Les Champs brûlants (Campi ardenti) di Catherine Libert e Stefano Canapa

Della situazione problematica del cinema italiano attuale si è più volte dibattuto senza tuttavia riuscire a trovare soluzioni “attive” che diano visibilità a tutta quella sfera cinematografica che, seppur tra mille disagi, sopravvive e in molti casi dà vita a veri e propri capolavori alla pari, parola di Enrico Ghezzi, di quella che può essere stata la produzione magnificente e magnifica di un Bernardo Bertolucci, per dirne uno.

Proprio in questo ambito si muove l’esperienza di Catherine Libert, giovane regista belga, accompagnata dalle riprese suggestive di Stefano Canapa. Il lavoro dei due si muove trasversalmente sul territorio italiano alla ricerca di quelle tracce di cinema indipendente che si configurano come esperienze vitali e non come semplici tentativi di sovversione del sistema.

Campi ardenti” è il quarto episodio di “Vie Traverse”, road movie che ripercorre l’Italia alla ricerca di talenti cinematografici indipendenti. In questo appuntamento, a far da protagoniste, sono le esperienze cinematografiche di Beppe Gaudino e Isabella Sandri.

Fabio Scacchioli da Varco Attivo a Roma

Il 12 Giugno 2011 si svolge presso Varco Attivo (Via Capo D’Africa 21a, Roma)  l’evento conclusivo di Razzle Dazzle. Ad appropriarsi di una delle sale del locale è Fabio Scacchioli(1979) che la userà per la proiezione di un suo video. L’artista è solito costruire i suoi lavori modificando e montando immagini e filmati preesistenti senza intenti narrativi. La colonna sonora è del musicista Vincenzo Core.

Razzle Dazzle è una barca che galleggia a fatica in un mare in tempesta, è un punto disperso e desolato segnato su un atlante chiuso. Al suo timone c’è sempre qualcuno che non sa far altro che andare alla deriva, alternativa unica al decidere una rotta che non può che portare verso mete già conosciute. Soltanto ormeggi brevi e rigorosamente insicuri, corde sottili: sempre pronte a spezzarsi alla minima sollecitazione.

I romani non gradiscono la statua del Papa, lo dice il New York Times

Abbiamo già ampiamente parlato del monumento dedicato a Papa Giovanni Paolo II creato dallo scultore Oliviero Rainaldi ed installato presso la stazione Termini di Roma. Oggi però torniamo sull’argomento perché l’intera situazione è ulteriormente degenerata, tanto che la statua potrebbe essere definita come la punta dell’iceberg del tracollo romano, partendo dal caso Luca Massimo Barbero sino a giungere alla famigerata Rassegna Internazionale di Scultura di Roma partita lo scorso 24 maggio tra il disinteresse generale.

Secondo quanto già riportato da numerosi quotidiani italiani e successivamente avvalorato dal New York Times, il popolo romano non ha gradito per niente il “sentito omaggio” a Papa Karol Wojtyła. Noi di Globartmag l’avevamo battezzata come un incrocio tra Mussolini e Batman ma la cittadinanza ha risposto con una proverbiale vena ironica ancor più pungente della nostra, rinominandola come: “orinale, vespasiano papale, garitta e campana”.

Batman, Benito o Papa Wojtyla?

Dopo la triste notizia delle dimissioni di Luca Massimo Barbero dal MACRO di Roma pensavamo di aver definitivamente toccato il fondo per quanto riguarda la degenerazione del sistema artistico romano. Invece, come si suol dire, al peggio non c’è mai fine ed ecco allora che Roma torna a stupirci con un episodio di malarte contemporanea che francamente ci ha gettato nel più tremendo sconforto. Parliamo quindi della statua dedicata a Papa Wojtyla, creata dallo scultore Oliviero Rainaldi ed inaugurata alla stazione Termini con tanto di Gianni Alemanno in prima fila.

Ebbene, al momento del disvelo della statua i non pochi astanti hanno creduto ad uno scherzo solo per rendersi poi conto della dura realtà. Il Papa visto da Rainaldi è uno strano incrocio tra Benito Mussolini e Batman, già perché i tratti somatici della statua somigliano pericolosamente a quelli del celebre dittatore mentre il mantello del pontefice e la sua “postura” richiamano alla mente proprio le sembianze del vendicatore mascherato.

Con Made in Italy Gagosian sfida il museo

Ci siamo trovati a volte in disaccordo con le passate proposte creative della Gagosian Gallery di Roma ma il nostro obiettivo è appunto quello di essere obiettivi e se avevamo stroncato la mostra di Chris Burden nel marzo del 2010 è anche vero che quella di Yayoi Kusama nel marzo del 2011 ci è decisamente piaciuta, ottimo allestimento e frizzanti e divertenti come sempre le opere di Kusama.

Stavolta torniamo a parlar bene di Gagosian anche se non abbiamo ancora visto la prossima mostra romana, ma gli intenti di questa nuova proposta sono degni di lode. Di certo quando si parla di una piattaforma di mercato non si possono pretendere mostre museali ma stavolta ci troviamo di fronte ad un evento capace di unire l’utile al dilettevole. Stiamo parlando di Made in Italy, mostra collettiva per i 150 anni dall’Unità d’Italia curata da Mario Codognato (in visione dal prossimo 27 maggio fino al 29 luglio 2011). Di eventi commemorativi per il 150esimo anniversario ve ne sono anche troppi ma questo si preannuncia decisamente gustoso. La mostra infatti è strutturata in modo da far ammirare al pubblico l’influenza creativa esercitata dall’Italia nei confronti dei grandi protagonisti internazionali del ‘900.

The Road to Contemporary Art riaccende Roma

Oltre le critiche negative e le polemiche di turno, l’edizione di Roma the Road to Contemporary Art, manifestazione fieristica che per il secondo anno si è tenuta nei prestigiosi spazi del Macro Future, ha centrato nuovamente il bersaglio, confermandosi come kermesse di tutto rispetto e capace di attirare un folto pubblico di collezionisti e semplici appassionati.

Sarà per la bellezza della location o per lo spirito raccolto e frizzante, sta di fatto che questa fiera romana a noi piace e non nascondiamo le nostre preferenze. Certo si potrebbero fare molte illazioni e speculazioni come la mancanza di side events di un certo spessore o come le ridotte dimensioni dell’offerta espositiva ma il tiro al bersaglio non è sempre salutare. The Road to Contemporary Art arriva nel bel mezzo di una vera e propria tempesta all’interno del settore culturale di questo martoriato stivale, tempesta che si è abbattuta con maggiore violenza sul territorio capitolino.

La Biennale di Vittorione Nazionale©? all’insegna del culatello!

Pensavate forse che la conferenza stampa di Vittorio Sgarbi per il Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia avrebbe chiarito qualche dubbio sull’andamento dei lavori? Beh noi non lo pensavamo affatto e siamo sicuri che anche voi siete sulla nostra stessa lunghezza d’onda. Ciò che è andato in scena ieri a Roma negli spazi del San Michele è stato uno vero e proprio incidente estetico difficilmente ripetibile nei prossimi cento anni di storia planetaria.

Il Vittorione Nazionale© ha praticamente tenuto in ostaggio giornalisti ed astanti per circa 3 ore, un tempo interminabile riempito da una lunghissima lista di nomi. Il tutto si è aperto con la dichiarazione: “Sono stati invitati oltre 2000 artisti perchè vorrei sapere chi decide se un determinato artista può entrare o no alla Biennale? La mafia del mercato. Io la combatto». Nulla si è saputo sulla Biennale Diffusa visto che continua a circolare una lista di nomi piena di artisti che hanno in termini già rifiutato la candidatura, nessuno ha distribuito un kit stampa degno di questo nome. Si è saputo solo che il suo progetto di invitare 230 artisti al Padiglione Italia è ben appoggiato dal presidente di Fondazione Roma Emmanuele Emanuele che che fino a ieri ha finanziato tutto e da Antonia Pasqua Recchia,direttore generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee che ha dichiarato che il curatore non ha ancora percepito un centesimo per il suo immenso e mirabile progetto curatoriale.

Graziano Cecchini colora le acque della fontana delle Naiadi

In questo clima di festeggiamenti (c’è poco da festeggiare) per i 150 anni dell’Unità d’Italia non potevano certo mancare le provocazioni del futurista (non si sa bene per quale motivo) Graziano Cecchini che dopo aver colorato di rosso le acque di Fontana di Trevi a Roma nel 2007 ed aver sparso migliaia di palline colorate lungo la scalinata di Piazza di Spagna nel 2008 è tornato a far parlare di sé con un’analoga azione di dubbio gusto.

Proprio la mattinata dello scorso 5 maggio intorno alle dieci e trenta,  Cecchini ha effettuato un’azione-blitz presso la Fontana delle Naiadi di Piazza della Repubblica a Roma ed ha in seguito colorato le acque di verde, bianco e rosso.

Se questo è un artista

“Work will make you free”, sarebbe a dire l’equivalente inglese di “Arbeit macht frei” che in italiano si trasforma nell’ormai tristemente celebre “Il Lavoro rende liberi”. Questa scritta, lo sapete di certo, delimitava (ed ancora delimita) l’accesso del lager di Auschwitz. Ecco, proprio nella giornata del 25 aprile a qualche artistucolo non pago di altre operazioni del genere già ampliamente inflazionate nel mondo della creatività, è venuta in mente la malsana idea di installare una scritta simile in tutto e per tutto a quella presente ad Auschwitz, variandola appunto in inglese.

La scritta in questione è apparsa a Roma su di un ponticello che tra la zona pedonale e la ferrovia del quartiere pigneto, definito più volte dalla stampa di settore come art district capitolino per eccellenza. La scritta era inoltre corredata da uno striscione con su scritto “Basta morire uccisi dal lavoro e dall’indifferenza – Comitato no morti lavoro” con quattro stelle a cinque punte. Inutile dire che già a poche ore dalla sua comparsa la scritta ha giustamente sollevato un coro di polemiche provenienti da più parti.

Che fine ha fatto il Rinascimento Contemporaneo romano?

Dal 5 all’8 maggio 2011 torna a Roma The Road To Contemporary , evento fieristico giunto ormai alla sua quarta edizione. Leggendo il comunicato stampa emesso dalla prestigiosa manifestazione e ripensando all’edizione dello scorso anno sono stata colta da una strana di malinconia, vorrei quindi offrirvi uno stralcio di tale comunicato per aiutarvi a comprendere meglio i miei sentimenti: “Lo scorso anno il pubblico ha partecipato ad una grande festa dell’arte contemporanea grazie anche alle straordinarie inaugurazioni dei musei MAXXI e MACRO, alle aperture di nuove Fondazioni private, alla partecipazione delle Accademie e degli Istituti di Cultura stranieri presenti in città. Un vero e proprio Rinascimento Contemporaneo di cui Roma è protagonista e che la pone ogni giorno di più al centro dell’interesse internazionale…”.

Ebbene queste affermazioni mi arrivano oggi come lontani canti, portati via dal vento. Quel Rinascimento Contemporaneo che tanto sospiravamo giusto dodici mesi fa si è inesorabilmente inceppato, come gli ingranaggi del nostro attuale governo. Cosa è successo a Roma in questi famigerati dodici mesi? Ben poco, verrebbe da dire. Il MAXXI ha proposto solamente due medio/buoni eventi di arte contemporanea (Gino De Dominicis e Michelangelo Pistoletto), per il resto solo qualche “mezza figura” costituita da piccoli eventi legati all’architettura.

Addio al Festival del Cinema di Roma? Speriamo!

Due Festival del cinema sono troppi” questa l’opinione del nuovo Ministro dei Beni culturali Gian Carlo Galan che ha da poco sostituito Sandro “San Bonario” Bondi. Ovviamente Galan si riferisce alle due kermesse di Venezia e Roma ed è altrettanto ovvio che tra le due, la più antica e prestigiosa è quella che si tiene nella città lagunare.

Del resto il Festival del cinema di Roma, fortemente voluto da Veltroni, non è mai riuscito a decollare pienamente. Le affermazioni di Galan hanno però scatenato un piccolo putiferio, sollevando le proteste del sindaco Gianni Alemanno e di un folto drappello di attori tra cui Giulio Scarpati.

Fuksas e Gehry, due “nuvole” cariche di pioggia

La nuvola di Frank Gehry

Le nuvole sembrano esser divenute il pallino delle archistar internazionali. Certo è che guardando il cielo ognuno di noi può meravigliarsi in qualsiasi momento ma è pur vero che molte volte avere la testa fra le nuvole non è . Ne sa qualcosa Massimiliano Fuksas, visto che l’edificazione del suo Centro Congressi Italia (ribattezzato Nuvola) nel quartiere EUR di Roma si è tramutata in una vera e propria fabbrica di San Pietro, inaugurata l’11 dicembre del 2007 ed ancora ferma al più classico dei pali. Si è detto che la Nuvola verrà completata nel 2013 ed il suo costo complessivo sarà di oltre 270 milioni di euro, non male per una gigantesca teca in acciaio e vetro.

In questi ultimi giorni una nuova “nuvola” è balzata agli onori della cronaca. Si tratta di una nuova struttura parigina sviluppata dall’archistar Frank Gehry e fortemente voluta da Bernard Arnaud il proprietario dei fashion brands Louis Vuitton, Christian Dior e Givenchy. La Nuvola di Gehry (il cui vero nome è Louis Vuitton Foundation for Creation) è stata pensata per contenere un centro culturale che ospiterà mostre temporanee di artisti universalmente riconosciuti come Jean-Michel Basquiat, Francis Bacon e Damien Hirst.

Ed ora che i soldi sono finiti…

La triste notizia l’abbiamo appresa ieri sia da Exibart sia da altri quotidiani come Repubblica. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha emesso le previsioni di budget per la “spesa-cultura” del 2011, attuando un bel taglio dei fondi del 50 percento. Praticamente secondo Alemanno alcuni organismi culturali come la Casa dei teatri dovrebbero funzionare con circa 25.000 euro l’anno, tanto varrebbe chiuderli per sempre che lasciarli in lenta e dolorosa agonia. Per quanto riguarda i gioiellini d’arte contemporanea della capitale come il MACRO che ha appena inaugurato la nuova ala creata da Odile Decq, la situazione sembra alquanto grave visto che la celebre istituzione ha bisogno di circa 8 milioni di euro per restare in vita e se ne dovessero arrivare solo 4 allora sarebbero guai seri.

Proprio ora che Roma con il MAXXI, il MACRO, la rinnovata fiera e le sue gallerie si appresta ad entrare di diritto tra le grandi protagoniste dell’arte contemporanea, Alemanno con il taglio di Croppi prima e con quello dei fondi poi, rischia di rovinare un indotto che potrebbe portare buoni frutti. Oggi come non mai è di vitale importanza il ruolo dei finanziatori privati, ammesso che esistano ancora cordate desiderose di aiutare la nostra offerta culturale.

Un Souvenir d’hôpital di Luana Perilli al Progetto Reload Roma

“La gente normale non ha abbastanza informazioni per affrontare le scelte che la medicina ad alta tecnologia comporta…Tuttavia la metà di noi morirà in un ospedale.” Frederick Wiseman.

Dal 24 al 31 Gennaio 2011 il progetto Reolad Roma presenta l’evento Souvenir d’hôpital, video installazione di Luana Perilli a cura di Micol Di Veroli. Un corridoio, un lungo cammino oscuro che si trasforma in avventura mentale, ridimensionando la percezione del tempo e dello spazio. Con Souvenir  d’hôpital, intervento ambientale negli spartani spazi di Reload, Luana Perilli torna a rafforzare la sua indagine sulla consistenza dei luoghi e degli oggetti, riorganizzando le strutture sensibili dello spettatore che si trova così ad assistere ad una sequenza straniante la quale si trasforma in dramma puro poiché scevra da qualsiasi componente drammatica.

All’interno dell’impianto visivo l’artista, seduta su di una sedia a rotelle, si aggira in un ospedale offrendo asettiche panoramiche di un mondo realmente rovesciato dove l’oggetto assume una forma muta ed una sostanza totalmente priva delle sue funzioni originarie. Video e fotografia contribuiscono così a riedificare all’interno del Tunnel un universo grottesco e delirante che somiglia fin troppo alla straniante consistenza dei luoghi pubblici in cui spesso ognuno di noi transita   quotidianamente.

preload imagepreload image