Edifici brutti ma gli esperti li definiscono geniali e la gente cosa pensa?

 Il Famoso sito Virtualtourist ha realizzato anche quest’anno la sua personale top ten degli edifici più brutti del mondo tenendo conto delle opinioni delle centinaia di migliaia di utenti che visitano il sito ogni mese. Ovviamente alcuni di questi edifici sono stato più volte celebrati dal gotha dell’architettura mondiale come vere e proprie opere geniali oltre che innovative. Ma alla gente sembrano non piacere, ed allora ci si chiede a chi serve l’architettura? ovviamente il cittadino comune non può essere elevato al rango di esperto di design ma è innegabile che qualunque edificio è progettato da un uomo per essere usato da un uomo.

La Grecia in crisi ma i soldi per Renzo Piano ci sono

La travolgente passione tra le amministrazioni cittadine e le archistar è un qualcosa di veramente insolito e soprattutto è difficile da spiegare. Di certo, a tutti i governi ed a tutte le giunte fa gola un nuovo edificio dalle forme avveniristiche, che sappia stupire i turisti ed affascinare gli abitanti di una città. A volte però questi sfavillanti edifici non sono il frutto di un’urgenza ben precisa e si risolvono in uno spreco di soldi a favore dell’estetica ed a discapito delle tasche dei poveri e martoriati contribuenti.

Inutile citare esempi di architetture faraoniche, dispendiose come la Nuvola di Massimiliano Fuksas, che doveva sorgere nel quartiere EUR di Roma già dagli inizi dello scorso anno ma che proprio quest’anno ha subito un ennesimo rallentamento a causa di quattro gravi irregolarità ravvisate dal Tar del Lazio. La Nuvola era partita da un piano spese iniziale di 175 milioni di euro ma fino ad oggi ne ha già bruciati 500 milioni, in attesa di una fantomatica inaugurazione prevista per il 2012. Intanto  strambe notizie provengono dalla Grecia.

Louise Bourgeois e Emilio Vedova alla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova

La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova di Venezia dal 5 giugno al 19 settembre amplia il suo territorio operativo e architettonico affiancando al Magazzino del Sale il recuperato Studio di Emilio Vedova, Zattere 50, che diventa un ulteriore spazio pubblico per esposizioni e incontri con l’arte. Tale arricchimento coincide con la presentazione, in contemporanea, di due importanti e originali mostre, curate da Germano Celant e dedicate ad aspetti mondialmente inediti dell’opera di Louise Bourgeois, con i suoi -The Fabric Drawings-, mai esposti nella sua complessità, quanto del lavoro di Emilio Vedova con il suo potente intreccio, mai completamente analizzato, tra pittura e scultura.

Nel Magazzino del Sale, la cui macchina espositiva e’ stata disegnata da Renzo Piano, dal 5 giugno si terrà una mostra sorprendente, per la sua novità, di una protagonista assoluta dell’arte moderna e contemporanea, la scultrice Louise Bourgeois, a cura di Germano Celant in collaborazione con Jerry Gorovoy di Louise Bourgeois Studio, New York. Nello spettacolare spazio veneziano sarà presentata, con un allestimento architettonico disegnato per ospitare disegni e sculture, la produzione quasi sconosciuta di opere realizzate in stoffa, come la ricca sequenza dei suoi Fabric Drawings, realizzati dal 2002 al 2008, o la leggera presenza delle sue Cells, come Conscious and Unconscius, 2008. Principalmente montaggi, collage e assemblage di porzioni e parti di suoi vestiti, tali opere rivelano un’energia dirompente e sorprendente per la loro ricchezza cromatica e linguistica, quanto per la loro storia simbolica e intima. Riflettono insieme al grande ragno in acciaio, Crouching Spider, 2003, che apre l’esposizione veneziana, un’utilizzazione di tessuti personali, iniziata negli anni sessanta, a cui l’artista e’ ricorsa per produrre i suoi disegni e le sue sculture, ricorrendo ai propri indumenti e ai vestiti dei suoi cari come la madre: una reincarnazione del passato e della sua infanzia, quanto una testimonianza del suo rapporto con la memoria.

Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, il Pritzker Prize 2010 al duo Sanaa

L’Associated Press ha diramato un comunicato dove si legge che Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa in arte Sanaa, duo di architetti giapponesi celebri per il loro uso di materiali di uso comune con cui sono soliti creare strutture eteree simili a rifugi da sogno, hanno vinto il prestigioso Pritzker Prize 2010 per l’architettura. Sejima,attualmente 54enne e Nishizawa, 44enni, vanno così a raggiungere una hall of fame che vanta già tra le sue fila nomi del calibro di Frank Gehry, Rem Koolhaas e Renzo Piano, archistars che hanno creato importanti progetti in tutto il mondo.

Tra i progetti del duo menzionati dalla giuria del Pritzker, figurano il Christian Dior Building situato nello shopping district di Tokyo che risponde al nome di Omotesando e il Glass Pavilion del Toledo Museum of Art. Tra i progetti che hanno fatto ricardere la scelta sul dinamico duo c’è anche quello del New Museum of Contemporary art di New York, il celebre edificio costituito da lastre di metallo che poggiano su una base di sfavillante cristallo.

Alissa Walker ed il disastro dei siti web delle archistar

Alissa Walker è il nome di un’intraprendente ragazza che recentemente ha creato una sorta di Facebook dell’architettura chiamato Architizer. In alcuni suoi recenti post Alissa ha posto una domanda alquanto insolita e divertente: Perchè i più grandi architetti del mondo non riescono a creare dei siti web decenti? La domanda è decisamente piccante e la ragazza continua offrendo alcuni consigli che renderebbero i siti incriminati un tantino più user friendly, ma andiamo a leggere cosa ha scritto Alissa Walker.

Gli architetti sono ormai padroni assoluti dell’interattività. Le loro creazioni offrono ricche esperienze per gli utenti che si trovano a transitarvi all’interno. Ma se gli architetti disegnassero gli edifici nello stesso modo in cui disegnano i loro siti web allora saremmo tutti nei guai seri. Tra le grosse falle dei websites degli archistars c’è un largo uso di animazioni Flash che rendono i siti accattivanti ma incredibilmente lenti e macchinosi e sono impossibili da visitare se si naviga con un telefonino.

Braco Dimitrijevic alla Biennale di Venezia indaga sulla futura post-storia

L’acclamato artista di Sarajevo Braco Dimitrijevic sarà a Venezia il 4 giugno prossimo in occasione di un evento collaterale della 53esima Biennale ospitato dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro ed organizzato dall’Ars Aevi Museum of Contemporary Art di Sarajevo in collaborazione Comune di Venezia e la Fondazione Musei Civici di Venezia.

L’evento dal titolo Future Post History presenterà al pubblico una serie di opere recenti dell’artista realizzate in differenti media tra i quali figurano una site specific installation sulla facciata del Palazzo Ca’ Farsetti e delle opere video all’interno della Ca’ Pesaro. La mostra presenta opere di Braco Dimitrijevic che illustrano il suo concetto di post-storico nel contesto della realtà artistica di Sarajevo, tra l’assedio e la successiva transizione.

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