Com’è triste Bologna Parte 2

C’è poi chi, come Studio La Città di Verona, ha deciso di partecipare per l’ultima volta ad una fiera a causa dell’inconcludenza di questo tipo di manifestazioni. Eppure il sempre più crescente numero di manifestazioni di mercato organizzate all’estero, va un poco a cozzare contro tali affermazioni. “Io ho venduto. Io invece no”, il ritornello è sempre lo stesso degli anni passati ma stavolta il numero di bollini rossi diminuisce e la pressione sale alle stelle.

L’arte contemporanea è roba da ricchi, direbbe qualcuno, ma per crear prestigio e un’aura di  sofisticatezza bisogna conservare le apparenze e fingere di esserlo . In questo piattaforme come Frieze si dimostrano ben più preparate mentre la nostra organizzazione sente il peso degli anni e sotto le scarpe lucide il calzino bucato comincia già ad intravedersi.

Com’è triste Bologna parte 1

Artribune ha da poco pubblicato alcuni video-bollettini con le opinioni dei galleristi presenti quest’anno ad Artefiera Bologna. Inutile aggiungere che le dichiarazioni rilasciate da alcuni dealers mi hanno lasciata un poco perplessa. Come precisato in seguito dal sempre puntuale magazine, a telecamere spente le opinioni dei galleristi erano un tantino diverse. Di certo a qualcuno la fiera ha giovato ma la maggior parte delle gallerie partecipanti sono tornate a casa con un pugno di mosche, anzi con la sacca piena di biglietti da visita e qualche rimpianto.

La crisi forse non colpirà le fiere d’oltreconfine ma dalle nostre parti il disastro economico si sente eccome ed è inutile continuare con questo negazionismo berlusconiano reiterato da Silvia Evangelisti, l’Italia è ferma, il mercato dell’arte contemporanea non sta attraversando un momento felice e la vetusta formula di Artefiera non regge il passo con i tempi. La recessione arriva inevitabilmente anche a Bologna, dove dopo una preview semideserta ed un venerdì che ha fatto tremare le ginocchia a tutti (colpa anche dei numerosi scioperi nazionali e dei cataclismi naturali), i rimanenti giorni di fiera sono sfilati senza troppe sorprese e senza troppa calca.

Fortuna vuole che quest’anno, a differenza di quelli passati dove le riserve erano blindatissime, l’organizzazione ha deciso di elargire a moltissimi visitatori il biglietto gratuito per tentare di “fare massa”.

The Road to Contemporary Art riaccende Roma

Oltre le critiche negative e le polemiche di turno, l’edizione di Roma the Road to Contemporary Art, manifestazione fieristica che per il secondo anno si è tenuta nei prestigiosi spazi del Macro Future, ha centrato nuovamente il bersaglio, confermandosi come kermesse di tutto rispetto e capace di attirare un folto pubblico di collezionisti e semplici appassionati.

Sarà per la bellezza della location o per lo spirito raccolto e frizzante, sta di fatto che questa fiera romana a noi piace e non nascondiamo le nostre preferenze. Certo si potrebbero fare molte illazioni e speculazioni come la mancanza di side events di un certo spessore o come le ridotte dimensioni dell’offerta espositiva ma il tiro al bersaglio non è sempre salutare. The Road to Contemporary Art arriva nel bel mezzo di una vera e propria tempesta all’interno del settore culturale di questo martoriato stivale, tempesta che si è abbattuta con maggiore violenza sul territorio capitolino.

Artefiera 2011, alcune considerazioni sparse

C’era più gente, c’era meno gente. Anzi c’erano meno parvenus e più intenditori ma a pensarci bene c’erano meno intenditori e più parvenus.  E dobbiamo dire che abbiamo visto galleristi disperati per le poche vendite, anzi a pensarci bene la maggior parte delle gallerie erano soddisfatte per le buone vendite. Ed abbiamo visto sempre le solite opere ma a pensarci bene quest’anno le opere erano tutte diverse. Questa è Artefiera Bologna, tutti vorrebbero tastarle il polso ma ogni possibile stima si riduce solo ad una chiacchiera da bar, un giudizio molto personale che tale rimane, la fiera è sempre la fiera.

Certo molte gallerie hanno disertato e forse si è trattato di un attimo di pausa per riorganizzare le idee ma i più maligni parlano di perdita di smalto e di collezionisti da parte della celebre manifestazione. Si sono visti in giro molti “bollini rossi” su opere meno costose e multipli ma il disperato momento di crisi economica in cui tutti ci troviamo esercita ed eserciterà ancora per molto tempo una determinante pressione sulle compravendite d’arte, nulla di male quindi se i collezionisti tendono ad essere più guardinghi.

Il meglio ed il peggio di Frieze

“Re’Search Wait’S” (2009), by Ryan Trecartin

A bocce ferme, vale a dire a conclusione della fiera d’arte contemporanea Frieze, il magazine Artinfo ha pubblicato un gustoso articolo sul meglio ed il peggio della prestigiosa manifestazione londinese. Andiamo velocemente a leggere il loro insindacabile giudizio:

IL MEGLIO

Sutton Lane (Londra e Parigi), ha presentato delle stupende opere fotografiche su metallo di Liz Deschenes, affiancate alle sculture post-minimal di Nora Schultz. Un trionfo del monocromatico.

Elizabeth Dee (New York), ha proposto uno spumeggiante video di Ryan Trecartin con fotografie annesse. Un lavoro gioioso e potente.

Platform (Pechino), ha presentato una torre di 50 monitors con i  video Jin Shan alla sua prima presenza fuori dal territorio nazionale. Promette bene.

MOT International (Londra) ha proposto Laure Prouvost che ha letteralmente invaso lo spazio con una miriade di oggetti e video. Fantasiosa.

Artefiera Bologna 2010, il meglio visto da GlobArtMag

Michael Johansson

E domenica finalmente la neve è caduta su Bologna, silenziosa e padrona del mondo ha coperto i soliti chiacchiericci su chi ha venduto e chi no, sulla crisi economica, sui vip e sui presunti tali. Già perchè Artefiera ancora una volta ha ritrovato se stessa riconfermandosi come  grande evento che attira ogni anno un sempre più grande bacino di pubblico riuscendo a catalizzare l’intera attenzione della scena artistica italiana. La crisi ha forse spinto i dealers ad una più consona prudenza, ad un porsi dietro i sacchi di sabbia ma con le armi ben affilate. Di sperimentazioni e di cose molto più pacate se ne son viste, in un preciso bilanciamento che non ha mai superato la misura ed ha contribuito ad acuire il successo dell’evento. Vorrei qui di seguito elencare in ordine sparso le offerte gallerie nazionali che più hanno colpito la mia immaginazione, scusandomi se qualcuno è rimasto fuori da questa personalissima lista che non ha il piglio della critica ragionata ma si riallaccia alla libertà propria del pensiero creativo.

Ben pesato e ben pensato lo spazio della Galleria Continua, Loris Cecchini su tutti ma di ottime proposte, da Michelangelo Pistoletto, Hans Op de Beeck e Shilpa Gupta, la galleria di San Gimignano ne ha sfoggiate parecchie. Monumentale sino a sfiorare la bellezza di una mostra museale lo spazio di Lorcan O’Neill di Roma che con l’installazione di Richard Long ha ampiamente rimborsato a tutti il prezzo del biglietto, sugli scudi anche Pietro Ruffo e la prezzemolina Tracey Emin.

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