Vediamo quali sono le notizie dell’artworld internazionale più popolari di questa settimana. Un gigantesco mural dedicato a Barack Obama ed ospitato da una scuola di Philadephia è stato dichiarato illegale ed è stato coperto prima della rimozione. La scuola era sede di voto presidenziale e secondo le autorità la presenza del volto di Obama avrebbe potuto “circuire” gli elettori.
obama
Con Obama la cultura ci guadagna?
Obama ha vinto di nuovo e tutti (o quasi) sono contenti. Renzi esulta e con lui molti italiani, Monti invia lettere d’amore al riconfermato presidente ed il popolo americano è arcicontento della sua sofferta scelta. Ma per quanto riguarda il mondo dell’arte contemporanea e della cultura in genere le cose miglioreranno davvero o peggioreranno irrimediabilmente?
Obama taglia i fondi per l’arte e poi cerca gli artisti
Prima taglia i fondi e poi pretende che gli artisti lo aiutini in campagna elettorale. Ed il bello è che il signor Obama ci riesce…
Romney cuts culture – Romney taglia la cultura
Mitt Romney is not a supporter of culture
Mitt Romney non è certo un sostenitore della cultura
Shepard Fairey in gattabuia mentre P183 e Escif si scagliano contro il sistema

Il nostro spumeggiante mondo della street art è sempre in movimento e come da copione spuntano puntualmente fatti assai bizzarri che non possiamo far a meno di rigirarvi. Partiamo quindi con Shepard Fairey, sarebbe a dire lo street artist più fake della scena internazionale, ha finalmente ammesso di aver scopiazzato a man bassa il suo poster Hope (quello che ha praticamente fatto da icona guida alla campagna per le presidenziali di Obama nel 2008) da un’immagine di proprietà dell’Associated Press.
Adesso il nostro rischia fino una multa da 5000 dollari e fino a sei mesi di reclusione, potrebbe essere la volta buona per togliercelo di mezzo per un poco di tempo. Nel frattempo a Mosca impazzano i murales del Banksy russo. Parliamo di P183, street artist moscovita che solitamente crea opere a carattere politico ed in russia questo tipo di street art non ha certo vita facile.
Ma chi è questo Gagosian? Ce lo dice Peter Fuss
Chi legge questo sito o comunque si interessa all’arte contemporanea, conoscerà sicuramente Larry Gagosian. Per rinfrescarvi le idee parliamo di uno dei più potenti dealers del mondo, proprietario di un vero e proprio franchising dell’arte che vanta nel suo carnet ben tre gallerie a New York, due a Londra, una a Beverly Hills, una a Roma, una ad Atene e una a Parigi, per non parlare della nuova sede di Ginevra. In tutto fanno dieci gallerie, quindi come dicevamo: come si fa a non conoscere Mr. Gaga?
Una provocatoria risposta prova a darla Peter Fuss, provocatorio artista di origini polacche di cui avevamo già parlato diversi mesi fa quando ad una mostra aveva presentato degli enormi poster raffiguranti soldati della Wermacht tedesca della seconda guerra mondiale con una stella di David sul braccio al posto della tradizionale svastica. Le foto non erano originali ma riproduzioni tratte dai film Schindler’s List di Steven Spielberg e Il Pianista di Roman Polanski e successivamente elaborate digitalmente al computer.
Incidenti di Design:”Quel logo parla chiaro, Obama è amico di Osama”
A volte un logo ben riuscito si tramuta in un simbolo chiave che riesce a comunicare un messaggio o un’identità nella maniera migliore. Per contro invece un logo sbagliato può essere fonte di fraintendimenti. Ovviamente anche nel peggior scenario possibile non avremmo mai pensato di dover assistere ad una manifestazione d’ignoranza talmente gretta da riuscire a rovesciare in maniera drammatica il messaggio di un logo. Eppure tutto ciò è successo negli Stati Uniti e più precisamente in occasione del Nuclear Security Summit conclusosi a Washington alcuni giorni fa.
Il Summit, fortemente voluto dal presidente Obama è durato due giorni ed ha fatto registrare la presenza di circa quarantasette leader di tutte le nazioni che hanno discusso di nucleare e terrorismo. Gli intenti quindi sembravano del tutto nobili ma anche qui qualcuno ha avuto da ridire. La pietra dello scandalo è proprio il logo del meeting (alle spalle dei leader nella foto da noi pubblicata) che seppur non brilli di acume e creatività è stato oggetto di feroci quanto irresponsabili critiche da parte di Michael Goodwin, giornalista del New York Post.
Street art e politica in Sud America
Caracas, Venezuela, Sud America, subcontinente dove la street art è sempre esistita, sia come espressione della creatività popolare che strumento politico. La metropolis venezuelana in questi ultimi tempi sta assistendo ad una rinascita di murales e graffiti ma dietro questa nuova ondata creativa si nasconde lo zampino della politica. Alcuni artisti come Carlos Zerpa, infatti sono stati incoraggiati e finanziati dal governo a creare numerosi murales sulle mura cittadine, tali rappresentazioni artistiche decisamente kitsch ritraggono perlopiù il presidente Hugo Chavez e la sua rivoluzione contro gli Stati Uniti.
Insomma nel giro di poco tempo la città è stata letteralmente tappezzata di queste immagini propagandistiche, con tanto di slogans e colori vivacissimi. Le creazioni sono perlopiù piazzate vicino a cartelloni pubblicitari di note aziende americane come la Pepsi o la Heinz (famosa azienda produttrice di ketchup ed altre salse) in modo da irridere il consumismo a stelle e strisce. In un celebre stencil che è possibile ammirare in Plaza Bolivar è possibile scorgere il presidente americano Obama travestito da babbo natale che distribuisce missili recanti etichette con su scritto le parole Afghanistan ed Iraq.