La crisi del quotidiano cartaceo

Finalmente il sorpasso tanto agognato è stato effettuato. Il 62% degli italiani è online e la loro fonte primaria di informazione non sono più i quotidiani cartacei bensì i social networks e i blogs. Diciamocelo,  tra sovvenzioni ai giornali, sprechi di carta con conseguenti disboscamenti, giornalisti sottopagati o non pagati affatto ed aumenti di prezzo ognuno di noi in cuor suo ha sempre sperato nel tracollo delle testate-dinosauro cartacee. Oggi la carta è superata, le notizie stampate arrivano eoni dopo che il fatto è successo mentre la rete permette l’informazione in tempo reale, che dire poi della fruizione di immagini e video su un determinato fatto, tutte caratteristiche che non è possibile riprodurre su carta. Smartphone e Tablet sono quindi il futuro dell’informazione,  ed i nostri cari quotidiani sono in netto ritardo come spesso succede ai dinosauri italiani. Anche chi ha scelto di spostare tutto online procede comunque in netta differita rispetto ai social networks. Vediamo cosa ne pensa la rete…

Cucinare con l’arte contemporanea ed altre stramberie della critica

L’arte è un oggetto volante non identificato all’interno dei nostri quotidiani d’informazione e per il settore del contemporaneo le cose vanno ancora peggio. La presenza di articoli riguardante l’arte contemporanea equivale a trovar acqua nel deserto e quando questa è presente c’è anche il rischio che sia imbevibile. Disinformazione, approssimazione e inutile ironia, il tutto condito con una bella dose di populismo, che non guasta mai .

Queste sono le caratteristiche salienti che possono essere riscontrate in un  articolo-tipo di arte contemporanea destinato a comparire sulle pagine del quotidiano di turno. La colpa di tutto ciò, direte voi, potrebbe risiedere nel fatto che molto spesso a scriver di arte contemporanea non sono veri e propri “esperti” del settore, ma dei semplici parvenu, dei pubblicisti che non hanno trovato qualcosa di meglio da fare per sbarcare il lunario. 

Bernini mangiava il pecorino dop?

Tanto tempo fa, in un nostro articolo parlavamo della crisi dell’arte contemporanea all’interno del mondo dell’informazione. I mass media infatti sono poco interessati all’arte e quando ne parlano combinano solo immani catastrofi. Partiamo dal presupposto che molti quotidiani non hanno ancora ben compreso la differenza tra arte moderna ed arte contemporanea, da qui si sviluppa una serie più o meno infinita di strafalcioni che di certo non informano il lettore.

In seguito, quando una notizia di arte contemporanea, in special modo l’articolo di una mostra, compare su di un quotidiano nazionale è molto spesso il frutto di uno scambio di favori. Comunque sia, se la stampa si manifesta poco attenta, l’arte e la cultura rappresentano sempre un grande trend per la televisione che negli ultimi tempi ha messo in forno una copiosa varietà di programmi culturali. Durante il primo dopoguerra il palinsesto televisivo era composto perlopiù da programmi educativi o comunque culturali di buona fattura, magari un poco accademici, ma senz’altro ben fatti.

Padiglione Minestrone Italia™ by Vittorione Nazionale™: cosa ne pensano i giornali?

Un'immagine dell'allestimento finale del Padiglione Italia

Sul Padiglione Minestrone Italia™ del Vittorione Nazionale™ in quel della Biennale abbiamo scritto fin troppo e ci sembra inutile giudicare ulteriormente qualcosa di  talmente assurdo e doloroso per la nostra martoriata nazione. Riportiamo qui di seguito alcuni articoli apparsi sui maggiori quotidiani italiani, lasciandoli parlare al nostro posto, via alle danze:

“Se l’arte non è «Cosa Nostra», rimane però, in Italia, un affare di famiglia. Perché come racconta lo stesso Sgarbi, c’è chi ha scelto un’artista anche perché era figlio di un conoscente (ad esempio Francesca Leone, nominata da Ennio Morricone che era amico del padre) o di un parente. E in realtà, più che lo stato dell’arte («Perché dovevo limitare le opere? Non potevo mica limitare il numero degli intellettuali cui affidare la scelta», dice lui), il Circo Sgarbi racconta lo stato e i gusti degli intellettuali italiani.” di Rocco Molinterni su La Stampa del 1 giugno 2011.

Arte contemporanea italiana? Cosa?

Le follie dell’imperatore Vittorio Sgarbi che lascia definitivamente il Padiglione Italia alla  Biennale di Venezia (seguirà un nostro dettagliato reportage alle 15:00 di oggi), i musei che crescono a dismisura e non hanno i fondi necessari al minimo sostentamento, gli stessi musei che vengono lodati o criticati per le loro programmazioni, le roventi critiche all’artista italiano che espone all’estero, le invidie per il curatore italiano che organizza una mostra all’estero, le ripicche tra colleghi, i premi ed i festival, l’andamento di una fiera, le vendite e le quotazioni.

Ed ancora: se è vero, come ha fatto giustamente notare Artribune, che Vittorio Sgarbi è il re dei risultati su Google, è anche vero che questi risultati sono relativi alla sezione italiana del celebre motore di ricerca. Ma c’è di più:  anche a legger centinaia di magazine internazionali non si corre il minimo rischio di trovare tracce di italianità, tranne che per i soliti Vezzo Vezzoli™ o Cattelan.

A Torino il World Press Photo

Dopo il successo dello scorso anno, inaugura a Torino il prossimo 27 novembre, al Museo Regionale di Scienze Naturali l’edizione 2009 della mostra fotografica itinerante World Press Photo, che mette in mostra i 196 scatti di fotogiornalismo più belli al mondo realizzati nel corso del 2008.

Le immagini, selezionate tra le migliaia inviate alla World Press Photo Foundation di Amsterdam da giornalisti, agenzie, quotidiani e riviste provenienti da ogni angolo del pianeta, rappresentano uno spaccato della nostra epoca raccontato attraverso gli eventi cruciali dell’anno appena trascorso.

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