Elad Lassry al PAC di Milano

Il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, dal 6 luglio al 16 settembre 2012, presenta la prima mostra monografica che un’istituzione museale italiana dedica al lavoro di Elad Lassry (1977, Tel Aviv; vive e lavora a Los Angeles) a cura di Alessandro Rabottini. La mostra, promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Moda, Design e dal PAC, ad oggi rappresenta la più ampia panoramica mai realizzata sul lavoro dell’artista israeliano, che il pubblico italiano ha già avuto modo di apprezzare nell’ultima edizione della Biennale di Venezia.

Il lavoro di Lassry è caratterizzato da una riflessione sull’ubiquità dell’immagine nella società contemporanea e sulla possibilità di ridefinire codici visivi conosciuti e abitudini interpretative. In questa mostra verranno presentate un’ampia selezione di opere a parete, quattro film, nuove opere di scultura e un’installazione che fonde fotografia, scultura e architettura realizzata appositamente per il PAC.

Il metodo Abramovic è troppo duro e l’assessore Boeri collassa

  

La Week Milanese di Marina Abramovic ha senz’altro creato un gran polverone mediatico. La nostra eroina della performance è persino riuscita a fare una comparsata a Quelli che il calcio, assieme ad un’improbabile Valeria Marini che aveva l’aria di voler gridare al mondo: “You made my day!”.  Incontri Marina vs Marini a parte, c’è stato modo di ammirare più volte la nostra eroina in carne ed ossa.

Dal 21 al 24 marzo infatti l’artista si è trattenuta in quel di Milano per illustrare al pubblico il suo Abramovic Method. Il 21 ad esempio la nostra si è recata al Teatro del Verme per illustrare al pubblico presente The Past, future and present of performance art, una vera e propri carrellata sul duro mestiere della performance dove sono stati proiettati alcune opere del passato e svelati gustosi retroscena. In seguito il 22 marzo, Marina ha presentato in pompa magna Marina Abramovic. The Artist is Present, il documentario sull’ormai leggendaria performance al MoMa di New York.

Tieni Marina, ecco due ore del mio tempo – The Abramovic method parte seconda

Per lei, Marina, tutto iniziò chiacchierando con un pastore sardo il quale, ogni volta che prendeva parola, chiudeva gli occhi, perchè a suo dire mentre parlava non aveva bisogno di guardare. Per me invece è iniziato tutto con un messaggio su WhatsUpp: “La mia amica non viene, vieni tu?”. Così mi sono ritrovata al Pac, di nuovo, ma questa volta per regalare due ore del mio tempo alla nonna della performance art Marina Abramovic. Forse dopo il mio ultimo articolo qualcuno lassù ha pensato che bisognava darmi una seconda chance.

E così ho firmato il contratto, la liberatoria per le riprese, ho promesso di non avere attacchi di panico e sfilato di fronte al pubblico fino ad arrivare nell’ultima sala, lì dove il metodo ha inizio. Dove Marina ti chiede di indossare il camice bianco, accomodarti sulla sdraio bianca e chiudere gli occhi come faceva il pastore sardo. È facile darle fiducia, perchè ha il tono di chi sa quello che fa e te lo racconta come una nonna spiegherebbe la torta di mele alla nipote, nulla di più semplice. Ora io vorrei con le parole farvi incarnare in me stessa, così da provare a capire le stesse cose che mi sono passate nelle mente per quelle due ore di pausa dalla realtà, ma non è possibile. E poi, molto probabilmente, vi interesserebbero poco perché è davvero un’esperienza personale: io, spettatore, mi incarno nel corpo dell’artista, entro nella sua arte e la rendo possibile.

Marina che mi hai fatto di male? – The Abramovic Method – PAC

Ci devo lavorare su questo. Sono uscita dal PAC di Milano con un senso di nausea, Marina Abramovic ha promesso il tempo dell’esperienza e io mi ritrovo con irritazione e irriquietezza. Cosa è andato storto?

Se cercate su Twitter #abramovicmethod trovate i commenti di chi ha vissuto in prima persona il metodo di Marina: entusiasti e privi di un contenuto che vada oltre l’entusiasmo di essersi sentiti parte di un qualcosa che ha valore sociale. Io filosofia l’ho studiata solo alle superiori, ma so che ci siamo già passati, il pensiero umano è capace di superare l’io, questa performance invece riporta ogni pensiero ad una forma di egocentrismo che mi inquieta. Cavie di laboratorio e anche un po’ esibizionisti. Il mio è un problema di fiducia, sia chiaro, e faccio anche un po’ fatica a scriverne pubblicamente, ma Marina ha detto che la cosa migliore è scrivere di quello che si sperimenta in prima persona. Ha anche detto, nel suo italiano spigoloso, che se gli diamo il nostro tempo lei ci da l’esperienza, se non gli diamo il nostro tempo non c’è nulla in cambio. Mi sembra corretto.

MARINA ABRAMOVIĆ – WITH EYES CLOSED I SEE HAPPINESS

La Galleria Lia Rumma è lieta di presentare la mostra di Marina Abramović With Eyes Closed I See Happiness che si inaugurerà il 20 marzo 2012 nella sede di Milano. La mostra è il secondo dei grandi eventi che l’artista, indiscussa protagonista della Body Art, realizzerà in città. Il giorno precedente al museo PAC avrà infatti inizio The Abramović Method.

Si tratta, in entrambi i casi, di progetti inediti – “un artista non dovrebbe mai ripetere se stesso” si legge d’altronde nel suo “Artist’s life Manifesto” – i primi ad essere presentati dopo la titanica performance The Artist is present tenutasi al MoMA di New York nel 2010, dove per tre mesi, ogni giorno, sette ore al giorno, l’artista si è donata al pubblico rimanendo seduta, immobile e rigorosamente in silenzio, di fronte ad una sedia che non è mai rimasta vuota. Su quella sedia si sono avvicendate migliaia di persone e soltanto attraverso lo sguardo si è dato vita ad uno straordinario flusso di energia.

Marina Abramović torna a Milano con un nuovo lavoro ideato per il PAC

Il PAC di Milano, dal 21 marzo al 10 giugno 2012, è lo spazio espositivo prescelto da Marina Abramović per il suo nuovo attesissimo lavoro, il primo dopo la grande retrospettiva del 2010 al MoMA di New York. L’evento, promosso dall’Assessorato alla Cultura, Moda e Design del Comune di Milano e prodotto dal PAC Padiglione d’Arte Contemporanea e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, è curato da Diego Sileo ed Eugenio Viola con il sostegno di Rotthapharm Madaus.

Icona di tutte le forme di espressività legate al corpo, Marina Abramović è oggi uno dei protagonisti più affascinanti e magnetici del nostro tempo, dalla cui vicenda artistico-esistenziale è imprescindibile la storia stessa delle arti performative. Pioniera della performance dagli anni ’70, premiata con il Leone d’Oro alla Biennale del 1997, l’artista ha spesso superato i propri limiti fisici e psicologici, ha messo in pericolo la sua incolumità, infranto schemi e convenzioni, scavato nelle proprie paure e in quelle di chi la osservava, portando l’arte a contatto con l’esperienza fisica ed emotiva, collegandola alla vita stessa.

Phillip Glass, Lou Reed e Laurie Anderson dalla parte di Occupy Museums

Dopo l’occupazione del Teatro Valle e la successiva serie di assemblee al MACRO di Roma indette da Occupiamoci di Contemporaneo (da cui è in seguito scaturita l’associazione per la consulta permanente per l’arte contemporanea), la recentissima occupazione di sabato del PAC di Milano e dopo tutto questo sano attivismo dicevamo, anche New York ha deciso di darsi una mossa.

Dal movimento Occupy Wall Street è infatti nato Occupy Museums, movimento ispirato dal fratello più grande e proposto dall’artista newyorchese Noah Fischer. L’artista ha da poco redatto il manifesto del monumento e lo ha pubblicato sul blog del collega Paddy Johnson. “I giochi sono conclusi, abbiamo osservato per torppo tempo gli schemi piramidali dell’elitismo dell’arte controllato da quell’1% di privilegiati appartenenti ad una vera e propria casta. Ebbene, non siamo più disposti ad osservare passivamente, noi siamo gli artisti, il restante 99% e siamo caduti in un sistema-trappola che si muove solo tramite burocratiche gerarchie e corruzione”.

Pixar festeggia i suoi 25 anni con una mostra al PAC

Dopo il MOMA a New York e un tour internazionale, dall’Australia all’Estremo Oriente, la mostra PIXAR 25 anni di animazione arriva finalmente in Europa e in anteprima al PAC di Milano. Un percorso costruito con oltre 700 opere, un viaggio attraverso la creatività e la cultura digitale come linguaggio innovativo applicato all’animazione e al cinema: dal primo lungometraggio dedicato a Luxo Jr.(1986) ai grandi capolavori come Monster & Co (2001), Toy Story (1, 2 e 3), Ratatouille (2007), WALL·E (2008), Up (2009) sino a Cars 2 (2011) e con un’anticipazione di Brave, in uscita nel 2012.

«Molti non sanno che la maggior parte degli artisti che lavorano in Pixar utilizzano i mezzi propri dell’Arte – il disegno, i colori a tempera, i pastelli e le tecniche di scultura – come quelli dei digital media. La maggior parte delle loro opere» – scrive John Lasseter, chief creative officer di Walt Disney and Pixar Animation Studio e fondatore di Pixar (insieme a Steve Jobs) che sarà a Milano il 21 novembre per un evento pubblico – «prendono vita durante lo sviluppo di un progetto, mentre stiamo costruendo una storia o semplicemente mentre guardiamo un film. La ricchezza del patrimonio artistico che viene plasmato per ogni film raramente esce dai nostri studi, ma il prodotto finale – il lungometraggio – che raggiunge ogni parte del mondo, non sarebbe possibile senza questa fase artistica e creativa».

Io ho scoperto la Street Art!

Hyperallergic, scoppiettante piattaforma web dedicata all’arte contemporanea made in U.S.A., ha pubblicato in questi ultimi giorni un divertente articolo sulla  mostra di Street art organizzata dal volpone Jeffrey Deitch nel suo MOCA, vale a dire Art in The Streets (in visione fino al prossimo 8 agosto 2011). Come ci fa notare l’irriverente blog, nel 2008 la mostra Street Art al Tate Modern venne annunciata come “la prima grande mostra dedicata alla street art“.

Oggi anche Jeffrey Deitch ribadisce che la sua Art in The Streets è “la prima mostra dedicata alla street culture“. Prendendo spunto da questo articolo, vorrei ricordare al pubblico che persino la mostra Street Art, Sweet Art, curata da Alessandro Riva al PAC, Padiglione D’arte Contemporanea di Milano nel 2007, fu allora definita come “il primo grande evento” di Street art. Anche Vittorio Sgarbi ha più volte dichiarato di aver “sdoganato” per primo questa meravigliosa forma artistica.

Viaggio nel tempo – il nuovo Museo del ’900 a Milano

Il Museo del ‘900 a Milano lo attendevamo da tempo, alzando gli occhi in piazza Duomo e chiedendoci cosa ci fosse dietro a quelle impalcature ornate da maxischermo utile solo per le partite. Smantellato il supporto già macina cifre d’affluenza da record, complici i giorni di vacanza per l’Immacolata (durante i quali parrebbe che i milanesi non abbiano più i soldi per scappare via dalla città) e l’ingresso gratuito fino a febbraio.

Un tributo alla città, e all’arte del secolo scorso a cui Milano a dato tanto, necessario e voluto. Non da meno soddisfa (in parte) la mancanza di strutture pubbliche con un patrimonio artistico proprio, con Palazzo Reale e Pac che presentano eventi temporanei dagli esisti incerti e collezioni comunali nascoste o non valorizzate. Infine sarebbe sciocco non pensare che sia una grande attrazione turistica, che magari Milano riesca a scansare per un attimo l’immagine della città per lo shopping accostandovi un’anima culturale?

Straziami, ma di baci saziami – Franko B al Pac

In questa società  dove pullman di turisti vanno in pellegrinaggio ad Avetrana non capisco proprio chi punta il dito contro Franko B tacciandolo di sadomasochismo. La violenza è capace di forme così diverse che il vero problema è, come sempre, non avere i termini linguistici adatti a descriverle. E così se la violenza è un fatto lontano, che fondamentalmente non ci riguarda, allora si può sovraesporre, si può parlarne al bar, diventa di interesse pubblico.

Quando invece qualcuno, putacaso un artista, mette in mostra la violenza insita in ognuno di noi, quell’ombra che nessuno può scrollarsi di dosso, allora è meglio censurare, meglio nascondere. Al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano va in mostra qualcosa che non interessa a Vespa, ma dovrebbe interessare ognuno di noi: la violenza vera è quella dell’amore. Quelle forme di sofferenza a cui nessuno ci educa, ma che sono vitali. Oggi nessuno ne parla, la dignità dei sentimenti si è mischiata con le immagini patinate e le vicende umane da reality.

FRANKO B. – I STILL LOVE


Il Padiglione di Arte Contemporanea di Milano, in occasione della Giornata del Contemporaneo proposta da AMACI, ospita per la prima volta in uno spazio espositivo pubblico italiano, dal 9 ottobre al 28 novembre 2010, la mostra FRANKO B. I STILL LOVE, curata da Francesca Alfano Miglietti e Galleria Pack. Artista coraggioso ed eclettico, da anni protagonista della scena live internazionale, Franko B ha espresso nell’arte il tormento dell’esistenza con intensità e genialità inventiva senza eguali, rendendo nelle sue performance sopportabile l’insopportabile.

Le azioni spettacolari con cui Franko B incontra il pubblico londinese negli anni ‘90 usando il proprio corpo come strumento, supporto e ipertesto, realizzate alla Tate Modern, all’ICA e alla South London Gallery, diventano immediatamente famosissime. Oggetto del desiderio, usato come una tela, malato o senza difese, tagliato, bucato, steso o ripiegato dalla sofferenza, violato, umiliato o a sua volta minaccioso, denudato o coperto, il corpo dell’artista diventa corpo sociale che azzera ogni separazione tra opera e artista, soggetto e oggetto, arte e vita.

Tagli alla cultura, gli inglesi attuano una rivolta artistica

I tagli del governo alla cultura sono una pesante scure che si abbatte violentemente su tutto il mondo dell’arte. Recentemente anche l’assessore alla Cultura di Milano, Massimiliano Finazzer Flory ha espresso le sue preoccupazioni  nel corso della conferenza stampa di presentazione del festival musicale Mito, dichiarando che i tagli economici dell’80% previsti dalla prossima manovra economica potrebbero: “colpire indiscriminatamente le mostre della nostra città. Cancellare una mostra significa cancellare un museo ed un’intera città“.

Flory ha però confermato di essere convinto che: “i tagli economici colpiranno solo gli eventi inutili” e qui si potrebbe aprire una lunga diatriba su quali potrebbero essere questi eventi inutili, visto che la decisione spetta sempre alla autorità governative che in passato non si sono mosse con lungimiranza.Il problema è che per quanto riguarda Milano il budget per il 2011 potrebbe scendere sotto il milione di euro, mettendo così a repentaglio il programma espositivo del Palazzo Reale, del Pac, dal Palazzo della Ragione, della Rotonda della Besana ed altre istituzioni.

Milano aperta a ferragosto con il museo del 900 in regalo

Gli amanti dell’arte che visiteranno il giorno di ferragosto le mostre in programma al Pac, Padiglione d’Arte Contemporanea, a Palazzo Reale e a Palazzo della Ragione a Milano avranno un regalo molto speciale. A tutti coloro che il 15 d’agosto invece di andarsene al mare, visiteranno tali prestigiosi luoghi dedicati all’arte, sarà offerta la possibilità di visitare, in anteprima assoluta nazionale, il Museo del Novecento in occasione della giornata inaugurale a fine novembre. L’invito è stato lanciato proprio dall’assessorato alla Cultura di Milano in vista dell’inaugurazione dell’attesissima nuova sede espositiva.

”La nostra offerta quest’estate si muove dall’archeologia all’arte contemporanea passando attraverso la pittura moderna e la fotografia anticonformista. Per un popolo individualista come il nostro e di fronte alla sfiducia nei confronti delle istituzioni l’apertura di un nuovo museo che abbia al centro la nostra identita’, con il futurismo e l’arte povera e’ una sfida non solo culturale ma anche politica ed economica per la citta’ e per tutto il paese” Ha dichiarato l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory.

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