Donna strappa “L’attore” di Pablo Picasso, il dipinto è salvo

Lo scorso venerdì pomeriggio è accaduto un fatto decisamente buffo di cui molti giornali americani hanno ampiamente parlato. Il teatro della tragedia è stato uno dei templi dell’arte statunitense è cioè il Metropolitan Museum Of Art di New York. Ebbene una guida che accompagnava un gruppo di adulti in visita al museo si è trovata davanti ad un celebre dipinto di Pablo Picasso.

L’opera in questione è intitolata The Actor (L’attore) ed appartiene all’ormai mitico periodo rosa del grande maestro, il dipinto è stato eseguito nell’inverno tra 1904 ed il 1905 e misura 1,8 metri per 1,2, una dimensione assai estesa. Nel descrivere il dipinto la donna deve essersi alquanto infervorata dato che sbracciandosi ha perso totalmente l’equilibrio, andando a cadere proprio sopra il mitico capolavoro.

BestNonBuy, una performance all’interno del centro commerciale

 Lo shopping è una forma d’arte tutta Americana quindi è naturale che un membro della Flux Factory, l’artista Man Bartlett ha deciso di elevare definitivamente questa pratica al rango di performance in un progetto dal titolo BestnNonBuy. Con un passato nel teatro, Bartlett ha deciso di passare 24 ore in un megastore della catena Best Buy sito in Union Square a Manhattan con l’intenzione di non spendere nemmeno un dollaro.

La performance ha avuto inizio alle 6 del pomeriggio del 7 gennaio e durante lo scorrere delle ore l’artista ha subito cominciato ad avvertire i segni della sindrome da centro commerciale, ossia cerchio alla testa ed occhi stanchi con conseguente calo dell’attenzione. L’artista, durante la sua lunga detenzione all’interno di uno dei templi del consumismo moderno, è però rimasto in contatto con il mondo esterno aggiornando periodicamente la sua pagina di Twitter.

La Triennale di Milano negli States e Deitch alle prese con il conflitto di interessi

 New York City potrebbe presto avere più musei dedicati al design che all’arte. Mettendo a tacere tutte le voci di corridoio sulla possibile nuova istituzione che andrà ad occupare lo spazio lasciato libero dal Museum of Arts & Design sulla 53esima strada (attualmente il museo si è trasferito nel Lollipop building su Columbus Circle) la Cushman & Wakefield ha annunciato ieri che tale buco sarà coperto da un museo italiano dedito al design. Si tratta del Triennale Design Museum di Milano che ha firmato un affitto di ben 15 anni per i 18.000 metri quadrati dello spazio espositivo su un totale di quattro piani.

Tale spazio rappresenterà la prima location del Triennale di Milano negli Stati Uniti e la terza in assoluto. Il museo ha infatti aperto nel 2006 un avamposto in Giappone mentre a Milano la sede è stabile da 90 anni. Il nuovo museo dovrebbe aprire a maggio con l’intento di coincidere con la Fiera internazionale del Mobile Contemporaneo. Le dimensioni saranno così suddivise: 10.000 metri quadrati di spazio espositivo, 3.000 metri quadrati di cafè e ristorazione e 3.000 metri quadrati di bookshop.

L’ironico Urs Fischer un artista tutto da scoprire

 In questi giorni e fino al 7 febbraio 2010 il New Museum di New York ospita la mostra Marguerite de Ponty dell’acclamato artista Urs Fischer, la mostra è decisamente spiazzante a tal punto che alcuni visitatori hanno mosso alcune accuse contro l’artista, accusando le sue opere di superficialità, alcuni hanno affermato che Fischer in questa mostra non indaga a fondo nell’animo umano e non si è scervellato più di tanto a cercare un’idea pregna di contenuti ed emozioni. Eppure l’arte non è solamente fatta di indagini rigide e composte pervase dalla serietà assoluta, c’è molto nonsense ed ironia nell’arte anche perchè esse sono caratteristiche fondamentali dell’animo umano. Per chi ama un poco di sana ironia la mostra al di Fischer ha decisamente qualcosa da offrire.

Le sue scatole specchio dal titolo Service à la française (2009) sono sparse per tutto il secondo piano, ogni opera è formata da un cubo rettangolare coperto da una superficie specchiante. Su ogni faccia del cubo è riprodotta l’immagine realistica di un oggetto. In questo modo è possibile osservare la ripoduzione di un oggetto mentre la superficie specchiante trasmette brandelli di immagine di altre scatole circostanti, in un orgia visiva del tutto spaesante e divertente.  Al terzo piano è invece possibile ammirare la celebre lingua nel muro di Fischer (opera dal titolo Noisette, 2009) che sbuca fuori dal muro non appena il visitatore si avvicina. L’opera sembra coglierti sempre di sorpresa e muove ironicamente memorie legate all’infanzia riguardo il gioco del nascondino ed alla persistenza degli oggetti.

Chiama un Taxi, anzi chiama Yoko Ono

 Come molti di voi ben sapranno i taxi de New York recano spesso sul tettino alcuni piccoli cartelloni pubblicitari. Questa forma di pubblicità in movimento generalmente mostra immagini di compagnie aeree, dei prossimi films in sala, di una nuova serie di accattivanti blue jeans o semplicemente degli occhiali più cool del momento. Ma nel mese di Gennaio la Show Media, una compagnia di Las Vegas che possiede la metà dei famosi “coni” pubblicitari dei tetti dei taxi della grande mela, ha deciso di adornare più di 500 macchine con un differente messaggio e sarebbe a dire con opere di Shirin Neshat, Alex Katz e Yoko Ono.

Lo scherzetto costerà alla compagnia circa 100.000 dollari ma il presidente John Amato, appassionato di arte contemporanea ha affermato:”Gennaio è sempre un mese dove gli affari ristagnano. Certo avrei potuto tagliare le nostre tariffe e vendere comunque alcuni spazi pubblicitari ma ho deciso di fare un regalo alla città”. Amato ha quindi contattato la Art Production Fund, una organizzazione no-profit che solitamente organizza attività artistiche in città ed ha chiesto ai fondatori Yvonne Force Villareal e Doreen Remen di selezionare gli artisti.

In mostra l’arte trafugata dai nazisti

Jan Steen - Il sacrificio di Ifigenia

New York –  50 dipinti dei maestri olandesi trafugati dai nazisti durante la seconda guerra mondiale  verranno esposti domenica al Jewish Museum di New York. I dipinti furono un tempo di proprietà di  Jacques Goudstikker, mercante d’arte di religione ebraica morto nel 1940 mentre era in fuga dalla invasione dei nazisti in Olanda. Dopo la morte di Goudstikker gli 800 dipinti della sua collezione furono trafugati dal braccio destro di Hitler : Hermann Goering che li aggiunse alla sua collezione d’arte privata.

Nel 2006 il governo olandese dopo 10 anni di battaglie legali ha restituito 200 dipinti  a Marei von Shaer unica erede della famiglia Goudstikker.

“Finalmente l’errore è stato corretto” ha commentato Marei von Saher ” questo è uno dei giorni più felici della mia vita”

Anche se i 200 dipinti sono tornati alla base, la buona parte della collezione Goudstikker è ancora in giro per il mondo come conferma Lawrence Kaye, legale dell’ereditiera Marei Von Shaer.

preload imagepreload image