Il governo turco ruba 200 opere d’arte

Uno scandalo senza precedenti rischia di minare gli alti vertici della Turchia. Più di 200 opere d’arte sono infatti sparite dallo State Art and Sculpture Museum di Ankara, capitale dello stato turco. Secondo quanto reso noto dal quotidiano Milliyet lo scorso martedì, sembrerebbe che i dipinti e le sculture mancanti siano state scambiate con delle copie attualmente presenti al museo. Il tutto è stato portato avanti da una complessa rete criminale foraggiata da esponenti del governo.

 Il ministero della Cultura e del Turismo ha tentato più volte di insabbiare l’intera vicenda e per molto tempo ci è riuscito ma alla fine la complessità e la grandezza delle operazioni di polizia hanno portato alla luce il grave scandalo. Secondo quanto aggiunto dal quotidiano turco, oltre alle 202 opere sostituite con le copie, anche altre 30 opere sarebbero state giudicate come “altamente sospette” dalla commissione esaminatrice, all’interno di questo gruppo sospetto vi sarebbero capolavori di grandi nomi dell’arte locale come  Şevket Dağ, Şefik Bursalu, Hikmet Onat and Zühtü Müridoğlu.

Vandalismo ad arte

Guernica modificata da Tony Shafrazi

Il vandalismo, si sa, riesce a dare il suo massimo quando si accosta all’arte contemporanea. Ma quali sono i più bizzarri atti di vandalismo artistico della storia? Beh, visto che questa domanda potrebbe tenervi svegli la notte, noi abbiamo stilato una top five di marachelle compiute ai danni delle opere d’arte più famose del globo.

La maledizione di Monna Lisa – La povera Gioconda di Leonardo, oltre a vantare numerosi tentativi di furto è stata più volte assalita da pazzi scatenati. Ricordiamo un incidente del 1956 quando un pazzo verso dell’acido contro il celebre dipinto. Nel 1974 invece una donna sulla sedia a rotelle tentò di fare i baffi alla Gioconda utilizzando dello spray rosso. L’ultimo incidente in ordine di tempo risale al 2009 quando una donna russa gettò una tazza di tè contro la teca che protegge il dipinto.

C’è la crisi ma non per le aste di arte contemporanea

Il destino dell’Unione Europea è nelle mani di Atene e le mani di Atene sono mani di burro. Giusto oggi, la prima pagina de la Repubblica è occupata dalla profonda crisi ellenica e pare che la popolazione sia ormai nel più completo sconforto. Non a caso sono in molti ad aver già ritirato i propri contanti dalle banche. Insomma la crisi è una brutta bestia ed è chiaro che non la Grecia non è la sola nazione ad avere l’acqua alla gola. Eppure non possiamo non notare un fatto assai curioso vale a dire la totale disomogeneità tra il sistema economico mondiale ed il mercato dell’arte.

Già perché se il mondo non riesce più a scendere a patti con l’ormai imperante crollo dei mercati finanziari, le compravendite di beni di extra lusso come le opere d’arte, dopo aver subito un leggero contraccolpo dovuto alla bolla speculativa innescata da Hirst, sono risalite alla grande totalizzando una lunga serie di record. Ad inizio mese un’asta di arte contemporanea che ha avuto luogo da Christie’s New York ha totalizzato la bellezza di 388 milioni di dollari di bottino mentre Sotheby’s ha chiuso con tutti i lotti venduto per un totale di 266 milioni di dollari.

Artspace ed il concorso da 5.000 dollari in opere d’arte

Delle piattaforme di vendita d’arte contemporanea online ne abbiamo più volte parlato ed abbiamo più volte registrato la loro rapida ascesa all’interno del mercato dell’arte internazionale. In Italia, causa l’immarcescibile crisi ed un mercato un pochino stagnante, progetti di questo tipo stentano e decollare. All’estero invece sembra che gli affari vadano bene ed anche gli organizzatori di VIP art fair, la fiera dell’arte esclusivamente online, hanno parlato di una sostanziale crescita d’interesse da parte dei collezionisti per così dire “virtuali”.

 Comunque sia questo è il momento della vendita d’arte tramite internet. La piattaforma Artspace ha deciso ultimamente di pubblicizzarsi con un concorso in cui l’utente può vincere 5.000 dollari in “Arte seriamente grande” almeno stando a quanto campeggia sulla prima pagina del sito. Per partecipare al concorso non bisogna fare altro che iscriversi gratuitamente alla piattaforma di mercato ed aver così accesso all’estrazione.

Il remix, la nuova moda dell’arte

La battaglia legale che ha visto come protagonisti il fotografo Patrick Cariou e l’artista Richard Prince, colpevole di avergli soffiato alcune immagini della serie Canal Zone, ha tenuto banco per tutta la durata dello scorso anno. Anzi a dirla tutta la quaestio è divenuta un vero e proprio caso di studio, tanto che negli ultimi giorni la New York Law School ha organizzato una lecture di tre ore sul copyright infringiment, vale a dire sulla violazione delle leggi sul copyright.

Tra i vari punti trattati si è parlato di quando e come è possibile definire l’appropriazione indebita di opere protette dalle leggi sui diritti d’autore. La cosa è in realtà abbastanza facile in certi casi, anche perché prendendo ad esempio le foto di Richard Prince era assai semplice notare la palesemente scopiazzatura. Ma anche il nostro Shepard Fairey si è impegnato alla grande con il suo Hope poster per la campagna presidenziale del presidente Obama. In quel frangente lo street artists più falso del mondo aveva preso in prestito una foto dell’Associated Press.

Il CAM brucia le sue opere

  Capita a volte di trovarsi con la testa fra le nuvole, a guardare uno dei tanti telegiornale trasmessi dalle varie emittenti. Ecco però che un dettaglio cattura la nostra attenzione, vediamo le immagini di quello che sembra un museo. Tutto normale, vien da pensare, quand’ecco che un uomo all’interno di uno degli spazi espositivi  comincia ad appiccare il fuoco ad un’opera d’arte.

Subito ci avviciniamo allo schermo per guardare meglio e scopriamo che l’incendiario altri non è che il solito Antonio Manfredi, artista nonché direttore del CAM, Contemporary Art Museum di Casoria. Per nostra fortuna, il nostro buon Manfredi ha bruciato una sua opera ma una volta raggiunto dal microfono il direttore/artista si dice pronto a bruciare tutte le sue mille opere, una al giorno, per una giusta causa.

La mia nuova opera? Me la finanzia la rete con il crowdfunding

Finanziare il proprio progetto artistico è un’impresa assai ardua. L’era dei mecenati sembra essere tramontata da un bel pezzo ed affidarsi alle istituzioni pubbliche è un mero sogno. Le gallerie private fanno quello che possono per sostenere la produzione creativa dei propri artisti ma è logico che coloro i quali non posseggono una galleria di riferimento sono costretti a procacciarsi sponsors sempre più difficili da trovare.

Ecco quindi che l’urgenza della sovvenzione privata ha dato vita alle piattaforme di crowdfunding, vale a dire dei siti internet dove è possibile illustrare il proprio progetto che verrà in seguito realizzato grazie a piccole o grandi donazioni da parte del popolo della rete. Grazie a websites com IndieGogo e Kickstarter, l’artista squattrinato può presentare un suo progetto e farsi aiutare dagli utenti per la realizzazione dello stesso.

Artsicle e la vendita di “croste” online

Collezionare opere d’arte è senz’altro un’attività dispendiosa e non sempre redditizia. Molti investimenti infatti si rivelano fallimentari e c’è sempre il rischio di pescare la “carta” sbagliata da un mazzo decisamente cospicuo. Alcuni collezionisti però acquistano opere per il solo privilegio di possedere una creazione unica, in grado di suscitare emozioni e deliziare la vista. Il vasto mare di internet propone diverse piattaforme per l’acquisto di opere d’arte. Si va dai multipli in edizione limitata sino alle opere uniche di quotati artisti internazionali. Alcune case d’asta inoltre hanno da qualche tempo lanciato le aste online e con la Vip Art Fair è ora possibile assistere ad  una fiera d’arte virtuale.

Non sempre però l’offerta è di alta qualità. In questi giorni un’altra nuovissima piattaforma online si inserita in questo vasto spettro di offerte. Si tratta di Artsicle, sito che si propone l’obiettivo di offrire al pubblico opere d’arte originali, accessibili a tutti. Il meccanismo funziona più o meno così, Artisicle invita i migliori artisti emergenti della scena newyorchese ( questo secondo il loro parere) a far parte del proprio circuito.

La Russia vieta i prestiti di opere d’arte agli U.S.A.

Strano periodo per l’arte internazionale, sembra quasi che censura e ritorsioni siano divenute pratiche così condivise che i gesti di chiusura spuntano un poco come i funghi da ogni parte del globo. Abbiamo seguito le vicende dello Smithsonian National Portrait Gallery di Washington DC e l’insensata rimozione del video A Fire In My Belly di David Wojnarowicz, in seguito siamo passati alla cancellazione del murale dello street artist Blu, operata da Jeffrey Deitch direttore del MOCA di Los Angeles. Per ultima in ordine di tempo la strana vicenda subita dalla galleria Furini Arte Contemporanea di Roma che si è vista censurare un’opera di Marlon de Azambuja dai vertici di ArteFiera Bologna.

In questi giorni a questa lista nera internazionale si è aggiunta un’altra spiacevole manovra presa dalla Russia nei confronti degli Stati Uniti. La disputa è iniziata quando gli USA hanno chiesto indietro una raccolta di 12.000 libri e 50.000 testi ebraici appartenenti al movimento Chabad Lubavitch. L’organizzazione Chabad di stanza a Brooklyn ha quindi chiesto la restituzione dei testi, vincendo una causa negli states.

I musei di tutto il mondo? li vedi su Google Art Project!

Ve ne sarete sicuramente accorti oggi passando per Google ma nel caso vi fosse sfuggita ci siamo noi qui a illustrarvi la nuova piattaforma offerta da uno dei più importanti colossi di internet. Google ha infatti lanciato il Google Art Project, un’importante joint venture con i più grandi e celebri musei del mondo.

All’interno di questo nuovo sito avrete l’opportunità di visitare prestigiose istituzioni come il Tate Britain di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, gli Uffizi di Firenze, il Museo Reina Sofia di Madrid e tanto altro ancora. Il bello è che entrando virtualmente in ogni museo si ha la possibilità di esplorarlo a 360 gradi un poco come se si trattasse di uno Street view dell’arte.

Globartmag visita la VIP art fair la prima fiera virtuale – parte 1

Mentre il nostro sistema dell’arte ha già puntato i riflettori sull’imminente opening di Artefiera a Bologna edizione 2011 la redazione di Globartmag ha ottenuto il pass per la VIP art fair, la nuova fiera virtuale destinata a cambiare le sorti delle manifestazioni di mercato legate all’arte. Certo si parla di un’esperienza ben diversa da quella di gironzolare per gli stand, in mezzo al caos generato da visitatori ed addetti ai lavori, sentirsi per alcuni giorni parte di un circus internazionale, ammirare da vicino opere ed incontrare artisti e galleristi. L’esperienza offerta da VIP art fair è quantomeno minimal e solitaria, c’è comunque la possibilità di parlare con lo staff di ogni galleria della fiera e per ogni opera è presente una quotazione minima e massima, un utile e simpatico price range che aiuta a comprendere a grandi linee il valore della stessa.

E’ inoltre possibile togliersi lo sfizio di chiedere i prezzi delle opere agli assistenti online, cosa che molti visitatori non fanno nelle fiere “fisiche” per pura timidezza, ma si sa la riservatezza offerta da tastiera e monitor è capace di sciogliere ogni tabù. Andando al sodo con l’analisi della fiera, l’interfaccia del sito e la grafica ci sono sembrate ben fatte anche se un poco datate la navigazione diventa però da cardiopalma per connessioni poco veloci, questo perchè la fiera negli ultimi giorni ha fatto registrare un numero di visite fuori da ogni previsione.

Sesso orale per un’opera di Terence Koh? è il baratto di Art Barter

Parlare di baratto nel 2010 (quasi 2011) sembra una cosa ridicola ma possiamo assicurarvi che questa pratica di scambio di merci e favori vecchia quanto il mondo è in fase di rilancio. Anzi si potrebbe dire che il baratto è l’idea più cool del momento. Ad introdurre o se preferite re-introdurre tale pratica commerciale nel mondo dell’arte contemporanea ci ha infatti pensato Art Barter, una piattaforma creata da Alix Janta e Lauren Jones nel 2009 con una mostra a Londra in cui figuravano opere di 50 artisti come Tracey Emin, Tim Noble, Gavin Turk, Polly Morgan, Mat Collishaw ed altri artisti emergenti.

Le regole del gioco sono molto semplici, gli artisti propongono ad Art Barter le loro opere e la piattaforma organizza regolarmente delle mostre in luoghi prestigiosi di tutto il mondo. Per aggiudicarsi le opere i collezionisti possono offrire tutto tranne il denaro.  L’ultima mostra di Art Barter si è tenuta al NP Contemporary Art Center di New York la settimana scorsa ed è stato un successo clamoroso.

La Gran Bretagna non presterà mai più opere d’arte alla Francia

Polemiche e scontri fra istituzioni non sembrano essere appannaggio esclusivo del nostro belpaese, anzi all’estero le cose sembrano andare anche. Josephine Oxley,  curatore dei beni artistici inglesi ha infatti sottolineato una decisa riluttanza dei britannici nel prestare opere d’arte alla Francia.

Gli inglesi hanno infatti paura di come vengono trattati i loro gioielli oltre la manica. Josephine Oxley ha inoltre aggiunto che a Parigi i musei sono spesso bersagliati dai ladri. Purtroppo tali dichiarazioni sono confermate da alcuni dati raccolti dall’Interpol, l’organizzazione di polizia internazionale. Secondo il database elaborato dall’importante organo di polizia la Francia e l’Italia sarebbero al primo posto in classifica per quanto riguarda i furti delle opere d’arte.

200 euro per abbonarsi all’arte di Andrew Jeffrey Wright

 Comprare un’opera d’arte non è certo roba da poveri in canna. Una persona comune decide di acquistare un dipinto, una stampa od una statua solo dopo essersi accertata di poter soddisfare i suoi bisogni primari e di potersi così permettere una spesa accessoria che rappresenterà comunque un cospicuo sforzo economico.

L’artista americano Andrew Jeffrey Wright ha lanciato però un’iniziativa che potrebbe sovvertire questo genere di convenzioni: “Ora che la mia carriera di artista è in ascesa i miei dipinti e disegni sono diventati troppo costosi per chi non dispone di molti soldi. Io però voglio che la gente comune possa ancora permettersi di collezionare i miei lavori” ha recentemente dichiarato l’artista. Quindi Wright ha lanciato una sorta di sottoscrizione low cost per i suoi fans.

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