Come ti vendo la New Media Art

In questi giorni diverse testate online come Artinfo e Hyperallergic hanno dedicato ampio spazio ad un’affascinante questione legata al mercato dell’arte contemporanea. Il succo del discorso è: Si può vendere la new media art? La risposta non è certo così semplice. Il principale problema delle opere new media è la loro vasta accessibilità e la loro tiratura virtualmente infinita, se pensate ad esempio ad un’opera sviluppata tramite il web vi accorgerete che può essere fruita liberamente da chiunque e che essa è riproducibile per un numero infinito di volte.

Le nuove strategie per la vendita della new media art tendono quindi a ricalcare quelle della “vecchia” arte, sarebbe a dire creare un’opera a tiratura limitata e soprattutto produrre un oggetto fisico. Durante l’ultima Armory Fair Lauren Cornell, il direttore della testata online Rhizome, ha messo in piedi uno stand con un iMac che proiettava opere digitali. Tra le tante opere in vendita c’era City Inverse, opera GIF di Sara Ludy.

Un museo da tenere sul comodino

Sarà la svolta del XXI secolo o verrà presto dimenticato? Certo è che la trovata di Domenico Quaranta, ormai noto curatore nell’ambito della new media art, ha del sorprendente. L’operazione consiste sostanzialmente nell’istituire un museo portatile, MINI Museum of XXI Century Arts, che altro non è che una cornice digitale fotografica acquistata su eBay e dotata di pen drive per l’inserimento dei dati.

Il contenitore, concepito come spazio espositivo istituzionale, è accessibile a chiunque voglia farne domanda e si prefigge attraverso un costante aggiornamento da parte dell’artista, di documentare le varie esperienze espositive. L’artista può caricare opere entro i limiti stabiliti dal formato o anche di più grandi dimensioni, in tal caso consapevole del fatto che l’opera, divenuta di proprietà del museo, potrà essere visualizzata solo in caso di prestito ad altre istituzioni.

Flash artists di tutto il mondo unite le vostre bandiere

La Net art e la New Media Art sono discipline libere, ancora prive di un decisivo supporto storico e critico in grado di catalogarle e di definirne in modo più chiaro i confini. Queste giovani forme di espressione del tutto sperimentali sono spesso presenti in tutti i più importanti festival di arte contemporanea internazionali ma scarsamente rintracciabili nelle fiere e nelle gallerie data la loro forma eterea ed intangibile difficilmente commerciabile.

Dal 2005 però il ministero della cultura svizzero ha puntato su una branca della New Media art e cioè la Flash art, una disciplina artistica che prevede la realizzazione di opere video ed animazioni realizzate in Flash, un software per uso prevalentemente grafico che consente di creare animazioni vettoriali principalmente per il web. Le istituzioni svizzere in collaborazione con la digital aritst e curatrice Myriam Thyes hanno quindi lanciato il progetto pubblico Flag Metamorphoses che raccoglie il meglio della flash art internazionale su di un sito per poi farla ospitare in festival, musei ed in gallerie di tutto il mondo.

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