositivo prescelto da Marina Abramović per il suo nuovo attesissimo lavoro, il primo dopo la grande retrospettiva del 2010 al MoMA di New York. L’evento, promosso dall’Assessorato alla Cultura, Moda e Design del Comune di Milano e prodotto dal PAC Padiglione d’Arte Contemporanea e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, è curato da Diego Sileo ed Eugenio Viola con il sostegno di Rotthapharm Madaus.

Icona di tutte le forme di espressività legate al corpo, Marina Abramović è oggi uno dei protagonisti più affascinanti e magnetici del nostro tempo, dalla cui vicenda artistico-esistenziale è imprescindibile la storia stessa delle arti performative. Pioniera della performance dagli anni ’70, premiata con il Leone d’Oro alla Biennale del 1997, l’artista ha spesso superato i propri limiti fisici e psicologici, ha messo in pericolo la sua incolumità, infranto schemi e convenzioni, scavato nelle proprie paure e in quelle di chi la osservava, portando l’arte a contatto con l’esperienza fisica ed emotiva, collegandola alla vita stessa.

Short stories 13 – Earth laughs in flowers

CHI: David LaChapelle nasce nel 1963 a Fairfield in Connecticut, fotografo di fama mondiale e regista, negli anni ’80 viene introdotto da Andy Warhol al mondo dell’editoria di moda scattando fotografie per il suo Inteview magazine. E tra riviste patinate, hollywood, attori e starlet David non se la passa male fino al 2006, quando decide di smettere con gli editoriali, il motivo -dice lui- è che la sua creatività richiedeva spazio mentre le redazioni di moda frenavano il suo estro per paura di incomprensioni col pubblico. Tra gli anni ’80 e il 2000 ha ritratto con il suo stile barocco, eccentrico e irriverente i maggiori divi del cinema e della musica, incarnando in qualche modo quell’epoca di eccessi e decadenza assieme.

DOVE: Robilant+Voena – Milano, Londra, Saint Moritz

QUANDO: 16 febbraio – 24 marzo 2012

COSA: Ritiratosi a Maui, Hawaii, per dedicarsi all’arte presenta dieci grosse stampe fotografiche realizzati tra il 2008 e il 2011, spacciandole per nature morte. In realtà sotto quei grossi mazzi di fiori c’è un mondo intero illuminato da un chiaroscuro fiammingo. Giocattoli, caramelle, cellulari, riviste, statuette, palloncini, elementi iper-moderni incastonati in questi fermi immagine talmente studiati da sembrare dipinti. È il suo sguardo disincantato sul mondo moderno consumista e tetro, ma tentatore.

ORI GERSHT – Still and Forever

Brand New Gallery di Milano inaugura il 1 marzo la mostra Still and Forever, prima personale italiana dell’artista israeliano Ori Gersht. Attraverso la creazione di scenari sublimi che diventano precipitosamente inquietanti per mezzo di una decadenza improvvisa e graduale, le opere di Ori Gersht rendono momenti prolungati di suspense grazie all’uso della fotografia in stop-motion e del film al rallentatore. Rifacendosi nelle composizioni a quadri storici di grandi maestri, l’artista offre una meditazione sulla vita, la perdita, il destino ed il caso. Catturare un attimo, fermarlo nel tempo e nello spazio per renderlo percettibile in modo chiaro e preciso è una prerogativa di questo artista.

Nella serie Blow Up, che prende il nome dall’omonimo film di Michelangelo Antonioni, la composizione floreale richiama le tinte del tricolore di Francia e si rifà all’opera di Henri Fantin-Latour. Ori Gersht accelera la scomparsa di questo still-life facendolo letteralmente saltare in aria, attraverso una tecnica che prevede un preventivo congelamento dei fiori e la successiva creazione di una violenta esplosione attraverso piccole cariche di nitroglicerina sapientemente posizionate. L’azione viene catturata in modo assai vivido per mezzo di una speciale camera ad alta risoluzione ad 1/6000 di secondo: i momenti cruciali di quest’immagine, allo stesso tempo affascinante ed inquietante, vengono selezionati dall’artista ad evocare la dicotomia tra caos e serenità così come gli atti casuali di violenza, non solo della storia europea, ma anche del suo paese d’origine.

Short stories 12 – Billboards NY-MI A/R

CHI: Maurizio Montagna, milanese classe 1964, fine fotografo e appassionato di pesca. L’anti-divo della fotografia, è uno di quelli che lavorano tanto e vengono premiati; tante le mostre personali e collettive, ha esposto alla Triennale di Milano, al Museo dell’Ara Pacis di Roma, al Museum of Modern Art di Zilina Bratislava. Contemporaneamente alla mostra da Photographia espone alla galleria Bertha and Karl Leubsdorf dell’Hunter College di New York nella mostra “Peripheral visions: italian photography in context, 1950s – present”.

DOVE: Photographia – Milano

QUANDO: 09 – 25 febbraio 2012

COSA: In mostra troviamo la serie Billboards, immagini raccolte anche in due bei volumi editi Damiani Editore. Il progetto, frutto di quattro anni di ricerca sul paesaggio urbano di Milano, si concentra sugli scheletri vuoti dei cartelloni pubblicitari, cosa succede quando manca il messaggio? Sono fotografie che riflettono su se stesse, il vuoto delle strutture pubblicitarie è rettangolare, come il mirino della macchina fotografica, il paesaggio circostante è indifferente a quella vacuità momentanea, il bianco e nero dell’immagine è netto. Partendo da artefatti umani ingombranti e fastidiosi, l’artista ha ripulito la realtà dal disturbo circostante, rendendoli quasi dei porti nella nebbia, confortanti rettangoli di vuoto.

Short stories 11 – About Leigh Bowery

CHI: Difficile spiegarlo il chi: coloro che scattarono le fotografie tra il 1986 e il 1994 sono Fergus Greer (Regno Unito) e Johnny Rozsa (Nairobi), ma pare che a nessuno importi. Il vero protagonista di questa mostra è Leigh Bowery (1961-1994), eccentrico, trasgressivo, visionario  personaggio che segnò indelebilmente la scena artistica londinese degli anni ’80, per poi andarsene precocemente a causa del virus dell’HIV nel 1994.

DOVE: Camera16 – Milano

QUANDO: 10 febbraio – 31 marzo 2012

COSA: È molto difficile considerare le fotografie in mostra dei semplici ritratti, sono immagini trasformiste come il loro protagonista. Leigh Bowery andò ben oltre il concetto di transgender, come se la divisione maschile/femminile fosse solo un limite per la creatività; indossati abiti sartoriali, accessori, paccottiglia e parrucche nelle sue performance metteva in scena l’eterno conflitto tra il corpo e ciò che di esso appare. Un lavoro sul corpo in relazione alla società, non solo.

Tiziano a Palazzo Reale

Promossa dal Comune di Milano – Cultura, Moda, Design e Palazzo Reale, in collaborazione con Civita e GAmm Giunti, apre dal 16 febbraio al 20 maggio 2012, nella centralissima sede espositiva milanese, la mostra “Tiziano e la nascita del paesaggio moderno”.  Il percorso in Palazzo Reale, curato da Mario Lucco, da un progetto ideato da Tekne International, raccoglie cinquanta opere alla scoperta della nascita del paesaggio moderno nella pittura del cinquecento, ordinando nelle sue sale un selezionatissimo gruppo di straordinari dipinti dei grandi maestri.

Il Cinquecento è stato, nella pittura veneta, il secolo di Tiziano. A partire dalla lezione di Bellini e Giorgione, Tiziano ha avuto il merito di elaborare una nuova idea dell’ambiente naturale che, evolvendosi attraverso varie fasi e significati, lo portò a definire nella lingua italiana il termine stesso di “paesaggio” nella sua accezione moderna. La parola “paesaggio” compare infatti per la prima volta nel 1552, in una celebre lettera dello stesso Tiziano all’imperatore Filippo II, dando prova della consapevolezza di una novità piena e clamorosa.  Ciò che si verificò in quegli anni, fu una vera rivoluzione poetica: dalla enunciazione di “paese”, talvolta espresso come “sfondo” non invasivo della raffigurazione, talvolta come racconto di spaccati di vita contadina in una natura ospitale, si passò a una diversa dichiarazione e quindi a una differente valenza.

John Latham e Lee Ufan alla Lisson Gallery Milano

La mostra John Latham / Lee Ufan che inaugura il 10 febbraio la Lisson Gallery di Milano presenta il lavoro di due artisti rivoluzionari, conosciuti per il loro rigore concettuale e teorico. Ognuno a suo modo, John Latham e Lee Ufan testimoniano la continua indagine rivolta alla comprensione dell’universo e delle leggi che lo dominano.

John Latham (Livingstone, Zambia, 1921-2006) – Gli spazi della galleria sono dedicati alla presentazione di lavori creati da John Latham nel corso di 40 anni, e che rivelano le profonde riflessioni dell’artista sulla tematica umana. Latham concepiva il proprio lavoro come un articolato e complesso sistema che trova, da una parte, espressione visiva nei book reliefs (dipinti che incorporano libri), negli assemblages, nei film e nelle performance e, dall’altra, forma teorica nelle riflessioni concettuali e negli scritti dell’artista.

Short stories 10 – In to the surface

CHI: Aaron Bobrow (San Francisco – 1985), Heather Cook (Dallas – 1980), N. Dash (Miami Beach – 1980), Alex Dordoy (Newcastle – 1985), Leo Gabin (collettivo nato a Ghent, Belgio nel 2000), Andrew Gbur (Lancaster – 1984), David Hominal (Losanna – 1976), Erik Lindman (New York – 1985), Nazafarin Lotfi (Mashad – 1984),  Joseph Montgomery (Northampton – 1979), Oscar Murillo (Colombia – 1986), Hugh Scott-Douglas (Canada – 1988), Dan Shaw-Town (Huddersfield – 1983), Ben Schumacher (Canada – 1985), Nick Van Woert (Reno – 1979), Ned Vena (Boston – 1982), Phil Wagner (Chicago – 1974), Lisa Williamson (Chicago – 1977).

DOVE: Brand New Gallery – Milano

QUANDO: 12 gennaio – 23 febbraio 2012

COSA: Siamo di fronte ad una collettiva affollata, la galleria dispone certo dello spazio adatto per cui ogni opera ha un discreto respiro, ma di certo diciotto artisti non sono pochi da assimilare e si rischia la dispersione delle informazioni. Siamo di fronte dunque ad una galleria che privilegia l’aspetto curatoriale e corale, piuttosto puntare su un solo nome alla volta. Nel complesso una mostra decisamente piacevole: il tema scelto, la superficie come terreno di ricerca, permette varietà di approci e stili.

ALTRA NATURA. PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO | Museo Pecci Milano

ALTRA NATURA è il ciclo espositivo incentrato sulla collezione del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, che inaugura la presentazione di nuove proposte al Museo Pecci Milano mercoledì 25 gennaio 2012. La mostra, che resterà aperta fino al 20 febbraio 2012, esplora alcune ipotesi di Altra natura, elaborazioni artistiche intorno all’idea di natura e, allo stesso tempo, riflessioni sulla natura dell’arte per offrire al visitatore informazioni sui processi generativi, le manifestazioni ed esperienze fisiche e mentali dell’arte contemporanea. Le opere di nove artisti, incluso un progetto speciale di Luca Bolognesi in collaborazione con Lo schermo dell’arte Film Festival e due installazioni in situ di Massimo Uberti, sono riunite in un percorso inedito da vedere e da sentire.

Giardino fiorito_Michael Lin
Nell’installazione a pavimento creata per il Centro Pecci da Michael Lin (Floor Painting, 2010), il disegno floreale dipinto trasforma lo spazio espositivo in un accogliente luogo di benvenuto, un giardino che invita ad accomodarsi e farsi avvolgere nei suoi colori brillanti. Sulla tela dipinta (Pillow, 2008) Lin si appropria di motivi decorativi floreali dei tessuti tradizionali taiwanesi degli anni Cinquanta, che diventano la cifra stilistica della sua rappresentazione artistica. In occasione dell’esposizione delle opere sarà presentato il primo volume monografico italiano dedicato al lavoro di Michael Lin, pubblicato da Maretti editore, che documenta la mostra personale dell’artista a Prato (2010-2011).

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