Devendra Banhart – What Will We Be

Cosa è successo a Devendra Banhart? che cavolo è capitato a colui che è stato additato come il figlio naturale di Van Morrison, John Lennon, e Jeff Buckley (spero non tutti messi assieme)? non possiamo saperlo noi comuni mortali. Il delicato principino del lo-fi creatore del piccolo capolavoro Rejoicing in the Hands ha osato troppo con questo What Will We Be, ha tentato di buggeraci e farci credere che un suo disco può funzionare anche senza la sua chitarra acustica, basta mischiare stili e generi diversi.

Next Big Thing: Cat Claws – Magic Powers / Deflore – Human Indu[B]strial

Indie rock, noise e tanta energia a go-go per questo quartetto romano formato da Lavinia De Santoli (voce, chitarra), Valentina Larussa (batteria), Guido Lampredi (basso) e Marco Caizzi (chitarra, xylofono). Ci rivedo un poco di tutto nella loro musica dai Sonic Youth ai Pixies passando per gli Stooges ma tutto ciò è amalgamato alla grande senza suonare troppo scontato o fare il verso a nessuno. Già perchè ragazzetti miei la musica dei Cat Claws è decisamente originale, lo dicono i riffs nervosi e la ritmica a tamburo battente con il cantato sbarazzino e quantomai azzeccato. Poco italiani i Claws e meno male dico io, ironia,sperimentazione e forza bruta sono i loro punti cardine lo si sente dalla cantilenante Stupid Song con chitarre in reverse e ritmo trascinante. Meravigliosa A Day As A Cat con sound bello pieno che si apre in un chorus dissonante che mi piace assai. Joseph propone invece un muro di noise impenetrabile ma di gran classe. Insomma sto Magic Powers è un disco ben fatto, ben prodotto in pratica ben suonato come non si vedeva da tempo in Italia. Esplosivi.

Atlas Sound – Logos

Bradford Cox è il frontman dei Deerhunter e Atlas Sound è il suo progetto da solista. Devo dire che questo Logos è decisamente convincente, primo perché ci si ritrova in un melting pot di generi e stili diversi che si fondono insieme e secondo perché Cox si dimostra un amante della musica capace di tramutare le influenze assorbite in una nuova forma sonora.

The Slits – Trapped Animal

Tremate, tremate le Slits sono tornate. Purtroppo aggiungerei io, certo non si sentiva certo il bisogno di questa formazione riot grrls britannica che negli anni ottanta ha inciso un dischetto omonimo dal sapore punk rock il quale ha il pregio di non scimmiottare le altre band maschili e vivere di un sound aggressivo proprio. Le Slits si sono poi perse in un vortice di world music commerciale ( strambo ma vero ) per poi riunirsi nel 2007.

Fuck Buttons – Tarot Sport

I Fuck Buttons sono un gruppo noise e come ogni buon gruppo noise che si rispetti possono contare su una buona dose di aggressività, melodia e volgarità che non guasta mai. Ma sto Tarot Sport è veramente un capolavoro e voglio urlarlo al mondo. Epico, brutale, delicato, post-rock ed elettronico, ragazzetti miei ci sono tutti questi aspetti mischiati in una grande architettura sonora che consiglio vivamente a tutti.

Echo And The Bunnymen – The Fountain

Di album Echo and the Bunnymen ne hanno fatti tanti, alcuni vere e proprie pietre miliari di un pop psichedelico partorito dalla fumosa Liverpool degli anni’80. Del guizzo e dell’eccentricità di Crocodiles e Ocean Rain rimane però ben poco oggi e dopo la ultima reunion gli Echo hanno perso gran parte della verve che avevano un tempo. Questo The Fountain non brilla certo di luce propria anche se nell’orda di canzoni tirate via a caso qualche cosetta si salva.

Flight of the Conchords – I Told You I Was Freaky

Conoscete i Flight of the Conchords? nooo? ma dove abitate? Bret McKenzie e Jemaine Clement (i componenti della band) sono il più popolare duo di chitarristi-digi-bongo a cappella-rap-funk-folk comico della Nuova Zelanda. Formatisi in radio i nostri eroi sono poi sbarcati in televisione nel 2007 ed hanno fatto divertire milioni di fans con le loro sconclusionate canzoni.

Kings Of Convenience – Declaration of Dependence

Sonorità languide e rilassanti, ecco il sunto della Musica dei Kings of Convenience. Ma ve li ricordate? La band è formata da due ragazzetti indie pop che rispondono al nome di Erlend Øye e Eirik Glambek Bøe. I due tempo fa hanno scalato le classifiche con Misread, pezzo incluso nell’album Riot on an Empty Street.

El Perro del Mar – Love is Not Pop

Il pop di El Perro del Mar funziona perchè e facile da ascoltare e ti prende con il suo caldo ed avvolgente nugolo di suonacci in bilico tra il lounge e quei ritmi alla Air che fanno tanto couture. Piacevole da ascoltare sorseggiando un bel brandy questo Love is not Pop mi ha divertito e fatto passare alcuni momenti in tranquillità senza starmi troppo a sbattere con l’experimental musique.

Daniel Johnston – Is and Always Was

Nuovo disco per il nostro beniamino Daniel Johnston, icona di un lo-fi e di una musica spontanea come del resto spontaneo è la sua natura d’artista. E’ un album atipico questo Is And Always Was, una produzione in pompa magna dagli echi beatlesiani, diversa dalle diverse produzioni del nostro beniamino che di solito si cincischia a casa con cassettine e microfoni rimediati. Chiunque ha portato Johnston in uno studio di registrazione con tutti i santi crismi e gli ha messo una band alle spalle con arrangiamenti preorganizzati ha sempre fallito.

Massive Attack – Splitting the Atom

Ma sto Splitting the Atom che è? Un nuovo album dei Massive Attack? Fortunatamente no, ragazzetti miei. Si tratta di un EP e dico fortunatamente perchè in 18 anni i nostri hanno realizzato solo quattro dischi che vanno dal capolavoro Mezzanine fino al deludente 100th Windows di circa sei anni fa. Poi nulla più, tranne questo dischetto che contiene due inediti e due remix di nuove canzoni che dobbiamo ancora ascoltare.

Elvis Costello – Live at El Mocambo

Saranno almeno venti anni che Elvis Costello ci rompe i cosiddetti con una musica che secondo me piace solo a lui. Magari il buon costello qualche cosetta di buono l’aveva pur fatta con Armed Forces, ma stiamo parlando del 1979 e molti di voi in quell’anno ascoltavano al massimo le Fiabe Sonore con il mangiadischi.

Flaming Lips- Embryonic

Ed alla fine sono tornati pure i Flaming Lips. Devo dire che un poco mi sono mancati e non sto parlando del periodo intercorso tra questo Embryonic e il loro disco precedente. A me i Lips mancano da Hit To Death In The Future Head,  quando cioè  la band ha smesso di mostrare la sua crudezza fatta di suoni fumettari, grossolani e per certi versi parodistici. E ora grazie a Sant’Elpidio i Flaming Lips sono tornati tra noi con un discaccio grandioso.

Il senso di Kaarina Kaikkonen per gli oggetti

Interessante proposta artistica alla Z20 Galleria Sara Zanin di Roma, Globartmag ha visitato per voi la mostra personale della finlandese Kaarina Kaikkonen (Iisalmi, Finlandia, 1952) che rimarrà in visione fino al 30 ottobre anche alla location della Fondazione Pastificio Cerere. La cosa che ci ha più colpito di questo progetto intitolato From Generation to Generation è la facilità con cui l’artista riesce a plasmare materiali di uso comune come camicie e giacche usate, trasformandole mediante un personale procedimento alchemico in qualcosa di diverso ed estremamente affascinante, operando sulla cangiante ed impalpabile natura della forma.

Così da masse d’indumenti affastellati uno sull’altro, sorgono landscapes impreviste impreziosite da una prospettiva rigorosa e da colori che sembrano seguire i toni della luce all’orizzonte. Al centro della galleria troneggia invece una meravigliosa installazione costituita da giacche incrociate fra loro che compongono un’architettura inusitata la quale riporta alla mente lo scheletro di un enorme cetaceo.

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