Gustav Klimt allo Spazio Oberdan di Milano

Si tiene a Milano, presso lo Spazio Oberdan della Provincia di Milano, in Viale Vittorio Veneto 2, dal 4 febbraio al 6 maggio 2012 la mostra Gustav Klimt. Disegni intorno al fregio di Beethoven promossa dalla Provincia di Milano, prodotta e organizzata da Alef cultural project management. La mostra è a cura di Annette Vogel, per la sezioni disegni, di Lorenza Tonani, per la sezione sulla grafica secessionista, di Maria Porro, per la riproduzione scenografica del Fregio di Beethoven.

Klimt, rappresentante autorevole della Secessione e artista di straordinaria rilevanza nella storia dell’arte moderna, avrebbe festeggiato nel 2012 il suo 150° compleanno. In occasione di questa particolare ricorrenza una serie di importanti eventi internazionali celebrano la figura e l’opera del Maestro austriaco. Vienna, città in cui Klimt ha trascorso gran parte della sua esistenza, ospita, nelle sue sedi espositive più prestigiose, numerose mostre di grande levatura. Altre città europee da Parigi a Barcellona, da Berlino a Londra, accolgono speciali e interessanti workshop per indagare e scoprire le opere del grande artista.

Geometrie perfettibili, architetture nuove, spesso irreali ma sempre illusorie e accattivanti

La geometria, la matematica, le forme costituenti il mondo circostante e, in definitiva, l’architettura, rappresentano il punto d’incontro del lavoro di Guido Bagini, Paolo Cavinato, Michael Johansson e Michelangelo Penso che viene presentato dal 19 gennaio alla Galleria The Flat – Massimo Carasi di Milano in una mostra che, partendo da concetti classici ormai ben radicati nella storia dell’arte, giungono ad una loro rielaborazione in chiave contemporanea nella quale passato e presente sono perfettamente sintetizzati.

Quattro artisti dal background e dagli stili differenti, accomunati da una profonda ricerca di deformazione e integrazione di forme geometriche che generano architetture nuove, spesso irreali ma sempre illusorie e accattivanti. Quattro artisti che non possono prescindere dal contatto fisico con l’opera d’arte, per cui la manualità è primo e fondamentale strumento per esprimere l’idea. In Geometrie perfettibili il loro lavoro parte dall’assemblaggio di differenti forme, spesso dilatate, distorte, incastrate, prospetticamente illusorie e singolarmente insignificanti, per arrivare ad un perfezionamento insito nell’opera finita, inseparabile dall’intervento manuale dell’artista. Linguaggio oggettivo elevato a linguaggio creativo. Architettura come medium per rivelare l’espressione estetica in tutta la sua forza; geometria come punto di partenza e di arrivo per ottenere la perfezione che, notoriamente, non fa parte dell’universo umano ma a cui l’uomo ha sempre aspirato.

New York: Directions, Points of Interest alla Galleria Massimo De Carlo

Il 25 gennaio 2012 la Galleria Massimo De Carlo di Milano inaugura la mostra New York: Directions, Points of Interest, una collettiva di giovani artisti che vivono e lavorano a New York, curata da Elena Tavecchia. La mostra si presenta come una mappatura artistica della città. Così suggerisce il titolo, composto dalle prime parole che appaiono aprendo Google Maps. Gli artisti che partecipano sono eterogenei per formazione, per mezzi espressivi che utilizzano e per messaggi che comunicano con le loro opere, ma ciò che li accomuna è che ognuno di loro vive, a modo suo, la Grande Mela.

Melting pot di culture e centro della scena artistica contemporanea, New York è un mosaico di realtà disparate, racchiuse tra i confini urbani, una città con un doppio sviluppo, verticale con i suoi grattacieli svettanti e orizzontale con l’esteso reticolo di strade e incroci. Ogni quartiere vive di una propria identità, così da Brooklyn a Chelsea al Lower East Side il panorama artistico può variare notevolmente. I protagonisti della collettiva riproducono questa molteplicità di ambienti, situazioni, stimoli culturali, offrendo ognuno un modo diverso di percorrere artisticamente questa grande città. I lavori di Jason Loebs, Justin Matherly, Sean Paul, Valerie Snobeck, Mika Tajima, Josh Tonsfeldt, Daniel Turner e Sara VanDerBeek dialogheranno e si confronteranno nelle tre sale della galleria.

SCAMBIO D’AUTORE dopo GEORGES DE LA TOUR 6 STREET ARTIST DIPINGONO IL MURO DOVE ERANO COLLOCATE LE DUE OPERE

Si e’ conclusa con il successo decretato da 210.000 visitatori la mostra dei capolavori di Georges de La Tour, L’Adorazione dei Pastori e San Giuseppe Falegname, organizzata da Eni con il museo del Louvre e il Comune di Milano. La novita’ di quest’anno e’ che le luci dell’esposizione si abbassano ma non si spengono e, in una staffetta di creativita’, il testimone passa ora a sei giovani street artist che, con la performance Scambio d’autore, danno nuova vita a un muro speciale, quello dell’allestimento.

Scambio d’autore continua il percorso artistico iniziato con la mostra e si sviluppa in una sola notte all’interno della sala Alessi di Palazzo Marino in pieno centro a Milano per poi essere esposto nello spazio Superground nella periferia sud della città. L’arte diventa il trait d’union tra il passato del pittore francese e il presente di sei artisti contemporanei, tra il centro di Milano, dove il muro verrà dipinto, e la periferia della città, dove il muro verrà ricostruito, tra la notte in cui l’opera verrà realizzata e il giorno in cui l’opera verrà esposta.

Carmelo Bongiorno alla Galleria Barbara Frigerio

Fotografare è un atto d’amore. Si fotografa sempre un luogo, un oggetto o una persona che si ama, qualcuno o qualcosa a cui si è legati, che ci è caro, che ci rimanda indietro nel tempo o ci restituisce delle emozioni. A diciott’anni, nell’assoluta incertezza del futuro e con l’incontenibile desiderio di raccontarmi, per me la scoperta della fotografia fu una vera folgorazione: la macchina fotografica divenne un meraviglioso strumento d’introspezione, i miei negativi radiografie dell’anima. Cercavo, scattavo, sviluppavo e stampavo: riempii la mia vita di fotografie, non potevo fare altro. “

Questa è la dichiarazione di poetica di Carmelo Bongiorno, fotografo siciliano, presente sulla scena internazionale da oltre vent’anni, che in questa mostra alla Galleria Barbara Frigerio di Milano (inaugurazione il 12 gennaio 2012) si racconta, attraverso una selezione di opere, che ripercorrono la sua lunga ed instancabile ricerca artistica ed umana. Immagini che narrano momenti e luoghi, vissuti e visti con gli occhi di chi si lascia sedurre dall’unicità dell’attimo, di chi, come lui stesso descrive, “prova stupore per la luce” e questa è la “condizione indispensabile per poter fotografare.”

Marlene Dumas alla Fondazione Stelline

Alla Fondazione Stelline, dal 15 marzo al 17 giugno, opere recenti e inedite di Marlene Dumas, una tra le artiste contemporanee più conosciute e apprezzate. Un importante evento d’art, a cura di Giorgio Verzotti, illuminerà la prossima primavera espositiva di Milano. Per l’occasione una delle più conosciute artiste figurative contemporanee, presenterà una serie di opere recenti e inedite ispirate o vicine ai temi della pietà, della compassione, della condizione umana, che da sempre caratterizzano il suo lavoro nel lungo confronto con il linguaggio e la storia della pittura

Il nucleo centrale di questa importante retrospettiva nasce con un particolare riferimento alla Pietà Rondanini, l’ultima grande scultura di Michelangelo conservata al Castello Sforzesco, uno dei capolavori del passato che rende Milano famosa nel mondo. Marlene Dumas si è rapportata con questo soggetto iconografico realizzando nuovi dipinti che valgono sia come approfondimento della sua autonoma ricerca, sia come omaggio alla storia artistica della nostra città.

Sonia Delaunay – Atelier simultanèe 1923 – 1934

Martedì 21 febbraio 2012 la Fondazione Marconi di Milano ha il piacere di presentare la mostra Sonia Delaunay. Atelier simultanèe 1923 -1934. La mostra è dedicata alle creazioni di Sonia Delaunay, artista che ha rivoluzionato la storia dell’arte, della moda e del costume del secolo scorso. Nata nel 1885 in Ucraina, l’artista attinge proprio lì quelle indimenticabili visioni colorate, costantemente presenti nel suo lavoro. Sono soprattutto i colori dei vestiti dei contadini russi a rimanerle impressi nella mente e la coperta in patchwork che realizzerà nel 1911 per il figlio Charles ne è testimonianza.

Arrivata a Parigi nel 1905, subisce il fascino e l’influenza delle opere di Van Gogh, Gaughin e del fauvismo, che trasporrà poi nel suo lavoro in maniera personalissima. Nel 1909 conosce Robert Delaunay, che sposa l’anno successivo, con cui condivide una passione totalizzante per la pittura e soprattutto per il colore come essenza della pittura. Scrive Robert Delaunay “ Il colore, che è frutto della luce come ha scritto Apolinnaire, è alla base dei mezzi materiali del pittore – ed è il suo linguaggio. Il pittore quindi, lavora con il sussidio di elementi fisici, che la sua volontà deve dominare nel suo complesso”. I colori, distribuiti sulla superficie del quadro creano tra loro delle relazioni che si ricreano nell’occhio dello spettatore, “quello che generalmente si chiama mescolanza ottica”.

Into the surface

Brand New Gallery di Milano inaugura il 12 gennaio la mostra collettiva Into the surface. Fortemente interessati a trasporre in maniera tradizionale interessi pittorici su supporti e media anticonvenzionali, questo gruppo di artisti focalizza l’attenzione sul processo creativo in sé rispetto alla rappresentazione della realtà, relazionando i propri diversi processi creativi ed il proprio atteggiamento al concetto di “materia astratta”. Adottando un insieme di segni e strategie laddove linguaggi diversi si intrecciano in una continua ridefinizione del concetto di forma, questi artisti indirizzano i loro interessi al principio elementare della pittura attraverso l’uso di materiali inusuali, spesso semplici e grezzi, segnati dal luogo d’origine e dalle esperienze con essi condivise.

Ibridi tra pittura e scultura o tra pittura e fotografia, queste opere sono concepite con intensità, delicatezza ed un sottile senso di equilibrio. È interessante notare come ogni artista abbia un approccio specifico e differente alla materia che costituisce l’opera d’arte, da cui scaturisce una diversa poetica di fondo. Se le tele di Aaron Bobrow incorporano l’accidentale nell’estetica attraverso l’esplorazione dei limiti di vita dei materiali industriali (protési attraverso segni gestuali a divenire oggetti d’arte), Phil Wagner lavora principalmente con materiali poveri, oggetti ritrovati, recuperati e riciclati attraverso un continuo collegamento espressivo tra pittura e scultura; anche le opere di Alex Dordoy vengono percepite in primo luogo attraverso il supporto fisico e si configurano come detriti industriali, questa volta impregnati di un miscuglio di sostanze pittoriche.

Pelle di donna, Identita’ e bellezza fra arte e scienza

Per la prima volta in Italia una mostra che unisce arte e scienza sul tema della pelle. Pelle di donna. Identità e bellezza fra arte e scienza, a cura di Pietro Bellasi e Martina Mazzotta, è esposta alla Triennale di Milano dal 24 gennaio al 19 febbraio 2012. La rassegna nasce da un progetto di Boots Laboratories, marchio-icona del benessere distribuito in Italia da P&G, con la Fondazione Antonio Mazzotta da anni protagonista di successo nel mondo dell’arte.

Attraverso una ricca selezione di opere d’arte – antica, moderna e contemporanea – documenti, oggetti antichi, il visitatore compie un percorso affascinante di esplorazione che lo conduce a un laboratorio scientifico. Ampio spazio è dato agli artisti moderni e contemporanei che utilizzano i linguaggi più diversi, dalla pittura alla scultura, dal concettuale alle nuove tecnologie, fino al cinema sperimentale, anche con interventi site specific. Tra gli artisti in mostra: Giacomo Balla, Franz von Bayros, Adriana Bisi Fabbri, Andrea Chisesi, Giuliana Cuneaz, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Grazia Gabbini, Robert Gligorov, Abel Herrero, , Roy Lichtenstein, Luigi Maio, Lazhar Mansouri, Piero Manzoni, Alberto Martini, Bruno Munari, Giuseppe Penone, Marinella Pirelli, Pietro Pirelli, Karl Prantl, Man Ray, Odilon Redon, Auguste Rodin, Omar Ronda, Mimmo Rotella, Maia Sambonet, Alberto Savinio, Andreas Serrano, Henri de Toulouse-Lautrec, Andy Warhol, Tom Wesselmann.

Daria Martin | Anna Halprin – Minotaur

La galleria Raffaella Cortese di Milano inaugura il 15 dicembre la mostra di Daria Martin, filmmaker (San Francisco, 1973) con base a Londra, e Anna Halprin (classe 1920), coreografa e performer americana. Con Minotaur la galleria apre una serie di mostre in cui due artisti, che si sono scelti tra loro, dialogano sui temi cardini della propria ricerca.

In questa prima stagione si confronteranno artisti di diversa generazione, legati da un rapporto maestro – allievo. Daria Martin per il suo film capolavoro Minotaur, ha chiesto la collaborazione di Anna Halprin, artista performativa punto di riferimento nella danza post moderna, che Daria ha sempre amato e guardato con ammirazione. Halprin è una figura determinante nella coreografia del 20 ° secolo, la cui carriera abbraccia più di sette decenni. Spesso accreditata come ideatrice della danza postmoderna, nel 1960 ha insegnato danza ad Yvonne Rainer, Trisha Brown, Simone Forti, Robert Morris e altri che poi a formarono il gruppo Judson Church di New York. Nella seconda metà della sua carriera, divenne una figura di spicco nel campo della danza come arte di guarigione.

Robert Mapplethorpe allo Spazio Forma: ode alla perfezione, ai membri, ai fiori

Nel 1970 Robert Mapplethorp aveva 25 anni, frequentava il Pratt Institute, era bello, entusiasta e viveva con Patti Smith. Si dilettava a realizzare collage ritagliando immagini dalle riviste, ma quando gli regalarono una Polaroid capì subito che non c’è nulla di meglio che costruirsi da se le immagini di cui si ha bisogno.

Sedici anni più tardi Robert scoprì di essere malato di AIDS, lo spirito con cui affrontò gli anni di malattia si carpisce osservando due autoritratti esposti allo Spazio Forma. Le due fotografie sono vicine, in una si vede emergere dal buio il suo volto invecchiato precocemente, fissa lo spettatore e in mano stringe un bastone la cui testa è intagliata a forma di teschio. Nella secondo fotografia, subito accanto, si vede solamente il teschio intagliato del bastone.
Non credo servano tante parole su Robert Mapplethorpe, è uno dei più famosi fotografi del Novecento e la sua cifra stilistica è riconoscibile al primo sguardo,ma in qualche modo ancora oggi viene indicato come lo scandaloso fotografo gay.

Toscana x 4. Progetti d’artista: Olivo Barbieri, Rossella Biscotti, Michelangelo Consani, Fabrizio Corneli


Nell’ambito del progetto CAMBIO DI STAGIONE. PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO, inaugurata il 20 ottobre 2011 presso il Museo Pecci Milano, giovedì 15 dicembre 2011 sarà presentata l’esposizione Toscana x 4. Progetti d’artista: Olivo Barbieri, Rossella Biscotti, Michelangelo Consani, Fabrizio Corneli. I quattro progetti d’artista proposti al Museo Pecci Milano sono collegati alla Toscana, a realtà ed istituzioni come Toscana Promozione, EX3 Centro per l’arte contemporanea di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e Amici del Museo Pecci che sostengono e collaborano con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.

Nel loro insieme le opere delineano un percorso inedito di ricerche che rimandano al tema portante dell’energia già affrontato dalla selezione di opere provenienti dalla collezione del museo, per manifestare punti di vista sull’utilizzo e consumo delle risorse, sul rapporto tra elementi naturali e artificiali, sulla convivenza tra uomo e ambiente.

Short stories 9 – Becky Beasley – The Outside

CHI: Becky Beasley nasce 36 anni fa in Inghilterra, ha vissuto prima ad Anversa e adesso vive a lavora a St Leonards in Sea, amena località marina inglese, da questa particolare scelta ho liberamente dedotto che la ragazza ama la malinconia. Dopo aver studiato al Goldsmiths e al Royal College of Art ha iniziato la sua carriera artistica caratterizzata dalla commistione tra fotografia e scultura. Ha esposto in diverse realtà importanti, come la Galleria Civica di Modena, la Kunsthalle Basel o il Museu d’Art Contemporani de Barcelona. Il prossimo anno terrà una personale alla Tate Britain.

DOVE: Francesca Minini Contemporary Art – Milano

QUANDO: 16 novembre 2011 – 14 gennaio 2012

COSA: In mostra troviamo tre sculture verticali (Nolens Volens (u), (r), (i), e sei sculture appese intitolate (C.A.) (R.L.) (O.M.) (O.L.) (L.I.) (N.O.). Si tratta di semplici cornici di cedro in cui sono appese libere fotografie di pizzi bianchi, in questo modo nelle sculture in piedi se ne vede il retro in cui i plexiglass colorati donano sfumature tra il rosa e l’arancione, il colore dell’affetto. Le dimensioni delle cornici sono basate su alcune porte che Carlo Mollino (Torino, 6 maggio 1905 – Torino, 27 agosto 1973) aveva disegnato per la sua casa torinese, proprio dagli arredi di quella casa mai vissuta sono nate le fotografie e le opere di questa mostra che va ad inserirsi in una trilogia chiamata Late works che terminerà il prossimo anno.

Short stories 8 – Sassi non scagliati a memoria – Francesco La Fosca

CHI: Mi ha stupito molto scoprire che Francesco La Fosca è del 1957, non conosco l’artista e in rete le informazioni a riguardo non sono molte. Artista attivo dagli anni Ottanta, ha all’attivo mostre personali principalmente in gallerie sparse per l’Italia, ma con qualche puntata europea. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private, tra cui il Kunst Museum di Bonn, il Mart e il Museion.

DOVE: Galleria Alessandro De March – Milano

QUANDO: 16 novembre 2011 – 14 gennaio 2012

COSA: In mostra sono presentate quattro opere. La prima si nota dalla strada: Costellazione consiste in una vetrata posticcia, messa accanto a quella esistente, che l’artista ha distrutto in più punti. Poi la scultura che da il titolo alla mostra Sassi non scagliati a memoria, un cumulo di sassi legati assieme con filo di rame in una geometria instabile. Terza opera è Attaccapanni, contro ogni aspettativa si tratta davvero di un attaccapanni, a rappresentare gli indumenti usati di chi ha compiuto le azioni implicite nelle prime due sculture.

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