In Italia si può ancora sperare nell’arte? Forse si

Dopo un secolo come quello passato che ha visto nascere avanguardie e sperimentazioni artistiche di ogni sorta, ci troviamo oggi con il fiato corto, sfiancati forse dalle troppe tecnologie che concedono a tutti infinite possibilità e non pongono limiti da superare. La colpa di questa atonia generale è attribuibile anche ad un sistema dell’arte che troppo spesso mira a far emergere il curriculum dei giovani artisti piuttosto che la loro visione creativa. Del resto bloccati come siamo in polemiche inutili, balletti per le poltrone dei musei e lotte per un tozzo di pane ci ritroviamo ad assistere passivamente ad una creatività caratterizzata dall’eterno ritorno del Pop, dell’Arte Concettuale e di una certa estetica noiosa ma condivisa che predilige l’equivoco e l’androgino, proponendo l’illusione del mistero e manifestando invece il trionfo del pretesto e della banalità.

In Italia non riusciamo a renderci conto che forse abbiamo lasciato per strada spontaneità ed irruenza, aggressività e drammaticità, ironia e gusto, in sostanza abbiamo totalmente perso la bussola ed il campo base è ancora lontano. Per fare un esempio di questa confusione imperante, giusto qualche anno or sono la nazione ha celebrato in lungo ed in largo il centenario del Futurismo, sbandierandone gli intenti anche nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Ebbene ad esser sinceri del Futurismo non se ne è vista nemmeno l’ombra, nulla in grado di cogliere una seppur minima scintilla di tale movimento che ha positivamente infettato arti visive, letteratura e teatro, fino a gettare le basi della musica elettronica con Luigi Russolo.

Padiglione Italia: il progetto di Vincenzo Trione

Continuiamo a pubblicare  i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Bartolomeo Pietromarchi.  Ecco quello di Vincenzo Trione:

Voglia di radici: neo-moderni? No, post-classici

 Nelle ultime edizioni, i curatori del Padiglione Italia della Biennale di Venezia hanno adottato un’ottica archivistico-descrittiva. Si sono limitati a documentare scenari caotici, dominati dal declino delle «idee forti».

Padiglione Italia: il progetto di Letizia Ragaglia

Continuiamo a pubblicare  i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Bartolomeo Pietromarchi.  Ecco quello di Letizia Ragaglia:

Istantanee da un paesaggio molto umano

Credo nell’arte italiana, nella sua qualità e nella sua professionalità. Come Museion cerchiamo di sostenerla e darle voce: abbiamo realizzato molte mostre personali di giovani artisti come Francesco Arena, Micol Assael, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Nico Vascellari, Stefano Arienti, Massimo Bartolini (sopra: Paesaggio molto umano) e Luca Vitone e ne abbiamo coinvolti molti altri in mostre tematiche e progetti speciali.

Padiglione Italia: il progetto di Chiara Parisi

Continuiamo a pubblicare  i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Bartolomeo Pietromarchi.  Ecco quello di Beatrice Merz:

Dov’è Charlie? L’autoscatto del nostro Paese

Il mio progetto per il Padiglione Italia della Biennale traeva spunto dall’opera Senza titolo di Emilio Prini realizzata in occasione di una collettiva presso la Galleria Pieroni intitolata «Lo Zingaro Blu» (Roma, 1990), che nasceva da un’idea dello scrittore e poeta Francesco Serrao e che vedeva i suoi racconti accostati alle opere di Schifano, Mario Merz, Pistoletto, Accardi, Spalletti, Pisani e, appunto, Prini.

Padiglione Italia: il progetto di Beatrice Merz

Continuiamo a pubblicare  i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Bartolomeo Pietromarchi.  Ecco quello di Beatrice Merz:

E l’opera diventa cronaca giornalistica

 L’arte — che in generale sta vivendo e si sta adattando a un cambiamento di approccio verso l’informazione — è scandita da tempi sempre più stretti. Il momento della riflessione deve essere raggiunto con velocità.

Padiglione Italia: il progetto di Gianfranco Maraniello

Continuiamo a pubblicare  i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Bartolomeo Pietromarchi.  Ecco quello di Gianfranco Maraniello:

Esodo volontario dai conflitti neoavanguardisti

Può individuarsi una «differenza italiana» nel contesto di un’arte coinvolta nell’orizzontalità globale del presente?

Padiglione Italia: il progetto di Bartolomeo Pietromarchi

La Biennale di Venezia è ormai alle porte ed il nostro Padiglione Italia guidato da Bartolomeo Pietromarchi si prepara a scoprire le sue carte in tavola. Intanto noi pubblichiamo in più post i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Pietromarchi.  Vediamo questi 7 progetti iniziando dal curatore selezionato:

Boetti e Ghirri: una identità fatta di assenze

Dimenticare Sgarbi con Bartolomeo Pietromarchi

Alla fine la riserva sul prossimo curatore del Padiglione Italia alla Biennale delle arti visive di Venezia è stata sciolta. Il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi ha infatti scelto Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MACRO di Roma, già direttore della sezione arte della Fondazione Adriano Olivetti ed ex collaboratore del MAXXI. Pietromarchi è stato scelto tra una rosa di candidati dopo aver presentato un progetto curatoriale.

Il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia

 
“Non è un anno come gli altri. Il Padiglione Italia alla 13. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia deve porsi al centro di questa differenza e diventare un’occasione per riflettere sul rapporto tra crisi economica, architettura e territorio, deve essere uno spazio in cui immaginare un progetto di crescita del nostro Paese, il “common ground” deve tradursi in un progetto concreto e visionario, in cui cultura ed economia scrivano un nuovo patto.”
 
Questa la “doverosa premessa” di Luca Zevi, scelto dalla Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, quale curatore del Padiglione Italia alla 13. Mostra Internazionale di Architettura.

I tecnici con il martello

 

Facciamo finta che il Padiglione Italia di Vittorione Nazionale© alla scorsa Biennale di Venezia sia equiparabile al disastroso governo Berlusconi, il prossimo curatore del padiglione dovrebbe quindi essere messo in relazione con il governo Monti. Il Mibac dell’era Berlusconi non era certo un belvedere ma questo tecnicissimo Ornaghi sembra sia destinato a far molto peggio.

Già, il nostro caro vecchio Ministero per i Beni e le Attività Culturali invece di amministrare e far proliferare la nostra cultura sembra ne sia divenuto il refugium peccatorum. Eppure questo è il governo dei tecnici, di quelli che dovrebbero risolvere i problemi con il cacciavite, quando appare evidente che si stanno adoperando per distruggere tutto con mazzetta e scalpello.

Nessun curatore, nessun padiglione

Cose strane accadono dalle nostre parti. Già, anche se al di fuori dei nostri confini la crisi economica non è certo scongiurata, i governi delle altre nazioni che tempo fa erano solite definirsi “avanzate” lottano duramente per difendere la cultura. Noi invece che con la cultura ci abbiamo sempre campato, vedi orde di turisti nelle città d’arte, non riusciamo nemmeno a far funzionare quello che ci è rimasto.

Questa crisi economica avrà pur bloccato la crescita ma di fatto la situazione è ben più grave, vale a dire che più che un stallo questa ci sembra una vera e propria involuzione. Nello specifico, basti pensare alle nostre grandi manifestazioni nazionali ed internazionali di arte contemporanea ed ai nostri musei per accorgersi di una condizione gravissima che peggiora al continuo variar della situazione politica.

Il peggio del 2011 – parte prima

Eccoci giunti come di consueto al nostro diario di bordo del peggio dell’arte contemporanea di questo 2011. Noi come al solito ci auguriamo di non dover assistere più a questi infausti episodi ma del resto il mondo (dell’arte) è bello perché e vario. Largo quindi alla nostra hit list che verrà pubblicata in due puntate:

1 Padiglione Italia alla Biennale di Venezia – Il Vittorione Nazionale© si è impegnato duramente per screditare il buon nome del nostro sistema agli occhi del mondo. Basta guardare la lista dei partecipanti alle prossime manifestazioni internazionali (Whitney Biennial e Triennale del New Museum in testa) per rendersi conto che ormai gli italiani sono divenuti una specie in estinzione. Per il 2012 L’oracolo consiglia di cambiar nome al Padiglione Italia, magari in Padiglione U.S.A. o quanto altro. Almeno sarà un’altra nazione ad esser derisa.

2 Le disavventure di Ai Weiwei e quelle dei Voina – il governo cinese non ha di certo fatto una gran bella figura imprigionando e seviziando il coraggioso Ai e di rimando anche quello russo non ha voluto esser da meno, offrendo tante belle barbarie ai due componenti dei Voina. Per il 2012 L’oracolo consiglia prudenza a chi decide di intraprendere la carriera artistica, almeno trovatevi un buon avvocato.  

L’artista deve tornare ARTISTA

 Il sistema dell’arte vuole trasformare gli artisti in un manipolo di individui ansiosi e stitici che attendono disperatamente di essere scoperti e guadagnare un qualsiasi tipo di riconoscimento. Questo ovviamente potrebbe essere il giusto scotto da pagare per raggiunger celebrità e successo economico, ma giunti a questo punto i folli meccanismi presenti all’interno della scena tricolore risultano essere talmente fuori controllo ed inconcludenti che il gioco non vale più la candela.

Ragionando a mente fredda sul pasticcio Padiglione Italia alla Biennale di Venezia è possibile riscontrare alcuni aspetti comportamentali che in un modo o nell’altro devono per forza di cose cambiare, se non vogliamo che i nostri artisti si disperdano nel nulla, come semplici pedoni da immolare su di una scacchiera mal concepita dal curatore-arraffone di turno. Farsi rastrellare in liste chilometriche pronte a cangiare da un giorno all’altro, farsi trattare come carne da macello senza il minimo ritegno, pagarsi le spese di spedizione delle opere ed in seguito allestire le stesse con le proprie mani, partecipare ad un progetto raffazzonato che svilisce la propria creatività ed in seguito subire l’iter burocratico di un allestimento da magazzino dell’Ikea durante il riordino merci.

Pillole di Biennale 06 – Benvenuti in Italia

(Dove eravamo rimasti…) Ed eccoci infine a parlare di ciò che è sulla bocca di tutti da mesi, insomma non volevo essere da meno, per cui mi son fatta forza e sono entrata nel Paglione Italia, curato (?) da Vittorio Sgarbi. Ma non siamo ancora stanchi di parlarne? Io dico di no, forse non aggiungerò nulla al dibattito, ma ci sono cose di cui è sempre meglio parlare prima di dimenticarsene. È ormai assodato il fatto che, sfortunatamente per tutti gli artisti partecipanti, la vera opera del padiglione è Sgarbi stesso, che in un impeto di egocentrismo sta cercando di ripetere l’operazione con i Padiglioni regionali, ma per fortuna l’operazione sembra non riuscirgli più ed è costretto a tristi teatrini come quello con Marina Ripa di Meana per avere un po’ di pubblicità. (Se ancora non avete visto il video correte su YouTube e piangete anche voi).

Il problema per me, nel doverne parlare, è che l’esperienza che ho vissuto in quelle stanze, nonostante sia passato ormai un po’ di tempo, mi tormenta. Forse le parole migliore che possono descrivere come mi son sentita sono: insofferenza e oppressione. Percorrendo le sale ho dovuto veramente forzare il mio corpo a restare all’interno di quelle mura, perché il mio cervello voleva solo scappare via da quell’accrocchio di opere maltrattate. Perché di questo si tratta: maltrattamento di opere, artisti e di un intero paese, che sfortunatamente è il nostro.

preload imagepreload image