Charles Saatchi lancia il progetto 100 Curators in 100 days

Charles Saatchi non è certo un tipo a corto di risorse e di idee. L’inventore della Young British Artists generation e, di conseguenza, il primo “papà” di Damien Hirst, Tracey Emin e compagnia cantante ha deciso di organizzare un evento senza precedenti sulla sua piattaforma online, che fra l’altro si appresta a festeggiare il suo sesto anno di vita.

Questa settimana Saatchi Online lancerà il progetto 100 Curators in 100 days, pensato dal nuovo capo esecutivo Margo Spiritus. Il progetto è semplice, 1000 curatori provenienti da ogni parte del mondo selezionano ognuno 10 artisti da mostrare sul sito per un intero giorno. I 1000 artisti partecipanti sono stati scelti tra i 60.000 presenti sul sito. Secondo Margo Spiritus: “100 curators in 100 days è esattamente in pieno spirito Saatchi, la nostra piattaforma mira a scoprire nuovi talenti e se a presentarli sono celebri curatori, tanto di guadagnato”.

Pochi centri per giovani artisti? Marc-Olivier Wahler ne apre due, anzi tre

Di centri per la giovane arte non se ne trovano molti e, come già scritto in un nostro precedente articolo, di musei laboratorio dedicati al supporto ed alla promozione dei giovani talenti se ne trovano ancora meno. Marc-Olivier Wahler, attuale direttore del Palais de Tokyo che verrà sollevato dal suo incarico nel gennaio 2012, di centri per la giovane arte ha intenzione di aprirne ben due.

Il progetto prevede infatti due poli posizionati a Los Angeles e a Parigi che dovrebbero sorgere nel corso della primavera del 2012. I centri prenderanno il nome di Chalet Hollywood e Chalet Society. Lo Chalet Hollywood troverà posto nell’edificio del Los Angeles Contemporary Exhibitions (LACE) mentre il suo equivalente parigino, lo Chalet Society, verrà posizionato in boulevard Raspail. Ma c’è di più: Marc-Olivier Wahler ha intenzione di aprire un terzo Chalet a Marrakech verso la fine del 2012.

Quando l’artista supera il critico

Molti sono concordi nel definire le figure del critico e del curatore d’arte contemporanea come l’unico mezzo per presentare, avvalorare e spiegare l’opera di un determinato artista. Questo potrebbe suonare bene per personaggi come Pierre Restany, Harald Szeemann, Germano Celant o Achille Bonito Oliva che di fatto hanno accentrato diverse forze creative, coniando nuove avanguardie ed hanno partorito nuove architetture per l’esegesi dell’opera alimentando il mito e la mitopoiesi.  Inoltre non è un mistero che artisti come Maurizio Cattelan avrebbero di certo meno appeal senza gli scritti di altrettanti Massimiliano Gioni del caso.

La scrivente, in qualità di critico e curatore d’arte contemporanea, è però fermamente convinta che in moltissimi casi l’artista riesce a superare il critico, rendendo superfluo il ruolo ed il bisogno di quest’ultimo. A riprova del fatto basti citare i Paragraphs on Conceptual Art redatti dal grande Sol LeWitt per comprendere quanto un artista sia in grado di divenire il più grande teorico di se stesso.

It’s not only Rock’n’Roll, Baby!

La Triennale di Milano presenta la mostra It’s not only Rock’n’Roll, Baby! che sarà aperta in Triennale Bovisa dal 24 giugno al 26 settembre 2010. Guardando al rock e all’arte da un punto di vista inedito, la mostra narra la storia di quei musicisti rock che si sono espressi anche attraverso le arti visive.

Si tratta di una collettiva in cui si espongono opere create da dodici artisti alcuni dei quali icone sulla scena rock internazionale: Alan Vega, Andy, Antony (Antony and the Johnsons), Bianca Casady (CocoRosie), Chicks on Speed, Devendra Banhart, Fischerspooner, Kyle Field, Patti Smith, Pete Doherty, The Kills, Herman Dune.

Unabomber in mostra al Palais de Tokyo

 Nuova proposta artistica per il prestigioso Palais de Tokyo di Parigi, il celebre spazio espositivo presenta in questi giorni (fino al 17 gennaio 2010) una mostra dal titolo Chasing Napoleon, collettiva zeppa di artisti da tener d’occhio che si propone di indagare sulla volontà di esilio e fuga da un mondo di banalità intellettuale oltre che scandagliare un particolare momento storico ossia l’anno 1977.Cosa centra il 1977 direte voi, bene si da il caso che in quell’anno Ted Kaczynski meglio noto come Unabomber si trovava nascosto in una capanna nel Montana a disseminare il panico tra la popolazione con i suoi ordigni esplosivi nascosti nei luoghi e negli oggetti più impensati.

Ovviamente la fuga di  Kaczynski ( genio paranoico ) dal mondo reale ha avuto risvolti drammatici, causando la morte di molte anime innocenti. A Ted Kaczynski si è ispirato l’artista Robert Kusmirowski che ha ricreato il nascondiglio di Unabomber in un’opera dal titolo Unacabine. L’artista Ola Pehrson si è invece cimentato in un’opera dal titolo the Hunt of the Unabomber, documentario che cerca di ricostruire la storia del folle dinamitardo al di là di leggende ed esagerazioni mediatiche. Anche Gardar Eide Einarsson si è cimentato con il tema Unabomber creando ritratti che riflettono lo shock prodotto dal criminale all’interno della cultura sociale collettiva.

Richard Kern, il voyeurismo e l’esibizionismo

La galleria Guidi&Schoen Arte Contemporanea di Genova inaugura il 7 novembre inaugura la mostra personale del fotografo e filmmaker americano Richard Kern.

In occasione della sua seconda esposizione presso lo spazio genovese l’artista presenterà 18 nuovi scatti, tutti realizzati nel corso dell’ultimo anno. Tra le opere esposte sono particolarmente significativi una serie di lavori che raccontano due piccole storie in cui le giovani protagoniste sono come spiate nella loro intimità dai nostri occhi di voyeur mentre si spogliano, dormono o si scambiano effusioni.
Soggetto principale delle fotografie dell’artista sono giovani donne nude.

L’obiettivo di Kern però, non cerca lo sfruttamento del corpo femminile come oggetto erotizzante per l’osservatore. Quelli realizzati dall’artista sono infatti veri e propri ritratti.

Liam Gillick fa tappa a Chicago

 Torna uno dei più discussi artisti della Biennale di Venezia 2009, si tratta di Liam Gillick artista inglese scelto per rappresentare il padiglione tedesco, subito ribattezzato da Globartmag come padiglione Ikea, per l’imbarazzante somiglianza dell’opera presentata con qualsivoglia complemento d’arredo della famosa azienda svedese.

Come già detto anche in patria tedesca l’opera dell’artista non ha riscosso numerosi consensi. Tutto ciò non ha sicuramente demotivato Gillick il quale sarà ospitato dal 10 ottobre prossimo fino al 10 gennaio 2010 al MCA Museum of Contemporary art di Chicago in occasione di un grande evento dal titolo Three Perspectives and a Short Scenario. Liam GIllick è emerso nei primi anni ’90 come attore principale della nuova scena dell’arte inglese, la sua fama è dovuta alla produzione di sofisticate opere costituite da strutture architettoniche fatte di alluminio e plexiglas colorato.

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