Olek protagonista di un nuovo spot Samsung

Vi ricordate di Olek? Stiamo parlando di una delle street artists più celebri e talentuose  del momento. Olek però non crea graffiti o murales alla stregua dei suoi colleghi, la sua tecnica prediletta è infatti quella dello Yarn Bombing.  Lo Yarn Bombing è un nuovo tipo di movimento street art nato da un manifesto creato nel 2009 e pubblicato nel libro Yarn Bombing: The Art of Crochet and Knit Graffiti di Mandy Moore e Leanne Prain, due artiste di Vancouver in Canada. Il processo creativo è innovativo ma parte da una tradizione millenaria, quella dell’uncinetto.

Gli artisti che si cimentano in questa caleidoscopica tecnica non fanno altro che tessere delle trame attorno alle opere pubbliche e quanto altro. Lo scorso anno Olek era stata al centro di una sfortunata vicenda giudiziaria.  L’incidente è avvenuto a Londra nell’ottobre del 2011, mentre l’artista era impegnata nella city per donare un’opera a fini umanitari. Proprio in quella fatidica data Olek è stata arrestata e trattenuta per due giorni in cella in attesa di un giudice. Inoltre il passaporto polacco le è stato confiscato e solo dopo il pagamento di una cauzione l’artista è ritornata in libertà.

Pubblicità e arte contemporanea

Avete mai pensato che anche la pubblicità potrebbe trasformarsi in arte contemporanea? Beh siamo certi che molti puristi a sentir queste parole storceranno la bocca. Eppure nel corso della storia, l’arte contemporanea ha più volte incrociato (o per meglio dire sfruttato ed evidenziato le ossessioni de) le meccaniche pubblicitarie per giungere al fruitore con inalterata potenza creativa. L’Independent Group capitanato da Eduardo Paolozzi e Richard Hamilton ad esempio, ha di fatto anticipato le ricerche Pop, utilizzando soggetti presi in prestito dalla cultura dei mass media.

Inutile poi citare gli universalmente celebri décollage di Mimmo Rotella che con la pubblicità ed i suoi manifesti strinse un rapporto indissolubile. Ma il mondo della pubblicità e dei grandi brands è stato anche il motore centrale della Pictures Generation, basti citare i cowboy della Marlboro di Richard Prince ed il leone ruggente del video Metro-Goldwyn-Mayer di Jack Goldstein, opera in loop che mostra il brand della nota casa di produzione cinematografica come metafora assoluta del potere dei media.

Galan: “fuori i cartelloni pubblicitari da Venezia!” ed altre notizie…

Torniamo ancora a parlare di Biennale di Venezia edizione 2011 per documentarvi di alcune iniziative senz’altro positive che rappresenteranno alcune delle tante (molte non sempre incoraggianti) novità presenti quest’anno in laguna. Come ben saprete il Padiglione Venezia sarà presto restaurato e verrà presto restituito al pubblico con rinnovato smalto. Padri di questa rinascita sono Louis Vuitton (alta moda) e Arzanà Navi (celebre armatore), due grandi brands che si sono riuniti per finanziare l’ardua impresa.

A stretto giro di tempo il logoro padiglione verrà interamente rinnovato e saranno revisionati  parte lapidea, copertura, impianti ed opere murarie. L’edificio ospiterà in seguito Mari Verticali, mostra di Fabrizio Plessi. Nel mentre a Venezia continua la telenovela del Vittorione Nazionale©. A quanto pare Sgarbi, dopo esser stato sollevato dall’incarico di soprintendente del polo museale veneziano potrebbe essere reintegrato dal nuovo ministro dei beni culturali Giancarlo Galan.

Il Lacma si butta sul 3D

Il cinema in 3D ha letteralmente invaso le sale internazionali ed è oramai praticamente impossibile gustarsi un film in santa pace, senza dover per forza indossare gli antipatici occhialini. Va detto che quello che la “società dello spettacolo” spaccia per novità assoluta è in realtà una versione modificata del sistema anaglifo degli anni venti. Dagli anni cinquanta, che segnarono il vero e proprio boom del 3D, il sistema più diffuso sfrutta la tecnica della luce polarizzata. Un’altra tecnica moderna è invece quella che utilizza occhiali elettronici a cristalli liquidi.

Dopo questa chiacchierata tecnica dobbiamo a malincuore segnalare la discesa negli inferi del 3D del mondo dell’arte contemporanea. Il LACMA, Los Angeles County Museum of Art è infatti saltato a piè pari sul carrozzone tridimensionale. Il prestigioso ha prodotto uno spot che sarà proiettato prossimamente in tutte le sale cinematografiche americane, mentre una versione in 2D dello stesso spot sarà trasmessa durante la consueta programmazione televisiva.

Se Antonello Da Messina si trasforma in Gioconda

I tagli previsti dalla manovra potrebbero causare molti danni alla cultura del nostro Bel Paese. Eppure anche se sono in molti a temere il peggio, sembrerebbe quasi che le cose stiano andando per il meglio, o almeno questo è quanto annuncia la propaganda governativa. Stiamo ovviamente parlando della baldanzosa campagna pubblicitaria del ministero dei Beni culturali, partita proprio in questi ultimi giorni.

Sul manifesto della campagna è possibile vedere un sorridente (quanto celebre) presunto autoritratto di Antonello da Messina, ritoccato con photoshop per l’occasione. Nei primi sei mesi dell’anno i visitatori dei musei statali sono cresciuti del 12,2 per cento ed i successi ottenuti campeggiano a lettere cubitali vicino al povero Antonello.

ED TEMPLETON – Il Cimitero della Ragione

È uno tsunami di immagini quello destinato ad invadere il MAN di Nuoro a partire dal 29 luglio: una folla di centinaia e centinaia di immagini e figure di Ed Templeton, l’Andy Warhol o forse meglio il Basquiat dell’America di oggi. In Il Cimitero della Ragione, questo il titolo della mostra, foto, disegni, acrilici, sculture, video, clips, interventi sonori raccontano le storie, le emozioni e le frequentazioni degli ultimi quindici anni del vitale e dinamico Templeton.

Quindici anni in cui l’artista, oggi poco più che trentenne, è stato interprete direttamente coinvolto, e non solo spettatore, dell’America delle periferie, violenta e insieme tenera, luoghi non luogo, senza misure o mezze misure. Sono spaccati su adolescenti in cerca di identità. Band che vivono la noia ruotando su una pista da skateboard, il sangue delle loro cadute, le tribù della notte, le droghe e gli incontri intimi bruciati nelle piccole stanze di hotel. L’artista entra in profondità, vive i mondi, non si limita a registrarli con lo sguardo di un entomologo. La leggerezza è semmai nell’espressione, quasi riproposizioni di fanzines illustrate o meglio di adolescenziali e caotici diari di vita.

David LaChapelle ritrae la Maybach, gioiello di casa Mercedes

Avete mai sentito parlare della Maybach? per quanti di voi non la conoscessero la Maybach era una casa automobilistica fondata nel 1909 in Germania e produceva incredibili e lussuosissime automobili, ambite dall’alta società dell’epoca. Negli anni ’40 la compagnia cessò la produzione di automobili e continuò ad effettuare solamente riparazioni dei modelli già esistenti. Verso la fine degli anni ’90 la Mercedes-Benz ha deciso di acquistare il brand e riportare in auge la Maybach iniziando la produzione di due modelli con motori Mercedes.

Ovviamente le automobili Maybach sono estremamente curate in ogni dettaglio e prodotte in edizione limitata, delle vere opere d’arte di ingegneria che raggiungono cifre da capogiro come il modello Zeppelin, ultimo nato in casa Maybach, che si aggira attorno ai 470.000 euro. Ovviamente il modello Zeppelin doveva essere pubblicizzato nella giusta maniera, con un tocco di classe ma anche di eccentricità cose che piacciono sempre alla ricca borghesia a caccia di auto sempre più sfarzose. Per la campagna pubblicitaria è stato quindi assoldato il più esagerato e celebre fotografo del momento: David LaChapelle.

Chiama un Taxi, anzi chiama Yoko Ono

 Come molti di voi ben sapranno i taxi de New York recano spesso sul tettino alcuni piccoli cartelloni pubblicitari. Questa forma di pubblicità in movimento generalmente mostra immagini di compagnie aeree, dei prossimi films in sala, di una nuova serie di accattivanti blue jeans o semplicemente degli occhiali più cool del momento. Ma nel mese di Gennaio la Show Media, una compagnia di Las Vegas che possiede la metà dei famosi “coni” pubblicitari dei tetti dei taxi della grande mela, ha deciso di adornare più di 500 macchine con un differente messaggio e sarebbe a dire con opere di Shirin Neshat, Alex Katz e Yoko Ono.

Lo scherzetto costerà alla compagnia circa 100.000 dollari ma il presidente John Amato, appassionato di arte contemporanea ha affermato:”Gennaio è sempre un mese dove gli affari ristagnano. Certo avrei potuto tagliare le nostre tariffe e vendere comunque alcuni spazi pubblicitari ma ho deciso di fare un regalo alla città”. Amato ha quindi contattato la Art Production Fund, una organizzazione no-profit che solitamente organizza attività artistiche in città ed ha chiesto ai fondatori Yvonne Force Villareal e Doreen Remen di selezionare gli artisti.

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