Il collettivo Rotor alla Fondazione Prada di Milano

Ex limbo, il progetto che Rotor presenta presso la Fondazione Prada di Milano (dal 13 aprile al 5 giugno 2011), è una riflessione sugli elementi architettonici e scenografici che hanno costituito i set delle sfilate creati da Prada e OMA per più di un decennio e, dopo l’uso, sono ritornati ad essere materiali grezzi, conservati in vari depositi. Il punto di partenza della mostra è stata la curiosità per i materiali che sono stati impiegati, per le motivazioni che hanno portato alla loro conservazione e per la modalità pratica con cui si è affrontato questo aspetto.

Il lavoro di Rotor consiste infatti nel mettere in evidenza il “resto”: un mondo di elementi e di tracce che, dopo lo splendore funzionale, smontato e posto in un limbo, può tornare in vita sotto altre forme. Un labirinto di materiali che non sono semplici scarti, ma sono i portatori della memoria e dello straordinario lavoro che c’è dietro e intorno ad ogni precedente uso e costruzione: ex limbo.

Aaron Young allo studio Giangaleazzo Visconti di Milano

Dopo numerose mostre internazionali in alcuni degli spazi espositivi più prestigiosi al mondo, tra cui il P.S. 1 di Long Island City (NY), il Kunst-Werke di Berlino e la Serpentine Gallery di Londra, e dopo la recente partecipazione alla Brucennial curata da Vito Schnabel a SoHo (NY) e la mostra personale al MACRO di Roma,  Aaron Young torna ad esporre in Italia il 7 aprile 2011t allo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano.

Per l’appuntamento milanese, saranno esposte 7 opere di grandi dimensioni, realizzate su alluminio e legno e due sculture, cancelli di ferro e oro 24kt, tutte realizzate tra il 2007 e il 2009. Il lavoro di Young è il risultato di performances piene di energia che coinvolgono motociclisti, skateboarders e tatuatori (stereotipi di un tessuto urbano ribelle), che diretti dall’artista e in sella ad una motocicletta, attraverso acrobazie talvolta pericolose, lasciano segni di sgommate e frenate su lastre di alluminio o legno appositamente preparate con diversi strati di colore.

Alex Cecchetti al project space di Kaleidoscope a Milano

Il project space di Kaleidoscope ospita The Two Magicians, un progetto di Alex Cecchetti (1976, Terni; vive e lavora a Parigi).  Il lavoro di Cecchetti è caratterizzato dalla capacità di dare vita, attraverso un’ampia varietà di media, a situazioni che innescano relazioni critiche tra cose e individui. Tali relazioni si rivelano presto come grimaldelli utilizzati dall’artista per indagare il sorgere di tensioni e attriti, e al contempo mettere in discussione il principio di autorialità individuale.

Nella serie di performance I giocatori, ad esempio, Cecchetti invita ogni volta un diverso artista a confrontarsi con lui in un dialogo fatto non di parole ma bensì di oggetti, azioni e materiali, che si accumulano dando vita a un assemblage in continua evoluzione, fino alla resa di uno dei duellanti. Il 3 aprile alle ore 18.30, Cecchetti presenterà The Two Magicians, una performance concepita appositamente per gli spazi del project space di Kaleidoscope che lo pone in relazione con la danzatrice Julia Cima.

Invito al Viaggio parte 3 al Museo Pecci di Milano

Mercoledì 6 aprile 2011 sarà inaugurata al Museo Pecci di Milano l’ultima tranche del progetto espositivo INVITO AL VIAGGIO, concepito sia come tema comune alle opere selezionate, sia come metafora dello spostamento spaziale e temporale del museo, ossia della sua proposta culturale, per un’esplorazione fisica e mentale da parte del pubblico.  All’interno del percorso avviato lo scorso dicembre e aggiornato a febbraio, si inseriscono da aprile opere di Stefano Arienti, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Liliana Moro e UFO, oltre a un progetto speciale in video multicanale di Kinkaleri che affianca l’installazione al neon realizzata in situ da Massimo Uberti.

Nel loro insieme, queste opere delineano un’inedita panoramica dell’arte italiana degli ultimi quarant’anni con particolare riferimento al tema letterale e simbolico del viaggio, fornendo un’ulteriore anticipazione della prossima esposizione permanente della collezione nella rinnovata sede museale di Prato dal 2012.

Francesco Arena alla Peep-Hole di Milano

Mercoledì 6 aprile Peep-Hole presenta Com’è piccola Milano, mostra personale di Francesco Arena. La ricerca di Francesco Arena trae spunto dagli eventi politici, religiosi e sociali che hanno determinato il corso della storia italiana e segnato la formazione della memoria collettiva. Il progetto realizzato per Peep-Hole è incentrato su Milano, una città che da diverso tempo è legata all’opera dell’artista e che più di ogni altra rappresenta, nell’immaginario nazionale, il centro della lotta di classe, della lotta armata, e della strategia della tensione.

Una città in cui si sono consumati eventi – la strage di Piazza Fontana, la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, la scoperta del covo delle Brigate Rosse di via Monte Nevoso e l’omicidio di Fausto e Iaio – che per la loro dirompenza hanno assunto una dimensione nazionale trasformandosi in momenti cruciali degli ultimi quarant’anni di storia italiana. Seguendo tracce e coincidenze che collegano gli eventi, l’artista porta in evidenza la brevità di alcune distanze fisiche e temporali che oggi come allora intercorrono tra visioni lontane e contrastanti.

Con Sincere torna Andrei Molodkin alla Galleria Pack di Milano

Dopo l’enorme riconoscimento e gli onori della ribalta internazionale ottenuti grazie alla sua partecipazione al padiglione russo della scorsa Biennale di Venezia, (memorabile la struggente e provocatoria installazione), Andrei Molodkin torna in Italia con SINCERE (opening Martedì 5 aprile, fino al 28 maggio 2011), seconda mostra personale dell’artista presso Galleria Pack. L’opera di Molodkin, caratterizzata da una dimensione poetica costantemente politico-ideologica, si serve con uguale intensità di materiali tra loro diversi, petrolio, inchiostro o sangue, per articolare la propria oscura ossessione: l’economia come entità significante della costruzione simbolica, economica e culturale occidentale.

Il linguaggio e la tecnica caratteristici dell’artista – l’utilizzo del petrolio e dei sistemi idraulici che ne attuano la circolazione, dai compressori alle sculture “simulacro” vuote in resina acrilica – per SINCERE si articolano in una serie di tele di grandi dimensioni realizzate con la penna biro, di sculture di tubi di neon e petrolio e di disegni preparatori per grandi installazioni.

The Thinking eye di Renzo Martens al Careof di Milano

Lunedì 28 marzo Careof ospita Kunstverein (Milano) – piattaforma sperimentale, progetto di ricerca e produzione d’arte contemporanea – con Episode 1 e Episode 3, due film di Renzo Martens. La proiezione e l’incontro con l’artista aprono il primo capitolo di The Thinking Eye, una rassegna di film e incontri che Kunstverein (Milano) presenta in diversi spazi cittadini nel corso del 2011. Il titolo The Thinking Eye cita la serie di film per la televisione realizzati da Juan Downey nei primi anni Ottanta: l’artista cileno ha usato il video come mezzo per recuperare l’”io” nei sistemi culturali, politici ed economici occidentali, riflettendo sulla relatività della percezione.

Nel suo lavoro Renzo Martens esamina il ruolo della telecamera nelle zone di conflitto per generare pseudo-documentari che sollevano questioni sul giornalismo, i media, ma anche sull’immagine e la responsabilità dell’arte. In Episode 1 (2003, 45’) Martens dialoga con la popolazione cecena nei campi profughi e con i soldati armati dell’UN, ma invece di documentare le vittime rivolge la telecamera verso sé, ribaltando, così, i ruoli e la situazione osservatore- osservato. Nonostante le premesse, Episode 1 non è un film sulla guerra, piuttosto sugli effetti che provoca l’uso della telecamera in tali contesti.

Daniel Canogar a Milano da Mimmo Scognamiglio

Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta negli spazi della galleria di Milano la seconda personale di Daniel Canogar (in visione dal 24 marzo all’11 maggio 2011). Le opere più recenti dell’artista madrileno sono realizzate attraverso l’uso di materiali elettronici di scarto: cavi di computer colorati, cavi telefonici ed elettrici, lampadine fuse, vecchie slot machines, e altro ancora. Canogar si propone di rianimare oggetti tecnologici dismessi, esplorando la breve aspettativa di vita delle tecnologie che definiscono la nostra moderna esistenza. In questa mostra la galleria presenta alcuni lavori delle serie Spin e l’opera Dial M for Murder, formidabili installazioni luminose che riescono a modificare la percezione dello spazio da parte dello spettatore, catturandone l’attenzione.

In Spin (2010), Canogar, partendo dall’utilizzo di 100 DVD scartati, ne ha copiato il contenuto per poi ri-proiettarlo sulle loro superfici, rivelando in questo modo le immagini intrappolate all’interno dei dischi. Si scopre così che la proiezione è una raccolta di numerosi film e racconti umani che “sfarfallano” sull’estensione frammentata della parete. Grazie alla natura specchiante delle superfici dei DVD le proiezioni si riflettono nuovamente sul muro opposto, dando vita ad un doppione astratto del film. Infine, la stratificazione delle diverse tracce audio dei dischi crea una cacofonia acustica che aumenta e diminuisce durante tutta la durata del video.

Barbara Bloom alla Galleria Raffaella Cortese di Milano

“In Birmania, abbiamo visitato Bagan e il suo vasto altopiano con centinaia di pagode e templi. L’arida bellezza del posto e il caldo dell’estate ci avevano tolto il fiato. Mentre andavamo da un tempio all’altro, i bambini ci salutavano urlando “Present Present” . La parola risuonava come richiesta di un piccolo dono e come il travolgente annuncio che eravamo lì, insieme, a condividere quel singolare momento – the Present.”

Il duplice significato di Present diviene per Barbara Bloom spunto di riflessione per questa mostra, seconda personale dell’artista americana in galleria (in visione dal 24 marzo al 15 maggio 2011). Da sempre interessata ad approfondire ed indagare il significato e il valore degli oggetti sia a livello individuale che collettivo, l’artista si confronta in particolare con il concetto di dono ponendoci degli interrogativi: Possiamo concepire il ruolo di un oggetto come intermediario, messaggero, ambasciatore tra due esseri umani? Potremmo far slittare il nostro focus dall’oggetto al suo passaggio dal donatore al destinatario? Potremmo definire la confezione del regalo, la sua protezione, la sua immagine al mondo? Può essere la confezione stessa il regalo: può la scatola essere l’opera d’arte? Dovremmo tenere a mente che “gift” in tedesco significa “veleno”?

Zimmerfrei alla Nuova Accademia di Belle Arti Milano

Martedì 1 marzo, presso la Nuova Accademia di Belle Arti Milano, si terrà la proiezione dell’ultimo lavoro video del gruppo Zimmerfrei, LKN Confidential. Il film è stato girato in una singolare strada di Bruxelles, rue de Laeken/Lakensestraat. La via ha da sempre una vocazione commerciale e il grande boom degli anni ’60 è tuttora evocato come la belle époque, eppure negli ultimi venticinque anni la costruzione dei grandi centri commerciali della vicina rue Neuve/Nieuwstraat e altre maldestre operazioni immobiliari l’hanno fatta piombare in un periodo di decadenza.

A poco è valso il tentativo di rilanciare rue de Laeken offrendo affitti convenzionati a gallerie d’arte e associazioni no profit: l’economia stenta a ripartire e la strada si è assestata in una sorta di tempo lento in cui convivono botteghe tramandate da generazioni (la drogheria, il fiorista), famiglie di panettieri e solitari barbieri che abitano nel retrobottega, prostitute e papponi, un bar dedicato a Che Guevara e uno al cane del proprietario, e poi agopuntori, architetti, spacciatori, collezionisti e ristoratori dalle alterne fortune, la sede del teatro nazionale fiammingo, il museo della franco-massoneria e tre dei più antichi templi massonici della città.

Mario Ybarra alla Cardi Black Box di Milano

Giovedì 24 febbraio Cardi Black Box presenta la personale dell’artista Mario Ybarra Jr. (Los Angeles, 1973) intitolata Wilmington Good, a cura di Art At Work. Mario Ybarra Jr. è un artista eclettico: performer, disegnatore, scultore, pittore, attivista ed educatore, capace di fondere la cultura di strada con la storia dell’arte per produrre quella che lui ha definito “una forma di arte contemporanea filtrata dalla sua esperienza di Los Angeles come americano d’origine messicana”. Ybarra appartiene infatti a una generazione di artisti d’origine messicana, che giocano e scherzano con gli stereotipi e i pregiudizi legati alla loro identità.

Fonte d’ispirazione continua per le installazioni di Ybarra è la complessa e ricca cultura della California del Sud, in cui un eterogeneo mix di abitanti, di etnie diverse e una storia post-coloniale articolata si fonde con una cultura rap e di strada unica al mondo. Attraverso i suoi interventi site-specific l’artista svela aspetti sconosciuti della storia culturale “latina”, appropriandosi d’immagini pop e “multi-culti”.

La Triennale di Milano dedica una grande mostra al Graphic Design

 Triennale Design Museum ha inaugurato ieri Graphic Design Worlds, una grande mostra dedicata al graphic design internazionale, a cura di Giorgio Camuffo. Triennale Design Museum porta avanti in questo modo un percorso di ricerca, analisi e valorizzazione del design contemporaneo, iniziato nel 2007 con The New Italian Design, ricognizione sulla nuova e giovane creatività italiana, allargando il proprio sguardo al panorama internazionale e ai suoi rapporti con quello italiano. Il graphic design è una disciplina che sta vivendo un periodo di particolare fervore e cambiamento, espresso anche dal maturare, negli ultimi decenni, di uno specifico discorso critico.

Impegnati nella configurazione dell’universo comunicativo in cui siamo immersi, attivi a diverse scale e dimensioni, traduttori ma anche costruttori partecipi di relazioni e conoscenze, i graphic designer disegnano un territorio in continua trasformazione, che offre interessanti prospettive per comprendere gli sviluppi della cultura e della società contemporanee. Necessariamente in dialogo con differenti settori e discipline (arte, musica, moda, cinema, architettura ecc.), il graphic design è anche sempre più proteso a elaborare e assumere posizioni critiche, sia rispetto al mondo sia rispetto ai propri strumenti e obiettivi.

Milano per Tadeusz Kantor

A vent’anni dalla morte, Milano celebra il regista polacco Tadeusz Kantor, una delle figure più originali del teatro del Novecento. In programma una serie di iniziative che mirano a far conoscere e portare avanti con le nuove generazioni, un’innovativa idea di ricerca nel e attraverso il teatro. “Kantor coniò una personalissima forma di linguaggio espressivo, a metà fra il teatro e le arti visive, nutrita da potenti motivi come la memoria, l’intervento uniformante della morte, lo smarrirsi e ricomporsi dell’identità dell’individuo – spiega l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory -.Il rapporto di Kantor con la città di Milano è stato intenso, a partire dal 1978 quando il pubblico milanese scoprì La classe morta, il suo capolavoro ospitato al Salone di via Dini dal CRT Centro di Ricerca per il Teatro”.

Il primo appuntamento della rassegna “Milano per Kantor” è in programma giovedì 16 dicembre alle ore 21.00 al Cinema Gnomo di via Lanzone 30, dove verrà proiettata la versione originale in polacco con sottotitoli in italiano de “La classe morta (Umarla Klasa)” di Andrzej Wajda. Un gruppo di persone anziane ritorna sui banchi di scuola per recuperare le lezioni non fatte.

Emmanuelle Antille e Michelangelo Penso al The Flat di Milano

The Flat-Massimo Carasi, dopo la mostra An Intelligent Design di Paolo Cavinato, si inoltra ulteriormente negli argomenti della stagione espositiva 2010-2011, approntando una personale per ognuno dei due piani della galleria. Martedì 30 Novembre dalle ore 18.30, nel piano interrato verrà allestita la proiezione del video inedito Shutter and Circles dell’ artista svizzera Emmanuelle Antille, opera appartenente alla recente serie intitolata “Geometry of Ecstasy”. In Shutter and Circles 2010 (11′ 24”), la videocamera si introduce nell’alcova di una giovane coppia che viene ripresa durante un amplesso, si sofferma a lungo sui dettagli dei due corpi tatuati, indulgendo su di loro, dall’inizio del rapporto al climax.

Emmanuelle Antille si addentra sornionamente nella sfera privata dei due, muovendosi come una voyeur, che non ricerca tuttavia né un’ esaltazione morbosa e nemmeno una manipolazione fantastica dell’idea del sesso. La pornografia quale “elemento culturale”, frequentemente impiegato da alcuni artisti contemporanei, pare non interessarla direttamente.

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