Shepard Fairey ed il pasticciaccio del murale

E’ stata pubblicizzata come un’opportunità unica, dal valore inestimabile: “il miglior offerente potrà piazzare una placca con il suo nome vicino ad un nuovo murale di Shepard Fairey”. Alla fine però, come spesso succede a quello che tocca il nostro scopiazzatore folle della street art, qualcosa è andato storto. L’opera in questione è stata prodotta per circa un anno e mezzo or sono per il Los Angeles Hospital e la posa della placca con il nome del benefattore avrebbe dovuto svolgersi durante una cerimonia di inaugurazione con tanto di vip al seguito.

Inutile dire che la cerimonia non c’è mai stata ed il nome del collezionista – benefattore compare unicamente su una bella denuncia sporta alla corte di Los Angeles. Jeremy Larner, questo il nome del collezionista, ha infatti richiesto indietro i suoi soldi denunciando Art of Elysium, l’associazione benefica che ha curato l’intera faccenda: “Il murale è divenuto parte integrante di questo ospedale, i bambini lo adorano e vengono ogni giorno a vederlo” ha dichiarato al Los Angeles Times Jennifer Howell, direttrice dell’associazione.

A New York la prima asta di Street Art

Il prossimo 16 ottobre 2012 sarà una data storica per la street art a stelle e strisce. La casa d’aste Doyle organizzerà infatti la prima asta di Street Art a New York. In Europa manifestazioni di questo tipo sono stata già organizzate più volte ma, per assurdo, la capitale ideale della Street Art non aveva mai dedicato un importante evento di mercato a questa meravigliosa tecnica creativa.

Sembra strano che ad organizzare un’asta di questo tipo non sia stato un colosso del settore come Sotheby’s o magari Phillips de Pury che da anni inserisce lotti di street art nelle sue vendite al pubblico. Eppure la scelta di Doyle manifesta una richiesta di mercato ben precisa: i collezionisti internazionali sono sempre più interessati ai capolavori di Bansky ed affini.

Shepard Fairey abbellisce Londra

Torniamo a parlare di street art e torniamo a parlare di Shepard Fairey. Ultimamente il nostro “street artists – che – non – ama –sporcarsi – le – mani” aveva guadagnato le prime pagine dei magazine d’arte contemporanea esclusivamente con le sue disavventure più che con la sua arte. Se ben ricorderete infatti, dopo aver pagato fior di quattrini di multa per aver cannibalizzato una fotografia di Mannie Garcia ed averla utilizzata per il suo poster Hope, icona della campagna di Obama alle presidenziali, il nostro Shepard era incappato in una gaffe dalle proporzioni colossali.

Nel corso di un’intervista, alla domanda: “creai ancora i murales in strada personalmente” Fairey era stato preceduto dalla moglie che aveva innocentemente affermato: “non li fa più da diverso tempo!” con sommo dispiacere del marito. Oggi, a distanza di tantissimo tempo Fairey è tornato a creare murales e non parliamo di stencil o posters ma di un’opera dipinta.

Vuoi copiare un’opera? Compra i diritti!

Patrick Cariou a sin. - Richard Prince a Dx.

Non molto tempo fa, artisti come Richard Prince e Sherrie Levine  erano noti per la simpatica abitudine di creare un’opera nuova, originale e inaspettata, utilizzando opere già note ed aggiungendo in seguito un contributo personale in modo da rendere il prodotto finito unico. Questo procedimento artistico si prefiggeva l’obiettivo di suscitare nello spettatore un’osservazione critica e attenta dell’opera, facendogli così  cogliere l’elemento originale che caratterizzava la nuova opera, la quale assumeva un’unicità che la differenziava da quella già prodotta.

Oggi questo procedimento, che agli occhi di molti potrebbe sembrare un vero e proprio plagio, è divenuto alquanto difficoltoso e rischioso. Già, non si tratta più di prendere una foto prodotta da un altro artista, schiaffarci due o tre spennellate di colore e rivendersela a peso d’ora tramite qualche dealer pluriblasonato, oggi c’è la legge di mezzo. Prince ne sa qualcosa, vista la sonora batosta rimediata da Patrick Cariou, a cui aveva ingiustamente modificato alcune foto, spacciandole in seguito per sue opere.

Shepard Fairey si butta nel cinema con 1984

Il nostro Shepard Fairey, noto anche come il falsario della street art, ne sta preparando un’altra delle sue. Dopo aver confessato alla giuria di aver copiato spudoratamente la foto dell’Associated Press per il suo Barack Obama Hope poster ed essersi quindi beccato una multa salata con annessi sei mesi di carcere (che il nostro ovviamente non farà mai), Fairey ha deciso di buttarsi nel dorato mondo del cinema.

Ma procediamo per gradi, circa 4 anni fa il nostro Shepard Fairey fu contattato dalla casa editrice Penguin Books per disegnare la copertina della nuova edizione di 1984 di George Orwell. Oggi, evidentemente attirato dalla trama del libro, il nostro street artist falsario ha deciso di aggiudicarsi i diritti cinematografici del celebre romanzo di Orwell.

Shepard Fairey in gattabuia mentre P183 e Escif si scagliano contro il sistema

Escif

Il nostro spumeggiante mondo della street art è sempre in movimento e come da copione spuntano puntualmente fatti assai bizzarri che non possiamo far a meno di rigirarvi. Partiamo quindi con Shepard Fairey, sarebbe a dire lo street artist più fake della scena internazionale, ha finalmente ammesso di aver scopiazzato a man bassa il suo poster Hope (quello che ha praticamente fatto da icona guida alla campagna per le presidenziali di Obama nel 2008) da un’immagine di proprietà dell’Associated Press.

Adesso il nostro rischia fino una multa da 5000 dollari e fino a sei mesi di reclusione, potrebbe essere la volta buona per togliercelo di mezzo per un poco di tempo. Nel frattempo a Mosca impazzano i murales del Banksy russo. Parliamo di P183, street artist moscovita che solitamente crea opere a carattere politico ed in russia questo tipo di street art non ha certo vita facile.

Giovani street artists, solo sulla carta


La street art non è più una novità, ormai questa meravigliosa tecnica artistica comincia a mostrare i suoi anni e le prime opere prodotte fanno già parte della storia dell’arte contemporanea. Va inoltre precisato che la street art è attualmente regina del mercato e delle aste, un successo che ha trasformato in veri e propri eroi gli artisti che hanno scelto la strada come teatro principale della loro creatività.

Certo, riuscire a conciliare la vita di artista mainstream con quella di anonimo guerrafondaio della strada. Ed è proprio questo il nocciolo della questione, il dibatto aperto riguarda infatti  la reale spontaneità di tutti quagli artisti che si sono lasciati affascinare dal canto delle sirene del mercato dell’arte o espongono regolarmente nelle gallerie di tutto il mondo. Va detto che alcuni street artists come Banksy, Blek le Rat ed Invader sono riusciti a conciliare le loro attività “istituzionali” con le ben più avventurose e soprattutto pericolose in termini legali, attività “metropolitane”.

Shepard Fairey tra gli autori di un libro per colorare sulla brutalità della polizia di New York

Bambini non fatevi trovare in possesso di questo libro, c’è il rischio che la polizia di New York ve lo confischi. La notizia di oggi è infatti dedicata al mondo degli adulti anche se si riallaccia idealmente a quello dei più piccini. Il Movimento Occupy Wall Street ha infatti da poco lanciato un’interessante iniziativa per sensibilizzare il pubblico sui numerosi atti di brutalità compiuti dalla polizia.

Si tratta del Police Brutality Coloring Book, un libro da colorare (proprio come quelli che si comprano ai più piccoli) dove sono raffigurati gli atti di ritorsione innescati dalla polizia ai danni del movimento newyorchese. Al libro da colorare hanno partecipato 46 artisti, tra cui spiccano i nomi di Shepard Fairey e Tim Biskup. L’idea è sorta all’indomani di un duro attacco compiuto dalla polizia in quel di Zuccotti Park con largo uso di spray al peperoncino e botte da orbi. L’ideatore del progetto, l’artista Joe Nelson, ha quindi deciso di contattare tutti i colleghi di sua conoscenza ed organizzare un meeting proprio in Zuccotti Park per sensibilizzarli sull’accaduto ed informarli sul progetto di artist’s book.

Yankee Go Home! E Shepard Fairey si becca un occhio nero

Che Shepard Fairey non fosse uno dei più amati street artists del contemporaneo lo sapevamo bene ma che addirittura fosse in grado di suscitare una vera e propria sommossa, questo proprio non ce lo aspettavamo. La scorsa settimana il nostro street atist si trovava in quel di Copenhagen per la mostra Your Ad Here, personale organizzata dalla V1 gallery. Li il celebre artista  ha  composto un grande murale con una colomba e la scritta Peace 69 sulla fiancata di un edificio prospiciente la sede della 69 Youth House, un ex ritrovo cittadino per anarchici e punk demolito nel 2007.

Ovviamente la comunità anarco-punk di Copenhagen non l’ha presa molto bene, visto che la perdita della 69 Youth House rappresenta ancora una ferita aperta e sanguinante. Come se tutto ciò non bastasse un quotidiano locale ha pubblicato una notizia erronea dove si spiega che il murale di Fairey è stato commissionato dalle istituzioni cittadine. Insomma, tirando le somme, la comunità punk locale si è sentita realmente presa per i fondelli: prima la giunta comunale distrugge la loro sede e poi ci mette una pietra sopra con un bel muralone del giovale Fairey che inneggia a fare pace dopo la perdita del 69.

Art in The Streets non è l’unica mostra record del MOCA

Lo scoppiettante magazine online Hyperallergic ha pubblicato in questi giorni un divertente articolo in risposta ai titoloni che la mostra Art in The Streets al MOCA di Los Angeles è riuscito a guadagnarsi sulle prime pagine di molti giornali internazionali, di settore e non. Il grande evento fortemente voluto da Jeffrey Deitch è stato forse uno dei più chiacchierati degli ultimi tempi, la critica di settore lo ha gambizzato ma il pubblico lo ha decisamente apprezzato.

Grande incasso ai botteghini, polizia locale infuriata per l’aumento di graffiti e tags in città durante il periodo della mostra e biglietti gratis il lunedì incredibilmente pagati dalla star della street art Banksy. Tutte queste vicende non hanno fatto altro che offrire degna pubblicità ad un evento che già di per sé era stato presentato in pompa magna. Certo è che quando si organizza una mostra sul fenomeno street con nomi del calibro di Banksy, Shepard Fairey, Swoon, Barry McGee, Retna, Kenny Scharf, Space Invader e molti altri, il successo di pubblico è assicurato.

Shepard Fairey torna in strada dopo la brutta figura

Poche settimane fa, durante una video intervista comparsa su un’emittente americana e successivamente rimbalzata su Youtube, Shepard Fairey aveva avuto un acceso diverbio con sua moglie. A noi questo potrebbe anche non interessare se non per il fatto che la litigata è scaturita da una risposta della moglie del celebre street artist che aveva anticipato quella del marito. “Vai ancora in strada a compiere personalmente le tue azioni?” aveva chiesto l’intervistatore a Fairey, ma la moglie aveva risposto con un divertito: “Era tanto tempo fa, ora no!”.

Ovviamente si tratta del segreto di pulcinella, tutti gli appassionati di Street Art sanno benissimo che dopo i primi grandi successi, Fairey ha totalmente smesso di “sporcarsi le mani” ed ha messo in piedi uno studio con tanto di assistenti che provvedono ad attaccare i suoi posters, quando non espone in gallerie e musei.

Dopo la censura a Blu, Jeffrey Deitch lancia una mostra sulla Street Art

Jeffrey Deitch come ben ricorderete è stato protagonista dell’assurda censura al murale dello street artist italiano Blu che aveva creato delle bare coperte da giganteschi dollari al posto della bandiera Americana in chiara denuncia contro le follie guerrafondaie dei signori della guerra. Ebbene dopo quella cancellazione da vero e proprio dittatore dell’arte, Jeffrey Deitch prova a rimediare alla brutta figura con una bella mostra tutta dedicata alla street art nel suo MOCA di Los Angeles, ovviamente questo non basta per ottenere il nostro perdono ma vediamo cosa ha in mente il malefico volpone.

La mostra del MOCA prende il titolo di Art in the Streets e verrà inaugurata il prossimo 17 aprile (in visione fino all’8 agosto 2011), in mostra 50 artisti tra i più noti del mondo come Fab 5 Freddy, Shepard Fairey , Os Gemeos, JR,  Futura, Swoon,  Mister Cartoon, RETNA, SABER, RISK e tanti altri che saranno chiamati a realizzare circa 100 opere.

Kenny Scharf e l’aggressione alla street art da salotto

Se ben ricorderete, Kenny Scharf aveva deciso agli inizi di dicembre dello scorso anno di produrre un nuovo murale  invadendo un muro della Bowery, già famoso per esser stato curato dalla Deitch Gallery ed ora in mano alla The Hole NYC. C’è da dire che in passato il muro ha ospitato opere di Keith Haring di Shepard Fairey, Os Gemeos e ultimamente di Barry McGee.

Comunque sia tornando a Scharf, lo street artist è stato vittima di uno dei più comuni inconvenienti del mestiere ossia il bombing. In termini pratici l’opera di Scharf è stata scarabocchiata da altri street artists. L’artista è quindi andato su tutte le furie reclamando vendetta su alcuni blog d’arte: “Bisogna motivare queste azioni altrimenti si rischia di compiere inutili atti di violenza ed aggressione”. Ovviamente le risposte dei colpevoli del misfatto non si sono fatte attendere e due di loro, ossia Peterpanposse e Grimace hanno strapazzato Scharf in malo modo.

Shepard Fairey scende a patti con l’Associated Press

Se non riesci a batterli, fatteli amici. Mai motto proverbiale fu più azzeccato di questo per la vicenda AP contro Shepard Fairey. Se ben ricorderete da quasi due anni il celebre street artist americano è in causa con la Associated Press per quanto riguarda l’iconico poster Obama Hope (2008). Dopo aver praticamente sostenuto la campagna presidenziale di Obama, rappresentandone l’immagine-simbolo, il celebre poster ha dovuto fare i conti con la legge sul diritto d’autore.

Mannie Garcia è infatti l’autore del celebre scatto che in seguito è stato manipolato digitalmente da Fairey divenendo una delle immagini più conosciute del presidente americano. Ebbene dopo aver in principio negato ogni tentativo di “scopiazzatura” e dopo aver maldestramente tentato di nascondere le prove del misfatto, lo street artist si è dovuto arrendere all’evidenza ed ha quindi iniziato un lungo patteggiamento con la AP, nella speranza di evitare un vero e proprio salasso milionario.

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