Un lungo sospiro di sollievo – Fleeting Beauty da Nicoletta Rusconi

Respira a lungo, senti: il profumo è cambiato, aria di primavera. Così entrando nella galleria di Nicoletta Rusconi di Milano sembra che una brezza lieve accarezzi la faccia: colori tenui, fiori, ricami, una potente dose di femminilità. Eppure si sa che le donne nascondono sempre una faccia e il trabocchetto è dietro l’angolo. Il pretesto per unire l’operato di queste due “giovani” artiste è una riflessione necessaria sul concetto di bellezza, un tempo fondamento della ricerca artistica, oggi soppiantato da altre necessità come il disgusto o lo scandalo(ma davvero abbiamo queste necessità?).

Eppure di bellezza ne avremmo bisogno e ancor di più di riflessione su, perché, per assurdo, nella società dell’immagine si è perso il contatto con la sublimazione della bellezza nelle forme di espressione artistica.Questa certo è una necessità per me, che credo poco nel botulino e molto invece nella complessità dietro ad una parola così abusata come bellezza: oggi tutto è bello o brutto, ma non si spiega mai il perché.

La Dinamica della Pizza©, ovvero una mostra per l’Italia senza italiani

Proprio ieri ho pubblicato un comunicato stampa relativo alla mostra Un’Espressione Geografica, organizzata dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con l’obiettivo di celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Come è possibile leggere nel comunicato: “la mostra racconterà la varietà del territorio italiano, esaltando le ricchezze e la specificità di ciascuna Regione“. A questo punto però vorrei far notare un particolare alquanto bizzarro.

Con la scusa di riproporre una sorta di viaggio in Italia alla Goethe, la Fondazione ha chiamato ventuno artisti stranieri a produrre un personale “ritratto” delle altrettante regioni italiane, il tutto sovvenzionato dalla Fondazione e da un’importante istituto bancario. La curatela di Francesco Bonami è la ciliegina sulla torta di un evento che di fatto si offre al pubblico come un vero e proprio affronto alla nostra scena artistica.

Artefiera 2011, alcune considerazioni sparse

C’era più gente, c’era meno gente. Anzi c’erano meno parvenus e più intenditori ma a pensarci bene c’erano meno intenditori e più parvenus.  E dobbiamo dire che abbiamo visto galleristi disperati per le poche vendite, anzi a pensarci bene la maggior parte delle gallerie erano soddisfatte per le buone vendite. Ed abbiamo visto sempre le solite opere ma a pensarci bene quest’anno le opere erano tutte diverse. Questa è Artefiera Bologna, tutti vorrebbero tastarle il polso ma ogni possibile stima si riduce solo ad una chiacchiera da bar, un giudizio molto personale che tale rimane, la fiera è sempre la fiera.

Certo molte gallerie hanno disertato e forse si è trattato di un attimo di pausa per riorganizzare le idee ma i più maligni parlano di perdita di smalto e di collezionisti da parte della celebre manifestazione. Si sono visti in giro molti “bollini rossi” su opere meno costose e multipli ma il disperato momento di crisi economica in cui tutti ci troviamo esercita ed eserciterà ancora per molto tempo una determinante pressione sulle compravendite d’arte, nulla di male quindi se i collezionisti tendono ad essere più guardinghi.

Globartmag visita la VIP art fair la prima fiera virtuale – parte 1

Mentre il nostro sistema dell’arte ha già puntato i riflettori sull’imminente opening di Artefiera a Bologna edizione 2011 la redazione di Globartmag ha ottenuto il pass per la VIP art fair, la nuova fiera virtuale destinata a cambiare le sorti delle manifestazioni di mercato legate all’arte. Certo si parla di un’esperienza ben diversa da quella di gironzolare per gli stand, in mezzo al caos generato da visitatori ed addetti ai lavori, sentirsi per alcuni giorni parte di un circus internazionale, ammirare da vicino opere ed incontrare artisti e galleristi. L’esperienza offerta da VIP art fair è quantomeno minimal e solitaria, c’è comunque la possibilità di parlare con lo staff di ogni galleria della fiera e per ogni opera è presente una quotazione minima e massima, un utile e simpatico price range che aiuta a comprendere a grandi linee il valore della stessa.

E’ inoltre possibile togliersi lo sfizio di chiedere i prezzi delle opere agli assistenti online, cosa che molti visitatori non fanno nelle fiere “fisiche” per pura timidezza, ma si sa la riservatezza offerta da tastiera e monitor è capace di sciogliere ogni tabù. Andando al sodo con l’analisi della fiera, l’interfaccia del sito e la grafica ci sono sembrate ben fatte anche se un poco datate la navigazione diventa però da cardiopalma per connessioni poco veloci, questo perchè la fiera negli ultimi giorni ha fatto registrare un numero di visite fuori da ogni previsione.

Exhibition Review – Ex Elettrofonica, This Story…

Una mostra che vale la pena di visitare, un evento che proprio nel bel mezzo della torrida estate romana riesce a portare una ventata di freschezza insperata. Stiamo parlando del terzo appuntamento della serie This story is not ready for its footnotes che ha aperto le danze lo scorso 21 luglio ( in visione fino al prossimo 16 settembre ) nella galleria Ex Elettrofonica di Roma. In occasione di questo nuovo capitolo, i curatori Camilla Pignatti Morano e Pelin Uran hanno presentato video opere di Rossella Biscotti, Ali Kazma, Bettina Wind & Alexandra Ferriera e Danilo Correale, giovani artisti che hanno piacevolmente stupito la redazione di Globartmag accorsa per il vernissage.

Tutte le opere in visione sono sottilmente legate dal filo rosso dell’industrializzazione e dell’operato umano. Il lavoro, la manodopera, la macchina e la società contemporanea sono i soggetti principali di ambientazioni asettiche, dove l’uomo si fonde con l’elemento architettonico-industriale e partecipa ad un ciclo produttivo a volte alienante nella sua rapidità, altre visibilmente liquido ed allungato all’interno di patterns temporali indefinite ed azioni incapibili.

The artist is present celebra la grandezza di Marina Abramovic

Per la sua retrospettiva al MoMa, Museum of Modern Art di New York, Marina Abramovic ha deciso di sedersi ad un tavolo nell’atrio del museo per ogni singolo giorno fino alla fine della mostra. Il tavolo è corredato da una sedia aggiuntiva, volutamente lasciata vuota ed a disposizione dei visitatori che sono invitati a sedersi su di essa. Questo generoso invito sfida ogni persona, dal rispettoso ammiratore al degenerato mitomane, a dominare la visione, il tempo e la psiche dell’artista.

Durante la preview dello show (che aprirà al pubblico dal 14 marzo al 31 maggio 2010), l’artista, fasciata da un bellissimo vestito color cremisi, si è seduta al tavolo di legno contornata da un quartetto di luci Klieg, quelle che si usano per illuminare i ring del pugilato per intenderci. La prima persona a sedersi di fronte a lei è stato Teching Hsieh, celebre artista che durante una sua performance si è chiuso in una prigione per 365 giorni.  In seguito il picco drammatico ed emozionale della serata è stato raggiunto quando al tavolo si è seduto Ulay, collaboratore ed ex compagno di Marina Abramovic.

Chris Burden e Gagosian, il re dentro la tenda è completamente nudo

Problema: ci troviamo alla mostra di Chris Burden alla Gagosian Gallery di Roma, (inaugurata il 13 febbraio 2010) con tanto di vips ed iperpresenzialisti della scena dell’arte. Secondo voi è possibile valutare negativamente il lavoro di un monumento della storia dell’arte contemporanea che espone all’interno di un tempio del mercato internazionale?

Soluzione: Si, è possibile e doveroso

Il 19 Novembre del 1971 alle 19:45, Chris Burden ha prodotto una delle opere più sconcertanti della storia dell’arte contemporanea. Si tratta di Shoot, performance in cui l‘artista ha inscenato una fucilazione fondendo l’arte con la realtà e subendo così il lacerante impatto di un proiettile calibro 22 sul suo braccio sinistro. Gli fu chiesto il perchè di tale gesto e Burden rispose semplicemente “Volevo essere preso sul serio circa il mio ruolo di artista“, ed ebbe ragione.  Le performance di Burden hanno sancito un nuovo modello artistico caratterizzato da una crudeltà passiva ed aggressiva in cui l’artista mette in gioco la sua creatività e la sua vita.

La vita di Burden è appesa ad una sottile linea rossa anche in Trans-Fixed, opera del 1974 in cui l’artista si crocifisse sul retro di un maggiolino della Volkswagen con tanto di mani inchiodate. La passività e l’alienazione affiorano nella sua performance Doomed del 1975 al Museum of Contemporary Art di Chicago, in cui l’artista stette immobile sul suolo sotto alcune lastre di vetro per ben 45 ore e 10 minuti. Impossibile riassumere in questa sede l’epica artistica di Burden, filtrata attraverso lenti duchampiane, che nel corso degli anni ha subito una costante evoluzione incrociandosi con land art ed installazioni site-specific.

Artefiera Bologna 2010, il meglio visto da GlobArtMag

Michael Johansson

E domenica finalmente la neve è caduta su Bologna, silenziosa e padrona del mondo ha coperto i soliti chiacchiericci su chi ha venduto e chi no, sulla crisi economica, sui vip e sui presunti tali. Già perchè Artefiera ancora una volta ha ritrovato se stessa riconfermandosi come  grande evento che attira ogni anno un sempre più grande bacino di pubblico riuscendo a catalizzare l’intera attenzione della scena artistica italiana. La crisi ha forse spinto i dealers ad una più consona prudenza, ad un porsi dietro i sacchi di sabbia ma con le armi ben affilate. Di sperimentazioni e di cose molto più pacate se ne son viste, in un preciso bilanciamento che non ha mai superato la misura ed ha contribuito ad acuire il successo dell’evento. Vorrei qui di seguito elencare in ordine sparso le offerte gallerie nazionali che più hanno colpito la mia immaginazione, scusandomi se qualcuno è rimasto fuori da questa personalissima lista che non ha il piglio della critica ragionata ma si riallaccia alla libertà propria del pensiero creativo.

Ben pesato e ben pensato lo spazio della Galleria Continua, Loris Cecchini su tutti ma di ottime proposte, da Michelangelo Pistoletto, Hans Op de Beeck e Shilpa Gupta, la galleria di San Gimignano ne ha sfoggiate parecchie. Monumentale sino a sfiorare la bellezza di una mostra museale lo spazio di Lorcan O’Neill di Roma che con l’installazione di Richard Long ha ampiamente rimborsato a tutti il prezzo del biglietto, sugli scudi anche Pietro Ruffo e la prezzemolina Tracey Emin.

Polaroids, un libro per Dash Snow tra arte e vita

Della morte del compianto Dash Snow ne abbiamo parlato ampiamente negli scorsi mesi estivi fiino a informarvi sulla sua mostra-camera ardente alla Deitch Projects di New York. Oggi però vogliamo tornar a parlare di questo giovane artista in concomitanza con l’uscita di un libro postumo comprendente una larga parte della sua celebre collezione di Polaroid. Il libro in questione si intitola semplicemente Dash Snow: Polaroids ed ad un’attenta scorsa ci ha suggerito alcune riflessioni.

E’ difficile approciarsi obiettivamente al libro, carico com’è di emozioni e ricordi di una vita troppo breve. Ma chi era veramente Dash Snow? Forse un artista outsider e fuorilegge, il Baudelaire di Downtown (come lo ha definito un critico americano) o forse un ragazzo complicato ma non talentuoso, proveniente da una famiglia ricca. Certo è che Snow è cresciuto tra opere di Rauschemberg e Twombly, sua nonna, Cristophe de Menil è una nobildonna parigina che ha ammassato una delle più grandi collezioni d’arte moderna di tutti gli Stati Uniti.

Snow Patrol – Up To Now

E’ giunto il tempo dei greatest hits, d’altronde è natale no? ed ecco ragazzetti miei che gli Snow Patrol, che un tempo erano pure una band carinetta un poco tipo Coldplay,tirano fuori sto Up and Now, discaccio pieno di B sides e cose tirate fuori dalla soffitta che vanno bene per la colonna sonora di OC. C’è Chocolate che sembra un pezzo di Lou Barlow.

Real Estate – Real Estate

Martin Courtney Matt Mondanile , Etienne Duguay e Alex Bleeker, questi i componenti dei Real Estate gruppo rock indie che mischia tanti generi in un disco veramente appasionante dal titolo omonimo. Ho ascoltato e riascoltato in brani di questo quartetto di Washington e c’ho trovato dentro tante cose: chitarre in stile messicano e cantautorato gentile che con una scossa di leggera energia trasporta l’ascoltatore verso lidi placidi e decisamente intimi.

Julian Casablancas – Phrazes for the young

Phrazes for the Young è il titolo di questo modesto disco di Julian Casablancas, leader della celeberrima band The Strokes e ora autore di un progetto solista di cui non sentivamo certo la mancanza. Non ho troppe parole da spendere per questa accozzaglia di canzoncine che di certo piaceranno a qualche teenager con problemi adolescenziali.

Weezer – Raditude

Uuufff, nuovo album dei Weezer quartetto di Los Angeles, capitanato dal cantante Rivers Cuomo. Me lo ricordo l’album omonimo del 1994 penso e penso di aver pure troppi anni, beh

The Baroness – Blue Record

Alzi la mano chi di voi non aspettava un bel dischetto di vero heavy metal stile Iron Maiden prima maniera misti ai Pantera con riffs epici e galoppate verso la libertà. Il trionfo del metallo ce lo confezionano i Baroness, già reduci dall’ottimo Red Album ed ora in auge con questo Blue Record. Un classico ragazzetti, profondo ed oscuro con tutte le schitarrate proprie del favoloso quartetto. Melodie davvero pugnaci ed un caleidoscopio di alienazione post-rock e metalcore questo è il mix proposta dai Baroness.

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