Guai con la legge per Poster Boy lo spericolato street artist armato di rasoio

 La scena della street art newyorchese è senza dubbio ricca di protagonisti, tanto che persino la nostra redazione fatica a seguire tutte le diavolerie di questi eroi suburbani. Questa volta la palla passa a Poster Boy, per chi conoscesse l’artista, la cui identità era ovviamente segreta fino a pochi giorni fa, vi informiamo che è nato nel 1983 ed ha cominciato la sua carriera artistica ai tempi del college.

Poster Art che passione!

Non chiamatela arte da cameretta, ma con il suo nome e cognome vale a dire Poster Art. Il nostro amato rettangolo di carta stampata 70×100 si è evoluto nel corso degli anni ed è riuscito a conquistare un suo posto all’interno del mercato dell’arte internazionale. Alzi la mano chi di voi non ha mai avuto il suo bel poster di Bob Marley, di Ernesto Che Guevara o magari dei Duran Duran o ancora di Star Wars nella sua cameretta.

Certo anche oggi i giovani riempiono la loro stanza con gli eroi de Il Signore degli Anelli o Twilight Saga e quanto altro ma in questi ultimi tempi il mondo del mercato dell’arte si è finalmente aperto ai posters, raggiungendo un bacino sempre più ampio di giovani collezionisti. Certo non parliamo di opere uniche o serigrafie ma di produzioni ad alta tiratura che comunque hanno il loro piccolo valore e che possono dare a tutti il piacere di collezionare un’opera.

100 JAPANESE POSTERS 2001-2010

La grafica pubblicitaria giapponese vanta una tradizione antica, inventiva e ricca come quella di nessun altro paese. A partire da questa premessa, La Fondazione Bevilacqua La Masa inaugura venerdì 27 agosto, nella Galleria di Piazza San Marco, la mostra 100 Japanese Posters. 2001 – 2010, a cura di Rossella Menegazzo. Cento manifesti, selezionati tra migliaia di opere presentate ogni anno per l’assegnazione dei premi più prestigiosi, rappresentano il meglio degli ultimi dieci anni di grafica giapponese.

Il 15 agosto di quest’anno, inoltre, si commemorano i sessantacinque anni dalla tragedia di Hiroshima (e di Nagasaki il 9 agosto), un evento che viene ricordato annualmente e con grande senso di responsabilità dai maggiori graphic designers giapponesi attraverso la produzione di una serie di manifesti dal titolo “Hiroshima Appeals”, campagna di sensibilizzazione per la pace tra le più significative espresse attraverso l’arte grafica. Alcuni di questi manifesti, i più rappresentativi dell’ultimo decennio, sono stati selezionati per la mostra a ricordo delle migliaia di vittime dirette e indirette provocate negli anni dallo scoppio delle due bombe atomiche.

Fairey copre Os Gemeos ed i writers si vendicano

Continuano i guai per il povero (si fa per dire) Shepard Fairey che dopo essere stato citato in giudizio per aver infranto la legge sul copyright riguardo alla foto raffigurante Obama usata per il suo celebre poster Hope e dopo aver pagato diverse ammende per aver imbrattato proprietà pubbliche, torna ora a far parlare di sé e delle sue peripezie. Va detto che ogni street artist che si rispetti sa che un’opera (essendo creata in strada e da essa ospitata ) può essere scarabocchiata da un momento all’altro da qualsiasi writer burlone. Ovviamente esistono leggi non scritte e solitamente i writers non rovinano i murales di altri artisti.

Ci viene da pensare però che Fairey non sia molto amato dalla comunità di street artists newyorchese, visto che alcuni writers hanno imbrattato un installazione (una serie di posters) che l’artista aveva appena creato sulla Houston Street di New York. L’opera doveva essere una sorta di preludio alla prossima (ed ultima) mostra della Deitch Projects che ospiterà appunto la personale di Fairey. Un graffiti artist chiamato NAW ha aggiunto il suo tag sopra l’opera di Fairey, una guardia della sorveglianza ha tentato di bloccarlo ma NAW si è divincolato ed alla fine la guardia è riuscita solamente a strappargli la maglietta. 

Testi critici sulla strada per la Street Art

La street art, lo dice il termine, è una forma artistica che raggiunge il suo apice espressivo all’interno del contesto urbano. Una volta traslata all’interno delle mura di una galleria o di un museo l’opera di street art perde la sua potenza e si trova totalmente decontestualizzata sino a smarrire il senso stesso della sua natura. Detto ciò, sorge il problema dell’approccio critico. Se un opera nasce nelle strade ed ivi rimane, allora anche gli scritti del critico di turno dovrebbero tener conto di questo habitat e magari avvicinarsi il più possibile al tessuto metropolitano più che alle istituzioni ed ai soliti luoghi dedicati all’arte.

La soluzione a questo problema è stata trovata da un giovane critico/curatore di Baltimora che risponde al nome di Hrag Vartanian. Trovatosi davanti ad una bellissima opera dello street artist Gaia, dal titolo St.John (2010) realizzata per la Baltimore Reservoir Hill, Hrag Vartanian si è ricordato di un esperimento che aveva progettato nel 2008 assieme all’artista. All’epoca i due discutevano della possibile creazione di una forma critica direttamente legata all’arte di strada. Il colloquio fra i due portò alla luce un reciproco interesse nell’esplorare i limiti del dialogo eseguito direttamente sull’opera di street art e non a posteriori fra le mura di una galleria o su di una pubblicazione editoriale.

JR, ascesa di un eroe contemporaneo dal cuore d’oro

 Dagli slums del Kenya fino alle banlieues di Parigi, il guerrilla artist JR ha piazzato le sue gigantesche facce sulle case delle aree più povere del mondo. L’artista parigino è l’unico in grado di rivaleggiare con Banksy visto che recentemente una sua opera è stata venduta da Sotheby’s ed un’altra è stata affissa sulle gigantesche mura della Tate Modern. Inoltre il lavoro di JR è particolarmente amato da celebrità del calibro di Trudie Styler e Damon Albarn, leader della celebre band musicale Blur.

JR (iniziali del suo vero nome che l’artista non ha mai reso noto) ha iniziato da teenager a creare graffiti ed ha in seguito cominciato a scattare fotografie quando ha rinvenuto per puro caso una macchina fotografica nella metropolitana di Parigi. Adesso all’età di 26 anni, l’artista ha mixato le due forme creative ed ha inventato un suo stile personale definito “photograffeur”, tecnica che consiste nel affiggere enormi fotografie in bianco e nero sulle mura e sui tetti di edifici pubblici di tutto il mondo. Ovviamente il tutto senza chiedere alcun permesso alle autorità.

Sten & Lex in mostra alla galleria Co2 di Roma

La galleria romana Co2 inaugura il 12 marzo la mostra dei due street artists romani Sten&Lex. Il titolo della mostra che ripropone gli acronimi dei loro tag, è già parte della rivoluzione che li vedrà impegnati in un lavoro, non più individuale, ma fianco a fianco, che mostrerà al pubblico svelando non solo una produzione a quattro mani, ma un romantico rapporto di coppia.

Il lavoro di Sten&Lex parte dallo studio del soggetto recuperato dagli archivi fotografici storici dell’Italia degli anni ’60 e ‘70, per sfociare in un linguaggio odierno e contemporaneo, pur se realizzato mediante procedimenti antichi.
La tecnica del poster è il lite motive che li ha uniti e che ne ha fatto un fenomeno di richiamo internazionale.  I lavori inediti esposti in questa mostra, sono realizzati con un’abilità ancora più elaborata, tale da divenire il segno distintivo delle future comparse pubbliche: stencil di carta su pannello.

Roma insorge contro i writers, intanto c’è chi spende 30.000 sterline per un falso Banksy

Abbiamo già affrontato in più riprese il caso graffiti writing, particolare forma di street art che da sempre è oggetto di molte polemiche. Sono in tanti infatti a giudicare quest’espressione artistica come un semplice scarabocchio dimenticando che grandi nomi come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat hanno cominciato proprio “scarabocchiando” per le strade cittadine. Ovviamente non tutto può essere considerato arte ed è naturale che molti graffiti tali non sono ma semplici svolazzi che imbrattano edifici, monumenti ed altre realtà architettoniche di interesse storico.

Per arginare il problema e scindere l’arte dal deturpamento del bene pubblico, molte città del mondo hanno studiato numerosi provvedimenti, dalla ferrea repressione ai moderati deterrenti. Il Regno Unito ha invece interpellato i cittadini istituendo un sondaggio sulle opere urbane da cancellare e quelle da tenere. Il comune di Roma ha ultimamente deciso di adottare le maniere forti contro gli attacchi urbani dei writers ed ha così intenzione di creare una banca dati su internet contenente tutti i nomi degli street artist capitolini.

Arte e Propaganda, la Svizzera contro i minareti

Anche se siete tutti dei baldi giovinotti sicuramente vi sarà capitato di vedere alcune immagini di repertorio che risalgono ai tempi della seconda guerra mondiale. Ebbene a quei tempi era cosa assai comune quella di girar per strada ed imbattersi in colorati (ed alquanto creativi) manifesti pubblicitari che ritraevano perlopiù valorosi soldati in uniforme assieme gente comune con slogan annesso.

Tali manifesti facevano parte della propaganda di regime ed ogni stato coinvolto nel conflitto aveva il suo bel da fare a stampare e diffondere scene che mettevano in guardia la popolazione contro il nemico o suggerivano quale condotta adottare durante un probabile attacco. Questa forma comunicativa, antesignana della poster art, ha prodotto vere e proprie manifestazioni creative che sono entrate nel nostro immaginario collettivo, basti pensare al famoso manifesto Tacete il nemico vi ascolta ed all’anglosassone Loose Lips might sink Ships ovvero “le chiacchiere inutili possono affondare le navi”.

Shepard Fairey: “E’ vero, ho copiato la foto di Obama”.

 Shepard Fairey, come abbiamo più volte scritto nelle nostre pagine, è stato durante i mesi passati protagonista di una brutta vicenda giudiziaria legata ai diritti del famoso poster Hope, quello con l’effige di Barack Obama per intenderci. L’opera che è stata un vero e proprio emblema della scorsa campagna presidenziale americana ha subito cocenti accuse dalla Associated Press che in febbraio aveva chiesto una grossa cifra in denaro Fairey per aver indebitamente usato  una fotografia di cui non deteneva i diritti di riproduzione.

Per tutta risposta lo street artist americano aveva citato in giudizio la A.P. perchè di par suo l’opera in questione non intendeva infrangere i diritti di copyright ma era da intendersi come utilizzo di una foto di pubblico dominio apparsa su numerosi quotidiani e riviste. In Marzo l’A.P. aveva infine spiccato una contro-denuncia per effrazione e appropriazione indebita della foto. Oggi la triste e penosa vicenda sembra dirigersi verso un finale ancor più mesto, visto che Fairey ha ammesso di aver copiato la fotografia di Barack Obama usandola nel suo poster e successivamente ha fatto sparire ogni traccia del file usato per l’opera dal suo computer. Non pago di questo deprecabile comportamento l’artista avrebbe poi creato falsi documenti per coprire la vera fonte della foto.

C’è ancora tempo per iscriversi al concorso Levi’s

Reduci dal grande successo delle due edizioni della manifestazione artistica 501® Jeans Live Unbuttoned art installations, Levi’s e Vice, i due grandi marchi internazionali hanno deciso di collaborare assieme per scovare giovani e talentuosi pittori, illustratori, designers, scultori e fotografi che abbiano una buona dose di creatività e la giusta determinazione.

Questo affascinante concorso porterà gli artisti ad esporre gigantografie delle proprie opere attraverso le strade di Londra, in una manifestazione fortemente influenzata dalla street art e dalla poster art. Il progetto è totalmente libero, ognuno può presentare il genere di opere che preferisce, l’unica regola da rispettare è quella di catturare l’essenza del significato di Live Unbuttoned (vivere sbottonati in italiano) e cioè la gioia di vivere senza costrizioni celebrando la propria libertà espressiva e creativa.

Londra a caccia di poster

Artisti di tutto il mondo fatevi avanti, la proposta è molto allettante: si tratta di ideare un poster promozionale per i trasporti londinesi. La manifestazione a premi si intitola The Outer Limits – Beyond Zone One e si ripropone di continuare la tradizione avanguardista del poster design di Londra che in tempi passati ha visto la partecipazione di grandi maestri come Edward McKnight Kauffer, Laszlo Moholy-Nagy, Eric Ravilious, Edward Bawden, Paul Nash e Man Ray.

La competizione indetta dal London Transport Museum e dal Transport for London (TfL) in collaborazione con il London Design Festival e Visit London è aperta a tutti. I vincitori del concorso entreranno a far parte della collezione del London Transport Museum e le loro opere saranno riprodotte su tutto il network di trasporti di Londra.

JR invade con i suoi poster Rio de Janeiro

JR è un giovane street artist parigino, di lui si sa che proviene da una famiglia borghese e che ha iniziato come graffitaro. Oggi JR usa il mondo come fosse una galleria d’arte, per i suoi megaposter che in certi casi arrivano ai 30 metri di altezza si affida alle mura esterne di interi palazzi, ai tetti sino ad arrivare ad interi villaggi.

JR si autodefinisce un fotografo clandestino che gira il mondo rubando soggetti che colpiscono la sua immaginazione. Tra le sue ultime bravate artistiche c’è quella dello scorso 28 aprile in Brasile dove il monello della street art ha letteralmente invaso un ponte di Rio De Janeiro ricoprendo pilastri e volte con i suoi enormi faccioni. L’artista aveva già operato a Rio nell’agosto del 2008 in occasione del suo progetto Women Are Heroes dove aveva coperto le abitazioni della violenta favela di  Morro da Providencia con enormi volti di donna come protesta contro le violenze subite ogni giorno dall’universo femminile.

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