Tracey Emin affila le armi per la sua nuova, incredibile mostra

Tremate, tremate, Tracey Emin è tornata. La scapestrata ragazzaccia della generazione Young British Artists non ha intenzione di cedere il passo alle sue più giovani colleghe e tra dichiarazioni battagliere e azioni sconsiderate ci sarebbe tanto materiale da scrivere interi libri a lei dedicati.

Comunque sia la celebre artista sta scaldando i motori per la sua nuova mostra in programma alla Hayward Gallery di Londra dal titolo Love is What You Want che aprirà le porte il prossimo 18 maggio e rimarrà in visione fino al 29 agosto. Si tratta della più grande retrospettiva mai organizzata sul lavoro di Tracey Emin con opere degli inizi fino ad arrivare ai giorni nostri. L’artista stessa ha confermato la presenza di alcune nuove installazioni in larga scala oltre che di dipinti, fotografie, neon, lavori su carta e su tessuto.

Arte e nudo, un binomio immortale ma su Facebook…

Torniamo oggi a parlare di Facebook una piattaforma estremamente popolare ed amata anche dagli artisti del contemporaneo. Sempre più giovani leve usano infatti questo potente mezzo per pubblicizzare al meglio il proprio lavoro. Ormai è all’ordine del giorno creare eventi per invitare quanta più gente possibile alle mostre o semplicemente mostrare agli altri le foto delle nuove opere come se si trattasse di una forma di portfolio online che può essere apprezzato o criticato da tutti. Oggi però vorremmo parlarvi di una questione assai bizzarra che in qualche modo ostacola la normale fruizione dell’arte su Facebook.

Già perchè il nostro social network preferito odia il corpo umano o se preferite ne ha una paura fottuta. Tutto nasce dal tentativo di arginare la nudità ed il fenomeno del porno ma negli ultimi tempi la situazione è degenerata a tal punto che esporre sulla propria pagina un semplice disegno con un nudo di donna (o di uomo) può scatenare le ire di Mark Zuckerberg e soci. Le contromisure sono sempre le stesse, ammonire formalmente l’utente o cacciarlo direttamente dalla piattaforma.

Finalmente inaugura il MONA, un museo con il bar al posto della biglietteria

Ed alla fine l’eccentrico magnate, matematico e giocatore d’azzardo professionista David Walsh è riuscito a coronare il suo sogno di inaugurare il non-museo che da diverso tempo gli ballava nella mente. I fedeli lettori di Globartmag ricorderanno sicuramente il nostro precedente articolo sul MONA o la Disneyland sovversiva come l’ha definita proprio Walsh. Ebbene per chi se lo fosse perso, ricordiamo che il MONA è il nuovo  Museum of Old and New Art e non una parolaccia del triveneto. L’istituzione, situata in Tasmania, ha aperto le porte ai visitatori proprio alcuni giorni or sono ed ha inaugurato la stagione con Monanism, una mostra già chiacchieratissima.

Il fatto è che il MONA non è un museo come tutti gli altri, all’entrata invece di esserci una normale biglietteria o information desk o quanto altro c’è un bel bancone bar dove è possibile gustare un’infinità di gustosi cocktails, anche se non è permesso entrare nelle gallerie con il bicchiere in mano. Inoltre la pianta del museo è un vero e proprio labirinto ed alcuni soffitti sono bassi ed alcuni spazi talmente ristretti da non poter contenere più di un’installazione.

Apre il MONA, un nuovo museo in Australia che promette sesso e pazzie

Che il tycoon australiano David Walsh fosse un tipo sopra le righe lo si sapeva già ed è anche nota la sua passione per le esperienze non convenzionali. D’altro canto stiamo parlando di un uomo che ha costruito la sua fortuna tramite il gioco d’azzardo e che ha sviluppato un software per la predizione delle vincite ai cavalli. Walsh è però anche un grande appassionato di arte contemporanea e negli ultimi anni ha ammassato una cospicua collezione. C’è da dire che Walsh alcuni anni fa comprò un dipinto John Brack, artista australiano, pagandolo 2 milioni di dollari ad un’asta di Sotheby’s per poi rivenderlo alla stessa cifra.

Cose da pazzi direte voi, comunque il simpatico multimilionario , tre anni or sono, ha deciso di supportare attivamente l’arte contemporanea ma invece di sborsare fondi alle istituzioni ha cominciato a costruirsi un museo tutto suo. Ebbene il Museum of Old and New Art, abbreviato in MONA (termine che nel Triveneto potrebbe assumere significati irripetibili) aprirà le porte agli amanti dell’arte il prossimo 21 gennaio a Hobart, in Tasmania.

Sesso orale per un’opera di Terence Koh? è il baratto di Art Barter

Parlare di baratto nel 2010 (quasi 2011) sembra una cosa ridicola ma possiamo assicurarvi che questa pratica di scambio di merci e favori vecchia quanto il mondo è in fase di rilancio. Anzi si potrebbe dire che il baratto è l’idea più cool del momento. Ad introdurre o se preferite re-introdurre tale pratica commerciale nel mondo dell’arte contemporanea ci ha infatti pensato Art Barter, una piattaforma creata da Alix Janta e Lauren Jones nel 2009 con una mostra a Londra in cui figuravano opere di 50 artisti come Tracey Emin, Tim Noble, Gavin Turk, Polly Morgan, Mat Collishaw ed altri artisti emergenti.

Le regole del gioco sono molto semplici, gli artisti propongono ad Art Barter le loro opere e la piattaforma organizza regolarmente delle mostre in luoghi prestigiosi di tutto il mondo. Per aggiudicarsi le opere i collezionisti possono offrire tutto tranne il denaro.  L’ultima mostra di Art Barter si è tenuta al NP Contemporary Art Center di New York la settimana scorsa ed è stato un successo clamoroso.

Paul Mc Carthy, dare Bush ai porci

E’ nato a Salt Lake City il 4 agosto del 1945 ma se pensate di mandarlo in pensione allora vi sbagliate di grosso. Stiamo ovviamente parlando di Paul McCarthy, vero e proprio genio della provocazione e del paradosso che dall’alto dei suoi 65 anni di età non accenna a mostrare alcun segno di cedimento creativo. Anzi si potrebbe dire che la sua voglia di provocare e scioccare il pubblico sia ancora in piena salute.

A riprova di ciò, Mc Carthy ha fatto del suo meglio nella sede di Los Angeles della galleria L & M Arts dove è attualmente in corso una sua mostra personale dal titolo Three Sculptures la quale rimarrà in visione sino al prossimo 6 novembre. L’opera che non ha mancato di suscitare il disgusto ma anche la curiosità degli astanti è l’installazione Train Mechanical.

Beatrice Scaccia – He, she, it: masculine, feminine and neuter gender

La Galleria Ugo Ferranti di Roma inaugura la nuova stagione espositiva il 21 settembre con la mostra di Beatrice Scaccia (1978, vive e lavora tra Roma e New York) dal titolo He, she, it: masculine,  feminine and neuter gender.

Per la sua prima personale nella storica galleria romana Beatrice Scaccia sceglie di raccontare attraverso le immagini la difficoltà dei ruoli sessuali nella nostra contemporaneità. Lo fa in maniera silenziosa, ripetitiva, ironica ma allo stesso tempo critica. Il silenzio è dettato dalla leggerezza del materiale che l’artista sceglie, la carta, e dalle piccole dimensioni che predilige, 15×15 cm.

Phillips de Pury e l’asta del sesso

Il sesso vende sempre anche se dobbiamo dire che non vende abbastanza bene come la celebre casa d’aste Phillips de Pury aveva sperato. La grande vendita organizzata la scorsa serata a Londra che presentava opere orientate sul tema del sesso è infatti riuscita a racimolare solo il 69 percento dell’incasso totale sperato. Ovviamente le vendite sono andate piuttosto bene visto che la star della serata è stata l’opera Soft Tread, dipinto ammiccante che raffigura un paio di gambe con tanto di calze creato da Allen Jones che ha raggiunto la ragguardevole cifra di 539.000 dollari contro un valore stimato di circa 120.000 dollari.

In totale gli introiti per la grande casa d’aste hanno raggiunto la cifra di 2.1 milioni di dollari. Tra i lotti degni di nota sono emersi un dipinto senza titolo di Sigmar Polke del 1974 che ha totalizzato circa 130.000 dollari ed una scultura in tre parti intitolata Sex di Jack Pierson del 1992 che ha venduto per circa 108.000 dollari, partendo da una stima di 90.000 dollari. All’asta erano presenti anche alcuni nudi di Helmut Newton, la sua fotografia Berverly Hills Hotel del 1988, raffigurante una donna nuda a gambe aperte sul letto, ha racimolato 45.000 dollari mentre una copia di Cyperwoman 3 (edizione di 500 esemplari del 2000) ha totalizzato 1.900 dollari contro i 1.200 stimati.

Rie Rasmussen: “Terry Richardson costringe le sue modelle alla pornografia”

 Per molti è il re della fotografia fashion, il creatore di immagini sessualmente esuberanti che sono puntualmente glorificate dagli editori di magazines patinati. Per molti altri invece Terry Richardson è poco chic e molto porno, un uomo che esercita il suo potere su giovani ragazze vulnerabili. Il soft porno di Richardson è sempre stato materia di controversie ma oggi un punto di domanda si erge sopra al fotografo americano ormai 44enne. Una sua modella ha infatti condannato le sue opere come umilianti ed il suo modus operandi come manipolativo.

Richardson si è trovato al centro di una tempesta dopo che Rie Rasmussen, modella danese ora filmaker, si è confrontata con lui ad un party organizzato dal club Le Montana di Parigi, durante la settimana della moda. “Gli ho detto: quello che fai è totalmente umiliante per le donne, spero che tu sia conscio del fatto che fai sesso con giovani ragazze solo perché sei un fotografo con molti contatti nel mondo della moda e pubblichi le tue immagini su Vogue” ha dichiarato Rasmussen al New York Post.

Jerry Saltz: “Ho avuto un contatto genitale alla mostra di Marina Abramovic”

 Lo statunitense Jerry Saltz è un critico ironico ed irriverente ma decisamente geniale. Il suo approccio all’arte contemporanea è troppo estroso da poter passare inosservato. Curiosando in giro per la rete abbiamo trovato un divertente articolo di Jerry Saltz sul recente opening della mostra The Artist is Present di Marina Abramovic al Moma di New York. Il critico si è trovato faccia a faccia con i performers nudi che ricreavano una storica opera della grande artista. Vediamo quali sono state le sue reazioni:

“Penso che lo scorso martedì un pene ciondolante si sia leggermente appoggiato alle mie parti basse. Questo non mi è mai successo o quanto meno non al Moma. Due figure nude, un uomo ed una donna, si trovano faccia a faccia davanti all’entrata dello spazio espositivo ed è normale che per continuare oltre ci si vede costretti a passare in mezzo ai due corpi. Così ho fatto io e proprio mentre pensavo di avercela fatta ho sentito una cosa, seguita da due rimbalzi, sfiorarmi la coscia. Benvenuti a The Artist Is Present, la prima grande retrospettiva dell’artista hard-core Marina Abramovic. Anche se trovo il lavoro dell’artista un poco melodrammatico e narcisista devo dire che questa retrospettiva che si affaccia su quaranta anni di carriera è decisamente affascinante oltre che oltraggiosa e coraggiosa.

Lady Gaga nuda per Spencer Tunick

Molti di voi sicuramente conosceranno Spencer Tunick, artista che solitamente realizza accumulazioni di gente comune completamente nuda, immersa nel paesaggio urbano. Le foto di Tunick hanno fatto il giro del mondo non tanto per la novità del soggetto quanto per l’enorme moltitudine di persone che l’artista riesce a mettere insieme. Talmente tanta gente che solitamente l’occhio dello spettatore si perde in un mare di carne.

Ma ora l’artista ha in mente di fotografare un nuovo soggetto che potrebbe catalizzare l’attenzione. Si tratta della reginetta della musica pop Lady Gaga, ormai vecchia conoscenza nel mondo dell’arte contemporanea vista la sua ultima collaborazione con Francesco Vezzoli. Tunick ha infatti invitato l’autrice della celebre hit Poker Face a denudarsi sulle scale della Opera House di Sydney. Tutto è cominciato agli inizi del mese quando Lady Gaga ha dichiarato che Tunick è per lei una fonte di ispirazione e di aver scritto una tesi di laurea di 80 pagine su di lui prima di diventare una pop star internazionale.

Bondage e tecniche sadomaso si celano dietro l’arte di Francis Bacon

Francis Bacon ha vissuto una vita caratterizzata da stravaganti eccessi. A cominciare da quando era ancora ragazzo e suo padre lo sorprese con indosso le mutandine della madre fino ad arrivare all’alcol ed alla sua rovinosa e carnevalesca generosità. Tutto questo non ha fatto altro che alimentare la sua meravigliosa carica artistica caratterizzata da dipinti torturati e rivoluzionari.

Ma oggi il noto storico d’arte John Richardson, che ha già scritto un libro su Picasso salutato dalla critica come la miglior biografia mai pubblicata e che ha conosciuto Bacon sin dagli anni ’40, ha avanzato l’ipotesi che la creatività del grande artista provenga in gran parte dalle sue relazioni sessuali sadomasochiste che hanno portato alla morte alcuni dei suoi amanti. Secondo Richardson fu proprio il padre di Bacon ad innescare nel giovane tale passione per il sadomaso quando lo picchiò a morte a causa dell’episodio che abbiamo già citato all’inizio dell’articolo.

Paul McCarthy, Biancaneve e i sette porno nani?

Se vi fermate per un attimo a pensare all’istrionico Paul McCarthy sicuramente vi verrà in mente un’immagine dell’artista come l’avete osservato in decine di video e performance nel corso degli anni e cioè intento a ficcarsi in gola manciate di hot dogs zeppi di ketchup e maionese (come in Hot Dog del 1974) o magari preso a ballonzolare e mugugnare in giro con un naso da clown spruzzando della pittura su di una tela (come in Painter del 1995) o infine se pensate a Paul McCarthy vi viene in mente uno sporcaccione con un costume da Santa Claus con macchie di cioccolato annesse (come in Santa Chocolate Shop del 1996-97).

Insomma l’immagine che noi tutti abbiamo di Paul McCarthy ha sempre a che fare con bambole, salsicce, vaselina ed orifizi che non possono certo essere descritti in questo luogo. Ma recentemente, in occasione del progetto White Snow, in mostra alla galleria Hauser & Wirth di New York fino al prossimo 24 dicembre, l’artista ha rilasciato un intervista al New York Times, dando di sè l’immagine di una persona differente da come tutti pensavamo. McCarthy reduce da una frattura al femore è stato accompagnato da sua moglie e suo figlio, quest’ultimo si è occupato dell’installazione dei disegni in galleria, una serie dedicata alla favola di Biancaneve ed i sette nani con tutte le allusioni sessuali del caso ma prodotta in maniera decisamente interessante.

Reaganography, una mostra tutta su Ronald Reagan a New York

Per certi versi la figura del presidente americano Ronald Reagan ha avuto ed ha ancora a che fare con il nostro vissuto personale. Il presidente-attore scampato ad un assassinio e con una figlia (Patti Davis Reagan) che ha posato nuda su Playboy è stato infatti protagonista nel bene e nel male di vicende storiche che hanno cambiato il mondo. In tempi non sospetti il grande artista Joseph Beuys aveva musicalmente attaccato il presidente con la sua stravagante canzone Sonne statt Reagan una sorta di gioco di parole ed inno contro la corsa agli armamenti di Reagan.

Oggi la figura del presidente americano torna prepotentemente ad influenzare la sfera artistica contemporanea, dal 8 novembre al 6 dicembre infatti il No Globe Exhibition Space di New York ospita una stravagante mostra sulla figura di Ronald Reagan dal titolo Reaganography. La mostra oltre ad aprire un dibattito sulla politica del presidente si concentra sulla sua figura in un gioco estetico irriverente che la innalza a icona artistica.

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