Stephanie Seymour chiede il divorzio e ruba la collezione d’arte del marito

 Per molti la vita è come una fiaba a lieto fine per altri invece la favola si trasforma in un vero e proprio inferno. Stephanie Seymour, la supermodel quarantunenne veterana di cataloghi, sfilate e paginoni centrali di Playboy è in rotta con suo marito, il celebre magnate Peter Brant. Come spesso capita in questo tipo di vicende familiari dell’alta società le pratiche per il divorzio non sono certo rose e fiori, anzi nella maggior parte dei casi si verificano scene tratte dal celebre film La Guerra dei Roses del simpatico Danny DeVito.

Il problema è che oltre sulla custodia dei tre figli della coppia i giudici dovranno pronunciarsi su di un’interminabile sequela di beni di grande valore attualmente contesi tra i due e qui entriamo nel settore dell’arte contemporanea. Già perchè la coppia, quando era ancora in comunione di beni, possedeva numerose opere d’arte. Stephanie Seymour in particolare vanta numerosi ritratti commissionati ad artisti del calibro di Julian Schnabel, Jeff Koons, Richard Prince ed anche il nostro beniamino Maurizio Cattelan, il quale per non perdere la sua proverbiale ironia ha creato un busto della famosa top model dal titolo Trophy Wife, in sostanza la scultura somiglia ad un trofeo di caccia con una bella donna al posto del leone o del cervo di turno.

Brooke Shields nuda al Tate Modern e Scotland Yard blocca la mostra

 Neanche il tempo di aprire i battenti e la mostra Pop Life: Art in a material world, in questi giorni in visione al Tate Modern di Londra ha già suscitato polemiche e scalpore. La pietra dello scandalo è un’opera fotografica che ritrae la nota e bellissima attrice Brooke Shields. Il particolare scottante è che la foto è stata scattata nel 1976 quando l’attrice aveva poco più di 10 anni, nell’opera la Shields appare nuda e pesantemente truccata, anche la posa è decisamente sensuale ed ammiccante.

Per di più la sala che doveva ospitare la foto in questione era già ricolma di immagini a sfondo sessuale e rappresentazioni di atti espliciti mescolate a pagine prese direttamente da riviste porno. L’installazione dal titolo Spiritual America è in realtà una nuova caduta di stile del solito Richard Prince, artista che ci ha già abituati a situazioni di questo genere.

Tutti vogliono François Pinault

François Pinault sembra essere divenuto il divo del momento. Il famoso imprenditore francese che possiede e gestisce la catena di vendita e produzione di beni di lusso PPR è stato il fautore dell’evento più chiacchierato della 53esima Biennale di Venezia.

Mapping the Studio: Artists from the François Pinault Collection, la mostra con opere provenienti dalla collezione del famoso miliardario e curata da Francesco Bonami e Alison M. Gingeras è stata inaugurata con annesso bagno di folla il 6 giugno scorso simultaneamente a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, il nuovo centro d’arte contemporanea della François Pinault Foundation reduce da un intervento di restauro affidato all’architetto giapponese Tadao Ando.

Arte o Design? una mostra per capirlo

Dove finisce il design ed inizia l’arte? Difficile a dirsi, molti esperti hanno tentato di rispondere a tale domanda suggerendo le più disparate ipotesi . Da sempre questi due universi hanno viaggiato su linee parallele fino ad incontrarsi in taluni casi ma sul dibattito riguardante le differenze tra le due categorie  le posizioni sono discordanti: c’è chi afferma che il design debba essere considerato alla stregua dell’arte e chi è convinto che esso sia solamente deputato a definire il profilo estetico di un prodotto puramente industriale e non unico ed universale come un oggetto d’arte.

Charles Eames uno dei più influenti designer della metà del ventesimo secolo ha affermato che “il design è l’espressione di uno scopo, esso se dotato delle giuste caratteristiche può essere a posteriori definito come arte”. Secondo il designer spagnolo Jamie Hayon “non esiste più un chiaro confine tra un prodotto di design ed arte, bisogna affidarsi ad un nuovo termine che crea una nuova categoria, la design-art”.

Il piatto piange per Richard Prince

I periodi delle vacche grasse sono stati redditizi per molti artisti, basti pensare alle cifre astronomiche registrate dalle vendite delle opere di Damien Hirst e Jeff Koons. Tuttavia a parte squali sotto vetro venduti per 17 milioni di dollari e cagnolini di acciaio di una tonnellata quotati 5 milioni di dollari, tra gli artisti che fino a ieri hanno totalizzato cifre da record svetta il nome di Richard Prince, famoso per rifotografare le foto altrui e vendersele come sue opere.

Nel 2005 ad esempio una sua opera fu battuta all’asta per un milione di dollari partendo da una base di 250.000 dollari e la scorsa estate un suo dipinto è stato venduto all’asta per 8.4 milioni di dollari, quasi 28 volte la cifra con cui era stato precedentemente acquistato. Tutto questo era appunto ieri poiché il periodo delle vacche grasse è terminato ed ora non ci resta che quello delle vacche magre. Con l’avvento della crisi economica e forse anche a causa di una bolla speculativa, le opere di Prince hanno perso enorme valore, si stima infatti che le sue quotazioni siano scese del 50 per cento.

The Pictures Generation al Metropolitan Museum di New York

New York – Il Metropolitan Museum of Art inaugurerà il 21 aprile una grande mostra intitolata The Pictures Generation, 1974-1984 che rimarrà in visione sino al 2 agosto 2009. La manifestazione presenterà al pubblico video, performances e sonorizzazioni di alcuni tra i più influenti artisti contemporanei della scena newyorkese.

Sarà possibile ammirare 160 opere di 30 artisti tra cui Jack Goldstein, Robert Longo, Troy Brauntuch, Sherrie Levine, Cindy Sherman, Richard Prince, David Salle, Matt Mullican, Louise Lawler e Dara Birnbaum. Questo nucleo di artisti conosciuto come la Pictures Generation ha fatto parte di uno dei più influenti movimenti artistici americani.

Richard Prince, rasta con il trucco

Noie per Richard Prince ed il suo art dealer Larry Gagosian, il fotografo francese Patrick Cariou ha infatti citato in giudizio il dinamico duo per un abuso di copyright riguardante una foto di sua proprietà che l’artista Prince avrebbe usato per una sua recente serie di opere.

Secondo i legali del fotografo francese Richard Prince avrebbe manipolato senza alcuna autorizzazione una serie di immagini provenienti da Yes Rasta, libro fotografico con immagini riguardanti la cultura del popolo rastafari che Cariou ha pubblicato nel 2000 dopo una decade di ricerche sulle montagne jamaicane. Richard Prince ha esposto la serie di opere incriminate in occasione di Canal Zone, una mostra alla Gagosian di New York che ha avuto luogo nel 2008. Anche la nostra italianissima casa editrice Rizzoli sarebbe stata nominata in giudizio per aver collaborato alla produzione del catalogo di Canal Zone, gli esponenti del gruppo italiano hanno però negato il fatto di aver distribuito il catalogo e di essere perciò estranei ai fatti.

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