Koons e Hirst sempre più star del contemporaneo

Ammirati, disprezzati, derisi o coccolati. Damien Hirst e Jeff Koons sono oramai più che abituati ai repentini cambi di umore di pubblico e critica nei loro confronti. A loro però tutte queste baruffe importano ben poco, visto che il mercato li ha da tempo consacrati protagonisti indiscussi. Proprio Koons il 13 maggio ha inaugurato una grande retrospettiva in quel di Basel, alla Fondation Beyeler.

Quasi in contemporanea, le opere del re del New Pop hanno tenuto banco anche ad Art Basel, visto che sia Gagosiam, che L&M Arts, Richard Gray e Carolina Nitsch hanno messo in vendita alcuni pezzi forti come Yellow Flower del 2011 (quotato 800.000 dollari) e Bikini (jungle) del 2001-2006 (quotato 950.000 dollari). Insomma con questi prezzi è difficile avere dubbi sul valore commerciale di un artista.

I big dell’arte contemporanea

 

Quali sono i più grandi artisti del contemporaneo? Sicuramente ognuno di noi avrà la sua bella risposta dettata dai gusti personale o da una particolare affezione. C’è però un metodo più freddo e preciso per valutare un artista, parliamo ovviamente delle regole di mercato. In base alle ultime aste internazionali, la celebre piattaforma Artnet ha stilato una classifica “gold” con i 20 artisti (10 uomini e 10 donne) che hanno raggiunto quotazioni vertiginose. Parliamo ovviamente di artisti facenti parte della storia dell’arte contemporanea del secondo dopoguerra. Questa classifica può sicuramente aiutarci a comprendere il valore economico di un’opera, fermo restando che quello affettivo e quello storico sono ben altra cosa:

Uomini

1 Mark Rothko, Orange, Red, Yellow (1961) venduta a 86.882.496 dollari

2 Francis Bacon, Triptych (1976) venduta a 86.281.000 dollari

3 Andy Warhol, Green Car Crash (1963)  venduta a 72.840.000 dollari

4 Clyfford Still, 1949-A-No.1 (1949)  venduta a 61.682.500 dollari

5 Roy Lichtenstein, Sleeping Girl (1964) venduta a  44.882.500 dollari

Vendete i vostri Hirst prima che sia troppo tardi

Ha rivoluzionato il concetto di opera d’arte con il suo squalo in salamoia, è stato l’inventore di un nuovo modo di fare mercato con la sua mega-asta in due giorni dal titolo Beautiful Inside My Head Forever (2008) quando nelle prestigiose sale di Sotheby’s Londra riuscì a vendere tutte le sue 218 opere per un totale di 198 milioni di dollari. Infine è riuscito a trasformare anche il concetto di mostra, occupando con i suoi spot paintings tutte le sedi delle Gagosian Gallery di tutto il mondo.

Stiamo ovviamente parlando di Damien Hirst, artista che nel bene o nel male è entrato di diritto nella storia dell’arte contemporanea, raggiungendo al contempo lo status di personaggio più quotato di tutti i tempi. Eppure c’è qualcuno che non la pensa così. Il bastian contrario in questione è Julian Spalding, critico e curatore che nel corso della sua carriera ha diretto importanti hub culturali come il GoMA di Glasgow e l’Open Museum.

Quella brutta abitudine dei consigli per gli acquisti

 

Comprate questo, anzi no, comprate quest’altro. Ultimamente la stampa di settore (e non) sembra esser divenuta un gigantesco contenitore di consigli per gli acquisti. Dal curatore rampante, passando per il gallerista storico ed il collezionista-mecenate sino a giungere al’esperto giornalista, ognuno ha il suo artista da proporre all’ignaro lettore ed ognuno è convinto di puntare su di un cavallo vincente. Gli artisti sono sempre diversi in base alla cordata di appartenenza e quasi sempre giovani.

All’estero si sono visti di rado ma, non si sa per quale bizzarra formula di mercato, sono loro quelli da comprare. Fuori dai nostri confini, dicevamo, nessuno di loro ha mai partecipato ad un’asta ed a cercar i loro nomi all’interno dei roster delle più blasonate gallerie internazionali si perde tempo e null’altro. Non vengono mai nominati dai magazines stranieri, non fanno mostre nei musei oltreconfine e non partecipano a grandi manifestazioni come Documenta o quanto altro.

La top 10 delle donne più “costose” dell’arte contemporanea

Intavolare un discorso su temi legati ai gender non è proprio il massimo quando si parla di arte contemporanea ma ad onor di cronaca va detto che in fatto di creatività le donne non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi maschietti. Sempre più presente alle manifestazioni internazionali e sempre più lodata dalla critica, l’arte al femminile non è più una novità ma una gradita conferma che non necessita di rivendicazioni.

Ma in termini di mercato, quanto vendono le artiste? Beh, se siete dei collezionisti sappiate che le opere prodotte dalle femminucce raggiungono delle quotazioni di tutto rispetto ed un investimento sulle loro opere è caldamente consigliato. Se siete ancora scettici provate a dare un’occhiata a questa piccola top ten che abbiamo stilato, tenendo conto delle aste internazionali dall’inizio del 2011 ad oggi:  

Scandalo negli U.S.A. collezionismo a numero chiuso per speculare sulle opere

Il New York Times ha pubblicato lo scorso 16 aprile un dossier a dir poco allarmante sul mercato dell’arte americano, svelando alcuni retroscena a dir poco sconcertanti che pensavamo potessero esistere solamente all’interno di alcune pellicole cinematografiche hollywoodiane. Provate a pensare ad un mercato dell’arte contemporanea dove gli artisti ed i galleristi si impegnano affinché le opere messe in vendita siano comprate solamente da una ristretta cerchia di collezionisti, anche se altri compratori sarebbero disposti ad offrire una cifra più alta per aggiudicarsi tale opera, difficile da credere certo, ma non finisce qui.

I collezionisti facenti parte di questa sorta di club del contemporaneo sono in seguito tenuti a non rivendere le opere in questione  per alcuni anni, anche se il valore delle opere nel frattempo ha raggiunto quotazioni piuttosto alte, chi non rispetta le regole è fuori dal club e non può più comprare opere di determinati artisti rappresentati da determinate gallerie. L’obbiettivo è quello di far raggiungere a tali opere un valore vertiginoso e c’è un semplice modo per farlo.

Damien Hirst e Jeff Koons cadono nel baratro al 50%

 Il nuovo anno sembra già portare succose notizie di mercato, sembrerebbe infatti che Damien Hirst e Jeff Koons, stelle della bolla speculativa dell’arte, hanno perso il trono di re del mercato. Nel 2009 le vendite di molte delle loro opere si sono chiuse con un ribasso del 50 percento e sembra che ci vorrà una decade per far tornare le loro quotazioni a valori di record, almeno a quanto dicono importanti art dealers. “proprio in questo momento diversi collezionisti hanno avvertito la significante perdita di quotazioni di Hirst e non hanno intenzione di vendere, almeno fino a quando risaliranno” ha dichiarato Philip Hoffman, capo esecutivo del Fine Art Fund di Londra.

La vendita all’asta di opere di arte contemporanea è cresciuta esponenzialmente tra il 2003 ed il 2008. Il periodo d’oro sembra esser finito proprio con l’evento Beautiful Inside My Head Forever nel settembre 2008, asta di due giorni che ha coinciso con quelli del collasso della Lehman Brothers Holdings ed è stata etichettata dai dealers come l’inizio della fine del boom legato all’arte contemporanea.

Le accuse di Charles Saatchi


Forse si è trattato di uno sfogo frutto di un attacco di invidia o forse è stata solamente la reazione di un padre che richiama all’ordine il proprio figlio, sta di fatto che alcuni giorni fa il magnate dell’arte Charles Saatchi ha duramente criticato il suo pupillo nonchè star dell’arte contemporanea Damien Hirst.

Nuove grane quindi per il nostro beniamino che come ricorderete ha da poco subito un attacco di guerrilla art da Cartrain che gli ha sottratto un pacco di matite dall’installazione Pharmacy. Charles Saatchi solitamente non parla delle sue opinioni artistiche si è improvvisamente sbottonato in occasione di un intervista per il suo nuovo libro dal titolo My Name is Charles Saatchi and I am an Artoholic che in italiano suonerebbe un poco come Il mio nome è Charles Saatchi e sono un arte-dipendente, gioco di parole sulla frase tipo di ogni presentazione personale alle riunioni degli alcolisti anonimi.

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