William Powhida e la magia dell’arte, mentre design e street art si uniscono

Vi ricorderete certamente del simpatico artista statunitense William Powhida che lo scorso anno creò una divertentissima opera/vignetta dal titolo How The New Museum Committed Suicide with Banality, mettendo alla berlina il comportamento poco chiaro del New Museum e tutti i suoi balletti di curatori, collezionisti ed artisti amici da far esporre. Per l’occasione l’opera figurò sul prestigioso magazine d’arte The Brooklyn Rail nel numero di novembre del 2009 e le tragicomiche avventure di Koons e soci fecero il giro del mondo.

Ebbene lo scorso venerdì, Powhida ha colpito ancora con una performance del tutto irriverente che si è tenuta a New York. Titolo dell’evento: Surviving The Art World Using The Art of Sorcery (che in italiano suonerebbe come Resistere al mondo dell’arte utilizzando l’arte della magia). Ovviamente Powhida è sempre ben informato sui (molti) vizi e le (poche) virtù della scena statunitense e non manca mai di inserire nelle sue creazioni tutti i più piccanti gossip del momento.

Cattelan ma che fai, copi?

 Forse Maurizio Cattelan in questi ultimi tempi è stato un poco abbandonato dal suo alter ego Massimiliano Gioni, anche perchè quest’ultimo è impegnato in molteplici progetti, primo fra tutti quello del New Museum di New York. Come forse molti di voi ben sapranno, Gioni ha collaborato per diverso tempo fianco a fianco con l’ironico ed irriverente artista italiano, rivelandosi una figura chiave per la carriera di quest’ultimo. Alcuni asseriscono infatti che dietro tutte le idee creative di Cattelan si nasconda lo zampino dell’arrembante critico/curatore.

Come dicevamo poche righe fa, forse Gioni non ha più il tempo di seguire passo passo le scelte di Cattelan ed ecco che il controverso burlone dell’arte internazionale già comincia a perdere colpi. Recentemente Cattelan ha realizzato un portfolio di nuove opere per W Magazine, celebre mensile di moda internazionale.

Il nostro ha realizzato delle creazioni in tema con la sua ironia ma (come potete notare nel confronto qui a fianco dove l’opera di Cattelan è sulla destra) l’immagine di Cattelan è pericolosamente simile ad upera di Matthieu Lavanchy dal titolo Mr. Schulmann or the Man in the High Castle, creata esattamente nel 2008.

Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, il Pritzker Prize 2010 al duo Sanaa

L’Associated Press ha diramato un comunicato dove si legge che Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa in arte Sanaa, duo di architetti giapponesi celebri per il loro uso di materiali di uso comune con cui sono soliti creare strutture eteree simili a rifugi da sogno, hanno vinto il prestigioso Pritzker Prize 2010 per l’architettura. Sejima,attualmente 54enne e Nishizawa, 44enni, vanno così a raggiungere una hall of fame che vanta già tra le sue fila nomi del calibro di Frank Gehry, Rem Koolhaas e Renzo Piano, archistars che hanno creato importanti progetti in tutto il mondo.

Tra i progetti del duo menzionati dalla giuria del Pritzker, figurano il Christian Dior Building situato nello shopping district di Tokyo che risponde al nome di Omotesando e il Glass Pavilion del Toledo Museum of Art. Tra i progetti che hanno fatto ricardere la scelta sul dinamico duo c’è anche quello del New Museum of Contemporary art di New York, il celebre edificio costituito da lastre di metallo che poggiano su una base di sfavillante cristallo.

La scena dell’arte analizzata da Jennifer Dalton e William Powhida

Fino al 20 marzo prossimo la Edward Winkleman Gallery di New York ospiterà un’interessante serie di incontri intitolati #class, eventi mirati al dialogo a 360 gradi a cui possono partecipare artisti, critici, dealers, collezionisti e chiunque abbia voglia di partecipare ed esaminare il modo in cui l’arte contemporanea viene create e viene fruita. Il dialogo in galleria sarà anche mirato ad identificare e proporre alternative capaci di riformare il presente sistema dell’arte ed il mercato in genere.

Per sistema dell’arte si intende sia una precisa rete di dealers, gallerie e musei che agisce ed espone artisti caratterizzati da una precisa estetica uniformata, oltre che una vera e propria architettura economica intangibile e non quantificabile ove regnano favori reciproci e meccanismi sepolti. L’idea di questa nuova e rivoluzionaria serie di brainstormings collettivi è stata partorita da Jennifer Dalton e William Powhida, due artisti che hanno contribuito a mettere in luce alcune logiche non troppo chiare nascoste dietro la gestione del New Museum di New York. 

New Museum, Jeff Koons e Dakis Joannou: cronache di un disastro annunciato

 Finalmente si è aperta Skin Fruit (in visione fino al 6 giugno 2010), la tanto attesa e criticata mostra del New Museum curata da Jeff Koons con opere provenienti direttamente dalla collezione del celebre dealer greco Dakis Joannou, il quale figura anche tra i benefattori del museo. Questo strano conflitto di interessi fu aspramente criticato lo scorso autunno, al momento della presentazione del progetto ed in molti furono concordi nel definirlo “una pessima idea“. Ed a giudicare da quello che possiamo vedere oggi nelle sale del New Museum non c’è che da confermare tale affermazione.

Le opere in mostra sono state selezionate ed installate in maniera del tutto caotica da Mr.Koons (vecchio amico di Joannou il quale possiede molte opere dell’artista), basti pensare al fatto che l’artista ha riempito gli spazi espositivi con ben 80 opere tra dipinti, sculture, disegni, video e performances creati da 50 artisti diversi. Ovviamente ci sono alcune opere decisamente interessanti ed alcune sorprese ma la stragrande maggioranza degli artisti sono grandi nomi come Mike Kelley e Cindy Sherman o nuove ma già celebri conoscenze come John Bock, Nathalie Djurberg e Dan Colen, insomma artisti che già fanno parte della scena dell’arte e le cui opere sono presenti in numerose collezioni private e museali.

I magnifici 7 artisti under 35 da non perdere

Si fa un gran parlare della giovane arte internazionale e non a torto. Le nuove leve sapranno sicuramente rivoluzionare il mercato e la creatività dei prossimi anni, ma chi sono gli artisti da tenere d’occhio? Globartmag vi offre i magnifici 7 artisti (internazionali) sotto i 35 anni da non perdere.

Adriana Lara (1978)
Artista concettuale autodidatta che lavora principalmente con materiali di recupero. La sua installazione di una buccia di banana sul pavimento del New Museum è stata una delle cose più interessanti viste alla mostra Younger Than Jesus dello scorso anno. Vive e lavora in Messico ed è rappresentata dalla galleria Air de Paris di Parigi

Angel Otero (1981)
Crea dense pitture ad olio e sculture eseguite sempre con stratificazioni di colori ad olio. E’ stato uno dei protagonisti della fiera NADA di Miami dove la galleria che lo rappresenta ha venduto tutti i suoi lavori. Vive e lavora a New York ed è rappresentato dalla Kavi Gupta Gallery di Chicago

Josh Brand (1980)
Fotografo di stampo concettuale che solitamente crea senza il bisogno della macchina fotografica. Le sue stampe sono eseguite in camera oscura. L’artista è stato scelto per la Whitney Biennial 2010. Vive e lavora a New York ed è rappresentato dalla Herald St Gallery di Londra.

Riflessioni sul linguaggio degli anni ’10

Il 2010 per New York, oggi più di ieri, sembra essere l’anno dell’arte contemporanea. I musei della grande mela sono un turbinio di mostre ed eventi artistici che sembrano non finire mai, basti pensare all’attuale mostra di Gabriel Orozco al MoMa, a quella di Roni Horn al Whitney Museum ed a quella di Urs Fischer al New Museum.

Ovviamente questi grandi eventi non hanno mancato di generare commenti positivi e negativi, come la performance di Tino Sehgal attualmente in mostra alla “rotunda” del Guggenheim. Ma al di là dei giudizi personali su ogni singolo artista in mostra va detto che prese d’insieme queste visioni creative, unite ad altri episodi occorsi negli ultimi giorni, mi hanno dato da riflettere sulle ultime tendenze della scena dell’arte contemporanea.

L’ironico Urs Fischer un artista tutto da scoprire

 In questi giorni e fino al 7 febbraio 2010 il New Museum di New York ospita la mostra Marguerite de Ponty dell’acclamato artista Urs Fischer, la mostra è decisamente spiazzante a tal punto che alcuni visitatori hanno mosso alcune accuse contro l’artista, accusando le sue opere di superficialità, alcuni hanno affermato che Fischer in questa mostra non indaga a fondo nell’animo umano e non si è scervellato più di tanto a cercare un’idea pregna di contenuti ed emozioni. Eppure l’arte non è solamente fatta di indagini rigide e composte pervase dalla serietà assoluta, c’è molto nonsense ed ironia nell’arte anche perchè esse sono caratteristiche fondamentali dell’animo umano. Per chi ama un poco di sana ironia la mostra al di Fischer ha decisamente qualcosa da offrire.

Le sue scatole specchio dal titolo Service à la française (2009) sono sparse per tutto il secondo piano, ogni opera è formata da un cubo rettangolare coperto da una superficie specchiante. Su ogni faccia del cubo è riprodotta l’immagine realistica di un oggetto. In questo modo è possibile osservare la ripoduzione di un oggetto mentre la superficie specchiante trasmette brandelli di immagine di altre scatole circostanti, in un orgia visiva del tutto spaesante e divertente.  Al terzo piano è invece possibile ammirare la celebre lingua nel muro di Fischer (opera dal titolo Noisette, 2009) che sbuca fuori dal muro non appena il visitatore si avvicina. L’opera sembra coglierti sempre di sorpresa e muove ironicamente memorie legate all’infanzia riguardo il gioco del nascondino ed alla persistenza degli oggetti.

Bill Viola, Richard Serra e Urs Fischer a New York

 Se avete intenzione di visitare New York in questi giorni sappiate che la grande mela, oltre alla sua enorme ed abituale offerta di arte contemporanea, sarà teatro verso la fine di ottobre alcune grandi mostre assolutamente imperdibili. Ma andiamo per gradi e analizziamo attentamente ogni proposta. La James Cohan Gallery ospiterà dal 23 ottobre sino al 19 dicembre Bodies of Light un’interessante retrospettiva dell’acclamato video artista americano Bill Viola. Da più di 35 anni Viola è celebre per aver trasformato la video arte in una delle forme vitali dell’arte contemporanea.

In tutto questo tempo l’artista ha creato video, installazioni video e sonore, performances di musica elettronica ed opere per luoghi sacri. La sua creatività indaga sull’universalità di esperienze umane quali la nascita, la morte e la spiritualità. La mostra alla James Cohan Gallery presenta opere che si allargano su due decadi di lavoro ed includono l’installazione video-sonora Pneuma ed alcuni pezzi in flat screen dalla serie Transfigurations, nuovo progetto di Viola che ha avuto origine da Ocean Without a Shore, installata nella chiesa di San Gallo durante la Biennale di Venezia del 2007.

Massimiliano Gioni al comando della Gwangju Biennale

Massimiliano Gioni, alter ego e voce di Cattelan nonchè direttore della sezione special exhibitions del New Museum di New York è stato designato come nuovo direttore artistico dell’ottava edizione della Gwangju Biennale che si terrà il prossimo settembre 2010. La manifestazione è una delle prime biennali in Asia (è stata istituita nel 1995) ed è un evento internazionale di grande importanza che puntualmente si tiene a Gwangju, città industriale della Corea del Sud.

Per comprendere la grandezza della kermesse dagli occhi a mandorla basti pensare al fatto che le ultime edizioni della biennale sono state letteralmente prese d’assalto da milioni di visitatori nei tre mesi di durata dell’intera manifestazione.

da Facebook a New York, la giovane arte approda al New Museum

Grande successo al New Museum di New York per la mostra The Generational: Younger Than Jesus, evento frizzante che si protrarrà sino al 14 giugno 2009 con la partecipazione di 50 artisti internazionali al di sotto dei 33 anni d’età.

Il gruppo espositivo è stato selezionato direttamente dalla piattaforma di Facebook dai curatori del museo Lauren Cornell, Massimiliano Gioni e Laura Hoptman che hanno scrutinato ben 500 progetti e messo in piedi la mostra a tempo di record. A catturare l’attenzione del pubblico sono state soprattutto le opere di video arte e le performance, presenti in numero cospicuo e decisamente stravaganti. Tra le più interessanti opere in mostra si è distinto il video dell’artista armeno Tigran Khachatryan che ha alternato scene dalla Corazzata Potemkin di Sergei Eisenstein a clips che mostravano rovinose cadute dallo skateboard.

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