Arte e Propaganda, la Svizzera contro i minareti

Anche se siete tutti dei baldi giovinotti sicuramente vi sarà capitato di vedere alcune immagini di repertorio che risalgono ai tempi della seconda guerra mondiale. Ebbene a quei tempi era cosa assai comune quella di girar per strada ed imbattersi in colorati (ed alquanto creativi) manifesti pubblicitari che ritraevano perlopiù valorosi soldati in uniforme assieme gente comune con slogan annesso.

Tali manifesti facevano parte della propaganda di regime ed ogni stato coinvolto nel conflitto aveva il suo bel da fare a stampare e diffondere scene che mettevano in guardia la popolazione contro il nemico o suggerivano quale condotta adottare durante un probabile attacco. Questa forma comunicativa, antesignana della poster art, ha prodotto vere e proprie manifestazioni creative che sono entrate nel nostro immaginario collettivo, basti pensare al famoso manifesto Tacete il nemico vi ascolta ed all’anglosassone Loose Lips might sink Ships ovvero “le chiacchiere inutili possono affondare le navi”.

Shepard Fairey condannato a due anni e Damien Hirst gli ruba la bici

Continuano senza sosta le vicissitudini legali di Shepard Fairey lo scorso 10 luglio il famoso artista è stato infatti condannato a due anni di libertà condizionata dalla corte di Boston, Fairey si è ritenuto colpevole di 3 delle undici accuse a suo carico. La corte ha inoltre multato lo steet artist per 250 dollari e gli ha inflitto un’ulteriore ammenda di 2.000 per le spese di rimozione dei suoi graffiti.

Fairey si è scusato pubblicamente con i cittadini di Boston per aver affisso poster artistici in spazi non autorizzati e senza il permesso del proprietario, egli ha inoltre affermato di credere fermamente nell’importanza di fare arte in ogni luogo e che continuerà a far uso di spazi pubblici in maniera legale per la diffusione dell’espressione artistica. Queste ultime parole ci sembrano decisamente buffe considerando il fatto che la street art implica comunque il creare arte in ogni luogo ed al di fuori della legge, il pensiero di uno street artist educato, rispettoso e pettinato appare un poco in contrasto con la natura stessa di questa corrente artistica.

Il New York Times lancia l’Obama Art

Non è un concorso e non è un festival ma la squinternata proposta lanciata pochi giorni fa dal New York Times potrebbe comunque interessare a molti giovani artisti a caccia di celebrità. Ma cominciamo dall’inizio della storia, l’Obama mania ha ormai contagiato tutti e persino il mondo dell’arte contemporanea non è rimasto certo a guardare.

Shepard Fairey ha immortalato il nuovo presidente americano in quella che è diventata l’icona ufficiale della campagna presidenziale. Anche il famoso pop artist americano Ron English ha creato un celeberrimo ritratto di Obama sovrapposto al volto di Abraham Lincoln. Ultimamente il pioniere della stencil art Blek le Rat ha eseguito un’opera raffigurante il presidente americano in occasione di una mostra personale alla White Walls Gallery di San Francisco. Nella speranza di bissare il successo di  questi talenti dell’arte contemporanea una sempre più numerosa schiera di artisti o presunti tali ha iniziato da subito a dipingere Barack Obama in tutte le salse, saturando subito il mercato e l’immaginario collettivo con una moltitudine di opere di dubbio gusto.

Shepard Fairey alla Biennale di Venezia

Dopo le noie del copyright legate alla famosa immagine della campagna di Barack Obama e dopo le vicissitudini legali che lo hanno visto protagonista di denunce per aver imbrattato numerosi spazi pubblici Shepard Fairey può finalmente tornare al lavoro dedicandosi serenamente alle sue opere di street art.

Passata la tempesta l’artista 39enne originario della South Carolina ha già avuto modo di farsi notare per aver dipinto la bicicletta di Lance Armstrong, asso americano del ciclismo e vincitore di 7 Tour de France. Armstrong, noto anche per l’utilizzo di singolari biciclette fuori dal comune, ha utilizzato lo sfavillante mezzo impreziosito dai disegni di Fairey in occasione dell’ultimo giro d’Italia. Ma questa non è l’unica testimonianza che Fairey lascerà nel nostro paese.

Buone nuove per Shepard Fairey

Ed alla fine il nostro Shepard Fairey è riuscito a spuntarla. Un magistrato della corte municipale di Boston ha dichiarato lunedì scorso che sette denunce a carico dell’artista per affissione illegale di posters nell’area cittadina, devono essere archiviate per mancanza di prove.

Fairey era stato accusato di ben 17 atti vandalici per affissione di posters e per aver disegnato murales in spazi pubblici e privati nei dintorni di Boston ed in tutto il tessuto urbano. L’artista deve comunque tornare prossimamente davanti alla corte cittadina per rispondere delle rimanenti 10 denunce a suo carico. Nel frattempo i legali di Fairey stanno lottando per la ben ormai nota causa intentata dalla Associated Press che come ben saprete ha denunciato l’artista per sospetta appropriazione indebita di copyright.

Sheperd Fairey e le noie del copyright

a sin. foto di Mannie Garcia copyright AP - a dex. Hope di Sheperd Fairey

L’Associated Press ha contro citato in giudizio ieri Sheperd Fairey in merito alla famosa immagine di Barack Obama manipolata dall’ artista, illustratore e designer già famoso per la sua serie Obey. L’Associated Press afferma che l’artista ha usato impropriamente la foto in questione infrangendo ogni diritto d’autore e minacciando i principi cardine del giornalismo. Le opere di Fairey erano divenute talmente famose durante la campagna elettorale presidenziale americana da tanto da guadagnarsi una lettera di ringraziamento a supporto della campagna stessa da parte di Barack Obama in persona.

Shepard Fairey aveva citato il mese scorso l’AP in merito alle sue opere intitolate Obama Hope e Obama Progress affermando di non aver violato nessun diritto d’autore poiché l’immagine in questione era stata pesantemente manipolata apportando modifiche nelle forme e nei colori  che ne avevano cambiato l’essenza stessa.

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