Ragnar Kjartansson e la difficile vita del performance artist

Giusto in questi giorni ha avuto luogo la cerimonia di chiusura di Performa 11, l’ormai celebre biennale della performance art che puntualmente richiama un sempre più crescente nugolo di spettatori in quel di New York. Quest’anno la manifestazione ha persino istituito un premio in denaro, vale a dire il Malcolm Award alloro che deve il suo nome al grande Malcolm McLaren, compianto manager e produttore discografico nonché lungimirante scopritore del fenomeno punk e motore centrale dei Sex Pistols di Rotten e compagni.

Il premio è stato vinto dal bravissimo Ragnar Kjartansson che con la sua opera in 12 ore dal titolo Bliss è riuscito a catturare l’attenzione del pubblico e degli organizzatori, portandosi così a casa un bel gruzzoletto costituito da ben 10.000 dollari di premio finale. Questo congruo bottino apre però una parentesi sul reale mercato della performance art. Se è vero che in questa occasione Kjartansson è stato remunerato per una sua opera, è altrettanto vero che, salvo sporadiche occasioni, le fonti di guadagno per un performer artist sono molto limitate.

Performa 11, la Biennale della Performance sceglie i suoi protagonisti

Parlando di Biennali, a New York come forse molti di voi sapranno esiste l’unica biennale dedicata alla performance art, vale a dire Performa. La storia di questa prestigiosa manifestazione è relativamente breve, Performa è infatti nata nel 2004 per volere di RoseLee Goldberg, curatrice e pioniera degli studi sulla performance art.

Nel 2005 è stata quindi organizzata la prima edizione, sin da subito impreziosita dalla presenza di protagonisti d’eccezione come Marina Abramovic che per l’occasione presentò la sua ormai storica performance Seven Easy Pieces, dedicata a tutte quelle opere performative che di fatto influenzarono la sua creatività. In Seven Easy Pieces, Marina Abramovic eseguì delle re-performance di Body Pressure di Bruce Nauman, Seedbed di Vito Acconci, Action Pants:Genital Panic di Valie Export, The Conditioning di Gina Pane, How To Explain Pictures to a Dead Hare di Joseph Beuys e due sue opere: Lips of Thomas e Entering The Other Side.

Ragnar Kjartansson – Me and My Mother

EX3, Centro per l’arte contemporanea di Firenze inaugura giovedì 1 luglio 2010 la personale di Ragnar Kjartansson (Reykjavík, Islanda 1976), artista e performer poliedrico, il cui lavoro coinvolge molteplici mezzi espressivi: il video, la scultura, la musica, il disegno, la pittura alla cui origine si trova sempre l’aspetto performativo.

Le sue opere si distinguono per la compresenza di sentimenti contrastanti: tristezza e felicità, orrore e bellezza, dramma e humor. Dotato di una straordinaria capacità di coinvolgimento emotivo, Kjartansson, dà vita a complesse e, allo stesso tempo, rudimentali mise en scène, tese a fare coincidere, sulla scia dell’esperienza romantica, arte e vita alla ricerca “di una soluzione artistica all’enigma dell’esistenza”.

Ragnar Kjartansson alla Biennale di Venezia

L’artista Ragnar Kjartansson (Reykjavík, Islanda 1976) rappresenterà l’Islanda alla 53esima Biennale di Venezia. La suo opera intitolata The end sarà costituita da una performance dell’artista che si protrarrà per l’intera durata della kermesse e sarà costituita da un’installazione monumentale che comprende video ed installazioni sonore. La performance sarà presentata a Palazzo Michiel dal Brusà una costruzione del XIV secolo sul canal grande nei pressi del ponte Rialto che ospita il padiglione islandese dal 2007.

Kjartansson trasformerà l’intero padiglione in un gigantesco studio dove dipingerà ininterrottamente il ritratto di un giovane uomo in posa ogni giorno con alle spalle il canal grande. Il giovane berrà birra e fumerà sigarette indossando solamente un costume da bagno. Per l’intera durata dei sei mesi Ragnar Kjartansson limiterà la sua produzione alla riproduzione di tale scena. La performance e parzialmente basata sugli interrogativi che l’artista si pone sulla perpetua re-concettualizzazione di se stesso in relazione ai suoi lavori precedenti.

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