Parliamoci chiaro: il 2013 non è creativo quanto il 1913

Incredibili rivoluzioni artistiche e nuove forme di architettura… il problema è che stiamo parlando del secolo scorso. Ciò che è stato creato nella prima decade di questo secolo non può essere nemmeno lontanamente paragonata agli stessi anni del secolo scorso.

Gaudì crea edifici che rassomigliano a sculture sognate da un profeta allucinato. A Vienna un giovane Egon Schiele aggiunge nuovo genio all’arte di Gustav Klimt. In Italia nasce il Futurismo, una delle più grandi avanguardie artistiche mai pensate.  Ed a Parigi Picasso e Matisse impazzano come non mai.  Con questi incredibili cambiamenti e tumulti chissà cosa succederà tra cento anni, il 21 secolo sarà incredibilmente ricco di invenzioni artistiche? Ecco, un critico che nel 1913 si fosse posto questa domanda e avesse poi viaggiato nella macchina del tempo di H.G. Wells fino ai nostri giorni sarebbe certo molto sorpreso e scontento.

Still Life alla Lismore Castle Arts

L’immagine come oggetto pregno di senso, luogo in cui si innestano dinamiche sensibili e assiomi culturali. Una tematica che appare inesauribile nella società contemporanea dove il sistema capitalistico ha fatto proprie tali strutture. E una mostra, un’altra mostra che affronta questa problematica critica attraverso metodologie varie: appropriazione, ripetizione, serializzazione.

La mostra in questione è Still Life presso l’irlandese Lismore Castle Arts, è stata inaugurata lo scorso 9 aprire e sarà visitabile fino al 30 di settembre 2011. L’evento, curato da Polly Staple, accoglie le esperienze artistiche di Gillian Carnegie, Anne Collier, Mark Leckey, Sherrie Levine, Seth Price e Richard Wright. Tutti gli artisti in questione lavorano analizzando il lato manifesto del dato, se Gillian Carnegie esplora ossessivamente l’immagine pittorica “di genere”, Anne Collier si appropria di immagini fotografiche connotate da un forte impatto mediale, Marilyn Monroe su tutte.

Ornamento, Artigianale, Arredativo: le parole da non dire (mai?)

I nostri lettori sapranno benissimo quanto certe parole siano un vero e proprio tabù per il mondo dell’arte, un sacrilegio o una sorta di bestemmia che non dovrebbe mai essere proferita. Ornamento ad esempio sembra uno di quei termini da evitare tassativamente se si vuole affrontare una corretta esegesi di una data opera.

Eppure l’ornamento è una caratteristica ancestrale all’interno della quale si è sviluppato il senso dell’astratto. Nulla di grave quindi se all’interno di un dipinto o di qualsiasi altra manifestazione creativa, un artista scelga di innestare alcuni motivi ornamentali. D’altronde non vedo come altro si potrebbero definire i segni dell’opera vincitrice del Turner Prize 2009, creata dall’acclamato artista Richard Wright.

Wangechi Mutu vince il premio “Artist Of The Year”

Finalmente il giusto riconoscimento per una sensibile esponente dell’arte Africana, scena variopinta ed estrosa che troppo spesso viene lasciata indietro da pubblico e critica ed ignorata dai magazine del settore. Wangechi Mutu, artista multimediale celebre per i suoi collages che si riferiscono alla diaspora africana in maniera fantastica e politicamente impegnata, ha infatti vinto la prima edizione del premio Artist Of The Year, competizione organizzata dal colosso bancario Deutsche Bank.

L’artista 37enne avrà in premio ad aprile una grande retrospettiva del suo lavoro ospitata dal Deutsche Guggenheim, istituzione gestita in partnership con il gruppo bancario. Una selezione di alcune sue opere su carta verrà in seguito acquistata dalla Deutsche Bank Collection e posizionata nei vari uffici sparsi per tutto il mondo. Wangechi Mutu è nata a Nairobi in Kenya ed oggi lavora a New York ed è stata proclamata vincitrice del premio da una giuria formata da Nancy Spector curatrice del Guggenheim di New York, Udo Kittelmann direttore della Nationalgalerie di Berlino e dai curatori indipendenti Okwui Enwezor e Hou Hanru.

Il Turner Prize 2009 truccato, bruciante realtà o denigratoria menzogna?

Sono stati in molti a lamentarsi di inciuci e contro-inciuci nei premi artistici nazionali. Le lamentele sono sempre le solite, giuria che favorisce i soliti nomi e curatori furbetti che ricambiano favori ad artisti e gallerie. Ebbene se pensate che tutto ciò succede solo da noi ed è quindi il momento di emigrare all’estero perchè li fanno le cose in modo pulito e gli artisti sono rispettati, allora forse vi state sbagliando.

Lo scorso anno infatti erano stati in molti a lodare il comitato del prestigioso Turner Prize britannico per aver condotto un’edizione senza scandali ma adesso sembra che i complimenti siano arrivati troppo presto. Charles Thomson, artista co-fondatore insieme a Billy Childish del movimento Stuckism (che più volte ha criticato il Turner Prize), ha violentemente attaccato il vincitore dell’edizione 2009 Richard Wright, facendo notare che l’artista è amico di vecchia data di Charles Esche, direttore del Van Abbemuseum di Eindhoven nonché membro della giuria del premio.

Turner prize 2009 soporifero senza shock art

Si è aperta ieri la mostra del Turner Prize 2009 al Tate Britain che sarà in visione sino al 3 gennaio 2010. La manifestazione con i quattro finalisti Roger Hiorns, Enrico David, Lucy Skaer e Richard Wright ha però suscitato clamore ma questa volta non tanto per la presenza di sangue, di opere esplicite o per l’onnipresenza di opere video, quanto per l’assenza di tutto ciò.

Insomma curatori, critici e giornalisti si sono trovati senza il buon vecchio nugolo di immagini scioccanti di cui sparlare. L’unico elemento inquietante proviene da Untitled di Roger Hiorns non per l’estetica ma per la lista di materiali da cui è composto tra cui svettano materia celebrale bovina ed un motore d’aeroplano letteralmente polverizzato. In sostanza Hiorns rassomiglia ad un moderno alchimista che cambia la materia dandogli un aspetto completamente differente come nella splendida installazione Seizure ed alla fine il risultato è emozionante.

Transmediale Award Competition

Iscrizioni aperte fino al 31 luglio 2009  per il Transmediale Award Competition 2010 che si terrà a Berlino dal 3 al 7 febbraio 2010 in occasione del festival Transmediale 10. La “Transmediale” di Berlino nasce dagli anni ’80 come festival di videoarte. Nella metà degli anni ’90 si aggiorna trasformandosi in video e nuovi media seguendo il trend degli altri festival video.
In questa lunga storia la rassegna ha portato avanti sempre con rigore lo sviluppo dei linguaggi elettronici e video, dividendosi fra slanci in avanti tipici della cultura digitale e storica coscienza dell’immagine cinetica. L’evento tra i più famosi nel mondo nel campo della cultura digitale, della musica sperimentale e delle arti visive cerca oggi opere e progetti che sfidano il mutevole universo della tecnologia e della network culture. Innovazione e visionarietà sono le parole d’ordine di una competizione a caccia di nuove piattaforme espressive del digitale che indagano sull’impatto socio-culturale, politico ed economico delle nuove tecnologie in tutti gli aspetti della nostra vita giornaliera.

Turner prize 2009, tra i finalisti l’italiano Enrico David

Londra, Finalmente la tanto attesa shortlist degli artisti partecipanti al Turner Prize è stata annunciata. Proprio ieri gli organizzatori hanno diramato un comunicato con i nomi dei fortunati quattro che come ogni anno concorreranno all’ambito premio di fama internazionale nato nel 1984 per celebrare i nuovi sviluppi dell’arte contemporanea.

Ricordiamo che il premio è un’istituzione rivolta a soli artisti britannici sotto i cinquanta anni di età che si sono distinti nei dodici mesi precedenti la manifestazione con mostre di particolare sperimentazione artistica. Ecco quindi i nomi dei partecipanti:

Enrico David ha ricevuto la nomination al Turner Prize grazie alla sua mostra personale How Do You Love Dzzzzt By Mammy? al Museum für Gegenwartskunst di Basilea ed alla mostra Bulbous Marauder al Seattle Art Museum. L’artista è un surrealista contemporaneo che crea dipinti profondi ed originali.

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