Il nuovo murale di Os Gemeos, un test per idioti e razzisti

In un recente post sulla sua pagina di Facebook, il direttore di Fox News, Jason Vincent, aveva così commentato una pacifica manifestazione sotto gli studi della sua redazione: “Aggiungete i nativi americani alla lista degli animali che gironzolano nel mio cortile”. Gli atti di  razzismo sono intollerabili ma quando vengono poi replicati dalla Fox stessa, allora l’intera situazione assume un tono a dir poco grottesco che andrebbe immediatamente punito con una sanzione esemplare, ma andiamo per gradi.

La scorsa settimana Os Gemeos, i gemelli brasiliani della street art internazionale, hanno svelato al mondo il loro nuovo murale sulla Rose Fitzgerald Kennedy Greenaway di Dewey Square a Boston. Il gigantesco e simpatico murale occupa il Big Dig ventilation building e raffigura un ragazzino con in testa un giacchettino rosso.

Chuck Close ed il filtro photoshop gratuito

Cosa succede se uno degli artisti più ricchi del mondo ti ordina di non creare più le tue opere d’arte? Gli dai retta o continui per la tua strada, infischiandotene? Questa bizzarra vicenda si è sviluppata non molto tempo fa ed ha come protagonisti principali il celebre artista Chuck Close e Scott Blake, giovane ed intraprendente digital artist. Nel 2001, Blake iniziò a lavorare al suo Chuck Close Filter, un’idea nata dopo aver partecipato e vinto gli Adobe Design Achievement Awards per il Barcode Jesus, un filtro per il famoso programma di fotoritocco Photoshop.

Dopo aver studiato attentamente ogni singola tessera che va a formare i celebri ritratti di Close, Blake riuscì a mettere a punto un filtro fenomenale, capace di riprodurre all’istante i dipinti del grande artista, partendo da una semplice foto. Sette anni dopo, nel 2008, grazie alla connessione a banda larga, l’artista riuscì a mettere online il filtro. A quel punto però, Chuck Close si accorse del fattaccio e spedì una mail a Blake.

Lorenzo Giusti al MAN di Nuoro ma in Sardegna non sono contenti

Il Man di Nuoro, come forse molti di voi già sapranno, ha trovato il suo nuovo direttore. Dopo la dipartita di Cristiana Collu sarà quindi il bravo Lorenzo Giusti, co-direttore dell’ormai defunto EX3 di Firenze. La scelta ha decisamente sbaragliato ogni pronostico ed ha lasciato un poco a bocca asciutta tutti coloro i quali avevano già malignato circa la futura elezione di un direttore sardo e con poca esperienza.

Eppure non tutti sono contenti visto che Francesca Ghirra di Sel, Sinistra Ecologia e Libertà, presidente della commissione Cultura a Cagliari, ha pubblicato le seguenti parole sul suo account di Facebook: “Il MAN ha un nuovo direttore artistico e io, lungi dal dubitare della sua preparazione e competenza professionale, sono molto pessimista e infastidita di come nel nostro paese vengono condotte le selezioni pubbliche”.

Incredibile, Over the River slitta di un anno

Avevamo incontrato Christo Javacheff lo scorso febbraio alla Fondazione Wurth di Capena. In quel frangente il celebre impacchettatore ormai orfano dell’amata Jeanne-Claude, aveva parlato lungamente con il pubblico, illustrando dettagliatamente il suo nuovo progetto Over The River. Il discorso  era stato  inoltre animato da aneddoti e metodologie riguardanti celebri opere del passato come The Umbrellas e Running Fence, inutile dire che questi ed altri progetti sono stati più volte rifiutati dalle varie istituzioni pubbliche ed hanno comunque richiesto duri anni di lavoro. E pare che persino per Over the River le cose stiano andando nello stesso verso, complicazioni e grane incluse.

Se ben ricorderete il progetto progetto che Christo aveva iniziato a progettare circa 18 anni or sono assieme alla sua amata Jeanne-Claude, prevedeva l’impacchettamento del fiume Arkansas in Colorado, con  la sospensione di pannelli di tela traslucida ad alcuni metri dal suo letto. Lo start del progetto era stato fissato per il 2014 ma fino ad oggi diversi problemi hanno rallentato il suo naturale sviluppo. Dopo numerose polemiche da parte degli ambientalisti ed alcuni dubbi delle istituzioni locali, le autorità del Colorado hanno definitivamente approvato.

Lettera aperta a Jas Gawronski

Lettera aperta a Jas Gawronski, Presidente della Quadriennale di Roma,
e per conoscenza al Ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi.

Egregio Presidente della Quadriennale di Roma,

Le scriviamo dopo aver atteso invano un Suo cenno di risposta alla nostra del 31 maggio scorso. Per la verità non è che ci aspettassimo davvero una Sua replica. Chi vive in Italia sa bene che le istituzioni non amano quasi mai dare conto del proprio operato ai cittadini, pur essendo proprio quest’ultimi la ragione stessa della loro esistenza. Il Suo silenzio ha però il pregio di darci l’occasione di scriverLe nuovamente. E questa volta cercheremo di spiegare con chiarezza ciò che pensiamo in merito al fatto che Lei non farà, o non sarà in grado di fare, la XVI Quadriennale.

Innanzitutto due precisazioni.

Primo, non è nostra intenzione difendere la Quadriennale così com’è stata realizzata fino a ieri. Quel modo di concepire le mostre è infatti quanto di più distante dalle ricerche curatoriali e artistiche praticate nel nostro paese e nel mondo. Pensare una mostra come una lista di artisti redatta da quattro, cinque curatori, o come da Lei immaginato, da tre artisti di chiara fama, non permette al pubblico italiano e a quello internazionale di capire quale sia il reale stato dell’arte italiana.

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