Kaarina Kaikkonen – TOWARDS TOMORROW

I vestiti di centinaia di bambini per formare una grande vela, magliette camicie e maglioncini multicolori a contrasto con il cemento delle pareti del MAXXI, uno “spazio creato con lo spazio”. E’ TOWARDS TOMORROW, la grande installazione site-specific di Kaarina Kaikkonen che dal 14 aprile al 15 luglio 2012 vestirà l’area esterna all’ingresso principale del museo. L’installazione, a cura del MAXXI Arte e con il patrocinio dell’Ambasciata di Finlandia, è la seconda tappa italiana dell’artista finlandese dopo la realizzazione a Reggio Emilia dell’opera site specific Are We Still Going On? allestita negli spazi della Collezione Maramotti e visitabile fino al 28 ottobre 2012.

TOWARDS TOMORROW è composta da vestiti da bambini di diversi colori e fogge, raccolti grazie a un progetto realizzato con le famiglie della città; in questo modo ogni persona che ha donato un indumento, con tutto il bagaglio di ricordi legati a esso, farà idealmente parte dell’opera. Questa grande vela multicolore si muoverà con il vento, riempiendo i vuoti e rimodellando il profilo sinuoso dell’edificio di Zaha Hadid. “Ho realizzato moltissime installazioni e opere, creando spazio con lo spazio – dice Kaarina Kaikkonen – Attraverso il mio lavoro cerco di comprendere meglio me stessa e di capire dove finisce il dentro e comincia il fuori”.

Mutamenti semantici fuorvianti

Parole cucite su tessuti o proiettate su superfici inconsuete, fogli bucherellati e sovrapposti per creare giochi ottici, corde scure che con‘tengono’ telai vuoti. Sono le eterogenee creazioni realizzate da Arthur Duff (Wiesbaden, 1973 – vive e lavora a Marghera – VE) presentate alla sua prima personale Sintax Parallax presso gli spazi di Oredaria Arti Contemporanee a Roma.

Arthur Duff è un artista tedesco, già noto in città per essersi aggiudicato nel 2009 il Premio 2% al MACRO. Nato in Germania da genitori statunitensi, ha scelto come patria adottiva il Veneto stabilendosi a Marghera. La sua peculiarità consiste nell’impiego di tecniche e materiali molti diversi, ciò contribuisce a non poter incasellare il suo lavoro in uno specifico ambito. Ha all’attivo numerose partecipazioni a collettive e personali in Italia e all’estero come ‘Stonewall.Whitewash’ alla XIV Biennale di Scultura di Carrara (2010), ‘Synopses’ al MACRO capitolino (2010), ‘Borrowing you’ a Castelfranco Veneto (2008).

Le destabilizzanti creazioni di Mark Jenkins

All’angolo di una strada secondaria, a Tor Pignattara, un cassonetto è stato guarnito con un’enorme meringa con ciliegina annessa. Un bizzarro accostamento, tipico del passaggio di un noto urban artist che recentemente ha invaso Roma. Infatti, nell’adiacente via Gabrio Serbelloni centinaia di persone sono in fila davanti alla Wunderkammern dove, il 17 marzo, si è inaugurata la prima personale capitolina di Mark Jenkins (1970 – vive e lavora a Washington DC) con Living Layers, un progetto pluriennale in collaborazione con il MACRO ideato per produrre scambio reciproco tra il patrimonio territoriale e quello culturale.

Artista americano di fama internazionale, Mark Jenkins è conosciuto per le sue strabilianti e geniali installazioni pensate per essere collocate all’interno del tessuto urbano. L’interazione tra le sue sculture, l’ambiente cittadino ed i passanti è fondamentale per la riuscita dei suoi interventi, concepiti con l’intento di suscitare sconcerto e confusione negli inconsapevoli osservatori, diventando essi stessi parte integrante della sua opera poiché un’apposita videocamera cattura le loro reazioni dando vita a impensabili performances.

10 videoartisti israeliani in mostra al MLAC

Mercoledì 4 aprile 2012, il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Sapienza Università di Roma, presenta un Group Show video di dieci artisti israeliani selezionati tra i docenti e i laureati della Scuola Hamidrasha of Art, Beit Berl College di Israele. La mostra Time and a Half, titolo tratto dal lavoro di Mika Rottenberg, è a cura di Doron Rabina, Ben Hagari e Giorgia Calò.

L’inaugurazione sarà preceduta alle ore 16.00 da una Masterclass in cui interverranno i curatori della mostra e Miri Rosman, Direttore External Relations, Science and Culture del Beit Berl College. I docenti dell’Hamidrashà School of Art (tra cui Guy Ben-Ner, Boaz Arad, Ben Hagari), così come gli studenti (quali Mika Rottenberg, Ofri Cnaani, Tom Pnini), sono tra i più importanti video artisti in Israele. Attraverso la loro ricerca video e cinematografica, danno luogo ad un’arte creativa, ambiziosa e dinamica di forte interesse. La mostra mette in luce temi di rilevanza universale, offrendo l’opportunità di conoscere, con una varietà di voci e modi di espressione, la ricerca video israeliana.

UNCONVENTIONAL TWINS #2 – claudioadami e Giorgia Fincato

Lo Studio d’arte Contemporaneo Pino Casagrande di Roma inaugura il 16 aprile il secondo appuntamento espositivo del progetto “unconventional twins – doppio personale” ideato e curato da Flavia Montecchi, presentando le opere dell’artista claudioadami in dialogo con i lavori della giovane artista Giorgia Fincato.

La mostra dal titolo “Soliloqui” affronta il processo grafico non-verbale di claudioadami, partendo dalla ultima serie dei blacknotes in cui le stesure di inchiostro nero arrivano a sovrapporre una visione logica del segno, per racchiudersi in un mondo astratto di parole mute, risonanti solo nella mente dell’artista. L’accumulo della carta, lo spessore dell’inchiostro e l’avvicendarsi di storie silenziose sono i punti cardine dell’incontro tra l’artista romano d’adozione e i lavori di Giorgia Fincato, dove misurando la lunghezza di un tratto in metri d’inchiostro, la giovane artista traccia in modo certosino minute spirali di pensieri: ecco che le lettere appena decifrabili dell’uno si uniscono alle immagini filiformi dell’altra.

World Press Photo 2012, la mostra dei vincitori a Roma

Samuel Aranda, Spagna, per The New York Times. Una donna tiene tra le braccia un parente ferito durante le proteste contro il presidente Saleh. Sanaa, Yemen, 15 ottobre

Venerdì 27 aprile 2012 alle ore 18.00, inaugura a Roma presso il Museo di Roma in Trastevere, la mostra World Press Photo 2012 che rimarrà aperta al pubblico dal 28 aprile al 20 maggio. Il Premio World Press Photo è uno dei più importanti riconoscimenti nell’ambito del Fotogiornalismo. Ogni anno, da 55 anni, una giuria indipendente, formata da esperti internazionali, è chiamata a esprimersi su migliaia di domande di partecipazione provenienti da tutto il mondo, inviate alla World Press Photo Foundation di Amsterdam da fotogiornalisti, agenzie, quotidiani e riviste. Tutta la produzione internazionale viene esaminata e le foto premiate che costituiscono la mostra sono pubblicate nel libro che l’accompagna. Si tratta quindi di un’occasione per vedere le immagini più belle e rappresentative che, per un anno intero, hanno accompagnato, documentato e illustrato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali di tutto il mondo.

Per questa edizione, le immagini sottoposte alla giuria del concorso World Press Photo 2012 sono state 101.254, inviate da 5.247 fotografi professionisti di 124 diverse nazionalità. Anche quest’anno la giura ha diviso i lavori in 9 diverse categorie: Vita Quotidiana, Protagonisti dell’attualità, Spot News, Notizie generali, Natura, Storie d’attualità, Arte e spettacolo, Ritratti, Sport. Sono stati premiati 57 fotografi di 24 diverse nazionalità: Afghanistan, Argentina, Australia, Bosnia ed Herzegovina, Canada, Cina, Danimarca, Francia, Germania, India, Iran, Irlanda, Italia, Giappone, Messico, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Russia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Regno Unito e USA.

10 ragazze per Freud

Lunedì 26 marzo 2012 alle ore 19 s’inaugura al Teatro Palladium di Roma, “10 ragazze per Freud”, group show nato da un’idea di Lori Adragna per NUfactory con l’assistenza di Antonella Di Lullo. In mostra le opere di: Arianna Carossa, Laura Cionci, Francesca Fini, Silvia Giambrone, Jessica Iapino, Maria Carmela Milano, Chiara Scarfò, Alice Schivardi, Vania Elettra Tam e Fernanda Veron.

Le dieci artiste, tutte di talento e di acuta sensibilità, hanno qualcosa da dire a quel Sigmund Freud che secondo certa letteratura non fu mai in grado di comprendere le donne, tanto da definirle “il continente oscuro”. Utilizzando l’arte come espressione creativa recondita dell’Io e con una buona dose d’ironia, le artiste mettono a nudo pulsioni, tendenze, desideri, sogni scaturiti dalla propria coscienza e occultati nell’inconscio.

Arte Programmata e Cinetica alla GNAM

Giovedì
 22
 marzo
 alle
 ore
 18.00
 la
 Galleria
 Nazionale
 d’Arte
 Moderna
 e
 Contemporanea
 di Romapresenta, 
in 
collaborazione
 con
 Il 
Cigno
 GG 
Edizioni,
 la 
mostra 
”ARTE
 PROGRAMMATA
 E 
CINETICA.
 DA 
MUNARI 
A 
BIASI 
A 
COLOMBO 
E…”.
 La 
mostra
 è
 curata 
da 
Giovanni 
Granzotto
 e 
Mariastella 
Margozzi,
 con
 la 
collaborazione
 di 
Paolo 
Martore 
ed
 è
 realizzata
 con
 il
 contributo
 del 
Gruppo 
Euromobil.

Con
 questa
 nuova
 iniziativa
 espositiva
 sull’arte
 programmata
 e
 cinetica,
 realizzata
 a
 distanza
 di
 sei
 anni
 dalla
 mostra
 “Gli
 Ambienti
 del
 Gruppo
 T”
 e
 di
 quasi
 sedici
 dalla
 ripresentazione
 al
 pubblico
 della
 propria
 collezione
 di
 arte
 cinevisuale,
 completamente
 restaurata
 con 
la 
mostra
 “Opere 
cinevisuali.
Restauri 
recenti”, la GNAM ha voluto estendere il confronto tra le proprie opere e quelle di numerosi rappresentanti del movimento cine-visuale sia in Europa che fuori, con l’intenzione di mostrare al pubblico gli esiti estetici ai quali gli artisti e i gruppi in primis sono giunti, intersecando le proprie ricerche in numerosissime esposizioni internazionali e suffragando le proprie tesi con il pensiero di filosofi, critici e scrittori del calibro di Umberto Eco, Frank Popper, Giulio Carlo Argan, Umbro Apollonio ecc.

Trieste, cinque artisti varcano la soglia dell’ignoto e dell’impossibile

Federica Schiavo Gallery inaugura il 31 marzo la mostra TRIESTE che riunisce nuovi lavori, realizzati appositamente per la mostra, degli artisti internazionali Matthew Day Jackson, Jessica Jackson Hutchins, Jay Heikes, Karthik Pandian ed Erin Shirreff.

Trieste è il nome del batiscafo di costruzione italiana che nel 1960, con un equipaggio di sole due persone, stabilì un record di immersione, tuttora imbattuto, nelle acque dell’Oceano Pacifico, raggiungendo il punto di maggior profondità del pianeta: la fossa delle Marianne. Trieste è anche la piccola città portuale dell’Adriatico, situata al confine con la Slovenia, conosciuta per il suo fascino mitteleuropeo e un’insolita atmosfera malinconica che, citando Jan Morris, “porta le persone che la abitano a porsi tristi domande. A che scopo sono qui? Dove sto andando?“ (Trieste and the Meaning of Nowhere, Simon & Schuster, 2001). La mostra è metaforicamente ispirata da queste due realtà ‘borderline’ e richiama l’idea di una forza misteriosa che spinge inevitabilmente l’uomo a varcare la soglia dell’ignoto e dell’impossibile. Gli artisti in mostra, legati tra loro da rapporti di amicizia e stima reciproca, negli anni hanno dedicato frequenti e intense conversazioni a questi temi.

Epipedon, una diversa percezione della scultura

La Galleria CO2 di roma inaugura il 21 marzo Epipedon, una mostra a cura di Ludovico Pratesi. Epipedon riunisce dodici artisti italiani delle ultime generazioni Salvatore Arancio, Francesco Arena, Francesco Barocco, Sergio Breviario, Chiara Camoni, Francesco Carone, Giulio Delvè, Ettore Favini, Francesco Mernini, Marco Morici, Giovanni Oberti e Luca Trevisani, chiamati a riflettere sulla possibilità di una diversa percezione della scultura, non più osservata a 360 gradi o dal classico punto di vista di una persona di media statura.

Ogni artista coinvolto nel progetto ha, infatti, lavorato sul concetto di traslazione della linea dell’orizzonte, per offrire allo spettatore un panorama sensibilmente visionario, modificando così la collocazione dell’opera nello spazio, secondo un assunto già messo in atto dal maestro Giorgio de Chirico nel celebre quadro “Le Muse Inquietanti”. Il capolavoro, dipinto a Ferrara nel 1918, pone l’osservatore a una distanza ravvicinata con due manichini e una serie di oggetti misteriosi dispersi nello spazio prospettico, posti sopra un piano inclinato composto da travi in legno parallele. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a un paesaggio asettico basso e surreale che riproduce il Castello Estense contornato da fabbriche e torri.

Il taciturno annullamento dei ‘No Name’

Rievocazione di crudeli memorie, non lontane nel tempo, difficili da perdonare. Numerose vittime sacrificate per il volere di un singolo egoista. Roma, 1943: l’occupazione nazista, i bombardamenti, le persecuzioni ed il rifugio della popolazione locale presso cunicoli e sotterranei divenuti sinonimi di morte.

Per non dimenticare il clima terroristico diffuso nella capitale durante la Resistenza il vincente binomio Navarro-Arévalo, proposto alla 53° Biennale di Venezia, torna in Italia con il progetto “Nacht und Nebel” ovvero “Nella nebbia e nella notte” esposto nel flessibile spazio della Fondazione Volume!, in collaborazione con l’Ambasciata del Cile.

Iván Navarro (Santiago del Cile, 1972 – vive e lavora a New York) è un artista di fama internazionale, conosciuto per le sue sculture di luce prese in prestito dal Minimalismo per attuare una denuncia socio-politica. In esse indaga il rapporto simbolico tra l’energia elettrica, usata per attivare tali apparecchi, e le ‘correnti’ di una paura occulta innescata da dittature o democrazie di stampo autoritario. Un’innata sensibilità, sorta grazie alla dittatura di Pinochet, con cui ha convissuto fin dall’infanzia, divenendo in seguito elemento influente e caratterizzante nella sua formazione e produzione artistica.

Yifat Bezalel – SOUGHT CITY

Lunedì 12 marzo 2012, la galleria Marie-Laure Fleisch di Roma presenta la mostra personale di Yifat Bezalel dal titolo Sought City. Questo è il secondo dei quattro eventi previsti in galleria nell’arco di un anno dal progetto About Paper. Israeli Contemporary Art, a cura di Giorgia Calò. Il programma espositivo prevede la partecipazione di sette artiste impegnate su tematiche eterogenee, il cui trait d’union è la carta declinata secondo le proprie indagini personali.

Yifat Bezalel, partendo dal disegno e dalla carta, realizzerà un lavoro site-specific in cui gli elementi usati vengono sapientemente inseriti in un complesso contesto installativo che analizza il senso dello spazio, attraverso l’esposizione di oggetti sospesi al soffitto insieme ad una moltitudine di disegni. Il lavoro è incentrato sul senso del desiderio che la giovane artista dispone in fasi successive che si strutturano dal concreto allo spirituale. Metafora di questi passaggi di stato è la città di Gerusalemme, terra promessa e luogo fisico concreto, ma allo stesso tempo luogo immaginato, desiderato e cercato dall’artista come sede di un tempio interiore.

Claire Fontaine – Ma l’amor mio non muore

Per il titolo della sua prima esposizione personale a Roma che inaugura il 17 marzo presso T293 Claire Fontaine s’ispira al libro di vari autori uscito nel 1971 presso la casa editrice Arcana che non fu sequestrato dalle forze dell’ordine solo perché tutte le sue copie erano già esaurite quando l’azione fu lanciata. Ripubblicato in seguito da Castelvecchi, ed oggi da Derive Approdi, il libro racconta ricette per azioni sovversive o per la riappropriazione del proprio corpo ed il controllo della salute. Imbevuto del clima di un’avanguardia già quasi al tramonto il testo multicolore scritto da più mani lambisce anche l’avventura delle droghe e della resistenza attiva agli attacchi delle forze dell’ordine quando il movimento li poteva ancora fronteggiare.

Ma l’amor mio non muore è in questa esposizione anche il titolo ed il testo di un’insegna al neon che esprime la speranza e la fede in un avvenire di libertà, dal mezzo di un’epoca scoraggiante in cui resistere è difficile e pericoloso. Claire Fontaine scriveva nel 2006 che “le ragioni di un amore che non muore affondano spesso nel passato più che nel presente. Forse perché l’amore non ha, per così dire, il senso della realtà, ma ha il senso del possibile, è parente stretto del non ancora e del non più. Che noi amiamo il comunismo – e che lo amiamo ancora – vuol dire che per noi il futuro esiste e non è soltanto la proprietà privata dei dominanti di oggi o di domani. Vuol dire che l’amore che alimenta il passaggio del tempo, che rende possibili i progetti ed i ricordi, non è possessivo, geloso, indiviso, ma collettivo; che non teme né l’odio né la rabbia, non si rifugia disarmato nelle case, ma percorre le strade ed apre le porte chiuse.”

Paesaggi Complicati a Palazzo Incontro

La mostra Paesaggi Complicati, a cura di Claudio Libero Pisano, è il secondo appuntamento di un ciclo di tre incontri espositivi del Contemporaneo all’interno di Palazzo Incontro e vede la partecipazione di tre artisti: Gioacchino Pontrelli, Guy Tillim e Guido Van Der Werve. L’esposizione è incentrata su grandi fotografie, oli su tela e video, che raccontano di paesaggi dove la natura e gli esseri umani, quando presenti, contribuiscono a creare un senso di straniamento dal contesto. Il paesaggio è inteso come riferimento visivo e sociale da parte degli artisti invitati. Lo spazio fisico del vissuto si trasforma in corrispondenza di mutazioni anche emotive.

La mostra viene inaugurata il 17 marzo dal Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. Promossa dalla Provincia di Roma, la mostra è realizzata nell’ambito delle iniziative del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura in collaborazione con il CIAC, il Centro Internazionale di Arte Contemporanea  di Genazzano. Il Progetto ABC Arte Bellezza Cultura, fortemente voluto dal Presidente della Provincia di Roma, ha l’obiettivo di sostenere le eccellenze culturali e territoriali della provincia di Roma.

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